CANON  EF  50mm  F/1,0  L:

COMPLETO  COMPENDIUM  SULL'OBIETTIVO  NORMALE  "ASSOLUTO"

CON  I  DATI  DEL  PROGETTO  ORIGINALE



04/04/2007

Nelle mie prolungate ricerche sul tema dei Gauss superluminosi ho recentemente riportato alla luce molti
arditi ma dimenticati progetti, relativi ad obiettivi estremamente luminosi, tuttavia (come qualcuno direbbe)
fra il dire e il fare.... L'unica Casa che abbia avuto il coraggio dell'azzardo commerciale ed abbia prodotto
un normale extra-luminoso per visione reflex è stata la Canon, in grado di porre in vendita quello che si
può considerare il normale "assoluto" fra i modelli di normale produzione: il Canon EF 50mm f/1,0 L.

Nel ruolo di felice utente di questo straordinario obiettivo ho sempre cercato di coedere tutta la documentazione
possibile al riguardo; tuttavia, vuoi per il costo stratosferico e la ridottissima diffusione, vuoi per il sostanziale
disinteresse sempre palesato dai media del settore e dalla stessa Casa madre alla sua promozione, le informative
tecniche ed i report sul campo relativi al normale dei normali sono davvero strimilziti; mi onoro perciò di
allargare gli orizzonti degli appassionati con questo contributo, che si basa sia sull'esperienza diretta personale
sia sui dati del progetto originale.

Il Canon EF 50mm f/1,0 L è nato adulto, incorporando le più moderne ed avanzate tecnologie del settore,
senza alcuna eccezione, ed ancora oggi - a quasi 20 anni dal lancio ed ormai fuori produzione - quest'obiettivo
per complessione, caratteristiche e potenziale operativo sembra un oggetto alieno piovuto dal futuro; stupirà
dunque certamente sapere che la sua progettazione avvenne circa 4 anni prima del suo lancio commerciale
(e 3 anni prima dall'esibizione di un prototipo null-serie in Photokina): stiamo dunque parlando dell'ormai
lontano 1985, e questo rende ancora più evidente l'estrema modernità di questo progetto, dal momento
che fu ultimato nella forma definitiva quando non esisteva ancora il sistema EF nè tantomeno la Canon
T-90, trait-d'uniòn col sistema FD: lo stesso precursore Canon FD 50mm f/1,2 L, che col senno di poi
è distante ere geologiche dal 50mm f/1,0 L, era stato progettato solamente 5 anni prima, nel 1980, da
Keiji Ikemori, ed all'epoca in cui l'EF-L fu concepito era considerato un obiettivo modernissimo, davvero
all'avanguardia, in anni in cui Nikon F3, Leica R4, Canon A1 o Pentax LX erano la massima espressione
tecnica del settore; dunque alla Canon, come già era stato per il sistema FD, stavano predisponendo da
lontano il poker d'assi di una nuova e rivoluzionaria generazione di apparecchi ed obiettivi, preparando
il campo per il futuro exploit mettendo in cantiere ottiche di rottura dalle caratteristiche davvero innovative.

Il genio matematico che progettò dal nulla questo campione è il Dr. Sadatoshi Takahashi, il quale, senza
alcuna base o brevetto analogo preesistente su cui basarsi, completò il calcolo dell'obiettivo e lo consegnò
per il brevetto giapponese il 12 Dicembre 1985, seguito dalla richiesta di brevetto americano messa in
atto il 5 Dicembre 1986, con esito positivo in data 5 Gennaio 1988; i principi informatori del progetto
vertevano sulla realizzazione di un obiettivo normale per il formato 24x36mm con luminosità massima
di 1:1,0 ed uno spazio retrofocale pari ad almeno 0,7 volte la lunghezza focale, tale da consentire la
visione e l'esercizio su apparecchi reflex monobiettivo, il tutto garantendo un elevato controllo del coma
sagittale, prestazioni fotografiche di rilievo (testualmente: "high grade imagery over the entire area of
the picture format) e soddisfacente correzione delle aberrazioni: scusate se è poco....

il mio esemplare personale montato su una EOS-1 coeva; notare, a parte le dimensioni-monstre,
la gradevole continuità stilistica e dei volumi fra il corpo e l'ottica, che assieme formano un
continuum piacevole e coerente, oltre che capace di prestazioni micidiali: davvero oggetti
avveniristici per quegli anni '80...


il confronto col predecessore FD-L, progettato solamente 5 anni prima, è impietoso
e sembra relegarlo indietro di ere geologiche: e dire che anch'esso - nel momento
in cui l'EF fu progettato - era un obiettivo modernissimo, basato su 8 elementi
con una lente asferica, sistema flottante e vari vetri ad altissima rifrazione, spinta
fino ad 1,883: tutto passato in secondo piano al cospetto del nuovo modello,
caratterizzato comunque da dimensioni imbarazzanti, considerando che gli
aficionados del marchio già lamentavano l'eccessiva lunghezza ed il peso dell'FD-L...

 



l'eccezionalità del 50mm f/1,0 L si palesa anche nella dotazione di serie, con un imballaggio smisurato che potrebbe
contenere un elettrodomestico! Nella dotazione funzionale sono presenti il grosso ed efficacissimo paraluce ES-79
ed il bussolotto rigido LH-D12; notare nell'imballo del mio esemplare, prodotto nel Novembre 1989 - ad un mese
dal lancio -, i bolli di regolare nazionalizzazione e la garanzia italiana ancora da spedire

 



una vista di profilo dell'EF 50mm f/1,0 L davanti all'enorme imballaggio: come riferimento,
 il tappo anteriore si aggancia su una filettatura da 72mm...

 


Il progetto di Takahashi (legato da semplice omonimia con lo Yasuo Takahashi in forza alla Asahi) è lucido e razionale,
e verte su alcuni chiari capisaldi: i due menischi a forte connotazione negativa che nei Gauss includono il diaframma
garantiscono l'adeguato spazio retrofocale e minimizzano la somma di Petzval, garantendo planeità di campo ed anche
il controllo del coma ed altre aberrazioni; tuttavia, spingendo i Gauss ad aperture di 1:1,2 o superiori, la forte curvatura che
 caratterizza la superficie interna dei menischi posti ai lati del diaframma fa degenerare rapidamente il coma sagittale, che
 aumenta in modo inaccettabile.

 

lo schema ottico dell'incredibile Canon EF 50mm f/1,0 L con le condizioni secondarie di progetto

 

Takahashi ha parzialmente distribuito il forte potere negativo delle lenti G4 e G5 sugli elementi aggiuntivi G2 e G7,
anch'essi negativi; in questo modo le curvature delle facce concave relative agli elementi G4 e G5 viene ridotta,
e di conseguenza il flare sagittale viene contenuto, così come il flare sagittale di aberrazione cromatica, specialmente
nella zona dello spettro corrispondente alla g-line; l'aumento della somma di Petzval causato dalla riduzione della
curvatura interna agli elementi G4 e G5 è parimenti compensato dall'azione degli elementi G2 e G7, specialmente
realizzando la lente G2 con vetro dotato di indice di rifrazione <1,65; questo controllo sulla somma di Petzval
permette di minimizzare la curvatura di campo; inoltre, l'accorto posizionamento degli elementi G2 e G7 al centro
dei rispettivi emi-gauss (anteriore e posteriore al diaframma) permette di ottenere l'adeguato spazio retrofocale
necessario senza incrementare ulteriormente la lunghezza fisica del sistema; infine, per contenere l'aberrazione
sferica (estremamente critica con un'apertura di f/1,0) e l'astigmatismo, Takahashi ha previsto l'impiego di
almeno una lente positiva (lente frontale) anteposta all'elemento G2 e di tre elementi positivi posizionati dietro
all'elemento G7, sul lato fotocamera

Alla ricerca di una ulteriore ottimizzazione di varie aberrazioni secondarie, Takahashi ha previsto altre cinque
condizioni preferenziali di progetto:

1) il raggio di curvatura posteriore dell'elemento G3 diviso per la lunghezza focale complessiva del sistema
deve fornire un risultato compreso fra 0,44 e 0,64

2) il raggio di curvatura anteriore dell'elemento G4 diviso per la lunghezza focale complessiva del sistema
deve fornire un risultato compreso fra 0,48 e 0,68

3) l'indice di rifrazione dell'elemento G3 deve superare quello dell'elemento G2 con una differenza non
superiore a 0,25

4) l'indice di rifrazione medio degli elementi G3, G6, G8 e G9 dev'essere superiore ad 1,8

5) il numero di Abbe medio relativo alla dispersione degli elementi G5 e G7 dev'essere inferiore a 30

La disparità nei parametri di 1) e 2) controlla il giusto settaggio nel potere rifrattivo delle facce concave
agli elementi G4 e G5, garantendo il necessario spazio retrofocale e migliorando la correzione del
flare di coma sagittale e della curvatura di campo nelle zone intermedie e periferiche del campo
all'aumentare dell'apertura massima disponibile; il rispetto dei parametri di cui alle condizioni 3) e 4)
regola nell'adeguato range il potere rifrattivo di certi elementi, riducendo la somma di Petzval e
controllando bene l'aberrazione sferica; quando gli indici di rifrazione degli elementi G2 e G3
eccedessero dai limiti imposti dalla 3) si incorrerebbe in un forte degrado nel piano sagittale della
curvatura di campo, producendo altresì un forte aumento nell'aberrazione sferica, specialmente
nell'area "g" dello spettro; se invece si viola la condizione 4), che regola il potere rifrattivo dei
quattro principali elementi positivi antagonisti ai negativi G2, G4, G5 e G7, si incorre in un aumento
della somma di Petzval; la condizione 5) controlla la relazione cromatica fra i due elementi negativi
posizionati dietro il diaframma, e se rispettata permette un buon controllo dell'aberrazione cromatica
su tutto il campo dell'immagine; esulando dai suoi parametri si incorre in una sottocorrezione
dell'aberrazione cromatica longitudinale e laterale; infine, per correggere le aberrazioni di ordine
superiore, Takahashi ha previsto due elementi a superficie asferica, posti ai due lati del diaframma:
in quello anteriore il potere positivo aumenta dal centro ai bordi, permettendo il controllo della
distorsione geometrica (dovuta alla posizione asimmetrica del diaframma nello schema) e del
flare di coma sagittale; in quello posteriore è il potere negativo ad aumentare dal centro ai bordi,
permettendo di ridurre la curvatura delle superfici concave negli elementi G4 e G5, riducendo
ulteriormente il flare di coma sagittale; se ciò non bastasse, nell'esemplare definitivo è previsto
un sistema flottante che agisce alla stessa stregua di quello presente nel 50mm f/1,2 FD-L:
l'ultima lente (in questo caso la G10) resta fissa come elemento di campo, ed il resto del
gauss avanza, aumentando lo spazio d'aria, correggendo le aberrazioni alle distanze minime.

Come avrete intuito, non esiste un altro normale di produzione altrettanto sofisticato!

 

il monumentale schema ottico del Canon EF 50mm f/1,0 L: per la prima volta viene
abbinato in chiaro alle caratteristiche di rifrazione e dispersione di ogni elemento ed
ai parametri caratteristici delle due enormi superfici asferiche, posizionate sulla faccia
anteriore della lente L3 e su quella posteriore della lente L8; quest'ultima è realizzata
con un celebre vetro ad alta rifrazione-alta dispersione, di classe Schott SF-6, caratterizzato
da elevata durezza e difficoltà nella lavorazione: possiamo soltanto immaginare i costi
e la percentuale di scarti per realizzare a controllo numerico una superficie asferica da
circa 50mm di diametro su un vetro così ostico, il che giustifica almeno in parte
l'astronomico prezzo di listino dell'obiettivo...è anche presente una lente in vetro di
classe Schott SF-56 (nD= 1,84666) e ben quattro elementi in vetro di classe Schott
 N-LASF31A con indice di rifrazione elevatissimo, 1,88300, già utilizzato nel precursore
Canon FD 50mm f/1,2 L; se aggiungiamo il sistema flottante L1-L10, separato
dalla lente di campo L11, abbiamo un quadro di estrema complessità, che parla
di un progetto preso ed ottimizzato per le corna, senza compromessi o scorciatoie

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UPGRADING 02/07/2007
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I tre tipi di vetro ad alta rifrazione utilizzati nell'obiettivo sono presenti nel catalogo Schott con
la denominazione SF6, SF57 ed N-LASF31A; allego a seguire le tabelle relative, prelevate dalla
documentazione ufficiale Schott.



(credits: Schott brochure 2006)

L'eccezionalità di questi vetri viene evidenziata anche dal peso specifico: 5,18 per il primo e 5,51 per
gli altri due; considerando che si tratta di vetri privi di piombo e che il peso specifico della sabbia silicea
di base è 2,58 possiamo immaginare la quantità di ossido di lantanio presente: probabilmente nella
versione  N-LASF31A siamo a quote superiori al 50%; il tipo N-LASF31A è senz'altro il
vetro più interessante del lotto, ed anche molto costoso: ad un indice di rifrazione di ben 1,883 abbina
una dispersione estremamente contenuta, come indicato dal numero di Abbe effettivo di 40.76;
anche la dispersione parziale anomala è favorevole ed i parametri generali giustificano la fama ed il
costo di questo vetro: considerando che il Canon 50mm f/1,0 L lo utilizza in ben quattro elementi, di cui
uno di grande spessore (L7) e due di ampio diametro (L9 - L10), possiamo ritenere che solo il
prezzo finale fuori quota abbia consentito una tale profusione di materiali nobili!

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FINE UPGRADING 02/07/2007
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La parte meccanica non è da meno, con un motore USM ad ultrasuoni che - con parametri attuali -
appare leggermente lento ma d'altronde deve spostare una vera massa di vetro, ed assieme al diaframma
a controllo elettromagnetico rappresentava all'epoca un'autentica acme tecnologica




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INIZIO UPGRADING 12/09/2007
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per trasformare questo pezzo in un database sempre più completo su questo grande obiettivo,
allego a seguire il catalogo originale delle parti di ricambio del Canon EF 50mm f/1.0 L (lingua
inglese) in formato PDF, una vera miniera di preziosi dati.

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FINE UPGRADING 12/09/2007
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Sadatoshi Takahashi progettò tre prototipi alternativi, caratterizzati dall'identica luminosità massima di f/1,0
e differenziati da elementi minori: la sostituzione dei due elementi positivi anteriori ad indice di rifrazione
convenzionale con un solo elemento a rifrazione elevata (nD= 1,81600), oppure l'aumento del diametro
relativo ai suddetti componenti frontali per ridurre la forte vignettatura meccanica; il primo prototipo con
elemento positivo anteriore ad alta rifrazione fu scartato per problemi legati a certe aberrazioni, mentre
il terzo prototipo con elemento anteriore sdoppiato di ampio diametro fu scartato perchè comportava
ingombri meccanici inaccettabili; alla fine fu il prototipo n° 2 a vincere la lotteria ed entrare in produzione,
anche se è l'unico ad adottare quattro vetri ad altissima rifrazione (nD= 1,88300), costosi e difficili da
lavorare; curiosamente, sia nell'FD 50/1,2 L sia nell'EF 50/1,0 L la Canon ha scelto questo vetro come
limite massimo per la rifrazione, anche se nel progetto FD-L di Keiji Ikemori si afferma esplicitamente
che per certi elementi negativi andrebbe adottato il vetro "a più alta rifrazione disponibile al momento"
per conseguire la correzione di certe aberrazioni al più alto livello; per chiarire, la Leitz ha adottato sia
nell'originale Noctilux-M 50mm f/1,2 asferico sia nel successivo Noctilux-M 50mm f/1,0 un vetro con
indice di rifrazione poco superiore ad 1,9, appositamente concepito e realizzato nella vetreria di casa,
ed anche i cataloghi di altri produttori vantavano all'epoca versioni con rifrazione pari o superiore ad
1,9: è possibile che  vetri così esotici avessero costi molto elevati e che alla Canon abbiano preferito
"accontentarsi" (si fa per dire...) del vetro "proprietario" con nD= 1,883 - comunque elevatissimo -
per contenere un po' i costi, già abbondantemente fuori controllo.

 

per la prima volta possiamo ammirare lo schema del Canon EF 50mm f/1,0 L
definitivo in compagnia dei due prototipi scartati; nel primo le due lenti del
gruppo G1 erano riunite in un solo elemento altamente rifrattivo mentre nel
secondo i due elementi G1 presentano un diametro molto elevato: fate ad
occhio due proporzioni con lo schema di produzione e provate ad immaginare
il diametro del barilotto per il prototipo 2....azzardiamo un passo filtri 82mm?

 

le caratteristiche dei vetri ottici previsti nei due prototipi alternativi: il vetro altamente
rifrattivo con nD= 1,88300 (evidentemente uno short-flint al Lantanio) è presente
 rispettivamente in due ed un elemento, mentre l'obiettivo di produzione ne mette
in batteria ben quattro; notare inoltre nel prototipo 2 l'elemento L3 in vetro di
classe BK a dispersione contenuta, non presente negli altri progetti

 

lo stato di correzione previsto nel progetto originale: non ci sono variazioni di
rilievo fra i tre prototipi, e forse solo l'ultimo è leggermente più scorretto

 



il principio su cui si basa il Canon EF 50mm f/1,0 L deriva da Gauss superluminosi
concepiti per uso cinematografico (proiezione) o in vista dell'utilizzo su fluoroscopi
a raggi X, dove il gruppo posteriore, un po' come nell'obiettivo di Luboshez (1928),
fa convergere il fascio di una pupilla sovradimensionata rispetto al formato richiesto,
aumentando la luminosità; un tipico esempio di questi predecessori è costituito
dal progetto di Werner Wagner per Schneider, datato 1966, per un obiettivo da
35° di campo e luminosità f/0,75, il cui ampio spazio retrofocale (pari al 60% della
lunghezza focale) lo accomuna ulteriormente allo stratosferico Canon EF-L

 

Terminata la fase di progettazione ed ottenuto l'avvallo per la produzione, si provvide a realizzare una
montatura meccanica adeguata, dotata di motore ad ultrasuoni USM e di diaframma elettromagnetico,
privo - come in tutti i Canon EF - di rinvii meccanici, una caratteristica davvero utile in questo caso,
dal momento che il diaframma presenta lamelle di grandi dimensioni ed un comando puramente meccanico
sarebbe stato certamente critico; seguendo il solco della tradizione FD, anche questo gigante fu
promosso al rango di obiettivo serie "L", caratterizzata dal famoso filetto rosso emblema della
produzione professionale di casa, accreditata delle più alte prestazioni e realizzata con l'ausilio
dei materiali e delle tecnologie più avanzate; il barilotto dell'obiettivo è così ingombrante che tutti
i corpi macchina EOS prodotti da allora fino ad oggi sono stati disegnati nella parte anteriore del
pentaprisma tenendone conto, così come gli accoppiamenti al simulatore, debitamente scalati
a partire da f/1,0: nessun altro costruttore di reflex si è mai cimentato in un progetto analogo,
probabilmente perchè la particolare baionetta EF, che abbina grande diametro utile senza
l'ingombro di camme meccaniche ad un tiraggio corto, lascia libertà ai progettisti precluse
ai colleghi della concorrenza...

L'obiettivo fu rivelato - allo stadio di prototipo - alla Photokina 1988, destando grande
sensazione fra gli operatori, tuttavia la sua commercializzazione fu procrastinata di un anno, fino
alla Settembre 1989; le ragioni non sono mai state chiarite, e dal mio punto di vista azzardo
una difficoltà a realizzare un sistema AF ad ultrasuoni con simili diametri ed ingombri in campo;
l'ottica fu lanciata sul mercato ad un prezzo iniziale  di 358.700 Yen, un autentico sproposito cui
fece eco in Italia un listino ufficiale di oltre 10 milioni di lire, circa 70 volte superiore a quello di
un onesto ma validissimo 50mm f/1,8; alla Canon giustificarono la cifra con i costi e gli elevati
scarti dovuti alle due grandi lenti asferiche che venivano lavorate a controllo numerico, secondo
la tecnologia molto avanzata messa a punto fin dagli albori dell'era FD, tuttavia furono ben pochi
i temerari che accettarono di sborsare una simile cifra per quello che, in effetti, era un "cinquantino"...

L'obiettivo esibiva misure assolutamente fuori taglia per la categoria, con una lunghezza di 81,5mm,
un diametro di 91,5mm ed un peso dichiarato di 985g, ovvero 1.017g effettivi - senza tappi - sulla
mia bilancia; il diaframma ad 8 lamelle chiudeva fino ad f/16 e la messa a fuoco automatica passava
da infinito a 0,6m, con un attacco filtri da 72mm; come anticipato della immagini, l'imballaggio era
altrettanto smisurato, con una scatola da 15dm3 di volume ed un paraluce ES-79 ingombrante come
e più dell'obiettivo, anche se in effetti è molto efficace e servito da un comodo aggancio a baionetta;
le masse in gioco hanno obbligato i tecnici Canon a gestire anche la messa a fuoco manuale tramite
la servo-assistenza del motore ad ultrasuoni, a mezzo di una contattiera strisciante passo-passo presente
nella ghiera di messa a fuoco manuale (procedura poi adottata anche nell'EF 85mm f/1,2 L, meccanicamente
molto simile): questo significa che occorre energia elettrica anche per la regolazione manuale; è presente
un selettore di messa a fuoco con due posizioni per l'AF (da infinito a 0,6m e da infinito ad 1m, più veloce),
oltre alla già discussa posizione manuale.

Dal punto di vista ottico si può apprezzare l'eccellente lavoro svolto nel trattamento antiriflessi e nella passivazione
dei barilotti interni, dal momento che il flare è molto contenuto (nonostante le 11 lenti di grande diametro) e
l'obiettivo a diaframmi centrali esibisce un contrasto secco ed una bella saturazione; alla massima apertura
l'immagine si caratterizza per una buona definizione dei dettagli, riprodotti però con contrasto molto basso,
coperti da un leggero flare di sferocromatismo (aberrazione sferica di ordine superiore combinata con
un residuo di aberrazione cromatica); l'effetto finale va valutato soggettivamente, tuttavia dal mio punto
di vista la resa è molto piacevole ed espressiva, con dettagli visibili, contrasti morbidi ed un leggero
flou che esalta le alte luci; a questo vanno aggiunte le potenzialità creative dello sfuocato estremo,
con bokeh assolutamente particolare (sia per tipo che per entità di sfuocato) ed una visibile vignettatura
che può diventare anch'essa elemento connotante e caratteristico, perfettamente in tema con
l'atmosfera riprodotta; chiudendo il diaframma l'obiettivo si comporta come un buon f/1,4, restando
leggermente indietro a tutti i diaframmi rispetto ai campioni, almeno nelle zone periferiche; tuttavia la
riproduzione ad f/5,6 è secca, con colori saturi e flare ben soppresso, e l'unica vera differenza rispetto
ai 50mm più nitidi è un certo calo nella calotta meridionale sulle zone medie e periferiche, dovuta più
che altro ad un residuo di aberrazione cromatica sottocorretta; naturalmente disquisire di resa a
diaframmi centrali in pieno sole ha poco senso, il vero territorio di caccia del 50mm f/1,0 è il buio,
quando i sogni diventano visibili e le emozioni palpabili: in queste condizioni, potendo contare su
400-800 ISO, si è quasi onnipotenti, e si può assecondare la propria espressività sfruttando la
sottilissima lama a fuoco, lo fuocato incredibile e la vignettatura per comporre autentiche poesie.

 

Carnevale di S. Felice sul Panaro 2007: nel tardo imbrunire, alla luce delle torce, i figuranti
del carnevale sfilano in parata; il buio incombe e tutti i fotografi hanno desistito oppure
trucidano l'atmosfera con potenti colpi di flash; con la EOS 5D a 400 ISO ho posizionato
la messa a fuoco su un'area periferica, focheggiando rapidamente il soggetto in secondo
piano col 50mm f/1,0 L; lo scatto è stato eseguito ad 1/40" a piena apertura f/1,0, contando
sul fatto che il movimento dei soggetti sull'asse di ripresa avrebbe limitato il mosso anche con
un tempo di posa al limite; questo risultato (soggetto ad f/1,0 decentrato ed in movimento)
è frutto degli oggettivi vantaggi della messa a fuoco reflex e rivela come l'obiettivo, anche
a piena apertura, presenti una definizione accettabile abbinata ad uno sfuocato molto
caratteristico: quando la luce si affievolisce sa davvero imporre la differenza.

 

uno scatto ad f/1,0 alle brevissime distanze di ripresa (sotto il metro) rende
l'idea dell'effetto plastico consentito dall'obiettivo e del suo incredibile sfuocato

 

 

un altro esempio delle potenzialità espressive dell'obiettivo
utilizzato alla massima apertura f/1,0 a distanza minima

 

 

 

imbrunire avanzato: uno scatto ad f/2 - 2,8 mostra come l'ottica sia già "on cam", con colori saturi e definizione
accettabile, anche se una resa simile è alla portata di qualsiasi 50mm più economico alla stessa apertura

 


quello che rende il Canon 50mm f/1,0 L davvero unico è la sua attitudine "double-face", l' adattarsi
ad esigenze antitetiche: a piena apertura la morbidezza di resa, il leggero velo di flou, l'incredibile
sfuocato e la vignettatura sono innegabili elementi espressivi per immagini ricche di atmosfera; in
ogni caso, come si può notare, la definizione dei dettagli sul risicato piano di fuoco è più che
sufficiente; a diaframma chiuso l'obiettivo si comporta come un onesto 50mm, senza picchi di
resa sconvolgenti ma anche senza pecche particolari: la vignettatura è completamente scomparsa
e la riproduzione dei dettagli soddisfacente; la riprese, effettuate a messa a fuoco minima di 0,6m,
confermano il buon lavoro svolto dal sistema flottante, che consente a diaframma chiuso una resa
gratificante anche alle distanze più ridotte.

soggetto: gli ingredienti del mio fine-pasto preferito, manca solo il muesli alla frutta secca; slurp!

 

 

quest'immagine, scattata al volo letteralmente senza guardare (con messa a fuoco automatica ed apparecchio sull'avambraccio sinistro)
mostra l'obiettivo-Mister Hyde in azione: nonostante la messa a fuoco minima davvero ridotta (0,7m, confermata dalla ghiera
dell'obiettivo dopo lo scatto) il Canon EF 50mm f/1,0 L chiuso ad f/5,6 esibisce la resa grintosa che ci si attende da qualsiasi
buon 50mm convenzionale, come confermato anche dai dettagli ingranditi: davvero un bell' all-rounder, se non  spaventa il peso.

 

Per indicare quali siano i limiti spaventosi che può raggiungere quest'obiettivo abbinato ad
un moderno corpo digitale dotato di buona soppressione del rumore (attualmente, anno
2010, ho usato una EOS 5D mark II), allego questa eloquente immagine: è stata ripresa a
tarda sera, a luci spente, e l'unica fonte di illuminazione nella stanza era un televisore acceso
che stava diffondendo immagini cupe e poco luminose. Il livello di illuminazione sul volto era
pari ad EV - 3,5 (MENO TRE VIRGOLA CINQUE), quando l'accoppiamento esposimetrico
minimo di molti corpi macchina prodotti fino agli anni '80 PARTIVA da EV 0 oppure EV 1...
Ho scattato la fotografia a  mano libera con 1/6", restando seduto col gomito appoggiato al
ginocchio, esponendo alla massima apertura f/1,0 con una sensibilità di 6400 ISO: era talmente
buio che l'autofocus non riusciva a funzionare nemmeno con un'apertura così favorevole, ma
ho potuto focheggiare con estrema precisione grazie al live view sul monitor posteriore con
ingrandimento 10x. Nonostante il tempo di un sesto di secondo, decisamente rischioso con
un 50mm, non c'è mosso avvertibile grazie anche ai progressi introdotti nei moderni corpi
reflex: specchi ad inerzia ridotta, sofisticati sistemi di smorzamento, impugnatura ergonomica,
pulsante di scatto molto leggero e notevole massa del complesso. L'immagine non è stata
minimamente "ripulita" con software di noise reduction e non è stata assolutamente postprodotta;
nonostante questo il rumore è limitato ad un accettabile e poco invasivo chroma noise, un
risultato molto buono per un sensore così denso (21,1 Mpx) tirato a 6400 ISO.


Per gli scettici questa è una parte dei metadati del file, che confermano i dati di ripresa.

Si tratta in definitiva di un obiettivo davvero unico, che permette metamorfosi espressive incredibili e
rappresenta un bisturi affilato in mano al fotografo cosciente, fantasioso e privo di remore concettuali;
d'accordo, è ingombrante, pesante, vistoso, costava oltre l'immaginabile ed è oggettivamente molto raro,
tuttavia, come ho già avuto modo si scrivere, quest'ottica cattura la materia dei sogni, ed è un ben misero
prezzo da pagare per questo incredibile privilegio.

 

MARCOMETRO

UN OBIETTIVO UNICO CON UNA PERSONALITA' VARIEGATA ED AFFASCINANTE:
IMPOSSIBILE GIUDICARLO CON PARAMETRI CONVENZIONALI, DAL MOMENTO
CHE I SUOI "DIFETTI" SONO LE CARATTERISTICHE ESPRESSIVE PIU' AMATE DA
CHI LO UTILIZZA; NELL'IMPIEGO CONVENZIONALE SFODERA COMUNQUE UNA
GRINTA RAGGUARDEVOLE, E PERMETTE DI PASSARE VELOCEMENTE ALLA
"MODALITA'  POETICA" CON LA SEMPLICE ROTAZIONE DI UNA GHIERA.
PERSONALMENTE  NON  LO  CEDEREI  MAI.


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