ZEISS  DISTAGON  28mm f/2 : 

ALLE  ORIGINI  DI  UN'ALTRO  CAPOLAVORO  DI  ERHARD  GLATZEL

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Lo Zeiss Distagon 2/28 T* è uno dei più celebri e significativi grandangolari Zeiss della new-wave di
inizio anni '70, quando il grande Erhard Glatzel si impegnò in un ultimo, titanico sforzo realizzando in
blocco le ottiche del sistema Contax RTS, in attesa che il suo delfino Walter Woeltche (preso in carico
dalla Schneider Kreuznach intorno al 1973) gli succedesse al comando per assicurargli il meritato riposo;
la focale 28mm era da considerarsi piuttosto moderna, dopo anni nei quali il grandangolare di riferimento
era il 35mm, oltre il quale si passava direttamente a sparuti e complessi superwide, quasi sempre non
retrofocus; la stessa Zeiss, impostando il precedente sistema Contarex (anch'esso figlio di Glatzel) aveva
sistematicamente snobbato questa interessante focale, passando direttamente dal Distagon 25mm ai
Distagon 35mm; negli anni '70 una nuova concezione del reportage - inteso come più dinamico ed
effettuato "dentro" l'evento - fece slittare la scelta degli obiettivi verso focali più corte, aumentando di
molto le quotazioni del 28mm: in questo contesto alla Zeiss pianificarono di dotare il neonato sistema
nippo-tedesco anche di questa focale, per colmare un "buco" che era in effetti evidente nel precedente
corredo C-Rex, allineandosi alla qualificata concorrenza che offriva ormai una scelta di focali completa.

In quegli anni di sviluppo concitato Glatzel stava lavorando su un nuovo grandangolare, diretta evoluzione
di concetti a lui cari che furono alla base dei Distagon 18 e 25mm, impostando un progetto che prevedeva
addirittura 15 opzioni prototipiche con ulteriori varianti di luminosità e focale che portavano le versioni
addirittura a 27, un tipico esempio della grande meticolosità da lui sempre profusa nello sviluppare fino
in fondo il principio informatore; questa nuova generazione di grandangolari prevedeva coperture comprese
fra 71° ed 80° e luminosità massime che spaziavano fra f/2,9 ed f/2,0; in pratica furono calcolati nuovi
obiettivi che da una focale di circa 30mm, sufficientemente differenziata dai classici 35, scendeva fino
agli 80° propri del Distagon 2,8/25, garantendo tuttavia una resa molto più elevata e soprattutto uniforme
sul campo, chiave di lettura della vera modernità di questo progetto globale nei confronti dei Distagon
di prima generazione, caratterizzati da una certa disomogeneità centro-bordi; per mettere in pratica
questa importante miglioria Glatzel non si fece scrupolo di utilizzare, oltre a software sempre più evoluti,
una marea di moderni vetri ad alta o altissima rifrazione, distribuiti generosamente nei gruppi ottici
dei 15 prototipi, al punto che in alcuni di essi non è presente alcun vetro con rifrazione inferiore ad 1,7!!
Vedere per credere, allego a seguire l'elenco degli indici di rifrazione superiori ad 1,7 relativi a vetri
impiegati da Glatzel per questi obiettivi: sono ben 25 vetri diversi, uno dei quali è caratterizzato
addirittura dal valore 1,945, forse solo concepito teoricamente in attesa che i chimici delle vetrerie
si adeguassero alla sua richiesta estrema...

1,945 - 1,905 - 1,84666 - 1,823 - 1,80518 - 1,78831 - 1,7845 - 1,776 - 1,7720 - 1,75719 - 1,744 - 1,742 -
 1,7347 - 1,736 - 1,732 - 1,729 - 1,727 - 1,7223 - 1,72 - 1,717 - 1,713 - 1,710 - 1,7031 - 1,70181 - 1,7013

Come per altri progetti coevi, Glatzel adottò un sistema ad elementi flottanti per migliorare
la resa a distanze ravvicinate (indispensabile con retrofocus così luminosi, un know-how
prezioso che gli proveniva dal calcolo degli obiettivi cinematografici superluminosi), ideando
un concetto di grandangolare davvero moderno; ho preso possesso della documentazione
originale relativa a questo progetto globale, ed allegherò a seguire gli schemi ottici di tutti e
15 i prototipi, evidenziando come il n° 7 costituisse già la versione praticamente definitiva
del Distagon 2/28 di produzione; contestualmente, nell'ambito della join-venture allora in
atto con la Asahi Kogaku K.K., quest'obiettivo fu realizzato anche i versione Pentax K, con
identico schema ottico (sospetto che anche l'antiriflessi, siglato SMC, fosse un T* Zeiss
già presente sui gruppi ottici completi forniti al partner giapponese); anche le Rolleiflex
per il 35mm usufruirono di questo lussuoso grandangolare luminoso, realizzato addirittura in
versione fotogrammetrica per la Rolleiflex 3003 metric, documentato in questa pagina da
una insolita e rara immagine.

Il Distagon 2/28 è uno dei monumenti nella storia recente della Zeiss perchè rappresenta da
un lato un punto di arrivo, presentando caratteristiche quali alta luminosità, correzione uniforme
sul campo, messa a fuoco molto ravvicinata (0,24m) con floating system e vetri dalle caratteristiche
molto spinte che lo connotano come un progetto all'avanguardia e con ridotti margini di ulteriore
miglioramento; d'altro canto è un obiettivo ancora "filosoficamente" legato ai granitici concetti di
Erhard Glatzel, quelli che hanno declinato l'identità, l'anima ed il linguaggio fotografico degli Zeiss
"classici" mentre in successivo Distagon 2,8/28 di Woeltche, a suo modo anch'esso eccellente, era
più "anonimo" e concettualmente più vicino alla marea di cloni giapponesi oltre che meno uniforme
sul campo; molti ancora oggi si chiedono perchè l'eccellente Distagon 2/28 (apprezzatissimo per
la resa omogenea, il classico fingerprint Zeiss del macrocontrasto ed un effetto 3D secondo solo
all' 1,4/35), sia stato brutalmente e prematuramente tolto di produzione non appena il fratello "plebeo"
2,8/28 entrò a regime, lasciando orfani ed inconsolabili gli appassionati del marchio; c'è chi sostiene
che il prezzo di listino, simile a quello del Distagon 4/18, fosse troppo elevato, tuttavia ai tempi
pionieristici del sistema Contax, l'era "made in Germany" per intenderci, il listino prezzi seguiva
un po' il criterio Contarex e le differenze fra versioni più o meno luminose non erano così accentuate;
inoltre il Distagon 1,4/35, molto più costoso e decisamente più critico otticamente rispetto
all'abbordabile 2,8/35 non è mai stato tolto dalla produzione...motivi di prestigio forse, ma anche
il Distagon 2/28 brillava come una stella di magnitudine alfa; spero nel futuro di avere notizie di
prima mano al riguardo, nel frattempo mi compiaccio di condividere con voi questo materiale,
come al solito in gran parte inedito, rendendo giustamente gli onori del caso, ancorchè postumi,
ad un grande progetto tolto brutalmente di produzione dalle solite, farraginose logiche di mercato.




Il mio Distagon 2/28 Germany su Contax AX; queste prime serie avevano le flangie della
baionetta posteriore in alluminio anodizzato nero, i due pezzi, e col tempo acquistavano un
gioco fastidioso; al laboratorio LTR hanno provveduto a montare la nuova versione monolitica
con flangie in acciaio ed ora è tutto a posto


Lo schema ottico del classico Distagon 2/28 di Glatzel con i valori di
rifrazione dei vetri utilizzati; anche in questa configurazione, affine al
prototipo n° 7, ci sono ben sei vetri con rifrazione superiore ad 1,72

 

il prototipo n° 1 relativo allo studio globale realizzato da Erhard Glatzel ad inizio anni '70
per un grandangolare medio di luminosità elevata e resa uniforme, che rappresentasse un
evidente step evolutivo rispetto alla precedente generazione pur basandosi sui consolidati
concetti alla base del suo celebre Distagon 2,8/25 di epoca Contarex; in calce ad ogni
schema ho annotato gli angoli di campo e le luminosità previste per varie versioni dello schema;
per questo progetto, dopo la concessione di brevetto tedesco nel Novembre 1973, Glatzel
chiese la registrazione anche al competente ufficio americano in data 25 Novembre 1974, dove
fu registrato il 25 Maggio 1976 col numero di patente 3.958.864

 



lo schema del secondo prototipo

 

lo schema del terzo prototipo

 

lo schema del quarto prototipo

 

lo schema del quinto prototipo, con lente anteriore sdoppiata ad aria; il vetro a rifrazione più
alta veniva di solito utilizzato per il terz'ultimo elemento, divergente

 

lo schema del sesto prototipo

 

lo schema del settimo prototipo abbinato a quello definitivo del Distagon 2/28, pressochè
identico; notare che l'angolo di campo è di 74,5° (corrispondente ad un 28mm), mentre la
luminosità effettiva è di f/2,1 e non f/2,0....Infatti prove strumentali eseguite nel tempo hanno
rilevato per il Distagon 2/28 un T effettivo = 2,2; fra i vari prototipi esistono versioni f/2,0
ma probabilmente questa è quella che risultava più corretta e fu scelta per la produzione


i parametri generali del prototipo n° 7, poi convertito in produzione come Distagon 2/28 T*;
questi valori non sono riportati nella richiesta di brevetto americano, ma sono presenti in
quella per il brevetto tedesco

 

lo schema dell'ottavo prototipo

 

lo schema del nono prototipo, con angoli di campo che cominciano ad
insidiare le competenze del 25mm

 

lo schema del decimo prototipo

 

lo schema dell'undicesimo prototipo, dove la sesta lente avrebbe
previsto l'utilizzo di un vetro con indice di rifrazione pari ad 1,945,
forse solo teorico a quei tempi

 

lo schema del dodicesimo prototipo, ormai un "25mm" f/2, con la terz'ultima
lente in vetro con rifrazione superiore ad 1,9...

 

lo schema del tredicesimo prototipo, con un'opzione f/2,0 che copre
tutti gli 80° propri del 25mm, interessante possibilità rimasta nel cassetto

 

lo schema del quattordicesimo prototipo, curiosamente conservativo
quanto ad angolo di campo e luminosità

 

lo schema del quindicesimo ed ultimo prototipo

 

il percorso ottico nel Distagon 2/28: l'ampia lente posteriore, il tiraggio elevato e
l'andamento favorevole dei raggi periferici autorizzano l'azzardo sul digitale, magari
 anche su sensore full-frame con anello Contax-Yashica/EOS

 

astigmatismo sostanzialmente ben corretto fino a 17mm fuori asse

 

gli ormai inconsueti MTF originali del Distagon 2/28 dai quale si desume
che l'atout dell'obiettivo è costituito dall'uniformità di resa: ad f/2 per 40 cicli/mm
abbiamo un valore costante sulle due calotte e quasi sempre superiore al 30%, valore
di riferimento oltre al quale il dettaglio relativo a quella frequenza spaziale è percepito
come adeguatamente nitido; ad f/5,6 si parte con un asse strepitoso, si assiste ad un
leggero calo nelle zone intermedie ed infine ad un recupero nel sagittale e ad una
stabilizzazione nel più critico tangenziale; faccio presente che, sull'esperienza di
numerosi test indipendenti, l'obiettivo migliora ulteriormente ad f/8 ed il picco di
resa è fra f/8 ed f/11, con una resa assolutamente omogenea, come il test di
risoluzione supplementare conferma; nella norma la distorsione mentre la
vignettatura, sensibile (come ovvio) ad f/2 diventa negligibile ad f/5,6

 

Una dolorosa eredità dei vetri ad alta rifrazione utilizzati (afflitti anche da alta dispersione, come
conferma il numero di Abbe inferiore persino a 25) è rappresentata da un certo residuo di
aberrazione cromatica; i questo diagramma, relativo ad un test che risale all'ormai lontano 1980,
si può notare uno spostamento massimo di fuoco di circa 150 micron fra le frequenze del rosso
(circa 700 nm) e quelle dell'azzurro/verde (circa 500 nm), inferiore a quello tipico dei teleobiettivi
ma certo insolito in un medio grandangolare, dove talvolta si resta sotto i 100 micron.

 



dallo stesso test del 1980 possiamo valutare lo spostamento di fuoco in asse con
 2 stop di chiusura (circa 30 micron) e la giacitura dei piani astigmatici dai quali si
desume una curvatura di campo avvertibile ma nella media ed un leggero
astigmatismo

 



la versione SMC Pentax K, clone giapponese del Distagon 2/28;
da notare la presenza di un intelligente snapshot-setting ad f/8,
evidenziato in rosso: posizionando l'ottica su f/8 ad una
distanza di messa a fuoco pari a 3m (anch'essa evidenziata)
si sfruttava un'iperfocale fino all'infinito utile nello scatto rapido
point-and-shot; naturalmente nel più serioso Zeiss questa
caratteristica è assente

 



La Rolleiflex 3003 metric per fotogrammetria con piastra reseau a crocicchi, dotata
di un insolito Distagon HFT 2/28 metrico, fornito in questa esecuzione assieme ad
altri obiettivi Zeiss, ovvero: 3,5/15, 4/18, 1,4/35, 1,4/50, S-2,8/60 ed 1,4/85; curiosamente
questo Distagon 2/28 presenta la dicitura HFT (l'antiriflessi multiplo Rollei) propria
degli Zeiss made by Rollei, tuttavia la matricola è tipicamente Zeiss.....




UPGRADING  07/11/2008



A metà del 2007, nell'ambito della nuova gamma di obiettivi Zeiss ZF in attacco Nikon AiS
(ora gradualmente forniti anche in montatura Canon EF, PK e vite 42x1), si è reso disponibile
il nuovo Distagon 2/28 T*, che dal predecessore Contax-Yashica progettato da Glatzel nel
1973 (il progetto fu brevettato nel Novembre di quell'anno) e commercializzato in attacco
Contax-Yashica (e poi Rollei) col codice 104843 non eredita solamente i dati di targa ma
anche il particolare schema ottico originale, quasi interamente mantenuto con l'eccezione di
una lente posteriore, singola, trasformata in doppietto collato; oltre 30 anni di progresso tecnico
separano queste due evoluzioni, ed è senz'altro interessante analizzare gli implementi introdotti
nella nuova versione di un obiettivo già di per se eccellente nella configurazione originale dell'epoca:
purtroppo non ho ancora avuto modo di provarlo direttamente, e mi limito a pubblicare una scheda
nella quale ho riassunto i dati prestazionali ufficiali forniti dalla Casa (e che poco dicono, in ogni caso,
sul reale rendering tridimensionale dell'immagine o sullo sfuocato).

 



L'evoluzione del Distagon 2/28 di Glatzel, targata ZF e lanciata a metà del 2007; il nuovo
obiettivo ha uno schema molto simile al predecessore, identico peso (530g) e messa a fuoco
con sistema flottante (0,24m), mentre il passo filtri passa da 55mm a 58mm; la meccanica
di queste nuove versioni è davvero eccellente ma l'estetica, a mio parere, è un po' troppo
retrò, occhieggiando a suggestioni Contarex ed Icarex che poco sussurrano all'utente moderno;
è comunque magnifica la baionetta cromata per il paraluce.

(credits: picture Carl Zeiss)

Dalle tabelle fornite si desume che la distorsione e la vignettatura sono rimaste più o meno invariate
(e sono in entrambi abbastanza pronunciate), mentre il trasferimento di contrasto appare notevolmente
migliorato, con una prestazione quasi incredibile considerando le grandi analogie di schema (la differenza
più evidente sta nel quinto elemento, ora costituito da un doppietto collato).

 

gli MTF a confronto tradiscono un andamento analogo, come è lecito aspettarsi in due obiettivi
strettamente imparentati, tuttavia ad f/2 le aberrazioni assiali appaiono meglio risolte nel nuovo ZF,
al punto che in asse l'MTF a 40 cicli/mm è superiore di un 10% ed a 10 e 20 cicli/mm di circa il
20% rispetto al progetto del 1973; a diaframma chiuso (faccio notare che il diaframma di riferimento
nello ZF è f/4, uno stop più aperto rispetto all'f/5,6 del Contax-Yashica) andamento e valori assoluti
sono analoghi, ma è stato quasi annullato quel flesso nelle aree mediane che caratterizzava il Distagon
precedente, ed i valori in campo sono così alti ed omogenei da ricordare quelli dei simmetrici, come
ad esempio il Biogon 2,8/28 per Contax G; dissento con la caratteristica scelta Zeiss di "abbandonare
al loro destino" gli ultimi 2-3mm di diagonale, accettando un cerchio di correzione di diametro inferiore
per migliorare le prestazioni: le ottiche Contarex, invece, erano "curate" fino all'ultimo scampolo di diagonale!


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