ZEISS PLANAR 85mm f/1,2 - CANON FD 85mm f/1,2 L - CANON EF 85mm f/1,2 L Mk II

I  TRE  MITICI  MEDIO-TELE  SUPERLUMINOSI  TESTATI  AL  BANCO  MTF  K8

SIA  AD  INFINITO  CHE  A  CONIUGATE  BREVI

 

 

 

16/09/2007


Questa pagina è un po' particolare, e premetto che non ho alcun merito per l'eccezionale ed inedito
materiale presentato, dal momento che queste misurazioni MTF - eseguite su un banco Zeiss K8 -
sono state eseguite "ad personam" su esemplari di normale serie,  misurazioni professionali che rispondono
almeno in parte alle morbose curiosità di gran parte degli appassionati, che si sono sempre chiesti come
si relazionassero fra loro i due 85mm f/1,2 L di casa Canon (FD ed EF) e a che livello si ponessero
nei confronti dell'indiscussa pietra di paragone del settore, lo Zeiss Planar 85mm f/1,2, nato per l'uso
cinematografico adottandone gli incredibili standard qualitativi.

PRINCIPIO  INFORMATORE  DELLA  PROVA

I tre obiettivi 85mm f/1,2 sono stati scelti a caso fra esemplari di produzione (per lo Zeiss si tratta di
un esemplare "50 Jahre" del 1982) e testati su un banco MTF Zeiss K8 secondo le procedure standard
che possiamo trovare, ad esempio,  nella documentazione tecnica di vari produttori tedeschi.

Per ogni ottica è stato ricavato l'MTF a 10, 20 e 40 l/mm dall'asse alla massima altezza sulla diagonale
(angoli del formato), con doppio orientamento radiale e tangenziale; i tre obiettivi sono stati provati ad
infinito sui diaframmi f/1,2 - f/2 - f/2,8 - f/5,6 e - limitatamente al Canon EF 85/1,2 L Mk II - anche ad
f/4 ed f/8, misurando contestualmente lo spostamento di fuoco sull'asse al variare dell'apertura, per visualizzare
il comportamento della curva di aberrazione sferica e giustificare o meno eventuali cali di resa (quest'ultimo
valore è espresso in micron); essendo obiettivi a schema flottante, sono state eseguite ulteriori serie di misurazioni
a distanze brevi, per verificare l'efficacia del sistema ed il mantenimento o meno di un sufficiente livello qualitativo
a coniugate ridotte, un tipico problema di molti medio-tele superluminosi, anche blasonati: lo Zeiss Planar è stato
provato alla distanza di 2m sui diaframmi f/1,2 - f/2,8 - f/4 - f/8, mentre ad 1m di distanza sono stati testati sia
Lo Zeiss che il Canon EF-L Mk II, sempre alle aperture f/1,2 - f/2,8 - f/4 - f/8; anche in questo caso è stato
misurato anche lo spostamento di fuoco sull'asse al variare dell'apertura; ho omesso di aggiungere i dati relativi
alle varie giaciture delle due calotte (indicano lo spostamento dei piani di giacitura astigmatica al variare del
diaframma) perchè avrebbero aggiunto poco all'insieme e reso troppo complessa la comprensione.

Ovviamente, come al solito, i risultati delle prove vanno considerati validi per gli specifici esemplari (per i quali -
non essendo tutti di mia proprietà - non divulgo i numeri di matricola corrispondenti), tuttavia, visto il blasone
ed il posizionamento di gamma, c'è da aspettarsi una resa elevata ed omogenea in tutta la produzione.

 

Per la prima volta vengono testati con modalità MTF standard i tre più luminosi e famosi
medio-tele dell'era moderna: la pietra di paragone Zeiss Planar 85mm f/1,2 - capolavoro
di Walter Woeltche - e le due realizzazioni che si sono succedute nel passaggio dall'universo
FD a quello EF: il Canon FD-L 85/1,2 ed il Canon EF-L 85/1,2; riguardo a quest'ultimo,
è stato provato uno dei primi esemplari Mk II arrivati sul mercato ma le considerazioni sulla
sua resa valgono anche per il modello precedente, otticamente invariato

 


i limiti imposti dal diametro utile della baionetta e dalla distanza retrofocale del sistema
reflex hanno portato a tre schemi ottici di impostazione molto simile; entrambi i modelli
Canon dispongono di una superficie asferica molata (exploit non da poco all'epoca dell'FD-L),
che nell'EF-L è stata spostata sulla terza lente, un elemento dal diametro più ridotto che
in teoria avrebbe dovuto contribuire al contenimento dei costi, mentre invece il prezzo di
listino del modello autofocus era in proporzione molto superiore a quello dell'FD; nessuna
superficie speciale, invece, per lo Zeiss, il cui stato di correzione generale è comunque
spinto ad un punto tale che fu definito "astrale" dal suo stesso ideatore; Woeltche lamentava
solamente un piccolo residuo di aberrazione cromatica laterale dovuta all'impiego di vetri
ad alta rifrazione, per il resto l'ottica soddisfaceva standard cinematografici molto restrittivi.

 

AREA  TEST

 

DISTANZA DI MESSA A FUOCO : INFINITO

 

f/1,2

 

f/2

 

f/2,8

 

f/4

 

f/5,6

 

f/8


Occorre premettere che si tratta di obiettivi di eccezionale qualità, senza distinzioni; a 40 l/mm di
frequenza spaziale un MTF del 30% viene considerata la condizione necessaria e sufficiente per
ottenere un'immagine visivamente nitida e soddisfacente: ebbene, a piena apertura f/1,2 lo straordinario
Planar riesce a mantenere su quasi tutto il campo un MTF a 40 cicli/mm compreso fra 30 e 40%, un
valore assolutamente eccezionale per quell'apertura, con minime differenze fra la calotta sagittale e
quella tangenziale; parimenti eccellente il valore a 10 cicli/mm, il settore che definisce il macrocontrasto,
con buona parte del campo sul valore di 80%, non lontano dal riferimento dei recentissimi e quotatissimi
Zeiss T=1,3 per cinematografia a focale fissa; i due Canon sono altrettanto validi ad f/1,2 ma presentano
a 40 cicli/mm valori leggermente inferiori; i tre obiettivi presenteranno su tutti gli MTF andamenti caratteristici
simili (come del resto la comune iimpostazione di base giustificherebbe), tuttavia già ad f/1,2 si evidenzia
una sfumatura di carattere comune ai Canon, ovvero la sovracorrezione della calotta tangenziale rispetto
alla sagittale, assente nello Zeiss e presente nei giapponesi fino a diaframmi medi.

A pena apertura i due Canon presentano valori medi paragonabili, anche se l'FD ha picchi superiori sulla
calotta preferenziale e maggiori differenze con la seconda; anch'essi presentano in buona parte del campo
valori di MTF a 10 cicli/mm nell'ordine dell'80% e garantiscono una resa abbastanza composta ed omogenea
sul campo; ebbi modo di utilizzare sullo stesso soggetto il Planar e l'FD-L illustrati nella prima foto, e nonostante
risultassero entrambi dei veri fuoriclasse, sia aperti che diaframmati, lo Zeiss ad f/1,2 riusciva ancora ed
incredibilmente a prevalere in modo percettibile, chiaramente visibile nella proiezione con Leitz Colorplan 90/2,5,
dove ad f/1,2 la nitidezza, la brillantezza e la pulizia del colori erano così buone che l'unica indicazione che
suggeriva l'apertura f/1,2 proveniva dalla ridottissima profondità di campo; ad f/1,2 lo Zeiss prevaleva anche
nella soppressione del flare, utilizzandolo in controluce senza protezioni, mentre a diaframmi centrali (f/5,6 - 8)
la nitidezza e secchezza del Canon FD-L erano calligrafiche, impressionanti ed apparentemente un filo superiori
allo stesso Zeiss a parità di condizioni; l'incredibile resa dello Zeiss ad f/1,2 non deve stupire: in Zeiss esistono
dei proiettori di mira per la verifica rapida della risolvenza, ed il Planar ad f/1,2 - su un cerchio di 2mm sull'asse -
esibisce già 200 l/mm (riprodotte con basso contrasto ma leggibili) e non meno di 100 l/mm ai bordi sulla calotta
meno favorevole; signori, chapeàu... Del resto anche il Canon FD-L ha molte frecce nella faretra: a diaframmi
medio-aperti esibisce un contrasto gentile che compensa molto i chiaroscuri sui volti dei soggetti, sia pure riprodotti
con elevata risolvenza; ha un bellissimo bo-keh e se viene ben diaframmato (5,6-8) ha invece un contrasto quasi
brutale: una resa double face, molto versatile e sfruttabile dall'utente per differenti linguaggi fotografici.

Ad f/2 il Canon FD-L migliora in modo molto deciso, esibendo un comportamento molto simile al fratello EF-L
ma con valori decisamente superiori nelle zone centrali e alle medie ed alte frequenze spaziali, valori eccellenti
ed in alcune aree addirittura migliori di quelli forniti dal Planar, che però mantiene una resa molto composta ed
omogenea su entrambe le calotte, mentre i Canon rivelano valori di contrasto inferiori sull'orientamento sagittale;
tutti e tre gli obiettivi mostrano il tipico "rientro" dei Gauss retrofocus su questa curva, ma mentre lo Zeiss migliora
intorno ai 17mm di diagonale i Canon recuperano molto dopo, specialmente l'FD che sembra quasi lasciare intuire
un picco della curva addirittura al di fuori del formato; in ogni caso, ad f/2, l'FD-L è la star del gruppo (almeno
limitatamente agli specifici esemplari provati) e lascia un po' stupiti il distacco abbastanza evidente che rifila al ben
più moderno EF, ricalcolato 13 anni dopo.

Ad f/2,8 lo Zeiss continua a progredire in modo omogeneo e composto, mantenendo una incredibile e rimarchevole
simmetria nel comportamento mentre l'FD-L migliora ma in modo meno drastico che in precedenza e lasciando sempre
indietro la calotta sagittale, che a 40 cicli/mm non migliora quasi rispetto ad f/2, l'unica pecca che gli impedisca di
combattere con lo Zeiss ad armi pari, anche se la resa è comunque eccellente per un f/2,8, specialmente sull'asse dove
continua a prevalere leggermente grazie al ridottissimo spostamento di fuoco.

Infatti, chiudendo da f/1,2 ad f/2, l'asse dello Zeiss vede uno spostamento di fuoco di 2 micron, il Canon FD-L di 4 micron
ed il Canon EF-L di 10 micron; passando appunto ad f/2,8, l'asse dello Zeiss va fuori fuoco di 16 micron, il Canon EF-L
di 34 micron ed il Canon FD-L di appena 6 micron, uno spostamento molto inferiore che premia leggermente l'MTF
sull'asse... Ad f/2,8 il recupero dell'EF-L Mk II è netto, non soltanto sulla calotta preferenziale (la tangenziale) ma
anche su quella sagittale, dove - contrariamente all'FD-L - si sta già verificando il recupero ed il rientro rispetto
all'altro orientamento, anche se il tangenziale sui bordi dell'autofocus resta ancora inferiore agli eccellenti valori dell'FD-L.

Ad f/4 dispongo unicamente dell'MTF misurato sull'EF-L Mk II, che conferma un progressivo ed omogeneo
miglioramento rispetto ad f/2,8, con valori assoluti già al livello di quelli riscontrabili ad f/8 sui migliori obiettivi.

ad f/5,6, valore di resa ottimale, tutti e tre i campioni raggiungono livelli di assoluta eccellenza: lo Zeiss mantiene
la mirabile simmetria di comportamento rivelata fin dalla piena apertura, anche se la calotta tangenziale resta un filo
indietro sui bordi, mentre in Canon FD-L esibisce un autentico colpo di reni sulla lettura sagittale, invertendo
brutalmente la tendenza rivelata ad f/2,8 e presentando una resa leggermente più omogenea rispetto all'EF-L,
nel quale ambedue le calotte presentano flessi (su bordi ed angoli a 40 cicli/mm) superiori a quelli del modello FD;
lo spostamento di fuoco fra f/1,2 ed f/5,6 è eccellente per tutti e tre gli obiettivi, e rispettivamente pari a 24, 41 e 28
micron, a riprova di un ottimo controllo sulla curva di aberrazione sferica.

Ad f/8 l'unico MTF è nuovamente quello misurato sull'EF-L Mk II ed evidenzia una caratteristica positiva che avevo
subito rilevato anche nell'FD-L, ovverosia la resistenza alla diffrazione e l'ampio range di diaframmi utilizzabili
con la garanzia di una resa eccellente (in pratica da f/2 ad f/8); in particolare, ad f/8 migliora ulteriormente la curva
sagittale, che resta comunque l'unico "dark spot" dei due eccellenti obiettivi Canon.

Globalmente, lo Zeiss prevale leggermente ad f/1,2 ed è meno astigmatico sul campo, ma tutti gli obiettivi sfoderano
prestazioni da autentici fuori quota; limitando il confronto ai due modelli Canon, gli MTF hanno incredibilmente evidenziato
un rendimento leggermente superiore nel precedente FD-L, anche se a questi livelli di resa basta un esemplare un
filo "appannato" per ribaltare la situazione; il giudizio complessivo è estremamente positivo, ciascuno di questi
obiettivi è in grado di soddisfare completamente l'utente, quantomeno ad infinito; tuttavia un 85/1,2 è un'arma letale
nel ritratto a luce ambiente, quindi non ci siamo limitati ad una misurazione ad infinito, estendendo gli MTF anche alle
coniugate brevi, per valutare se ed in che termini l'elevata resa vista a grandi distanze viene mantenuta in queste
 condizioni di utilizzo.

 

DISTANZA DI MESSA A FUOCO : 2m



alla quota intermedia di 2m è stato misurato soltanto lo Zeiss, celebre per la sua resa a distanza ravvicinata, ed infatti
otteniamo sonore conferme sul perfetto funzionamento del sistema flottante, al punto che ai diaframmi più chiusi la resa
migliora addirittura rispetto ad infinito! Eccellente anche in questo caso il controllo sullo spostamento di fuoco assiale:
appena 3 micron ad f/2 e 21 micron ad f/4; in realtà esiste un rapporto diretto fra la calibratura degli spazi d'aria nei due
emi-Gauss ed il controllo dello spostamento di fuoco; in particolare, questo specifico esemplare (differente da quello illustrato
nella prima foto e provato da me) è stato calibrato manualmente da un anziano tecnico Zeiss, ormai in pensione, regolando
la lente d'aria per ottenere un andamento della curva di aberrazione sferica favorevole, con un ridottissimo spostamento di
fuoco al variare dell'apertura; il prezzo da pagare a queste specifiche regolazioni (rispetto al "default" standard) consiste in
un leggero calo di MTF ad f/1,2 sui bordi alle basse frequenze spaziali (es: 10 l/mm), tuttavia il gioco vale senz'altro la candela...
infatti, verificando gli MTF "ufficiali" Zeiss, eseguiti su un 85/1,2 con spaziatura leggermente diversa, possiamo osservare ad
f/4 dei flessi a 40 cicli/mm assenti sull'obiettivo della nostra prova, anche se ad f/1,2 l' MTF periferico a 10 l/mm è leggermente
 superiore.



MTF ufficiali Zeiss per il Planar 85mm f/1,2 ad f/1,2 ed f/4


DISTANZA DI MESSA A FUOCO : 1m


f/1,2

 

f/2,8

 

f/4

 

f/8


Anche le letture MTF effettuate sullo Zeiss e sul Canon EF-L alla distanza di 1m confermano per entrambi
l'ottimo funzionamento del sistema flottante ed un favorevole andamento della curva di aberrazione sferica;
in particolare, ad f/1,2 il Canon si comporta molto bene in relazione allo Zeiss e presenta valori ottimi nelle
zone periferiche; ai diaframmi successivi l'obiettivo giapponese resta quasi in scia al Planar, penalizzato da
una maggiore disomogeneità della calotta tangenziale dovuta probabilmente a vari fattori, fra i quali ci possono
essere un residuo di aberrazione cromatica laterale o un particolare incrocio fra il piano della curvatura di campo
e l'andamento della curva di aberrazione sferica; lo spostamento di fuoco sull'asse è contenuto per entrambi, con
un lieve ma percettibile vantaggio per il Planar; in ogni caso, per coniugate così brevi, si tratta di valori eccezionali
e molto superiori, specie sull'asse, a quelli riscontrabili in medio-tele super-luminosi non flottanti.

 

SO  WHAT ?

Non c'è molto da dire, si tratta di obiettivi famosi la cui resa in termini di risoluzione e piacevolezza di riproduzione
è leggendaria; lo Zeiss è considerato da sempre inarrivabile, e l'ottimo riscontro fornito dai Canon conferma l'alto
livello di queste realizzazioni, con una particolare lode al vecchio ma ancora grintosissimo FD-L; il sistema flottante
garantisce una marcia in più nella nicchia elettiva di questi obiettivi, il ritratto d'atmosfera a piena apertura, e se non
spaventa il prezzo da amatore chiesto per uno dei 2.005 Planar esistenti o se si sorvola sul peso ed il listino di un
EF-L Mk II si verrà ripagati con risultati davvero unici, plastici, emozionanti, veri scampoli di vita rubati per sempre.

 

MARCOMETRO

PEZZI  DAL  SAPORE  SQUISITO,
NON  PONGONO  LIMITI  ALLA
VOCE  INTERIORE  E  ALL'ESTRO
DEI  FORTUNATISSIMI  UTENTI




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