TEST  N° 12:  SPECIALE  CONTAREX

UNA  CARRELLATA  FOTOGRAFICA  SU  ALCUNI  PEZZI  RARI

E  LA  PROVA  COL  CONFRONTO  DIRETTO  FRA  RARISSIMI

"CAVALLI  DI  BATTAGLIA"  DEL  CORREDO  ZEISS  C-REX

E  VERSIONI  SIMILI  DEL  SUCCESSIVO  CORREDO  CONTAX  YB:

VARIO-SONNAR 40-120mm f/2,8 VS  VARIO  SONNAR  35-70mm f/3,4

S-PLANAR  50mm f/4  VS  S-PLANAR  60mm f/2,8


 

 

 




ABSTRACT

A true Contarex revival, with shots of uncommon items from the Crex program and
an unprecedented test with two extremetely rare Zeiss Crex lenses checked against
similar Contax items: Vario-Sonnar 40-120mm f/2,8 (1.000 produced in 1971) vs
Vario-Sonnar 35-70mm f/3,4 and S-Planar 50mm f/4 (400 produced between 1963
and 1966) vs S-Planar 60mm f/2,8: living legend never put on field since the reports
of Crawley for the BJP, some 40 years ago.

04/04/2008

 

Questo pezzo concretizza una tensione ideale che mi ha accompagnato per più di 15 anni, idee
moleste che finalmente hanno trovato il varco per il reale grazie all'amicizia ed alla collaborazione
del Dr. Pierpaolo Ghisetti, noto esperto, collezionista, giornalista specializzato nonchè persona
affabile e disponibile, grazie al quale ho potuto documentare e persino provare brevemente sul
campo alcuni miti del modernariato fotografico, trovando parziale risposta alle domande impertinenti
che hanno attraversato la mente di ogni appassionato targato Zeiss.

Il sistema Contarex, discusso e chiacchierato, esercita il fascino morboso dell'assoluto senza logica,
svincolato da considerazioni e paletti: doveva semplicemente essere il massimo, il punto di arrivo d'una
rincorsa iniziata decenni prima, uno sforzo ideale di tale portata da far scoppiare il cuore alla stessa
madre, praticamente morta per darlo alla luce nella sua magnificenza; a rendere ancora più appetibili
le spoglie immortali del grande animale estinto viene in aiuto la statistica: l'intero sistema Crex è stato
un'ombra o poco più, registrando numeri di produzione estremamente ridotti, da vera collezione, ma alcuni
pezzi pregiati si distinguono per quote così risicate da farli entrare a buon diritto fra gli istant-classic, in
testa alle wish-list dei più raffinati intenditori; sono lieto di presentare in questa sede,  in unica soluzione,
alcuni fra i più rari gioielli di questo universo, pezzi che è davvero difficile vedere dal vivo.

(mi scuso per la qualità delle immagini che illustrano gli esemplari e che seguiranno,
dal momento che sono state realizzate in condizioni che definire di fortuna
è forse riduttivo...)

L'ordigno che porto in spalla con visibile soddisfazione non è una botte di buona birra
bavarese, ma non siamo tanto lontani... si tratta di un rarissimo obiettivo catadiottrico
Zeiss Mirotar 500mm f/4,5, prodotto nel 1963 per il sistema Contarex in appena 200
esemplari, un concentrato di perfezione ottica e meccanica da circa 4,6kg!

credits: picture Pierpaolo Ghisetti

Il Mirotar 500mm f/4,5 è uno dei catadiottrici più luminosi e corretti mai prodotti; venne messo a
catalogo col codice 11.2420 e - nel corso del 1963 - vennero subito montati 200 esemplari compresi
fra le matricole 3.513.210 e 3.513.409 (l'esemplare illustrato - matricola 3.513.251 - è il 41° esemplare
prodotto); vista la particolarità ed il costo (3.420 DM nel 1970) dell'obiettivo, si trattò di un first run
molto ottimistico, sufficiente per l'intera vita commerciale dell'obiettivo, certamente superiore a qualsiasi
altro catadiottrico come resa ma talmente pesante, ingombrante e scomodo da scoraggiare molti utenti;
una particolarità dell'ottica consiste nel sistema di messa a fuoco con soffietto e carrello a cremagliera, un
sistema un po' rozzo (occorre attenzione a non danneggiare il soffietto) ma sufficientemente pratico e veloce.
Di quest'obiettivo, cosa poco nota, furono realizzate due coppie di prototipi (quattro esemplari) compresi
fra le matricole prototipiche 2.513.249 e 2.522.721.

 

L'obiettivo in tutto lo splendore della sua perfezione meccanica; notare la maniglia per il trasporto
che incorpora una sorta di mirino da fucile per la ricerca rapida dei soggetti; la dotazione di
quest'obiettivo comprendeva una borsa in cuoio e l'ottica era dotata di ben due dischi portafiltri
(uno dei quali è ben visibile a sinistra nella foto): il primo, a cassetto, poteva ospitare uno dei
filtri correttivi disponibili a corredo: giallo, arancio, grigio ed UV; il secondo, a revolver, disponeva
di due filtri ND cui corrispondevano le aperture f/5,6 ed f/8, indicate sul disco portafiltri stesso, e
che servivano a diminuire fisicamente l'apertura quando la luce troppo forte impediva di esporre
anche col tempo più rapido (1/1000") disponibile sui corpi Contarex; alla minima distanza di messa
a fuoco (pari a 4m) l'obiettivo garantiva un rapporto di riproduzione di 1:5 ed inquadrava un soggetto
di appena 13x19cm; con messa a fuoco su infinito la profondità di campo si estendeva da infinito a
1.250m (!) mentre alle distanze di messa a fuoco minime era quasi inesistente: appena 2cm a 6 metri
di distanza e soltanto 6mm a 4 metri dal soggetto! Pochi sanno che alle distanze minime occorreva
una compensazione dell'esposizione, con fattore 2X a 6 metri di distanza (con apertura effettiva
che passava da f/4,5 ad f/6,3) e fattore 2,5X a 4 metri di distanza (con apertura effettiva a circa f/6,7).

Quest'obiettivo passò senza modifiche anche nel corredo Contax-Yashica (grazie alla messa a fuoco
con soffietto e cremagliera, la modifica risultò semplice) e ne furono prodotti altri 115 esemplari
su due lotti (100 + 15), con matricole comprese fra 6.740.699 e 7.404.370; un'ultima spigolatura:
quando fu presentato il sistema Contax-Yashica e l'innovativa RTS, occorrevano le foto ufficiali con
tutto il sistema d'obiettivi previsto... Nel frattempo erano stati assemblati 10 Mirotar 1000mm f/5,6
(il gigantesco fratello maggiore) ma - come si deduce dalle matricole appena illustrate - i primi Mirotar
500mm f/4,5 in attacco Contax YB. furono montati molto tempo dopo il lancio della RTS: infatti,
osservando con attenzione la foto ufficiale dei corpi Contarex con i due Mirotar, divulgata all'epoca,
si può facilmente notare che il 500mm f/4,5 presenta una matricola nell'ordine dei 3.513.xxx, ed è
quindi un obiettivo Contarex rimasto invenduto, cui probabilmente la Contax della foto è stata solo
"appoggiata", sistemandola su un supporto sollevato e nascosto dall'obiettivo stesso!

 

un'altra prelibatezza dell'ultimo periodo di produzione: una rara Contarex SE seconda serie (tre pile) laccata nera
e dotata del moderno logo Zeiss "block logo", applicato solamente alle poche Contarex assemblate ad Oberkochen
fra il 1972 ed il 1975 dopo la chiusura degli stabilimenti originali Zeiss Ikon di Stuttgart, utilizzando i corpi non ancora
completati e/o i pezzi singoli disponibili; su una produzione totale di 3.150 Crex SE (coperta fra il 1968 ed il 1975, dopo
la presentazione alla Photokina del 1966) molte appartengono alla prima serie, con due batterie ed interruttore d'accensione
sul frontale; fra quelle della seconda serie piccoli lotti furono assemblati ad Oberkochen adottando il logo Zeiss West Germany,
e di queste forse non più di dieci furono laccate nere, come questo esemplare; le Contarex montate ad Oberkochen fra il
1972 ed il 1975 sotto l'egida dello Zeiss Contarex Vertieb (appositamente organizzato) sono le uniche fotocamere nella
storia della Marca ad esibire orgogliosamente il "vero" marchio Zeiss e non quello Zeiss Ikon, e sono ovviamente ricercatissime.

A far coppia con un simile corpo abbiamo il rarissimo Zeiss F-Distagon 16mm f/2,8, il primo obiettivo "moderno"
della Zeiss, un fisheye da 180° a copertura totale che per primo adottò il famoso antiriflessi T* e la classica finitura anteriore
"tutta nera" che avrebbe poi contraddistinto la successiva produzione; quest'obiettivo, lanciato al crepuscolo di questo sistema,
fu catalogato come 11.2442 e prodotto nel 1973 in appena 150 esemplari, compresi fra le matricole 5.573.341 e 5.573.490;
l'obiettivo illustrato (5.573.348) è il settimo esemplare montato; quest'ottica garantiva (e garantisce ancora, in attacco Contax
o Rolleiflex SL35) una rimarchevole brillantezza ed uniformità di resa sul campo, con magnifici colori ed alto contrasto; la messa
a fuoco minima è a 30cm e l'ottica dispone di un sistema di filtri incorporati con una pratica e robusta ghiera di interscambio
dotata di blocco; l'ottica costava all'epoca 948 DM e passò anch'essa nel sistema Contax YB, con un'ulteriore produzione di
2.081 esemplari su due lotti (1.831 + 250) compresi fra le matricole 5.861.827 e 7.328.060; furono realizzati 5 prototipi da
mostra compresi fra le matricole 2.593.906 e 2.961.029.

Come degno complemento della trilogia, troviamo applicato al corpo SE il rarissimo dorso-bulk per pellicola 35mm a
metraggio (ben 17m di pellicola!), lanciato anch'esso negli ultimi, frenetici attimi di vita del sistema; le sue dimensioni sono
tali da rendere praticamente imbrandeggiabile il complesso, ed infatti questo accessorio era stato concepito per l'utilizzo
sul campo senza operatore, applicando alla SE il motore, il telesensor per l'esposizione automatica e la centralina per
il controllo a distanza; questo accessorio, rifinito come di consueto in maniera impeccabile, presenta alcune "chicche" come
questo magnifico display multifunzione, che indica il numero di fotogrammi e ricorda il tipo e la sensibilità del film caricato;
la sua grafica accattivante mi ha spinto a realizzare un "Mercometro" analogo, ed ovviamente funzionante...




il magnifico display multifunzione del dorso bulk per SE...




e la mia "versione", con dischi rotanti su livelli.

 



un dettaglio più ingrandito della SE "Zeiss" nera con i suoi rari accessori: autentica acme della Zeiss Ikon prima del crollo.

 

Dopo quest'appetitoso antipasto, introduciamo i due rarissimi obiettivi Zeiss Contarex
che ho potuto documentare e provare, partendo dal famoso zoom Vario-Sonnar 40-120mm f/2,8;
quest'obiettivo fu lanciato nel 1971 col codice 11.2423 e fu pianificata una produzione di 1.000
esemplari (fra le matricole 4.240.230 e 4.241.229) che sembra confermata; ho potuto reperire il
progetto originale di quest'obiettivo, scoprendo che risaliva addirittura al 1964, e se già nel 1971
un 40-120mm f/2,8 fisso di alta qualità costituiva un vero exploit, provate ad immaginarlo a metà
anni '60!

 



Lo Zeiss Vario-Sonnar 40-120mm f/2,8 per Contarex del 1971 incarna pienamente
la filosofia Zeiss nei riguardi dello zoom, che non veniva inteso come un obiettivo da
reportage, pratico e leggero ma come un perfetto sostituto, quanto a resa ottica, delle
focali fisse, senza compromessi in questo campo, anche al costo di pesi ed ingombri
quasi surreali: il "nostro", infatti, misura circa 100mm di diametro, utilizza speciali filtri
B96 a baionetta (specifici Zeiss) e pesa circa 2kg, il che rende il suo impiego a mano
libera un'autentica performance atletica; infine, la messa a fuoco minima a 2,5m è
lontana anni luce dall'attuale concetto di zoom d'impiego universale, sovente dotato
di messa a fuoco macro estremamente ravvicinata, ma tant'è: Zeiss non scende a
compromessi, è un cromosoma del suo DNA! La finitura argentata sulla scritta Zeiss
nel tappo anteriore in plastica non è originale.

 



Il tipico "diaframma Contarex" di forma stellare occhieggia a fatica all'interno delle lenti
dotate di un antiriflessi pre-T*; notare la monumentale e bellissima baionetta anteriore
cromata con passo B96; il lentone frontale è realizzato in vetro ad alta rifrazione SF6,
e doveva costare da solo una bella cifra...

 



Il massiccio Vario-Sonnar 40-120mm f/2,8 disponeva di una doppia ghiera rotante
con comandi separati per zoomata e messa a fuoco, una scelta tecnica resa necessaria,
come vedremo, dalla sofisticazione del gruppo ottico, nel quale due lenti si spaziano in
modo indipendente per la messa a fuoco e due gruppi di lenti provvedono alla zoomata,
uno con movimento lineare (il secondo gruppo anteriore) ed uno con movimento doppio
avanti-indietro (il gruppo posteriore); la gommatura presenta rilievi circolari, una soluzione
abbandonata nella produzione Contax a favore di quelli a diamante; notare i tappi originali
ed in particolare il magnifico coperchio posteriore in lamiera metallica sbalzata e smaltata,
un gioiello sconosciuto alla produzione moderna, anche di pregio.

 

le dimensioni e la massa dell'obiettivo hanno imposto l'adozione di un robusto attacco
per cavalletto, applicato ad una massiccia fascia metallica entro la quale ruota il
cannotto vero e proprio, con un movimento pastoso e privo di giochi; il bottone
anodizzato visibile sull'anello consente di bloccare e bloccare l'obiettivo sulle due
classiche posizioni per l'inquadratura orizzontale e verticale; le lunghezze focali sono
scalate sulla ghiera con la progressione 40mm, 50mm, 60mm, 70mm, 85mm, 100mm
e 120mm; ovviamente, trattandosi di un'ottica Crex, non è presente la ghiera del
diaframma, dato che quest'ultimo (con intervalli fra f/2,8 ed f/22) viene controllato
dall'apposita ghiera zigrinata del corpo macchina, una sorta di "ritorno al futuro" che
ricorda da vicino i modernissimi corpi macchina giapponesi!

 

L'obiettivo fu progettato nel 1964 da Guenther Lange (e non, come qualcuno poteva immaginare,
dal celebre Glatzel), ed il suo calcolo completo fu presentato a Maggio di quell'anno; l'obiettivo
si avvale di un massiccio utilizzo del vetro Schott SF6 (nD= 1,80518  vD= 25,46), impiegato in
tre elementi, fra i quali il grande elemento frontale; lo schema si articola su 13 lenti ed i suoi cinematismi
sono decisamente complicati per l'epoca: infatti la messa a fuoco è gestita indipendentemente dalle tre
lenti frontali, dotate di doppio movimento (tutte avanzano, ma la prima con corsa superiore alle altre due,
dalle quali si distanzia)

 



la necessità di mantenere un'apertura costante di f/2,8 sull'intera escursione 3x ha imposto
dimensioni e diametri ragguardevoli, che hanno condizionato l'ingombro finale dell'obiettivo,
certamente "fuori taglia" per i canoni attuali; va notato che all'epoca in cui gli zoom fotografici
azzardavano i primi passi si cercava di mantenere una luminosità paragonabile a quella delle
ottiche fisse (vedi anche il famoso zoom Voigtlaender Zoomar 36-82mm f/2,8 di fine anni '50),
e non era ancora affermata l'idea di sacrificare la luminosità elevata e costante così come la
qualità ottica sull'altare di costruzioni estremamente compatte e leggere, pratiche nell'uso e
sfruttabili in viaggio e nel reportage: queste considerazioni sono state introdotte successivamente,
e certamente da uomini del marketing,  non dai progettisti!

 

l'origine degli zoom Zeiss Contarex va ricercata in un più datato e misconosciuto prototipo
noto come Zeiss Mutanar 52-102mm f/2,8, del quale potete osservare la blue sheet
originale sulla quale ho evidenziato il complesso schema ottico; la parte metallica strombata
e svasata al centro del corpo, sulla ghiera unica per zoomata e messa a fuoco, è una presa
di forza in alluminio con godronature parallele ad andamento elicoidale, un vero capolavoro
 di meccanica e design!

 



i due schemi ottici a confronto: si può percepire l'opera di affinamento
ed efficace labor limae che ha portato dal concetto Mutanar al più
semplice Vario-Sonnar, che sfruttando un doppio flottaggio dei
gruppi ottici (singolo nel prototipo più datato) consente comunque
una escursione di focali molto maggiore e redditizia arrivando alle
soglie del grandangolo effettivo, considerato all'epoca un vero
limite tecnologico per questa categoria di obiettivi...

 

questi eccezionali schemi mostrano con chiarezza come avviene la messa a fuoco:
la rotazione dell'apposita ghiera (collocata nella parte frontale, per semplificare
la progettazione) agisce direttamente sulle tre lenti anteriori, che si allontanano
dal gruppo ottico che segue; in questa fase il primo elemento mette in atto una
corsa superiore ai due successivi, spaziandosi a sua volta da essi; sulla massima
focale di 120mm - nel frattempo - il secondo gruppo anteriore è a sua volta
arretrato profondamente, avvicinandosi molto al diaframma; nel progetto originale
la messa a fuoco minima prevista era addirittura 3m, poi ridotti a 2,5m per non
limitare troppo il potenziale dell'ottica!

 

nella variazione di focale sono invece chiamati in causa sia il secondo gruppo anteriore
che l'intero modulo posteriore, comprensivo di diaframma: passando da 40mm alle
focali centrali, il secondo gruppo ottico anteriore arretra fino a circa metà della corsa
disponibile, mentre il modulo posteriore gli "va incontro" avanzando di circa 0,5cm;
zoomando ulteriormente dalle focali centrali fino a 120mm, il secondo gruppo anteriore
procede nella sua corsa verso il corpo macchina, arrestandosi accanto al diaframma,
mentre il modulo posteriore arretra, tornando nella posizione di riposo in cui si trovava
a 40mm; per comodità grafica ho accentuato il flottaggio del gruppo posteriore, le cui
corsa effettiva è all'incirca indicata dai due riferimenti di colore rosso; globalmente si tratta
di movimenti piuttosto sofisticati per l'epoca, davvero avanzati per il 1964, dai quali ci si
potrebbe anche aspettare una buona correzione, nonostante l'anzianità del progetto; chissà...

 

Il senso dell'evoluzione: i protagonisti dell'insolita "prova sul campo" esibiscono una stazza
ed una silhouette radicalmente differente: il Vario-Sonnar 40-120mm f/2,8 sulla mia SE sembra quasi
"il nonno" del minuscolo Vario-Sonnar 35-70mm f/3,4 per Contax, montato per l'occasione su una ST;
anche considerando i 2/3 di stop di luminosità in meno e l'escursione di focale più contenuta, le ridottissime
dimensioni del 35-70mm  (lanciato oltre 25 anni dopo) stridono accanto al "siluro" Contarex.

(Prevengo una logica obiezione: so che per gamma di focali disponibili sarebbe stato più logico
affiancare al Contarex 40-120/2,8 il Contax 35-135/3,3-4,5, tuttavia non possiedo quest'obiettivo
nè avevo modo di recuperarne uno alla bisogna...)

 

Stesse considerazioni dell'immagine precedente: il 35-70 Vario-Sonnar su Contax
è un pratico compagno di passeggiate, mentre il 40-120 Vario-Sonnar su Contarex è
più indicato su cavalletto... Va comunque detto che uno zoom con una felice escursione
da 57° a 20° e luminosità fissa f/2,8 sarebbe rimarchevole persino oggi, quindi possiamo
capire le esigenze ed accettare un po' di ginnastica.

 



La visione dall'alto conferma la disparità e mette in bella
evidenza i nuovi indirizzi del concetto di zoom cui anche
Zeiss ha dovuto piegarsi; tuttavia la casa tedesca ha avuto
il merito di accettare unicamente una riduzione di luminosità
(e su altri modelli la rinuncia all'apertura costante) per rendere
più pratici e fruibili i suoi Vario-Sonnar, mai un compromesso
sull'effettiva capacità di riproduzione, per la quale vanno famosi

 



Lo schema a due gruppi mobili del Vario-Sonnar 35-70mm f/3,4 è molto più semplice di quello
realizzato a suo tempo per il 40-120mm f/2,8 Contarex, ma ne condivide il funzionamento su due
gruppi mobili dotati di analogo movimento (anteriore che arretra e posteriore con doppio movimento
avanti-indietro); il piccolo "miracolo" riguarda la meccanica, snella e leggera, che permette questo
complesso cinematismo con ghiera "one-touch", in comune per messa a fuoco e zoomata; la ghiera
dispone anche di una posizione macro, attivabile superando un blocco unicamente sulla focale 35mm:
il movimento posiziona diversamente lo schema e consente macro fino al rispettabile rapporto di 1:2,5
(e con resa devo dire più che decorosa); tutte queste meraviglie hanno comportato, d'altro canto,
alcuni problemi al barilotto (ad esempio, il mio esemplare è stato più di una volta in assistenza
per l'insorgenza di giochi e dondolamenti, anche dopo un uso saltuario) forse per l'eccessiva
"cura dimagrante" abbinata alla sofisticazione dei movimenti...


Il Vario-Sonnar 35-70mm f/3,4 - primo zoom Contax "moderno" - è sempre stato considerato
uno dei migliori obiettivi a focale variabile mai prodotti, sia per l'elevata risoluzione e contrasto
sia per l'uniformità sul campo e l'oggettiva correzione di aberrazioni come astigmatismo e
curvatura di campo, normalmente presenti negli zoom; lo schema a seguire riporta gli MTF
originali del Vario-Sonnar 35-70mm, cui ho affiancato quelli di equipollenti ed eccellenti
focali fisse Zeiss di ridotta luminosità, obiettivi come il Distagon 35/2,8, il Planar 50/1,7 ed
il Sonnar 85/2,8, tutti accreditati di una qualità ottica di prim'ordine... Come si più notare,
il Vario-Sonnar 35-70mm - a parità di focale - presenta un comportamento periferico ed
una risposta sulla calotta tangenziale addirittura superiore alle corrispondenti focali fisse.

L'ottima ed uniforme correzione generale del 35-70mm me lo fecero preferire
a suo tempo al neonato ed aggressivo Vario-Sonnar 28-85mm, forse più brillante
a piena apertura ma senz'altro meno corretto quanto ad astigmatismo e curvatura
di campo al diaframma di lavoro...

Infine, una curiosità: per i Leicisti che a suo tempo "soffrivano" per la fama o le prestazioni del
35-70mm Vario-Sonnar (leggermente superiori a quelle dell'omologo Leica-R by Minolta) è
bene svelare il vero DNA di questi famosi zoom Zeiss: i primi, veri Vario-Sonnar "moderni"
(i celebri 35-70mm, 28-85mm ed 80-200mm) furono in realtà progettati da....Lothar Koelsch,
celebre progettista della Leica Camera e padre di alcuni, famosi obiettivi Leica: Koelsch, dopo
la laurea, come primo impiego fece apprendistato alla Zeiss, sotto la direzione di Walter Woeltche,
che lo guidò e consigliò nella realizzazione di questa notevolissima "opera prima"; successivamente
spiccò il volo ed entrò in carico, appunto, alla Leica. Curioso, no?

 

Un secondo, rarissimo obiettivo Contarex che ho avuto modo di documentare e provare è un'ottica
altrettanto inconsueta e particolare: stiamo parlando dell'S-Planar 50mm f/4, un macro nato per la
riproduzione di originali piani in presenza di severe esigenze come altissimo contrasto e distorsione
quasi nulla; quest'obiettivo è stato progettato senza compromessi, al punto di rinunciare persino alla
messa a fuoco su infinito!

 

Il rarissimo Zeiss Contarex S-Planar 50mm f/4 assieme all'epigono Zeiss Contax
S-Planar 60mm f/2,8, che ne eredita il nome e la predisposizione d'uso

 

L'S-Planar 50mm f/4 per Contarex è un classico Gauss "rigido" (cioè privo di elementi
flottanti) da riproduzione, basato su uno schema quasi simmetrico a 6 elementi in 4 gruppi
(la superficie d'incollaggio del doppietto anteriore è curva, quella del posteriore quasi piana);
fu presentato per il sistema Contarex nel 1963 e contrassegnato dal codice 11.2415.

La produzione fu estremamente limitata, basata su due unici lotti da 200 esemplari cadauno,
per un totale di 400 pezzi; dopo un singolo esemplare prototipico (versuch1963 n° 7/1, con
matricola atipica 1.020.960), nel 1963 fu montata la prima serie di 200 esemplari con finitura
satinata cromo, compresi fra le matricole 3.698.200 e 3.698.399 (l'esemplare illustrato, con
matricola 3.698.391, è uno degli ultimi di questo gruppo); nel 1966 fece seguito un secondo
lotto di altri 200 pezzi (fra le matricole 4.229.130 e 4.229.329), caratterizzati dalla finitura
anodizzata nera che nel frattempo era diventata standard nella gamma: si tratta quindi di un
obiettivo rarissimo: personalmente, negli ultimi 16-17 anni, ne ho avuti in mano solo tre, di
cui due in vendita e sempre a prezzi molto elevati...

La scelta di adottare una luminosità molto prudenziale come f/4 (che creava - e crea - notevoli
problemi di messa a fuoco con i corpi Contarex) garantì una resa esemplare, tuttavia l'utilizzo
di un Gauss "rigido" comportava qualche limitazione: in particolare, la resa ottica poteva essere
ottimizzata soltanto ad una specifica coniugata, e a distanze maggiori o minori (con un conseguente
aumento o riduzione di tiraggio), le specifiche si progetto uscivano dai parametri ottimali, e
subentrava una certa quota di curvatura di campo, certamente modesta ma inaccettabile per dei
perfezionisti come i tecnici Zeiss, a maggior ragione parlando dell'ottica da riproduzione per il loro
sistema di punta!

Si decise così di tagliare la testa al toro, ottimizzando lo schema ad una coniugata anteriore di
circa 40cm e limitando l'escursione di messa a fuoco ad un intervallo piuttosto ristretto al di qua
ed al di là della posizione ottimale: in pratica, la messa a fuoco effettiva dell'S-Planar Contarex
50mm f/4 è regolabile solamente fra 73cm e 24cm dal piano focale, escludendo di fatto la
posizione di infinito; l'estrema specializzazione dell'obiettivo fu ulteriormente sottolineata eliminando
la normale scala metrica e sostituendola con le indicazioni dirette dei rapporti di riproduzione,
compresi fra 1:13 e 1:2,8, corrispondenti ad un campo inquadrato effettivo che oscillava fra
un massimo di 30,0 x 45,5cm ed un minimo di 6,4 x 9,7mm (sempre riferendosi ad un formato
effettivo utilizzato di 23x35mm); per richiamare ancora di più l'attenzione sull'abbinamento fra
l'S-Planar Contarex e la riproduzione di originali piani veniva anche fornita la scala di conversione
fra i suoi rapporti di riproduzione ed i corrispondenti formati secondo lo standard DIN-A...

Questa insolita caratteristica, abbinata alla ridotta luminosità, scoraggiò gli utenti all'acquisto,
ed i primi lotti di produzione furono sufficienti a "coprire" la richiesta per tutta la vita utile dell'ottica.

Negli anni '70 il suo testimone fu raccolto da uno dei capolavori di Glatzel, l'S-Planar 60mm f/2,8
per Contax, decisamente più pratico sia per la luminosità incrementata di un f/stop sia per l'elicoide
di messa a fuoco che consentiva addirittura di passare direttamente da infinito fino ad 1:1, con un
allungamento tale da richiamare all'epoca qualche triviale allusione; la scelta di una focale aumentata
a 60mm sollevò Glatzel da ogni compromesso causato dallo spazio retrofocale, ma la scelta di
adottare anche in questo caso uno schema "rigido" (molto simile a quello del precedente S-Planar
50mm f/4) ha richiesto nuovamente di scegliere un rapporto di riproduzione (in questo caso 1:10)
su cui ottimizzare distorsione e curvatura di campo.




lo schema dei due S-Planar per Contarex e Contax: nonostante la differenza in
focale e luminosità condividono l'impianto di base privo di flottaggi.

 

L'ampia possibilità di regolazione offerta dall'S-Planar 60mm f/2,8 permette di "ipotizzare"
il tanto paventato degrado della resa in cui sarebbe incorso il precedente 50mm f/4 Contarex
se fosse stato dotato di escursione completa: ecco uno schema con gli MTF del 60mm f/2,8
ad infinito, 1:10 (rapporto ottimale), 1:2 ed 1:1.


Su posizione di infinito la curvatura di campo peggiora la resa ai bordi, differenziando le
due calotte sagittale e tangenziale (probabilmente per una differente giacitura di entrambe
rispetto al piano di fuoco scelto sull'asse); passando ad 1:10 (rapporto cui l'obiettivo è
stato ottimizzato) la resa diventa subito estremamente uniforme anche a piena apertura,
sia pure con valori assoluti leggermente più ridotti (fattore fisiologico, ineluttabile alle
distanze più ravvicinate), peggiorando poi nuovamente ai bordi ad 1:2 ed 1:1, dove il
sensibile aumento del tiraggio compromette nuovamente l'equilibrio; è probabile che
l'S-Planar 50mm f/4 Contarex, limitato fisicamente fra 1:13 ed 1:2,8, si posizioni su
valori analoghi a quelli palesati dal 60mm fra 1:10 ed 1:2

 

Il rarissimo S-Planar 50mm f/4 Contarex - limitato ad f/4 e con scala di messa a fuoco ridotta -
è molto più compatto del successivo S-Planar 60mm f/2,8 Contax, penalizzato dal cannotto del
lunghissimo elicoide in grado di portarlo direttamente da infinito ad 1:1, rendendolo un pratico
ed eccellente obiettivo universale

 

questa immagine simboleggia la transizione, certo non indolore, da Contarex a Contax, con i due
corpi quasi compenetrati ed i due S-Planar che si passano il testimone; la lacrimuccia è d'obbligo...
L'S-Planar 50mm f/4 disponeva di doppio attacco filtri anteriore: baionetta B56 e filetto da 49mm.
Notare sul corpo Contarex Super nero (che, a differenza della SE ha un otturatore meccanico e non
richiede batterie) il classico logo Zeiss Ikon, proprio dei corpi prodotti nello stabilimento di Stuttgart
prima della sua chiusura

 



un'altra icona da "passaggio del testimone"; curiosamente, l'obiettivo utilizza
un diaframma esagonale e non la classica e magnifica versione a lamelle multiple,
nonostante si tratti di una versione poco luminosa e dallo schema semplice: probabilmente,
vista la destinazione d'uso prevalente per la riproduzione di originali piani, i progettisti non
si sono curati della resa dello sfuocato, adottando un modello semplice e più economico

 



un dettaglio dell'S-Planar Contarex impostato alla distanza di messa a fuoco minima;
si può notare che la normale scala metrica ha lasciato il posto a quella dei rapporti
di riproduzione, certo più utile nel suo impiego più frequente; l'obiettivo adotta un
antiriflesso a due strati, evoluto a fine anni '50 appositamente per gli obiettivi Crex
ed Hasselblad, ma non ancora il famoso T* che è invece applicato al 60mm f/2,8
per Contax

 

AREA  TEST

 

Come anticipato, ho avuto il grande privilegio di scattare alcune fotografie con i due rari e celeberrimi obiettivi
appena descritti, anche se per problemi logistici e carenza di tempo, in effetti, più che di una prova vera e
propria si è trattato di uno "snatch a peek"; provare obiettivi così datati presenta inconvenienti pratici ai quali
non siamo più abituati: ad esempio, i corpi macchina Contarex hanno sempre creato notevoli problemi per
ottenere un'accurata messa a fuoco, specialmente in modelli dotati di esposimetro incorporato (Super e Super
Electronic), dal momento che l'area centrale semi-tarsparente dello specchio destinata a ricevere il flusso luminoso
per lo specchio secondario crea nel mirino una bolla marcatamente più scura (all'epoca nota come "gibollo")
che rende difficile apprezzare lo spezzamento d'immagine o la comparsa dei microprismi; fra l'altro i corpi devono
essere perfettamente funzionanti e calibrati, cosa non sempre garantita...

 

il sottoscritto mentre si esercita disperatamente con la messa a fuoco della Contarex Super
su cui sono montati rispettivamente il Vario-Sonnar 40-120mm f/2,8 (notate le dimensioni
relative ed immaginate il "piacere" di brandeggiare uno zoom da 2kg..) e l'S-Planar 50mm f/4,
due autentici miti che raramente escono dalle vetrine dei collezionisti per tornare sul campo!

credits: pictures Pierpaolo Ghisetti

La prima serie di scatti è stata realizzata con il Vario-Sonnar 40-120mm f/2,8 Contarex e con il Vario-Sonnar
35-70mm f/3,4 Contax, seguendo questi criteri:

 

Ho utilizzato un corpo Contarex Super ed un corpo Contax ST di comprovata affidabilità e messa a punto,
caricando entrambi con Fujichrome Velvia 100 Professional; le prove sono stati effettuate su cavalletto con
apertura f/8 per entrambi gli obiettivi, eseguendo uno scatto per ciascuna delle focali indicate sulla scala dei
rispettivi barilotti, e cioè 35 - 40 - 50 - 60 - 70mm per il Vario-Sonnar 35-70 e 40 - 50 - 60 - 70 - 85 - 100
- 120mm per il Vario Sonnar 40-120; per le focali comuni da 40 - 50 - 60 - 70mm è quindi possibile un confronto
diretto a parità di condizioni d'uso.


Scegliendo questo secondo soggetto, ho eseguito uno scatto alla focale minima di entrambi gli zoom
(rispettivamente 35mm e 40mm) ed uno a 70mm, per garantire una doppia serie di fotogrammi
paragonabili fra loro, sempre esposti ad f/8 con i criteri precedenti; le diapositive, ovviamente
processate dallo stesso laboratorio in sequenza, sono state scansionate con uno scanner Nikon
Coolscan LS-2000 da 2700 Dpi e 12 bit/canale, con multiscan a 4x e messa a fuoco precalibrata,
il tutto gestito in Silverfast; ho scelto di utilizzare uno scanner di 8-10 anni fa per "uniformità", dal
momento che era un modello in auge quando il 35-70mm Contax era ancora diffusamente utilizzato
ed apprezzato, ottenendo così i risultati dei fotoamatori di allora; NON E' STATA INTRODOTTA
ALCUNA FORMA DI SHARPENING nè nel driver di scansione nè all'apertura in Photoshop:
il file è stato scansionato, aperto e salvato senza intervento alcuno: l'immagine può sembrare così
un po' più morbida rispetto agli standard abituali del "digitale", ma è più veritiera e consente di apprezzare
meglio le differenze, dal momento che non vengono "appiattite" dalla maschera di contrasto artificiale;
a puro titolo di esempio, ecco come apparirebbero le scansioni del test con un normale sharpening:



(l'uso dello scanner Nikon Coolscan LS-2000, ancora dotato di obsoleta interfaccia SCSI,
mi ha obbligato a "richiamare alle armi" un vecchio PC a cui sono affezionato, un computer
del 1998 basato su Pentium II 450 Mhz e 384 Mb di RAM: valori che ora fanno sorridere
ma che all'epoca, con qualche accessorio, significarono una spesa di 8,4 milioni di lire...
quant'acqua è passata da allora sotto i ponti!); per ogni focale ho ritagliato tre crops
da 300x300 pixel (uno nelle zone centrali, uno nelle mediane ed uno nelle periferiche) che
saranno visualizzati in sequenza da sinistra a destra in un file unico..

 

35mm


sulla focale 35mm l'unico obiettivo in lizza è il 35-70mm Contax, che non evidenzia fringings
o cali bruschi ed inspiegabili sul campo

 

 

40mm


 



sorprendentemente, il vecchio Vario-Sonnar 40-120mm f/2,8 Contarex rivela una grinta
inaspettata in un progetto così ardito e luminoso targato 1964: in particolare, il macrocontrasto
è incredibilmente elevato per un obiettivo dotato di ben 13 lenti in 9 gruppi e privo di antiriflessi
T*, ed evidenzia soltanto una maggiore propensione a creare fringings rossi nelle zone periferiche,
peccatuccio perfettamente accettabile considerando che siamo sulla focale grandangolare (solitamente
più critica) e tenendo anche conto dell'apertura massima disponibile; il celebre Vario-Sonnar Contax
appare un po' leggero ed il minore vigore penalizza la percezione di nitidezza



50mm

 



a 50mm permangono leggeri fringings periferici nel 40-120mm Crex, che continua a lottare alla pari
perdendo un filo in risoluzione ma avvantaggiandosi in macrocontrasto

 

 

60mm


 



a 60mm il Vario-Sonnar 40-120mm fornisce al centro una resa più vigorosa, mentre nelle
zone periferiche e marginali soccombe come potere risolutivo al Contax, esibendo però
un bel vigore (forse aiutato anche da una esposizione leggermente inferiore: entrambi i
corpi erano caricati con pellicola dello stesso lotto ed impiegati in manuale con identiche
coppie tempo/diaframma, ma è possibile che le specifiche calibrature del corpo o dell'obiettivo
Contarex differissero leggermente; inoltre, sui corpi Contarex non vi sono click-stops sui
diaframmi interi, ma solamente una piccolissima scala a rotazione continua sul corpo, ed
è oggettivamente difficile impostare un valore esatto al decimo di stop)

 


70mm


 





Su 70mm il quotato Vario-Sonnar 35-70 Contax ha una risoluzione visibilmente
superiore su tutto il campo, tuttavia il 40-120mm Contarex ha una resa pastosa
e vigorosa, molto piacevole proiettando dal vivo l'intera immagine; va anche detto
che la riproduzione dei colori è accurata, priva di quel cast caldo-aranciato che spesso
caratterizza gli obiettivi coevi: la Zeiss, infatti, puntualizzava con orgoglio che per
la gamma Contarex si era provveduto, per la prima volta al mondo, a creare una
serie di obiettivi caratterizzati da un bilanciamento del colore "neutro" (concetto
comunque difficile da quantizzare) ed omogeneo per tutti gli esemplari

 


85mm

 

 

da 85mm in poi il 40-120mm Crex continua la sua corsa in solitaria, confermando una resa
pastosa e vigorosa che aiuta visivamente una risoluzione comunque buona e lodevolmente
costante fino alle zone periferiche


 

100mm

 

 

il 40-120mm Crex sfodera un'ottima resa anche a 100mm: i fringings sono virtualmente assenti
mentre risoluzione, contrasto e brillantezza sono molto soddisfacenti fino ai bordi, con colori
piacevoli ed accurati

 

 

120mm

 

 

resa pastosa e colori molto belli anche a 120mm, dove l'ottima resa esibita alla focale
100mm viene praticamente replicata, lasciando forse solo un attimo sui bordi;
notare anche in questo caso la virtuale assenza di fringings, scomparsi dai 50mm in poi

 

Questa presa di contatto privilegiata con questo ormai antico Zoom per Contarex mi ha davvero
stupito: ero già preparato psicologicamente a flare, dominanti cromatiche ed aberrazioni vistose
che ammorbidissero le zone periferiche, mentre la resa complessiva è quasi impeccabile, "moderna",
dotata di quel vigore di macrocontrasto, quasi una maschera in neretto, che ho notato a suo tempo
in altri obiettivi Crex e che ho sempre amato per il suo contributo visivo alla percezione di brillantezza;
anche i colori non tradiscono l'anagrafe e sono privi di cast significativi; rimuginando sulle sensazioni
complessive e sugli aromi sprigionati da questa "degustazione" mi è giunto alla mente in modo spontaneo
un aggettivo che descrive complessivamente, più di mille parole, la resa del 40-120mm: NOBILE.

 

 

35 - 40mm

 



(in questo caso ho deciso di accorpare le due focali minime d'esordio)

 



in questa serie di scatti il 35-70mm conferma una risoluzione mediamente superiore,
tuttavia il 40-120mm resta sorprendente se consideriamo nuovamente l'età, la
luminosità f/2,8 fissa, l'escursione e la focale d'esordio; in particolare, il segnale
rosso ai bordi è riprodotto bene, nonostante l'aberrazione cromatica (ricordiamo
sempre l'effetto di blurring dovuto alla demosaicizzazione del file in assenza di
sharpening)

 



questo dettaglio dei bordi mostra i fringings creati dal 40-120mm e la risoluzione
superiore del 35-70mm (che è avvantaggiato anche dalla maggiore correzione
cromatica), tuttavia la distorsione a barile appare addirittura più marcata nello
zoom Contax rispetto al vecchio modello Crex!

 

 

70mm

 

 



questo scatto in diagonale presenta anche la variabile-incognita della profondità di campo
(comunque la messa a fuoco era identica così come la focale, quindi gli obiettivi
partono alla pari); anche in questo caso il Vario-Sonnar Contax presenta a 70mm,
sua focale massima, una risoluzione superiore, tuttavia il 40-120mm non sfigura
affatto e pur essendo un po' più morbido non rivela aberrazioni significative

 


un'altro scatto eseguito su Velvia 100 Professional col Vario-Sonnar Crex a 40mm
ed f/8, renderizzato nella prospettiva: il vecchio e complesso zoom progettato nel 1964
conferma l'impressione di una resa moderna ed accurata, sicuramente inattesa; tutto questo
ribadisce le entusiastiche recensioni stilate all'epoca dal famoso Jeoffrey Crawley (padre
degli omonimi sviluppi BN), che in un celebre test per il British Journal of  Photography
si dichiarò molto soddisfatto della resa fornita dai Vario-Sonnar Contarex.

 


Passando agli S-Planar per distanze ravvicinate, confermo che il tempo disponibile era agli
sgoccioli e non ho potuto eseguire prove sistematiche a tappeto; fra l'altro, visto il know-how
Zeiss e la relativa "semplicità" dei progetti, non è lecito aspettarsi differenze di rilievo fra le due
versioni Crex e Contax, entrambe famose per la resa; in questo frangente la cronica difficoltà
di messa a fuoco della Contarex Super è stata elevata ad esponente di potenza, vista la luminosità
f/4 e la criticità dovuta alle brevi distanze! Ho eseguito qualche scatto informale ad f/8, processando
e scansionando il film come descritto in precedenza (si tratta degli stessi caricatori utilizzati anche per
gli scatti con i Vario-Sonnar), e resta comunque l'emozione di aver utilizzato un obiettivo così raro.

 

 



(in questo caso mi sono limitato a due soli crops da 450x450 pixel, vista la limitata scelta di zone a fuoco)



 

 


 

entrambi gli obiettivi sono molto saturi e brillanti, con un apparente e leggero vantaggio
per il più moderno 60mm f/2,8, uno dei capolavori di Erhard Glatzel

 

 

entrambi esibiscono ad f/8 un elevato macrocontrasto ed una grande brillantezza;
in quel 1963 forse soltanto il micro-Nikkor 55mm f/3,5 poteva rivaleggiare con
l'S-Planar Contarex...

 

un dettaglio al 100% della scansione che conferma il potenziale dell'S-Planar Crex
(ricordo per l'ennesima volta che non è stato applicato alcuno sharpening)


RICOMPONENDOMI,  DOPO  TALI  INTERLUDI....

Scusate la licenza per i riferimenti alla copula, ma in questo caso ci stanno tutti: non capita tutti
i giorni, en passant, di mettere all'opera pezzi così rari, prestigiosi e carismatici; non stilo
mai volentieri statistiche (nè mi ritengo all'altezza di farlo), ma quando qualche amico bonariamente
mi mette alle corde chiedendo quale sia la gamma di obiettivi "classici" utilizzati nella mia vita di cui
conservo il ricordo più struggente e che visivamente mi piacevano di più, la risposta è sempre automatica
e sincera: Contarex; anche in questo fortunato caso, provando ottiche così particolari ed un progetto
"difficile" e datato come il Vario-Sonnar 40-120mm f/2,8, ho ritrovato lo stesso impianto di macrocontrasto
quasi pittorico e quelle tonalità che, anche grazie alle emulsioni attuali, rendono altera e moderna la resa
di questi obiettivi, progettati e costruiti utilizzando come riferimento unicamente l'assoluto...
Resta il rammarico per il ritardo con cui il Vario-Sonnar 40-120mm f/2,8 è andato in produzione:
dal progetto datato 1964 al lancio nel 1971 sono passati sette interminabili (ed inspiegabili) anni carichi
di eventi, trasformazioni ed evoluzioni tecniche: vista la resa ottica di quest'obiettivo, se fosse stato
prontamente lanciato a metà anni '60, magari con una montatura un filo più snella e leggera, sarebbe
stato un peso da una libbra sulla bilancia che stava decidendo i delicati equilibri commerciali nel settore...
Tuttavia una commercializzazione frettolosa e con una montatura al risparmio avrebbe significato compromessi
e magari una messa a punto non perfetta: in due parole, non sarebbe stato un prodotto Zeiss.

(Ringrazio nuovamente e calorosamente l'amico Pierpaolo Ghisetti, fido compagno
di queste scorpacciate dell'anima, per avermi messo a disposizione alcuni degli
straordinari pezzi illustrati in questa sede e per avermi consentito di eseguire gli
scatti che corredano il pezzo)


MARCOMETER



IL  SISTEMA  CONTAREX  CONFERMA  IN PIENO,  ANCHE  ATTRAVERSO
I  SUOI  PEZZI  PIU'  RARI  E  PREGIATI,  GRANDI  MERITI  ED  INSPIEGABILI
ID
IOSINCRASIE:  GLI  OBIETTIVI  SFODERANO  UNA  RESA  GLOBALE
(E  NON  PARLO  DI  RISOLUZIONE)  MOLTO  BELLA  E  SODDISFACENTE,
MENTRE  I  CORPI  MACCHINA,  CON  PARTICOLARE  RIFERIMENTO
ALL'ERGONOMIA  PRATICA,  SONO DEGLI  AUTENTICI  CILICI  PUNITIVI
CON  CUI  FARE  PENITENZA  QUANDO  SI  DESIDERA  GODERE  DI  QUESTI
VARIEGATI  SAPORI;  I  DUE OBIETTIVI  DELLA  PROVA  SONO  MOLTO  VALIDI,
COSA  ATTESA  PER  L'S-PLANAR  MA  AUTENTICA  SORPRESA  PER  IL  VARIO!


(Testo e foto di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato)

 




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