ZEISS  8x30b  DIALYT : LA  SOLUZIONE  AMATORIALE

PER  UN  SUPERTELE  DA  400mm  DEDICATO  ALLE

FOTOCAMERE  ZEISS  IKON  NEL  PERIODO  COMPRESO

  IL  1959  AI  PRIMI  ANNI '70.



ABSTRACT

The Zeiss lenses are top rank items and, mostly, the extreme telephotos are far from the budget range of most users; luckily someone in Stutgart, in late '50, had the jolly idea to fit a Zeiss 8x30 monocular in front of the 50mm standard lenses of the Zeiss Ikon cameras, conceiving a curious assembly rated as 400mm f/16 super-telephoto, a really compact and lightweight outfit that allowed the amateurs to shot 8x without killing the bank account and with decent results (albeit with visible CA); the first model (1959-62) exploited the classic eyepiece adjustments for focusing and it was quite boring in practical use; this model was updated in 1962 fitting a front focus ring like that of a classic lens and balancing the colors (previously with a yellowish cast) thanks to an improved coating; finally, in 1969, it was introduced the third model, featuring a straight and slim barrel thanks to a roof prism. These devices could be placed in front of several Zeiss Ikon - Voigtlaender cameras of the era like the Contaflex, Contarex, Icarex, Contaflex 126, Bessamatic and Ultramatic, exploiting a broad range of adapter rings. The 80x30b Dialyt was perfect for mountain hiking where it could serve both as 8x spotting scope and a 400mm lens for stunning details of far mountains, providing to place the camera on a small tripod or a sturdy support to avoid shakes with the long shutter times required by the slow f/16 aperture (effective: f/13,4); it was rather less suitable for animals and wildlife due to the difficulty to get a correct focus in a while. Anyway it's interesting as it withnesses one of the few Zeiss Ikon compromises upon utmost quality and effectiveness at any cost.


08/07/2016


Così come gli amanti delle belle auto d'annata preferiscono sicuramente possedere, restaurare o ammirare una bella Ferrari 250TR del 1958 anzichè una umile Isetta (che pure vanta il suo carnet di interessanti soluzioni tecniche e significati storici), allo stesso modo nel campo del modernariato fotografico si preferisce parlare dei grandi miti di una generazione o di campioni indiscussi, tralasciando o addirittura dimenticando gli elementi di un sottobosco minore; ammetto che anch'io tendo ad indulgere in questo atteggiamento e siccome anche questi oggetti apparentemente plebei sottendono invece argomenti e considerazioni interessanti, oggi voglio fare ammenda e fornire un quarto d'ora di celebrità ad un particolare accessorio Zeiss disponibile dal 1959 ai primi anni '70 che venne spesso snobbato dalla esigente clientela della Casa e che invece non rappresenta solamente una soluzione tutto sommato intelligente ma anche uno dei rari casi in cui la Zeiss accettò un compromesso al suo amore per la massima qualità ed efficacia ad ogni costo, trovando un intelligente compromesso anche con i costi, il peso e gli ingombri: stiamo parlando del monoculare Zeiss 8x30b Dialyt che, come vedremo, non si limitava al classico utilizzo a visione diretta.

Documentazione ufficiale Zeiss Ikon del monoculare 8x30b Dialyt (fonte: Zeiss Ikon).


Il Carl Zeiss 80x30b Dialyt è un monoculare ad 8 ingrandimenti che costituisce l'ultima evoluzione di un modello che, a partire dal 1959, venne predisposto anche per l'applicazione diretta agli obiettivi normali di varie fotocamere Zeiss Ikon, dando vita ad un curioso abbinamento che generava un supertele da 400mm (418mm effettivi) con apertura fissa f/16 (effettiva: f/13,4) che permetteva ai clienti amatoriali di soddisfare le saltuarie esigenze di un superteleobiettivo senza investire cifre troppo elevate e senza portare in borsa ordigni con dimensioni e peso rilevanti; l'esercizio degli obiettivi in abbinamento ad aggiuntivi ottici che ne modificavano la lunghezza focale era ben radicato nel DNA Zeiss Ikon e consentiva alla diffusissima reflex Contaflex di approdare a focali grandangolari e tele nonostante l'obiettivo Tessar non fosse intercambiabile a causa dell'otturatore centrale e dei suoi meccanismi; per tutti gli anni '50 la Carl Zeiss profuse molte energie nel calcolo di numerosi aggiuntivi ottici dedicati al Tessar ma anche al Planar o al tripletto Pantar appaltato a terzi, sovente impiegando in prima persona lo stesso capo del Rechensbuero e tutta la sua esperienza e realizzando anche molti prototipi che non videro la produzione di serie, non tanto per questioni qualitative (le prove preliminari fornivano anzi prestazioni ottime) ma per ingombri, pesi e costi di produzione sovente inconciliabili con la macchina di destinazione, spesso di media gamma (celeberrimi i prototipi abortiti il cui schema ottico era così ingombrante che le lenti vennero tagliate in forma rettangolare, al limite della copertura necessaria, tentando di alleggerirli!).

Questo retaggio caratteristico tornò a galla nel 1959, quando la prestigiosissima reflex Contarex stava faticosamente arrivando sul mercato ad affiancare la già affermata Contaflex, fotocamera più abbordabile e con meno pretese; alla Zeiss ebbero l'idea, forse eversiva per i loro standard assoluti ma sicuramente sbarazzina ed intelligente, di applicare ad un monoculare Zeiss 8x30 una filettatura di servizio all'altezza dell'oculare che permettesse di avvitarlo davanti all'obiettivo della fotocamera: provvedendo a garantire la corretta distanza fra la lente posteriore del monoculare e quella anteriore dell'obiettivo per soddisfare le quote della pupilla d'ingresso, si otteneva un complesso da circa 400mm di focale con pesi, ingombri e costi nemmeno lontanamente paragonabili a quelli di un ipotetico teleobiettivo di pari potenza (che comunque, nella gamma Carl Zeiss, non sarebbe arrivato che nel 1970).

Il concetto stesso di oggetto a destinazione amatoriale è insito nelle sue caratteristiche: infatti la versione "fotografica" venne dotata fin dall'origine di una montatura filettata da 27mm che corrisponde al passo filtri anteriore dell'obiettivo fisso delle reflex Contaflex, lasciando quindi intendere che la destinazione primaria di tale accessorio fosse questa gamma di apparecchi, sicuramente più popolari e destinati ad un pubblico meno smaliziato e sofisticato; questo però non impedì di realizzare fin da subito gli appositi raccordi destinati anche ai prestigiosissimi obiettivi Carl Zeiss della Contarex, cercando in tal modo di supplire alla iniziale essenzialità del suo corredo ottico, nel frattempo sviluppato in modo costante nel corso degli anni.

 


I monoculari Zeiss 8x30 a destinazione fotografica furono prodotti dal 1959 fino al termine dell'era Contarex, quando a metà anni '70 il relativo Vertieb fondato a Stoccarda per gestire e smaltire le ultime rimanenze terminò il suo compito; il primo modello, con prisma di Porro, differiva poco dall'omologo tipo standard ed infatti venne inizialmente mantenuta la regolazione della messa a fuoco tramite la ghiera posta nell'oculare posteriore che, complici le piccole dimensioni, il peso a sbalzo e l'adattatore  rientrante, rendeva l'operazione piuttosto difficile; peraltro le distanze disponibili, fra infinito e 2m, non erano riportate sulla ghiera stessa; un altro problema rilevato nell'uso prativo era una vistosa dominante giallastra, dovuta al tipo di vetro e antiriflessi usati, un problema certo marginale nella visione diretta (la destinazione d'uso prevista in fase di progetto) ma sicuramente fastidiosa quando si alternavano obiettivi normali all'8x30b sullo stesso rullo di pellicola, ottenendo immagini dal cast cromatico differente.

Nel 1962 la Zeiss, pur mantenendo lo stesso codice prodotto (20.1629) recepì queste problematiche e corse ai ripari creando una versione aggiornata con diverse migliorie: la ghiera di messa a fuoco (ora possibile fino ad 1m) era stata spostata nel cannotto anteriore, allungato per l'occasione, e consentiva una regolazione molto più agevole e analoga a quella degli obiettivi convenzionali, grazie anche alla doppia scala in metri e piedi; inoltre l'antiriflessi venne migliorato al fine di eliminare la dominante gialla della precedente versione; restava comunque la sagoma curiosa e l'ingombro non indifferente dovuti al sistema ottico con prisma di Porro, invariato rispetto al modello originale.

Nel 1969 fece la sua apparizione il terzo e definitivo modello, quello protagonista di queste note, che manteneva la comoda ghiera di fuoco anteriore con doppia scala e distanza minima ad 1m ma in un barilotto rettilineo e molto più snello grazie all'adozione di un prisma a tetto, che gli valse la denominazione di 8x30b Dialyt; è altresì interessante notare un ulteriore dettaglio: nel sistema Contarex i codici identificativi dei pezzi prevedono 6 numeri: i primi 2 indicano la categoria e gli altri 4 il tipo, il modello o le relative evoluzioni; quindi i corpi macchina Contarex hanno prefisso 10, gli obiettivi prefisso 11, gli accessori prefisso 20... Ebbene: le prime due versioni con prisma di Porro hanno un codice che inizia con 20, quindi erano considerati parte della categoria accessori, alla stregua di un filtro o di un vetro di messa a fuoco, mentre la versione 8x20b Dialyt del 1969 presenta il codice 11.1206, quindi col prefisso identificativo che adottano gli obiettivi Zeiss Contarex: in pratica la Zeiss aveva deciso di promuovere l'8x30b Dialyt "in prima squadra", considerandolo e catalogandolo alla stregua di un obiettivo vero e proprio e non più solo un accessorio curioso, forse anche perchè finalmente abbandonava quella sagoma sinuosa che lo etichettava immediatamente come un mezzo binocolo adattato ad altro impiego!

 

Foto d'insieme del corredo Zeiss Contarex di inizio anni '70 (mancano comunque ancora alcuni pezzi come l'F-Distagon 16mm f/2,8, il Planar 85mm f/1,4 ed il prototipo Distagon 15mm f/3,5, così come non è presente il Biogon 21mm f/4,5, non più applicabile ai corpi macchina del periodo) che mostra il monoculare 8x30b Dialyt allineato assieme alle altre ottiche ed investito di pari dignità! (immagine: Zeiss Ikon)

Come anticipato, la focale effettiva di questi monoculari è 418mm mentre l'apertura massima effettiva dichiarata risulta essere f/13,4 in abbinamento ad un obiettivo da 50mm (ad esempio il Planar 50mm f/2 o il Tessar 50mm f/2,8 Contarex), f/22,6 in abbinamento ad un obiettivo da 85mm (come il Contarex Sonnar 85mm f/2) e addirittura di f/36 quando montato su un 135mm (come i Contarex Sonnar 135mm f/2,8 e 135mm f/4): questo valore è indipendente dall'apertura massima effettiva dell'obiettivo che funge da relay lens perchè l'interazione delle pupille utilizza solo una porzione assiale dell'obiettivo montato sulla macchina, che deve restare a tutta apertura (ho comunque appurato che un paio di stop si possono chiudere prima che compaia vignettatura periferica); in pratica i migliori risultati si ottengono con gli obiettivi da 50mm, in particolare l'ottimo Planar f/2, perchè con focali maggiori l'apertura modesta produce troppa diffrazione per avere risultati decenti; in ogni caso l'abbinamento fra il gruppo ottico del monoculare e quello dell'obiettivo da ripresa genera vistosi problemi di aberrazione cromatica laterale che si accentuano nello sfuocato ma è un prezzo da pagare all'economia del sistema e al fatto che questo sposalizio non era stato previsto in sede di progetto, magari ottimizzando il gruppo ottico in questo senso.

 

L'imballo originale del monoculare Zeiss 8x30b Dialyt; sul fianco troviamo in evidenza il codice 11.1206 che lo equipara ad un obiettivo vero e proprio e la focale dichiarata di 400mm.

Lo schema ottico di questo accessorio è molto simile a quello dei due modelli precedenti e l'unica differenza rilevante sta nel nuovo prisma a tetto che consente di ottenere un barilotto snello e di aspetto moderno; ecco la sezione dello schema ottico.

 

La messa a fuoco avviene per spostamento del doppietto anteriore spaziato ad aria; l'ampio movimento consentito ci permette di arrivare ad appena 1m di distanza, cui corrisponde addirittura in rapporto di riproduzione di 1:2,2, cioè una vera macro; notate la sofisticazione del prisma a tetto, le cui superfici semi-argentate riflettono i raggi non perpendicolari alle medesime e lasciano passare quelli perpendicolari, consentendo un piccolo miracolo di miniaturizzazione. Nonostante l'identica lunghezza focale, le vecchie versioni con prisma di Porro dichiarano un angolo di campo di 6,3° mentre il nuovo modello Dialyt con prisma a tetto un angolo di 7,4°: probabilmente la proiezione dell'oculare risulta leggermente più grandangolare.

 

Lo schema ottico riportato sull'immagine dell'8x30b Dialyt evidenzia i vantaggi nella compattezza garantiti dal nuovo prisma.

 

La ghiera di fuoco può compiere 3 giri e 1/4: in una prima fase le distanze comprese fra infinito e 6 metri sono indicate sulle doppie scale in metri e piedi, successivamente non ci sono riferimenti ma la messa a fuoco può procedere fino ad 1m, una notevole escursione sottolineata dall'evidente allungamento dell'elemento mobile.

 

Per l'applicazione sulla Contarex gli obiettivi più indicati sono lo Zeiss Planar 50mm f/2 (in questo caso in esecuzione Blitz-Planar con gestione del flash su numero guida, codice 11.2412) o lo Zeiss Tessar 50mm f/2,8 (codice 11.2501); entrambi si possono applicare al monoculare Zeiss 8x30b Dialyt codice 11.1206) utilizzando anelli adattatori Zeiss Ikon, in pratica degli steppers con doppia filettatura, interna da 27mm ed esterna da 49mm, cioè il passo filtri filettato degli obiettivi; di questo modello esistono due varianti quasi identiche che differiscono solamente per l'entità dello sbalzo verso l'interno dell'obiettivo: 7,3mm il tipo 20.1633 e 9,9mm il tipo 20.1639; la Zeiss non ha mai specificato la ragione di questa sottile differenziazione ma credo che il modello con sbalzo di 9,9mm (che avvicina quindi di più l'oculare dell'8x30b al gruppo ottico dell'obiettivo) sia stato concepito per il Tessar 50mm f72,8, che ha effettivamente un gruppo ottico molto piccolo e profondamente incassato, mentre il modello 20.1633 con rientranza ridotta a 7,3mm è nata per il Planar 50mm f/2, con lenti di maggior diametro e più vicine alla montatura anteriore... In ogni caso ho appurato che anche utilizzando il tipo 20.1639 con sbalzo da 9,9mm sul Planar 50mm f/2 tutto funziona perfettamente.

 

La vista anteriore mostra i dati di targa dell'articolo ed è interessante perchè da un lato evidenzia il sofisticato antiriflessi e dall'altro riporta un numero di matricola che non è congruente con la serialità Carl Zeiss di quel periodo: infatti fin dal 1964 tutti i binocoli, monoculari e simili marcati Carl Zeiss erano in realtà prodotti negli stabilimenti della controllata Hensoldt di Wetzlar, azienda con antiche tradizioni (fondata a metà '800) e acquisita da Zeiss Ikon nel lontano 1928, in quella forsennata serie di acquisizioni che diede origine al grande colosso della fotografia; si tratta quindi di un seriale applicato da Hensoldt. La vista posteriore mostra una ghiera con vite di fermo che serve per la calibratura iniziale di infinito del monoculare applicato sull'obiettivo; l'oculare gommato, ripiegabile su se stesso per il trasporto, può essere facilmente svitato, rivelando la filettatura da 27mm che consente di avvitarlo direttamente sull'obiettivo della reflex Contaflex o di montarlo sui relativi anelli adattatori per altri modelli.

 

Il marchio della Hensoldt di Wetzlar, la sussidiaria Zeiss che produceva tutta la linea di binocoli e monoculari Carl Zeiss, con stabilimento nella stessa città dove aveva sede il celebre concorrente tedesco Leitz!

Grazie al fatto che gli adattatori erano economici e di semplice fattura, la Zeiss Ikon ha previsto il montaggio del monoculare 8x30b Dialyt su numerose fotocamere della sua gamma dell'epoca: oltre a Contaflex reflex e Contarex era possibile utilizzarlo sulla Contaflex 126 e sulle Zeiss Ikon - Voigtlaender Icarex, Icarex S, Bessamatic e Ultramatic; ecco uno specchio riassuntivo con i vari modelli, i necessari raccordi ed il relativo codice Zeiss Ikon.

 

Erano quindi disponibili cinque diversi adattatori, tre dei quali destinati agli obiettivi Contarex più altri due modelli con attacco a baionetta B50 (per Icarex, Icarex S e Contaflex 126) e filettatura da 40,5mm (per Bessamatic ed Ultramatic); sulle Contaflex reflex 24x36, invece, non era necessario alcun anello intermedio perchè l'attacco filtri del loro Tessar 50mm corrispondeva al filetto da 27mm del monoculare. Non era possibile (o meglio, consigliato) applicare l'8x30b Dialyt alle Contaflex reflex dotate di obiettivo da 45mm perchè la differente posizione della pupilla di entrata dell'obiettivo non era perfettamente compatibile con lo schema del monoculare (suppongo si verificassero vistose vignettature). Per quanto riguarda le ottiche Contarex, i migliori risultati si ottenevano con i 50mm Planar e Tessar; ufficiosamente era tollerato anche l'esercizio con il Distagon 35mm f/4 ma non veniva consigliato. L'anello con attacco a baionetta B56, teoricamente, avrebbe consentito meccanicamente il montaggio su numerosi obiettivi da 21mm a 135mm di lunghezza focale (in pratica tutti gli obiettivi dotati di baionetta B56 per i relativi filtri), tuttavia i problemi di pupilla, di vignettatura o di incompatibilità ottica limitavano il range ufficialmente consigliato a due sole ottiche: il luminoso Planar 55mm f/1,4 (che comunque non restituiva la resa del meno luminoso Planar 50mm f/2) ed il Sonnar 85mm f/2 col quale, però, il monoculare garantiva un'apertura di appena f/22,6, decisamente limitata per l'utilizzo pratico e già in area diffrazione.

Va sottolineato che l'obiettivo da ripresa andava settato su infinito, focheggiando solo col monoculare, e secondo le istruzioni della Casa occorreva tenere il suo diaframma alla massima apertura; ho provato a chiudere il diaframma del Planar 50mm f/2 dotato di monoculare e in effetti, oltre f/4, compare nell'immagine una vignettatura circolare, tuttavia ho anche riscontrato che, limitandosi a chiudere ad f/2,8 -4, il problema non compare e suggerisco comunque di agire in questo modo, per limitare il flare da interriflessioni del barilotto presenta alla massima apertura (il basso contrasto è il limite maggiore di questo complesso).

 

Questo era l'aspetto del monoculare in assetto operativo nei primi anni '70: lo Zeiss 8x30b Dialyt (11.1206) con anello adattatore S27 - S49 (10.1639) applicato allo Zeiss Blitz-Planar 50mm f/2 (11.2412), il tutto montato su una Contarex Super della serie "Vertieb" (10.2600); a parte un certo sentore di "voler non posso" il complesso è estremamente compatto e, grazie al barilotto rettilineo garantito dal prisma a tetto e alla ghiera anteriore, è possibile mettere  a fuoco tenendo la macchina all'occhio; naturalmente la messa a fuoco risulta critica a causa dell'apertura effettiva f/13,4 e richiede molta concentrazione oltre, naturalmente, all'adozione di un vetro di messa a fuoco più adatto come il tipo 2 completamente smerigliato e privo di telemetro di Dodin che inevitabilmente verrebbe oscurato.

 

Proprio l'anno successivo, 1970, la Carl Zeiss mise a disposizione del sistema Contarex un "vero" obiettivo da 400mm, il Tele-Tessar 400mm f/5,6 (codice 11.2434), circa 3 f/stop più luminoso e certamente più corretto dall'accoppiata 8x30b Dialyt + Planar 50mm f/2 ma, in ogni caso, le due proposte non si cannibalizzavano a vicenda perchè il prestigioso 400mm era ingombrante (circa 34cm di lunghezza più l'impugnatura gommata necessaria a sostenerlo con la mano sinistra mentre si focheggiava col pomello a cremagliera), pesante (1.760g) e piuttosto costoso (1.265 DM al lancio) mentre l'accoppiata 8x30b Dialyt + adattatore + Planar 50mm f/2 era decisamente più compatta (le due immagini sono in esatta scala), pesava solo 479g col tappo posteriore metallico dell'obiettivo (che scendevano a 448g usando il Tessar 50mm f/2,8) e richiedeva una esposizione economica molto più contenuta, visto che il monoculare aveva un prezzo più abbordabile ed il 50mm era già in possesso dell'utente; infatti del prestigioso Tele-Tessar 400mm f/5,6 fra il 1970 ed il 1973 furono realizzati poco più di 350 pezzi. In ogni caso, come ripeto, le zone periferiche dell'immagine erano afflitte da una vistosa aberrazione cromatica (che risulta sicuramente più corretta nel 400mm Tele-Tessar) ma evidentemente fu ritenuto che per un uso saltuario e non professionale le immagini prodotte fossero adeguate (chi è mio coetaneo ricorderà che, fino agli anni '80, la stragrande maggioranza delle immagini venivano stampate ad un formato di appena 10x15cm e messe in quei piccoli album di plastica trasparente, pochi realizzavano diapositive e la maggioranza di essi le proiettava con i classici Will Maginon 85mm f/2,8 o simili, obiettivi a tre lenti con corpo in plastica che non consentivano certo di mantenere in proiezione un'altissima qualità).

 

Il Carl Zeiss 8x30b Dialyt era l'accessorio perfetto per lunghe camminate e soprattutto escursioni in montagna: infatti era leggero e tascabile e fungeva simultaneamente da monoculare 8x da visione e teleobiettivo da 400mm per immortalare impressionanti dettagli di monti a grande distanza, naturalmente provvedendo a fissare il complesso su un piccolo treppiedi tascabile o a sistemarlo su un solido appoggio di fortuna per evitare il mosso indotto dai lunghi tempi di posa richiesti dalla ridotta apertura massima; era sicuramente più difficile, invece, prevedere il suo utilizzo per caccia fotografica di animali, dal momento che la messa a fuoco a simili aperture non era certo fulminea e il movimento stesso dei soggetti avrebbe richiesto rapidi tempi di posa che non erano praticabili.

 

Tabella delle distanze di fuoco con e senza lenti addizionali e relativi rapporti di riproduzione (fonte: Zeiss Ikon)

Si apriva invece uno scenario completamente nuovo, sia in visione che per la ripresa fotografica, considerando la ridottissima distanza minima di messa a fuoco: senza alcun accessorio il complesso 8x30b Dialyt + Zeiss Planar 50mm f/2 riusciva a focheggiare ad appena 1m, grazie all'elicoide che può compiere diversi giri completi, cui corrisponde già un rapporto di riproduzione di 1:2,2 (che, sul formato di negativo 24x36mm, corrisponde ad un campo inquadrato di 5,3 x 7,9cm), peraltro con una profondità di campo non disprezzabile (6mm complessivi) grazie all'apertura di lavoro così ridotta: siamo quindi già nel vero campo macro ma la Zeiss, onorando la tradizione che l'ha sempre vista arricchire i suoi prodotti con innumerevoli accessori destinati a soddisfare ogni nicchia di utilizzo, non si è accontentata di questo ed ha previsto anche speciali lenti addizionali con inserimento "a cappuccio" da 1, 2, 3, 5 e 8 diottrie di potenza, che spostano progressivamente la distanza minima di fuoco da 1 metro (con la lente da 1 diottria e monoculare regolato su infinito) ad appena 11cm (con la lente da 8 diottrie e monoculare focheggiato alla distanza minima); in questa configurazione più estrema il rapporto di riproduzione sul formato 24x36mm è addirittura di 3,6:1, con un campo inquadrato di appena 6,4 x 9,7mm ed una profondità di campo parimenti ridotta ad 8/100mm.

Tutto questo trasforma l'8x30b Dialyt in una sorta di microscopio "long working distance" che consente di osservare ed eventualmente fotografare piccolissimi animali o dettagli non facilmente avvicinabili, una sorta di supertele super-macro ante litteram con eventuali applicazioni in campo ornitologico, geologico, etc. Peraltro, da prove fatte, l'abbinamento monoculare - obiettivo da ripresa sembra lavorare quasi meglio a coniugate minime rispetto ad infinito. Dalla tabella sopra riportata traspare la consueta precisione Zeiss, con tutti i rapporti di riproduzione, i campi d'immagine e la relativa profondità di campo alle varie distanze e con le varie combinazioni: una documentazione fin troppo scientifica e professionale per il target tipico di utenti previsto!

Volendolo attualizzare, a parte l'abbinamento preferenziale della classica accoppiata 8x30b Dialyt + Planar 50mm f/2 su fotocamere mirrorless 24x36mm come le attuali Sony della serie A7 o Leica SL, ho personalmente provato altri tipi di abbinamento: usando steppers da 49mm a 52mm ho montato il monoculare su un Leica Summicron-R 50mm f/2 ultima serie, a sua volta applicato a Canon EOS 5D, tuttavia l'eccessiva distanza fra l'ultima lente del monoculare e la prima dell'obiettivo crea una vistosa vignettatura meccanica, rendendo l'accoppiata inutilizzabile; con stepper 49mm - 52mm ho montato il monoculare su un Nikon Nikkor AiS 50mm f/1,8 "forcella" (a sua volta messo su Canon EOS 5D con adattatore ma anche su Nikon full-frame, direttamente) e, in questo caso, la distanza è più favorevole e non compare alcuna vignettatura.

Per realizzare velocemente alcuni scatti di prova, sfruttando comunque l'obiettivo originale Zeiss Contarex Blitz-Planar 50mm f/2, ho montato il complesso su una Canon EOS M mirrorless APS-C (crop factor: 1,585), sfruttando un adattatore Zeiss Contarex - LTM e un altro LTM - EOS M, impostando l'obiettivo Zeiss da ripresa su infinito ed f/4 (la piccola vignettatura che comparirebbe ad f/4 sul full-frame non è percettibile su APS-C) per migliorare il contrasto e minimizzare il flare da interriflessioni, sicuramente uno dei maggiori problemi con questo tipo di strumenti, scattando su cavalletto in RAW .CR2 aperto in Adobe Camera Raw 9.5 e poi salvato in Photoshop CC.

In questo scatto a grande distanza (la focale equivalente sarebbe 418mm x 1,585 = circa 660mm) la resa è genericamente soddisfacente a prima vista ma lo sfuocato appare sgradevole, "bifido" (sdoppiamento delle linee) e con un'apprezzabile aberrazione cromatica che si accentua nel fuori fuoco (vedi dettaglio al 100% della zona indicata dalla freccia gialla).
Va anche annotato che il blend leggermente giallo lamentato nel primissimo modello del 1959 con prisma di Porro non è completamente scomparso, dal momento che il white balance automatico della macchina, in condizioni di luce da circa 5200° Kelvin, usando l'8x30b Dialyt ha selezionato invece un valore di 6400° Kelvin, compensando appunto una leggera dominante calda. Naturalmente è molto difficile focheggiare anche in live view 10x perchè l'immagine risulta ingrandita 80x ed ogni minimo contatto col cannotto del monoculare per ruotare la ghiera provoca violenti movimenti e vibrazioni dell'immagine visualizzata.

 

Anche in questo scatto controluce (tutte le immagini sono esposte a 100 ISO e priorità di diaframma) l'impressione generale non è deludente ma sono immediatamente apprezzabili
già nel fotogramma intero dei problemi ai bordi legati ad aberrazione cromatica ed evidenziati dall'ingrandimento al 100% del dettaglio indicato dalla freccia rossa, peggiorati anche delle turbolenze termiche. Anche in questo caso si tratta di elementi fuori fuoco, dove la frangiatura sembra accentuarsi.

 

Complessivamente migliori sono le prestazioni a distanza ravvicinata su un soggetto bidimensionale dove non esistono aree sfuocate: in questo caso la resa è buona; naturalmente non ci avviciniamo nemmeno alla nitidezza di un vero macro ma questa immagine molto ravvicinata è stata ottenuta a circa 3m di distanza, quindi con un rapporto fra distanza e rapporto di riproduzione impossibile per i macro veri e propri, anche di lunga focale.

 

In questo caso la ripresa è stata ottenuta ad una distanza ancora inferiore e il campo inquadrato è di appena 14x21mm: la resa non è eccezionale ma per uno scatto di emergenza o senza pretese può andare bene, soprattutto considerando che è stata ottenuta ad una grande distanza di ripresa che, in certe circostanze, può fare la differenza fra realizzare la foto oppure no.

In sintesi questo monoculare Zeiss 8x30b Dialyt prestato alla fotografia è simpatico ed interessante per varie ragioni: permetteva ai comuni fotoamatori non particolarmente impegnati di approdare al regno dei supertele, non richiedeva un salasso per l'acquisto e svolgeva perfettamente anche il suo compito istituzionale di spotting scope 8x durante le escursioni, trasformandosi rapidamente e alla bisogna in potente teleobiettivo; il trapianto brutale su ottiche da ripresa, senza alcun calcolo di ottimizzazione preliminare, fornisce vistose aberrazioni periferiche, specialmente cromatiche, e uno sfuocato poco gradevole ma tutto questo, oltre ad essere debitamente inquadrato nel suo contesto cronologico, va anche relazionato al tipo di utenza al quale era destinato (principalmente proprietari di Contaflex ed Icarex), clienti raffinati ma senza specifiche pretese di stampo professionale; la destinazione al corredo professionale per eccellenza, la Contarex, costituisce un po' l'anomalia però occorre considerare che il corredo Contarex nacque con appena 6 obiettivi (21mm, 35mm, 50mm, 85mm, 135mm e 250mm) quando il diretto concorrente nipponico, leggi Nikon, in breve sfornò una impressionante gamma di ottiche, anche speciali ed altamente professionali; nell'affannosa ricerca di portarsi rapidamente in pari alla Zeiss forse non parve vero di poter "tamponare" temporaneamente il buco nelle focali lunghe (sebbene il Mirotar 500mm fosse calcolato fin dal 1961 ma non ancora in produzione e comunque estremamente elitario e pesante) semplicemente creando un economicissimo anello adattatore che permettesse di dichiarare sulle brochures che anche la Contarex poteva sfruttare, se necessario, una focale da 400mm.

Soprattutto, questo intelligente compromesso accettato dalla casa  rappresenta davvero un'eccezione nello storico anelito Zeiss verso la perfezione assoluta, uno dei rari casi in cui la ragionevolezza e le considerazioni relative alla praticità e al costo hanno mitigato questa ricerca quasi astratta dell'oggetto perfetto, e solo per questo l'8x30b merita un posto al sole nella storia dell'ottica fotografica.

(Marco Cavina)

(Attrezzature, testi, immagini e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato)

 


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