NIKON  ZOOM-NIKKOR - THE  SECOND  WAVE:

SCHEMI,  DATI  E  CARATTERISTICHE  INEDITE

RELATIVI  AD  ALCUNI  DEGLI  ZOOM-NIKKOR

DELL'EPOCA  CLASSICA  PIU'  APPREZZATI  E

FAMOSI,  CON  RIFERIMENTI  AL  TRENDSETTER

CANON  FD  35-70mm  f/2,8-3,5


 

ABSTRACT

After a previous article about the early zoom-Nikkor lenses from the sixties, here you
are the second row: an article about some of the most famous ad appreciated Nikon
zoom lenses born between early '70s and early '80s: 28-45mm f/4,5,  35-70mm f/3,5
Ai,  25-50mm f/4 Ai,  35-70mm f/3,5 Ais  and 80-200mm f/2,8 AiS *ED; for each
lens you'll find the prototypes, unprecedented drawings with data, aberration figures
from the original projects and much more, with a section for the optical trendsetter of
all '70s' short zooms, the Canon FD 35-70mm f72,8-3,5.

10/09/2008

 

Dopo un primo articolo sugli zoom-Nikkor degli anni '60, modelli che crearono un trend
di massa e la nicchia dello zoom fotografico realmente fruibile, ecco una seconda puntata
che verte sullo stesso tema; in questo caso il centro del mio interesse si è focalizzato su alcuni
modelli di zoom-Nikkor progettati e lanciati sul mercato dall'inizio degli anni '70 all'inizio degli
anni '80, un periodo in cui fiorirono alcune delle realizzazioni Nippon Kogaku più apprezzate e
famose dell'era pre-AF, modelli che diedero molta soddisfazione ai Nikonisti e che sono tuttora
titolari di apposito altarino di culto nei loro cuori...

Senza ulteriori preamboli, i modelli in questione sono gli zoom-Nikkor 28-45mm f/4,5 K - Ai,
35-70mm f/3,5 Ai, 25-50mm f/4 Ai - AiS,  35-70mm f/3,5 AiS ed 80-200mm f/2,8 AiS *ED;
devo ammettere che le ricerche, le verifiche incrociate e l'elaborazione di questo materiale mi ha
richiesto molto tempo e fatica, ma per la prima volta sarà possibile conoscere fino in fondo ed
analizzare le caratteristiche ottiche di questi celebri modelli, dei quali finora si sapeva ben poco...

Dopo i primi zoom degli anni '60, la cui mission era quella di avvicinare la qualità delle focali fisse
per rendere praticabile il loro utilizzo anche da utenti esigenti, i modelli della seconda generazione,
targati anni '70, ebbero come nuovo, ambizioso traguardo la conquista delle focali più corte, un settore
di grande interesse e quasi totalmente trascurato dai modelli precedenti, principalmente per i limiti
progettuali del tempo; da questo punto di vista, il primo, vero zoom grandangolare "moderno" fu
il celebre
zoom-Nikkor 28-45mm f/4,5, entrato ufficialmente in produzione nel Settembre del 1975
ma in realtà finito di progettare da Soichi Nakamura entro il Natale del 1970, quasi cinque anni prima,
rivaleggiando in questo ingiustificabile ritardo col celebre Vario-Sonnar 40-120mm f/2,8 Contarex
(anch'esso prodotto circa 7 anni dopo la sua progettazione!); vista l'anagrafe, lo zoom-Nikkor 28-45mm
fu presentato in montatura "K", con la classica livrea nera e fasce gommate degli obiettivi immediatamente
precedenti la generazione Ai, con i quali condivide in toto l'estetica, se escludiamo l'interfaccia al
simulatore del diaframma e la celebre forcella, priva di feritoie e montata in posizione invertita.

 

Il progetto originale di Soichi Nakamura prevedeva tre diversi prototipi, l'ultimo dei quali
fu deliberato per la produzione di serie: ecco i relativi schemi ottici. Quest'obiettivo sfrutta
lo schema basato su due gruppi mobili con focale di segno opposto, e durante la zoomata
i due gruppi si muovono uno verso l'altro (quello anteriore rientra verso il corpo macchina
e quello posteriore si allontana dal medesimo); in questo caso Nakamura ha inserito una
ulteriore raffinatezza, dal momento che il gruppo posteriore è diviso a sua volta in due moduli,
che avanzano in modo asincrono, introducendo un ulteriore, leggero flottaggio che differenzia
la loro corsa, allontanandoli l'uno dall'altro; addirittura, nei due prototipi alternativi, il modulo
posteriore è scomposto in tre sottogruppi, con quattro flottaggi complessivi (lo spazio fra i
due moduli principali, lo spazio retrofocale ed i due spazi che separano i tre gruppi secondari
del modulo posteriore), come esemplificato dallo schema seguente.


Ecco lo schema di massima che visualizza i flottaggi dello zoom-Nikkor 28-45mm f/4,5
durante il passaggio dalla focale minima alla massima: come si può notare, oltre alle
variazioni previste nella distanza fra i due moduli principali (S1) e nello spazio retrofocale
(S4) esiste un ulteriore flottaggio di ridotta entità che interessa sottogruppi del modulo
posteriore: nell'esemplare di serie i sottogruppi sono solamente due (per semplificare la
costruzione ed abbattere i costi), mentre nei prototipi alternativi, cui si riferisce lo schema,
il gruppo di lenti posteriore viene suddiviso in tre moduli, la cui posizione varia, come
evidenziato dagli spazi S2 ed S3 che aumentano leggermente passando dalla focale
minima a quella massima.

 

Lo schema di sinistra è stato disegnato da Vicent Cabo partendo dai parametri matematici
teorici del terzo prototipo, mentre lo schema sulla destra è una fedele riproposizione del
modello in regolare produzione: come si può notare i due schemi sono coincidenti.

 

Ecco lo schema "index" relativo allo zoom-Nikkor 28-45mm f/4,5; l'escursione di focale
effettiva varia da 28,85mm a 44,19mm, mantenendo costante l'apertura massima di f/4,5;
come confermato dai dati, passando da 28mm a 45mm il modulo anteriore arretra e quello
posteriore avanza, al punto che lo spazio D1 passa da oltre 3cm a poco più di 1mm, e nel
contempo lo spazio retrofocale BF (la distanza fra l'ultima lente ed il piano pellicola) aumenta,
passando da circa 37mm a quasi 49mm; simultaneamente, anche lo spazio D2 (che separa
le ultime tre lenti del modulo posteriore dalle restanti) aumenta, passando da circa 1mm a circa
4mm: in pratica, mentre tutto il gruppo posteriore avanza, le prime cinque lenti che lo compongono
compiono una corsa leggermente superiore alle restanti tre, correggendo di fino alcune aberrazioni;
si tratta di una soluzione abbastanza sofisticata, non più riproposta in successivi modelli basati
sull'identico principio informatore. Dal punto di vista ottico, Nakamura ha impiegato ben 5 elementi
realizzati con moderni vetri ad alta rifrazione e bassa dispersione, assieme a due elementi a bassa
dispersione e con una quota di dispersione anomala in certe porzioni dello spettro; tutto questo,
unitamente ad un moderno antiriflessi, ha portato ad un obiettivo dalle prestazioni molto buone per
l'epoca, ed anche la distorsione - bestia nera negli zoom della prima ora - è senz'altro accettabile,
considerando l'anzianità e le focali in gioco.

 

Le aberrazioni ricavate dal progetto originale; come si può notare, la
distorsione appare molto ben corretta, restando nell'intorno del 2%
a tutte le focali, compresa quella minima; come prevedibile, il comportamento
alla focale minima è un po' astigmatico, ma questa è una caratteristica che
lo accomuna a praticamente tutti gli zoom grandangolari, compresi modelli
molto più moderni e con blasoni altrettanto famosi.

Lo zoom-Nikkor 28-45mm f/4,5 è caratterizzato da una complessione robusta ed il suo
funzionamento è basato su due ghiere rotanti separate, distanziate da una presa di forza
centrale in metallo satinato e godronato sui cui è riportato il punto di fede; il diaframma chiude
da f/4,5 ad f/22 e l'obiettivo, servito da un filtro da 72mm, mette a fuoco fino a 60cm; la
produzione iniziò nel Settembre 1975 e terminò nell'Agosto 1978; la montatura originale
tipo "K" fu trasformata in Ai nel 1977, seguendo il trend dell'intera produzione Nikkor.

 



le tabelle schematiche dedicate allo zoom-Nikkor 28-45mm f/4,5 tratte da una
brochure dell'epoca; l'obiettivo era abbastanza tozzo, quasi bissando col diametro
(75mm) la sua lunghezza (79mm), mentre il peso era di 440g; curiosamente, il backfocus
indicato nello schema ottico è di 38,9mm, mentre quello dichiarato nei parametri originali
è di 37,8mm: al momento non trovo una spiegazione logica alla discrepanza, a meno che
la focale minima del progetto originale non sia stata leggermente aggiustata nella montatura
definitiva (guadagnando con un leggero aumento di focale effettiva quel millimetro di spazio
retrofocale, magari per non rischiare l'impatto con qualche corpo Nikon dotato di specchio
montato un po' "abbondante", visto che 37,7mm sono proprio al limite... Non dimentichiamo
che l'obiettivo è stato impostato ai tempi della Nikon F ma prodotto nell'era F2, il cui specchio
è 2mm più lungo per evitare la vignettatura con i lunghi tele: che sia qui la soluzione dell'arcano?).

 

La pagina dedicata al 28-45mm nella prima brochure in Italiano dedicata agli obiettivi Ai
(notare l'apposita interfaccia e la forcella modificata nell'illustrazione).

Questo monumento dell'ottica moderna, il primo, vero zoom grandangolare di buona resa,
è stato prodotto nelle versioni "K" ed Ai per totale complessivo di 19.466 pezzi, non molti
per un grande produttore giapponese e per le invitanti caratteristiche dell'articolo: probabilmente
il suo prezzo impegnativo fu di ostacolo a molti potenziali acquirenti.

 

Prima di procedere oltre, addentrandomi nell'analisi degli altri modelli, sento la necessità di
un breve excursus e di introdurre un briefing preliminare su uno zoom della concorrenza, il
Canon zoom Lens FD 35-70mm f/2,8-3,5 lanciato nel Dicembre 1973 ma calcolato entro
l'Aprile 1972; il progettista di quest'obiettivo, Akira Tajima, perfezionò il classico schema
zoom su due gruppi mobili ad un livello tale da fare tendenza, e tutti i modelli di complessione
analoga costruiti nei 15 anni successivi s'ispirano ai principi base della sua progettazione; il
suo semplice ma geniale sistema ottico, che con un flottaggio supplementare consentiva anche
la messa a fuoco macro (una vera primizia a quei tempi!) e che era dotato di diaframma mobile
e flottante con controllo ed interfaccia esposimetrica a piena apertura, ha richiesto una meccanica
molto complessa, che sfruttava il flottaggio anteriore all'interno del cannotto per sfruttare quest'ultimo
come una sorta di paraluce a geometria variabile, e fu anch'essa brevettata a parte per garantire
l'esclusiva sulle sue primizie tecniche...

 

Il Canon zoom lens FD 35-70mm f/2,8-3,5 (qui nella seconda versione FD-new,
priva di collare di serraggio) fu introdotto in attacco breech-lock e denominazione
S.S.C. alla fine del 1973; grazie alla montatura pratica ed ergonomica, all'ottima resa
ottica, all'elevata luminosità massima e all'inedita posizione macro supplementare fu il
primo, vero zoom standard dell'era moderna, in grado di sostituire vantaggiosamente
il classico 50mm.

 

La sua sofisticata meccanica, opera dell'ingegnere meccanico Shigeru Hashimoto,
era caratterizzata da una notevole complessità e gestiva sia il flottaggio supplementare
per la posizione macro sia il funzionamento del diaframma flottante con interfaccia
esposimetrica a piena apertura, difficoltà progettuali confermate anche dal fatto che
il disegno fu completato nel Giugno 1972, con due mesi di ritardo sul sistema ottico...

 

Il progetto originale del Canon zoom lens FD 35-70mm f/2,8-3,5 SSC prevedeva due
prototipi alternativi, il primo dei quali entrò in produzione; l'unica variante di rilievo introdotta
nel secondo esemplare riguarda la trasformazione della terza e quarta lente in doppietto collato;
questo schema di massima, cui corrispondevano prestazioni effettivamente convincenti, fece
scuola, e troveremo molte analogie con esso negli obiettivi che descriveremo in seguito.

 

Lo schema index che ho realizzato per il 35-70mm Canon FD riporta anche, per la prima volta,
la scelta de vetri adottati e le quote relative ai flottaggi; lo schema di base prevede due moduli,
di opposto potere diottrico, che si avvicinano l'un l'altro nella variazione di focale, mentre la messa
a  fuoco è delegata ad un movimento di lenti nel gruppo anteriore; anche in questo caso sono presenti
alcuni vetri ottici moderni, caratterizzati da alta rifrazione e bassa dispersione, come il classico LAK8.

 

Le aberrazioni ricavate dal progetto originale; notare che - inizialmente -
si era previsto di adottare un'apertura massima fissa di f/3,5.

 

Il modello creato da Canon, uno zoom con focali distribuite ai due estremi del classico
normale da 50mm, condizionò i piani dei principali concorrenti, che riconobbero nelle
sue caratteristiche una nuova nicchia di mercato dal grande potenziale; in casa Nikon
il padre di tutti gli zoom corti concepiti negli anni '70 sarà sempre lo specialista Soichi
Nakamura, saltuariamente supportato da Norio Mizutani, che abbandonerà il più
complesso sistema a tre flottaggi e ben quattro doppietti collati del suo 28-45mm per
abbracciare schemi molto simili a quelli dello zoom Canon; in particolare, fra il 1974 ed
il 1976 si sobbarcò una incredibile mole di lavoro, distribuita su tre progetti principali che
descrivono decine di prototipi basati sulle focali 35-70mm, 28-55mm ed un 25-50mm;
il primo frutto tangibile di questo tour de force fu la risposta diretta all'ormai affermato ed
apprezzato modello Canon (peraltro descritto dallo stesso management della Casa come
uno dei loro progetti più riusciti), concretizzata nel lancio, nel Settembre 1977, del Nikon
zoom-NIkkor 35-70mm f/3,5 Ai (vi prego di considerare per quanto tempo il rivale Canon
fosse stato lasciato senza un valido antagonista: quasi 4 anni, una situazione che si è ripetuta
molte volte in tempi recenti...); questo zoom deriva direttamente dal terzo di ben 14 prototipi
presenti in un mastodontico progetto globale di Soichi Nakamura sviluppato fra il 1974 e
l'Ottobre 1975, ed è passato alla storia come il 35-70mm  f/3,5 "72mm", con riferimento al suo
generoso passo filtri anteriore, ed è stato a sua volta molto apprezzato dai Nikonisti per le sue
elevate capacità analitiche e di contrasto.

 

Lo zoom-Nikkor Ai 35-70mm f/3,5 "passo filtri 72mm" in un dettaglio ricavato da un poster
del sistema Nikon; l'obiettivo mutuava dal precedente 28-45mm la complessione generale del
barilotto ma la presa di forza satinata dotata di rilievi fu spostata in basso, fra la ghiera adibita
alla variazione di focale e quella con le aperture del diaframma; l'ottica, presentata nell'Autunno
1977, nacque direttamente in montatura Ai.

 

Il prototipo da cui fu derivato direttamente l'obiettivo di produzione rappresenta
la terza opzione su un totale di ben 14 esemplari, un autentico tour de force per
il progettista, evidentemente "motivato" dalla Casa al fine di dare risposta al famoso
35-70mm f/2,8-3,5 per Canon FD...

 

Lo schema index dello zoom-Nikkor Ai 35-70mm f/3,5 evidenzia la semplificazione
attuata da Nakamura nei flottaggi, limitandoli a due secondo l'esempio del modello
Canon; curiosamente, la terza lente in vetro LAK8 e la penultima in SF6 coincidono
perfettamente con le caratteristiche del concorrente...

 

Le aberrazioni ricavate dal progetto originale: oggi si può fare meglio, ma
con i moderni vetri e la disponibilità di superfici asferiche a basso costo
il compito è molto più semplice...

Lo zoom-Nikkor 35-70mm f/3,5, prima "vera" alternativa di qualità al 50mm
a focale fissa (il precedente 43-86mm mostrava il fianco in questo settore), fu
ampiamente accolto e celebrato dai Nikonisti e venne prodotto dal Settembre 1977
all'Ottobre 1981 in 47.331 esemplari; quest'ottica, dotata della consueta montatura
di elevata qualità che caratterizzava la produzione Nikkor, pesava ben 550g, chiudeva
fino ad f/22 e metteva a fuoco fino ad 1 metro, una distanza che costituiva una certa
limitazione nell'uso pratico e che sollevò le rimostranze di molti proprietari, mentre altri
lamentavano il costo e la scarsa diffusione dei filtri da 72mm...


Nel corso del 1976 Soichi Nakamura elaborò un altro progetto-fiume, completato nel mese
di Ottobre, che comprendeva ben 9 prototipi diversi, evoluti partendo dalla base del 35-70mm
f/3,5 appena calcolato ed avvicinandosi ancor di più alle caratteristiche ottiche del già descritto
Canon FD 35-70mm f/2,8-3,5; questo progetto di Nakamura riveste un'importanza cruciale
nell'evoluzione del parco ottiche Nikkor negli anni '70, dal momento che dal secondo e dal
terzo prototipo deriveranno direttamente i celeberrimi zoom-Nikkor AiS 35-70mm f/3,5 macro
"diametro filtri 62mm" e zoom-Nikkor Ai 25-50mm f/4; nonostante il calcolo simultaneo, si decise
di dare la precedenza alla produzione della versione 25-50mm (per sostituire ed implementare
il precedente 28-45mm), lasciando in stand-by l'evoluto progetto del 35-70mm f/3,5, dal momento
che la precedente versione "passo filtri 72mm" all'esordio sul mercato incontrò grande successo,
ed un repentino avvicendamento non fu considerato necessario.

Lo zoom-Nikkor 25-50mm f/4 fu il primo zoom fotografico commerciale ad esordire con una
focale così corta, che garantiva oltre 80° di campo, ed entrò in produzione nell'Aprile 1979, pochi
mesi dopo l'uscita di produzione del precedente ed ormai mitico 28-45mm f/4,5.

 



Lo zoom-Nikkor Ai 25-50mm f/4 del 1979 fu progettato nel 1976 simultaneamente
al futuro 35-70mm F/3,5 AiS macro (messo in temporaneo "stand by"); lo schema
adottato rientra sempre nell'alveo degli zoom a due gruppi mobili, e le analogie col
"caposcuola" Canon FD divengono più evidenti, specialmente nel modulo anteriore...

 



Lo schema ottico dello zoom-NIkkor Ai 25-50mm f/4 visto col profilo del suo
barilotto meccanico; il nocciolo ottico si basa su 11 lenti in 10 gruppi con un
doppietto collato.

 

Lo schema index conferma il passaggio a due gruppi flottanti in luogo dei tre presenti
nel precedente 28-45mm f/4,5; nel loro movimento congruente i due moduli principali
riducono la distanza reciproca da 35,4mm ad appena 0,5mm, mentre lo spazio retrofocale,
a causa dell'avanzamento del modulo posteriore, aumenta da 39,6mm a 60,7mm. L'effettiva
escursione di focale spazia da 25,50 a 48,805mm, e va lodata la precisione della focale minima,
che non penalizza l'angolo di campo massimo teoricamente garantito; due classici vetri SF6, due
moderni elementi ad alta rifrazione/bassa dispersione ed un vetro fluor Krown a bassa dispersione
completano la dotazione di questo famoso obiettivo.

 



Le eccellenti doti di questo progetto sono implicitamente confermate dal fatto che anche il successivo
e ben più recente AF zoom-Nikkor 24-50mm f/3,5-4,5 nasce dallo schema del 25-50mm f4 Ai;
l'unica variazione, seguendo il nuovo indirizzo budget-saving che caratterizzava gli AF-Nikkor della
prima ora, consiste nella semplificazione del modulo posteriore, nel quale le tre lenti rivolte verso il
soggetto (un doppietto ed una lente spaziata) furono sostituite da un elemento singolo: avvero un bel
tributo postumo al grande lavoro svolto a metà degli anni '70 da Soichi Nakamura...

 



Le aberrazioni dello zoom-Nikkor Ai 25-50mm f/4, come sempre ricavate
dal progetto originale, rivelano un buon controllo di aberrazione sferica,
e cromatica, con un accenno di astigmatismo solo a 25mm, valori che
confermano la lusinghiera fama conquistata sul campo dall'obiettivo; anche
la distorsione a 25mm, sia pure visibile (circa 3,5-4%), è da considerarsi
ben corretta per uno zoom da 80° calcolato nel 1976!

 

Lo zoom-Nikkor 25-50mm f/4 fu prodotto in montatura Ai dall'Aprile 1979 al Dicembre 1981
(11.433 pezzi) ed in attacco AiS dal Novembre 1981 al Marzo 1985 (15.099 pezzi), per un totale
di 26.532 esemplari; il suo barilotto replica l'estetica e le scelte funzionali del precedente 35-70mm,
sia pure con una struttura più snella a sfuggente; l'obiettivo pesa circa 600g, condivide col 35-70mm
coevo il passo filtri da 72mm, garantisce una chiusura fino ad f/22 ed una messa a fuoco minima fino
a 60cm, un valore certamente adeguato; la versione Ai veniva fornita con tappo anteriore metallico
a vite, con finitura satinata nera e bordo metallico con sbalzi in rilievo per aumentare l'attrito, in finitura
cromata: bellissimo a vedersi, meno comodo nell'uso...

Lo zoom-Nikkor 25-50mm f/4 è passato alla storia come uno dei capolavori Nippon Kogaku, e tuttora
molti Nikonisti con le tempie brizzolate lo ricordano con struggente rimpianto; ho la fortuna di possedere
quest'obiettivo, e da confronti incrociati con zoom grandangolari molto più moderni e teoricamente
performanti (come ad esempio il Nikkor AF-S 17-35mm f/2,8 ED) il vecchio campione esce battuto
solamente nel vigore del contrasto, ma non nella risolvenza pura, decisamente soddisfacente...
E' uno degli obiettivi di modernariato più ricercati dagli appassionati del celebre Marchio.


zoom-Nikkor 35-70mm f/3,5 AiS macro

In questo ultimo scampolo degli anni '70 la Nippon Kogaku recepiva i suggerimenti della clientela che
lamentava l'eccessivo diametro filtri del 35-70mm f/3,5 Ai (ed il relativo onere economico) e soprattutto
l'assenza della posizione macro che infrangesse le colonne d'Ercole di quel metro di messa a fuoco minima,
davvero penalizzante; molte di queste critiche si levarono prendendo atto che l'equivalente Canon, sul mercato
da sette anni, fin da subito disponeva dell'apposita posizione macro che permetteva di spingersi fino a 30cm dal
piano focale ed era fasciato in una meccanica molto snella (anche se lo schema ottico adottato, con un membro
anteriore dal consistente ingombro longitudinale, obbligò ad allungare un po' il barilotto di questo zoom); dal
momento che nel progetto globale dal quale derivava il 25-50mm f/4 appena entrato in produzione era compreso
anche un 35-70mm evoluto, molto simile otticamente al Canon e caratterizzato da diametri inferiori, fu predisposta
una meccanica che - analogamente a quanto avveniva sullo zoom FD concorrente - consentisse un ulteriore
flottaggio dedicato alla macro (sulla focale più lunga), che accompagnava l'obiettivo dai 70cm di messa a fuoco
minima "standard" fino ai 35cm; questa progressione avveniva senza soluzione di continuità sia sul Nikon che sul
Canon, tuttavia la versione Nippon Kogaku presentava questa scala di valori sulla consueta ghiera di messa a
fuoco, e le distanze inferiori a 0,7m erano direttamente accessibili (a 70mm) premendo un pulsante di blocco;
viceversa, sul Canon FD la posizione macro disponeva di un grande tasto di sblocco sulla ghiera per la variazione
di focale, e le distanze al di sotto di 1m si potevano raggiungere abbandonando la ghiera di messa a fuoco ed
agendo sulla breve corsa "macro" della ghiera di transfocazione, ovviamente priva di riferimenti e più difficile
da calibrare di fino: tutto questo, naturalmente, depone a favore del progetto Nikon, anche se in questo fu
certamente avvantaggiato dagli anni di "ritardo"...

 

Il prototipo da cui derivò direttamente il modello di serie: si tratta della seconda opzione su nove,
mentre la terza era già entrata in produzione da un paio d'anni come zoom-Nikkor Ai 25-50mm f/4;
il membro anteriore, differenziato dal modello Canon FD nella precedente versione Ai del 1977,
appare ora modificato, e soprattutto nel profilo della 2^ e 3^ lente evidenzia l'influsso esercitato su
Nakamura dal progetto del canonista Tajima (come, del resto, era già parso evidente nel precedente
25-50mm f/4, frutto della stessa risma).

 

Il membro anteriore modificato seguendo il concetto introdotto dal 35-70mm Canon FD
garantì la stessa riduzione del diametro anteriore che caratterizzava il concorrente, come
si può facilmente desumere dal profilo del suo barilotto, ora servito da filtri dal diametro
di 62mm contro i 72mm del predecessore; proprio questa caratteristica sarebbe entrata
nel lessico comune per differenziare immediatamente i due modelli.

 

Lo schema index conferma l'ormai consolidata architettura basata su due soli gruppi mobili
e caratterizzata dall'ormai consueto movimento di congruenza reciproca, a cagione del quale
(passando da 35 a 70mm) lo spazio retrofocale aumenta da 43,5mm a 66mm, mentre lo
spazio D1 che separa i due moduli si riduce da 33,6mm ad appena 0,8mm; l'escursione di
focale effettiva passa da 36mm a 68,8mm mentre lo spazio retrofocale abbondante anche a
35mm potrebbe garantire una buona illuminazione anche sui sensori digitali 24x36mm.

 



Le aberrazioni ricavate dal progetto originale: sono molto ben corrette l'aberrazione sferica,
l'astigmatismo e la distorsione, con un accenno di curvatura di campo alle focali maggiori;
lo stato di correzione appare molto buono, ed anche in questo caso giustifica la fama molto
lusinghiera che accompagna questo famoso zoom della Nippon Kogaku.

 

L'immagine tratta da una brochure illustra il 35-70mm f/3,5 AiS macro su un
compattissimo corpo Nikon FG; grazie al nuovo schema ottico il barilotto e
molto snello e simile a quello del "gemello" 25-50mm f/4; notare il pulsante di
sblocco per la posizione macro, dotato di punto di fede triangolare rosso e
posto subito sotto la linea di fede principale utilizzata per la messa a fuoco;
l'eccellente complessione generale è confermata dal peso di circa 500g.

 

I barilotti dello zoom-Nikkor 35-70mm f/3,5 Ai e zoom-Nikkor 35-70mm f/3,5 AiS macro
messi a confronto: il nuovo modello ha ingombri longitudinali superiori di 4mm rispetto alla
precedente versione ma risulta più snello, con un attacco filettato anteriore ridotto di 10mm.

 

Gli schemi ottici messi a confronto evidenziano un impianto identico nel modulo posteriore
mentre il gruppo anteriore del 35-70mm AiS macro è molto più simile al modello originale
Canon FD e ne condivide il ridotto diametro.

 



In questa brochure del Febbraio 1986 è presente il 35-70mm f/3,5 AiS macro assieme ad altri
zoom corti dell'universo Nikkor, fra i quali il compatto 28-55mm f/3,5 i cui numerosi prototipi
sono a loro volta presenti nel progetto di Nakamura da cui furono derivati sia il 25-50 che questo
35-70; sulla destra si può valutare in dettaglio come il settore di messa a fuoco macro (compresa
fra 0,7m e 0,35m) sia regolarmente riportato sulla scala di messa a fuoco convenzionale (ed
evidenziato da una linea di smalto giallo fluorescente), protetto da un blocco di fondo-corsa che
poteva essere rimosso (solamente a 70mm) allineando il riferimento M al pulsante di sblocco
dotato di freccia rossa: in questo modo si aveva libero accesso a tutti i settori della scala di messa
a fuoco, da infinito a 35cm; è interessante notare che sul 35-70mm Canon FD la posizione macro
era accessibile alla focale minima di 35mm, mentre sullo zoom-Nikkor a quella massima di 70mm,
quindi - a parità di rapporto di riproduzione - la resa prospettica delle immagini scandite su vari piani
era sostanzialmente diversa, e rendeva il Canon più idoneo alla macro ambientata ed il Nikkor alla
macro "standard" o ai dettagli ravvicinati del volto.

 

Nel dettaglio di questa brochure dell'anno successivo, Dicembre 1987,  il 35-70mm f/3,5 AiS macro
è ancora presente solo come residuo vestigiale, per onor di firma, essendo uscito di produzione da due
mesi, mentre appaiono in tutta la loro baldanza giovanile gli obiettivi che andranno a sostituirlo: a parità
di gamma e lignaggio troviamo un ben più efficace 28-85mm f/3,5-4,5, mentre nell'ambito 35-70mm
(escursione ormai considerata "stretta" e superata da numerosi modelli) è stato predisposto un modello
di complessione ottica decisamente più economica, che sacrifica sull'altare dell'estrema compattezza e
della (sempre relativa) economia il bonus della luminosità massima costante, ora fluttuante fra f/3,5 ed f/4,5:
evidentemente il management aveva valutato che l'utenza high-end richiedeva ormai escursioni focali ben
superiori (ed in questo erano ben serviti dal 28-85mm macro, peraltro ben riuscito), mentre il 35-70mm
poteva ormai definirsi un target per l'utenza entry-level, forse più attenta al portafoglio che a prestazioni
mirabolanti...

Lo zoom-Nikkor 35-70mm f/3,5 AiS macro "diametro filtri 62mm" è stato prodotto fra il Settembre 1981
e l'Ottobre 1987 in 157.651 esemplari ed a sua volta ha contribuito alla reputazione di eccellenza che
accompagna gli zoom-Nikkor di questa epoca.

 

Avrete notato i miei continui e puntigliosi riferimenti sulle analogie di questi progetti con il precedente
modello Canon FD, e prima che i Nikonisti inossidabili mi scaglino contro i loro anatemi vorrei proporre
una serie di schemi ottici che chiariscono meglio il quadro.


Come si può dedurre dagli schemi allegati, il progetto Canon di Akira Tajima, completato nel 1972,
ha di fatto influenzato la progettazione nel settore degli zoom corti e compatti per i successivi 15 anni,
dal momento che persino l'eccellente Zeiss Vario-Sonnar Contax-Yashica 35-70mm f/3,5 T* macro,
calcolato da un giovanissimo Lothar Koeltsch nel 1987, durante il suo apprendistato in Zeiss prima di
approdare a Leica, attinge abbondantemente ai suoi principi informatori, ed anche la modalità adottata
per accedere alla messa a fuoco macro (in questo caso su 35mm) profuma molto del know-how
precedentemente applicato; fortunatamente, il brevetto che copriva la struttura meccanica del Canon
verteva principalmente sulla trasmissione del diaframma (camma di apertura e simulatore) in presenza
dell'iride flottante in blocco col modulo di lenti posteriore (non dimentichiamo che l'attacco posteriore
Canon FD è molto più complesso rispetto ai modelli coevi), sicchè i concorrenti hanno potuto
"ispirarsi" senza troppi giri di parole al progetto Canon, che da punto di vista storico va considerato
davvero significativo; in casa Zeiss hanno optato per una maggiore compattezza, rinunciando al
barilotto con cannotto esterno rigido, ad ingombro fisso, entro cui il modulo anteriore poteva flottare,
fasciando invece i pregiati vetri in un succinto abitino da sera che collassa assieme alle lenti, garantendo
alla focale di 70mm una invidiabile compattezza "da trasporto"; purtroppo la scelta di delegare i due
flottaggi congruenti ad un sistema "one touch" (rinnegando il sistema a doppia ghiera utilizzato dalla
concorrenza e persino dagli originali zoom Zeiss Contarex) ha comportato, a mio parere, una complessità
meccanica francamente inutile, ed infatti alcuni 35-70mm Vario-Sonnar (compreso il mio, ripetutamente)
hanno denunciato problemi al cannotto, decisamente complesso e miniaturizzato.

 

questo schema esemplifica i flottaggi di base del Canon FD 35-70mm f/2,8-3,5, poi adottati
anche dal Nikkor 35-70mm f/3,5 AiS e dallo Zeiss Vario-Sonnar 35-70mm f/3,4 T*: alla
focale 70mm i due gruppi sono flottati a fondo-corsa l'uno verso l'altro, si trovato quasi a
contatto e creano una compatta unità all'interno del cannotto, con ampio spazio retrofocale
libero ed una buona  porzione del cannotto anteriore che funge da paraluce; viceversa, alla
focale 35mm, i due gruppi sono alla massima distanza reciproca consentita dal fondo-corsa
dei loro flottaggi: il modulo anteriore e posteriore sono dislocati alle rispettive estremità del
barilotto e lo spazio retrofocale è minimo; infine, nella posizione macro, dalla configurazione
"35mm" standard il gruppo posteriore avanza parzialmente, assecondando con suo movimento
la messa a fuoco fra 1 metro e 30cm.

 



Canon, peraltro, "restituì il favore" a Nikon nel 1979, quando lo stesso Akira Tajima
(padre dell'FD 35-70mm) ed altri collaboratori, fra cui il celebre Ikemori, si ispirarono al
progetto di Nakamura dell'Ottobre 1976 ed adottarono per un prototipo di Canon zoom
24-50mm f/3,5 una struttura delle ultime tre lenti chiaramente ispirata a quella dello zoom-
Nikkor 25-50mm f/4, evidenziando come questo modulo generale fosse effettivamente
vincente e che tutti continuavano ad orbitare nel suo ambito.

 

Il Canon zoom lens FD 35-70mm f/2,8-3,5 macro del 1973, l'archetipo della sua specie,
assieme allo zoom-Nikkor Ai 25-50mm f/4 del 1979, un modello che si ispira al concorrente
sia dal punto di vista ottico che meccanico; sono entrambi ottimi obiettivi.

 

Uno spaccato che ribadisce una volta di più la stretta parentela concettuale
dei loro schemi ottici, sia pure calibrati su angoli d'accesso ben distinti.

 

I due zoom montati su apparecchi professionali in voga durante
i loro anni ruggenti: Nikon F2AS + MD1 + MB2 per il Nikkor
e Canon F1-new + FN-AE + motor drive + NiCd pack per
il Canon; entrambe le accoppiate, per versatilità, qualità ottica
e complessione meccanica costituiscono due vertici insuperati
fra gli apparecchi fotografici del più squisito modernariato.

 

Le bocche da fuoco dei due zoom: il Nikkor utilizza filtri da 72mm mentre
è curiosa e discutibile la scelta del Canon, che adotta due strane palpebre
sporgenti supplementari (per massimizzare l'effetto paraluce a 35mm, quando
il modulo anteriore - come in foto - è completamente avanzato) che di fatto
precludono l'utilizzo di filtri; in effetti questo zoom è abbastanza sensibile al
flare di controluce (soprattutto nella prima versione breech-lock SSC, il cui
antiriflessi multiplo non è efficace come quello adottato sull'FD-new) ed è
probabile che in casa Canon abbiano scelto di sacrificare l'uso dei filtri al
maggiore contrasto della immagini.

 



Questa immagine mostra con chiarezza le due palpebre paraluce supplementari del Canon FD,
evidentemente adottate per massimizzare la protezione a 35mm; nessun problema invece a 70mm,
dal momento che il modulo anteriore (come del resto avviene nello zoom-Nikkor) collassa
abbondantemente all'interno del cannotto, che si trasforma in un efficacissimo paraluce; la scelta
Canon è doppiamente discutibile in quanto le palpebre sono solidali con la ghiera frontale e quindi
ruotano con la messa a fuoco, assumendo posizioni casuali e magari inefficaci...

Last but not least, la gamma zoom-Nikkor ha sempre avuto nella focale 80-200mm uno dei suoi
cavalli di battaglia indiscussi, fin dal primo modello f/4,5 che può rivendicare a buon diritto la paternità
della categoria, poi travolta da un successo planetario; dal momento che ho già scritto un pezzo
monotematico sull'argomento, non mi soffermerò sull'evoluzione dei vari esemplari, dall' f/4,5 prima
e seconda serie (con schema modificato) all'f/4 che andrà a sostituirlo, concentrandomi invece su uno
dei pezzi da novanta del corredo Nikkor di tutti i tempi, un obiettivo piuttosto raro e all'epoca costoso
oltre logica, che a sua volta costituisce un autentico landmark nel settore: lo zoom-Nikkor AiS 80-200mm
f/2,8 *ED, il primo zoom 80-200 f/2,8 con lenti a bassa dispersione prodotto in (piccola) serie, un modello
che anticipò uno dei trend più affermati nella fotografia moderna.

 

Lo zoom-Nikkor AiS 80-200mm f/2,8 *ED entrò in produzione nell'Agosto 1982, e fu preceduto da
un prototipo con meccanica a doppia ghiera e schema ottico diverso (12 lenti in 9 gruppi anzichè 15 lenti
in 11 gruppi) che fu presentato alla Photokina 1978 e non ebbe seguito commerciale; in questo caso, lo
specialista di casa Nikon per gli zoom tele era Yoshinari Hamanishi-San, ed il prototipo a doppia ghiera
della Photokina 1978 deriva direttamente da un modello presente in un progetto globale di Hamanishi
datato aprile 1977: questo progetto riguarda un nuovo zoom 80-200mm f/4,5, ma il secondo prototipo
è in realtà un 80-200mm f/2,8, dal quale fu ricavato l'esemplare esibito a Colonia, con alcuni distinguo.

 

Il prototipo di 80-200mm f/2,8 presente nel progetto di Hamanishi datato Aprile 1977
ha uno schema analogo al modello presentato alla Photokina 1978, ma in quest'ultimo
sono stati introdotti vetri ED non presenti nel modello originale; in particolare, i tre doppietti
acromatici dello schema allegato sono composti - come di consueto - da un vetro ad alta rifrazione
ed alta dispersione e da un vetro a bassa rifrazione e bassa dispersione, tuttavia il valore di
quest'ultima - quantificato dal numero di Abbe vD - non è sufficientemente elevato per classificare
i vetri come ED (solitamente - per convenzione - il vD dev'essere di 80 o superiore). Infatti,
 il primo doppietto presenta quest'accoppiata:    nD= 1,58913  vD= 61,2 + nD= 1,80518  vD= 25,5
il secondo doppietto è invece così composto:     nD= 1,75520  vD= 27,5 + nD= 1,51680  vD= 64,2
infine, il terzo doppietto presente si articola così: nD= 1,65830  vD= 57,3 + nD= 1,79504  vD= 28,4

In realtà si tratta di classici doppietti acromatici "vecchia scuola", e probabilmente la versione mostrata
alla Photokina del 1978 fu "corroborata" con l'adozione del vetro Nikon ED, un Fluor Krown acid glass
con numero di Abbe superiore ad 82; lascio questi dati col beneficio del dubbio, ma faccio presente che
stiamo parlando per la prima volta dei segreti di un prototipo sul quale non si aveva alcuna conoscenza, se
non i meri dati di targa: diaframma da f/2,8 ad f/32, messa a fuoco minima a 2,5m, 12 lenti in 9 gruppi,
attacco filtri da 86mm, doppia ghiera con collare rimovibile per treppiede, peso di 1,7kg.

Pare che alcuni esemplari siano stati completati ed abbiano trovato la via della vendita.

Dopo questo tentativo preliminare, la versione definitiva dello zoom-Nikkor 80-200mm f/2,8 AiS
*ED entrò in regolare produzione nell'Agosto 1982; questo modello presenta vistose differenze
rispetto al prototipo del 1978: messa a fuoco e zoomata, secondo tradizione Nikon, sono gestite
da un'unica ghiera con doppio movimento (rotazione e flottaggio a pompa), servita da una coloratissima
scala delle profondità di campo a profilo iperbolico che sono un'icona dell'estetica zoom-Nikkor;
nel corpulento barilotto trova spazio anche un sottile collare per il fissaggio al treppiedi, mentre la
ghiera flottante per la variazione di focale dispone di un nottolino di fermo sulla parte anteriore che
consente di prefissare una lunghezza focale ed evitarne la variazione durante il brandeggio a causa
della gravità e delle notevoli masse in gioco; curiosamente, la lente anteriore è incassata profondamente
nella montatura, e questo aumenta gli ingombri longitudinali in modo ingiustificato, mentre il passo filtri
anteriore è un impegnativo, insolito e costosissimo 95mm; l'esemplare della foto, applicato ad una
piccolissima Nikon FM-2 che ne esalta gli ingombri, monta il paraluce a vite dedicato e vanno notati
i dati di targa riportati sull'esterno del cannotto anteriore ed il sottile filetto dorato al termine del
settore gommato che tradisce la presenza di vetri ED a bassissima dispersione.

Questa versione definitiva pesa addirittura 1,9kg, a riprova di una costruzione professionale a prova di
bomba, e mette a fuoco da 2,5m (come il prototipo del 1978), un valore senz'altro penalizzante.

 

Lo schema index dello zoom-Nikkor AiS 80-200mm f/2,8 *ED riporta per la prima volta
le caratteristiche complessive del suo schema ottico; la messa a fuoco era attuata dal movimento
delle lenti 1-2-3, mentre la variazione di focale era consentita dal flottaggio di due moduli: il
primo costituito dalle lenti 4-5-6-7 ed il secondo dal doppietto collato 8-9, mentre il modulo
posteriore costituito dalle lenti 10-11-12-13-14-15 restava in posizione fissa, e quindi anche
lo spazio retrofocale BF (40,639mm) non variava durante la transfocazione; passando da 80
a 200mm i due moduli mobili arretravano verso il corpo macchina, per cui lo spazio D1 fra
il gruppo anteriore di messa a fuoco ed il primo modulo flottante passava da circa 4mm a quasi
70mm, mentre il secondo modulo flottante riduceva lo spazio D3 in misura molto inferiore
(da circa 25mm a circa 9mm), per cui la distanza D2 interposta fra i due moduli flottanti si
azzerava passando da circa 50mm a meno di 1mm; dal punto di vista dei vetri ottici, spicca
l'adozione nelle enormi lenti L2 ed L3 del famoso vetro ED, ed occorre porre molta attenzione
alle sue caratteristiche: recentemente Nikon utilizza spesso un vetro ED commerciale, con
indice di rifrazione nD= 1,49700 e dispersione vD= 81,6, fornito dai vari produttori di vetro
con varie sigle commerciali (Schott N-PK52A, Ohara S-FPL51, etc.); nel caso di questo
zoom-Nikkor AiS 80-200mm f/2,8 (e di quello dei primi obiettivi ED come il 180mm f/2,8 AiS)
è stato invece impiegato un Nikon ED proprietario, prodotto sotto il controllo della Casa, le
cui caratteristiche sono leggermente differenti e addirittura superiori (nD= 1,50032  vD= 82,3)
a quelle del vetro ED standard commerciale...

 

Lo schema ottico inserito nel profilo del suo barilotto evidenza come non sia stata
assolutamente cercata la massima compattezza: in particolare, non trova spiegazione
il grande sbalzo del cannotto anteriore rispetto al profilo della prima lente; lo schema
evidenzia meglio i movimenti flottanti di zoomata e sono altesì evidenti i nottolini di blocco
per la ghiera di transfocazione e per il collare di fissaggio al cavalletto.

 

Le aberrazioni ottiche ricavate dal progetto originale evidenziano
- come previsto - una buona correzione dell'aberrazione cromatica
laterale, anche se aberrazione sferica ed astigmatismo non sono
impeccabili: del resto, si tratta di un vero precursore, nato quando
il know-how del settore non era ancora allo stato dell'arte: in ogni
caso, le immagini prodotte dagli esemplari di produzione, hanno rivelato
un elevato contrasto, nitidezza soddisfacente ed alta saturazione cromatica;
piuttosto vistosa la distorsione alla focale minima, un male comune in
progetti analoghi.

 

L'imponente complessione meccanica dell'80-200mm f/2,8 AiS *ED è sottolineata
dalla lunghezza di 231mm e dal diametro di quasi 100mm: pur essendo molto luminoso
non sembra essere un obiettivo progettato per un sistematico utilizzo a mano libera, come
suggerisce anche il vistoso attacco per cavalletto ed il peso-monstre di quasi 2kg

 

Lo zoom-Nikkor 80-200mm f/2,8 AiS *ED, come detto, entrò in produzione
nell'Agosto del 1982 e, pur diventando un capofila nella lista dei sogni inconfessabili
di ogni Nikonista, gelò gli entusiasmi con un prezzo di listino che nel 1984 si attestava
su circa 3,8 milioni di lire dell'epoca, per cui la produzione proseguì a ranghi ridotti e
furono completati solamente 1.354 esemplari; la data esatta della sua uscita di produzione
è incerta, tuttavia si può forse fare coincidere con la presentazione del suo degno sostituto,
l'AF zoom-Nikkor 80-200mm f/2,8 ED, rivelato a fine 1987 ed entrato in produzione nel
Febbraio 1988; quest'ultimo obiettivo è decisamente più compatto (184,7mm x 88,5mm)
e leggero (circa 1,2kg) e grazie all'autofocus ed al sistema indicizzato per limitare l'escursione
della messa a fuoco è molto più vocato alla ripresa a mano libera, al punto che il collare per
il cavalletto fu omesso; anche lo schema ottico è profondamente rivisto, col modulo del gruppo
relay posteriore molto semplificato e basato sul tipo Ernostar; lo schema venne dotato di tre
lenti ED e le sue doti di brillantezza sono ormai leggendarie; proprio alcuni giorni fa ho utilizzato
un esemplare della prima ora (identico a quello dello schema) su una digitale full-frame, ed anche
in queste condizioni di esercizio i risultati sono stati molto validi,  ma questa è già un'altra storia...

Le eccellenti prestazioni fornite dagli zoom 80-200mm f/2,8 ED è confermata da questa serie di
MTF eseguiti su banco Zeiss K8 ed impiegando esemplari usati e vissuti, provenienti dalla normale
produzione e distribuzione commerciale: alla massima apertura (f/2,5 o f/2,8) e con due stop di
chiusura (f/5,6) sono state provate in condizione di infinito le focali fisse Nikkor 105mm f/2,5 AiS,
micro-Nikkor 105mm f/2,8 Ais e micro-Nikkor 105mm f/2,8 AF assieme agli zoom-Nikkor
80-200mm f/2,8 AF ED (corrispondente allo schema riportato qui sopra) e zoom-Nikkor
80-200mm f/2,8 AF-S ED (il successivo modello motorizzato e dotato di schema evoluto).


Come la loro fama per certi versi anticipava, gli zoom-Nikkor 80-200mm f/2,8 ED (provati a 105mm)
risultano vincenti sulle equivalenti focali fisse Nikkor, specialmente a tutta apertura; naturalmente
l'impiego dei micro-Nikkor 105mm  in condizione di infinito è leggermente penalizzante.

 

SO WHAT ?

Dopo aver centrato l'obiettivo di rendere lo zoom credibile e competitivo come resa ottica
rispetto alle focali fisse, la Nippon Kogaku nel decennio che va dall'inizio degli anni '70
all'inizio degli anni '80 ha concentrato gli sforzi per estendere una resa di alto profilo anche
nel settore delle focali standard e grandangolari, con ottimi risultati; secondariamente, ha
anticipato il trend attuale evolvendo il concetto di tele-zoom superluminoso ed apocromatico,
in grado di equiparare in luminosità e resa sul campo le migliori focali fisse; tutti gli obiettivi
discussi in questa sede sono ora molto famosi e ricordati con rimpianto, quindi alla Nippon
Kogaku hanno fatto veramente un buon lavoro...


MARCOMETER



TUTTI  GLI  ZOOM-NIKKOR  DELL'EPOCA  D'ORO SONO  BELLISSIMI
OBIETTIVI,  BRILLANTI  E  BEN  COSTRUITI:  FORSE  IL  PREZZO  DI
LISTINO  ELEVATISSIMO  CHE  ALLORA  POTEVANO  PERMETTERSI
(AUTORIZZATO  DAL  MARCHIO  E  DALL'ALLURE  DI  "MEZZO  MIRACOLO
TECNOLOGICO"  CHE  AVVOLGEVA  GLI   ZOOM)  LASCIAVA  AMPI
MARGINI  DI  MANOVRA  CHE  PERMETTEVANO  QUESTI  EXPLOIT...
PREGEVOLI  I  PRIMI  PASSI  SUL  TERRENO  VERGINE  DEGLI  ZOOM
SUPER-GRANDANGOLARI  E  TELE  SUPERLUMINOSI  *ED:  UNA
PAGINA  GLORIOSA  DEL  RECENTE  PASSATO.



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