CONFRONTO FRA GENERAZIONI:

GLI MTF DEGLI OBIETTIVI CONTAREX  VS  CONTAX  VS  LEICA

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Questo pezzo concretizza quello che è stato un sogno romantico della mia giovinezza: sono 15 anni
che attendevo di trarre le valutazioni insite negli schemi che ho preparato e che seguiranno, e prego
i lettori di prendere atto della profonde ed inquietanti implicazioni di questo lavoro, dal momento che
si configura come uno dei rari casi nei quali si può dare seguito ad una delle classiche domande senza
risposta, quelle che appassionano, lacerano, creano fazioni ma non consentono una soluzione, del tipo:
"più forte Coppi od Indurain?" ovvero "meglio Fangio o Senna?"...Nella fattispecie l'oggetto del mio
interesse sono gli obiettivi Zeiss Contarex, prodotti da fine anni '50 ad inizio anni '70 a corredo delle
omonime fotocamere prodotte dalla Zeiss Ikon di Stuttgart, le ultime vere panzerkamera della Zeiss,
per la cui messa a punto e costosissima industrializzazione e produzione senza alcun riguardo ai costi,
correndo i bilico sull'asintoto della perfezione, il settore fotocamere stesso era fallito di schianto, cessando
ignominiosamente ogni produzione nel 1972, dopo tanta polvere di stelle raccolta nei decenni; questo
fu il prezzo delle più complesse ed ambizione fotocamere 35mm mai prodotte; naturalmente per il massimo
acme della sua gloriosa storia la Zeiss Ikon Stuttgart chiese alla divisione Photoobjektive di Oberkochen
obiettivi altrettanto eccezionali, che costituissero la summa del grande know-how tecnico ed umano della
Zeiss e che rasentassero a loro volta i limiti fisici della perfezione, il massimo possibile con i mezzi dell'epoca.

Effettivamente gli obiettivi Contarex si sono guadagnati sul campo un posto nel mito, deliziando i fortunati
utilizzatori con un bouquet armonioso di caratteristiche che andavano dalla resa cromatica accurata ed uniforme
sull'intera gamma alla riproduzione ricca di sfumature e nuances, dal rendering plastico alla risoluzione eccellente
di molti esemplari; a distanza di decenni dall'ultimo esemplare prodotto molti sostengono che la loro inimitabile
resa sia rimasta insuperata, e questo persino dai successivi ed evoluti obiettivi progettati per il sistema Contax-
Yashica; naturalmente era difficile supporre che in Zeiss, forti dei nuovi software gestiti da computer potenti e
basandosi su nuovi vetri e su moderni calcoli, avessero peggiorato la situazione, tuttavia io stesso - utilizzando
in tandem entrambi i sistemi - avevo la percezione di una resa più soddisfacente su certe focali Contarex rispetto
alle quasi omologhe Contax, e sopportando le scorbutiche idiosincrasie dei corpi macchina ero uno dei fautori
del Contarex uber alles; già 15 anni fa cominciai ad interessarmi presso la sede Zeiss di Manheim per ottenere
gli MTF originali degli obiettivi Contarex, ma la Zeiss è un'azienda e non un circolo per nostalgici e logicamente
non fu possibile mettere mano su quelle misurazioni, effettuate in effetti su obiettivi fuori produzione da molti anni
e destinati ad un sistema prodotto da una divisione dello Stiftung azzerata nel 1972....soltanto ora ho potuto
valutare l'MTF di alcuni, gloriosi Zeiss Contarex, basandomi sulle trascrizioni manuali originali dal banco MTF,
mettendoli a riscontro con paragonabili obiettivi Contax e, in alcuni casi, Leica M; naturalmente, come è logico,
la risposta delle curve e quella del cuore hanno preso vie diverse: all'apparenza i moderni Contax-Yashica sono
superiori ai gloriosi Contarex, tuttavia il nocciolo della questione sta nel "come" prevalgono: gli Zeiss Contarex
con tutta evidenza sono stati progettati privilegiando la correzione di curvatura di campo ed astigmatismo, e questo
ha penalizzato l'MTF alle basse frequenze spaziali di 10 e 20 l/mm; negli Zeiss Contax si è dato più rilievo al
macrocontrasto e le curve di queste frequenze spaziali sono molto alte, ma spesso si avverte la presenza di
curvatura di campo, astigmatismo e spostamento di fuoco per aberrazione sferica; all'atto pratico questa diversa
risposta alle basse frequenze spaziali porta in alcuni Contarex ad una resa più ricca di sfumature e transizioni
graduali mentre i più recenti Zeiss Contax vivono di macrocontrasto ma a volte l'eccessiva prevalenza di
questo vigore rende più sgradevole la riproduzione di certi soggetti; inoltre contrasto e risoluzione sono due
caratteristiche che non possono convivere ai massimi livelli, ed ho sempre avuto la percezione che in alcuni
Zeiss Contarex il minore macrocontrasto ed il maggiore potere risolutivo puro garantissero una resa
soggettivamente (ripeto, soggettivamente!) più soddisfacente; resta il fatto che nell'utilizzo reale entrambi
i sistemi forniscono immagini eccellenti, certamente con sfumature di resa differenziate che testimoniano
l'indirizzo tecnico prevalente assunto in Zeiss con queste nuove e moderne generazioni di obiettivi, basati
in primo luogo sul mantenimento di un elevato contrasto, e non pare un caso il fatto che gli obiettivi Contarex
mantenuti in produzione nel nuovo sistema siano proprio quelli che presentavano un MTF più elevato alle
basse frequenze spaziali; tuttavia, prima di restituire il mito al suo lungo sonno è giusto affermare che la
diversa filosofia nell'approccio alle aberrazioni e la conseguente risposta alle varie frequenze spaziali
restituisce negli obiettivi Contarex una resa d'immagine che su certe focali può essere percettibilmente
più piacevole; va comunque dato atto alla Zeiss di avere creato, in quegli anni ancora pionieristici, alcuni
obiettivi dalla resa incredibile rapportata ai tempi, come l' 8/15 Hologon, il 4,5/21 Biogon, il 2/50 Planar,
pezzi di valore assoluto che hanno davvero rasentato la perfezione e reso immortale il loro sistema di
appartenenza ed i matematici che li avevano calcolati in quegli anni di calcolatori semplificati e tavole logaritmiche;
inoltre i Contarex erano corretti in modo omogeneo fino agli angoli estremi a 21,5mm di diagonale, mentre
nei Contax pare invalso l'assiona che la resa agli angoli sia poco significativa nella fotografia generale e
di fatto sono obiettivi corretti su un cerchio di copertura inferiore, fino a circa 17-18mm sulla diagonale,
trascurando quasi sempre le aree restanti, e questo è stato chiaramente un grosso vantaggio progettuale
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a quasi trent'anni dal rispettivo lancio sul mercato la Contax AX e la Contarex SE
si fronteggiano in un ideale cambio di testimone; su entrambe un obiettivo Zeiss nato
per la gamma Contarex: un Planar 1,4/85 Germany MM sull'AX ed un Distagon 2/35
sulla Super Electronic; quest'ultimo obiettivo lasciò davvero soddisfatto Joffrey Crawley
della British Photographic Society, ai tempi dei suoi esaustivi test sugli obiettivi C-rex.



L'esempio della perfezione ottica e meccanica: la mia  Contarex I "Cyclope" tipo D
del 1964 con un classico Zeiss Tessar 2,8/50 cromato del 1962

 



La mia Contarex Super Electronic nera costruita ad Oberkochen dallo Zeiss Contarex Vertieb,
un consorzio creato per montare in piccola serie questi apparecchi dopo la chiusura dello stabilimento
madre Zeiss Ikon di Stuttgart nel 1972. Utilizzando le linee di montaggio trasferite ad Oberkochen ed
impiegando i pezzi già prodotti si mantenne una minima produzione fino al 1975, applicando agli
apparecchi usciti da queste linee il logo Zeiss, e queste sono le uniche fotocamere a portare il
mitico marchio e non quello consueto Zeiss Ikon; sul corpo troneggia un immortale Zeiss Distagon
2,8/25 nero, prodotto nel 1971 al crepuscolo dell'era Contarex
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nei diaframmi MTF che seguiranno, al momento unici, ho sovrapposto le curve MTF
dell'obiettivo Contarex (in colore ROSSO) a quelle dell'obiettivo di riferimento Contax
o Leica (in colore NERO), misurati con orientamento della calotta sagittale e tangenziale
per le frequenze spaziali di 10,20 e 40 l/mm; le due serie di curve (rosse e nere) sono
perfettamente confrontabili e forniscono un quadro immediato della differente resa.
L'unica eccezione sono i due 35mm Contarex (il più vecchio f/4 ed il più recente f/2),
messi a confronto diretto con curve di colore verde per il primo e rosse per il secondo.
Da notare che gli Zeiss Contarex presentano una grafica invertita: linea tratteggiata per
la lettura sagittale e continua per la lettura tangenziale: attenzione, quindi.
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questo MTF mette a confronto il mitico Hologon 8/15 e l'unico epigono esistente, l'Hologon 8/16
per Contax G a telemetro; l'Hologon 8/15 fu progettato in tandem da Erhard Glatzel ed Hans
Shulz, brevettato nel 1966 col patentschrift tedesco n° 1.241.637 e fu prodotto in 2.000
esemplari dei quali 1.400 montati sullo speciale corpo Contarex Hologon fra il 1969 ed il 1975,
mentre gli esemplari rimasti furono dotati di attacco Leica M e venduti dalla Leitz come Hologon-M;
tuttavia la produzione di questa versione è quantificata il 350-500 pezzi, quindi o questo valore è
approssimato per difetto o i conti non tornano....Quello che rende interessante questi diagrammi è
il fatto che riportano due letture: una evidenzia gli MTF effettivamente eseguiti su un esemplare, l'altra
riporta il calcolo matematico dell'MTF che l'obiettivo teoricamente dovrebbe avere, basandosi sulle
specifiche di progetto originali, ed è un interessantissimo esempio di come sia difficile trasferire nella
produzione media le specifiche teoriche; nella fattispecie, l'Hologon è basato su uno schema unico a
tre lenti con quella centrale di forma sferica strozzata per molatura al centro per ricavare il diaframma
(fisso ad f/8), ottenendo una sorta di "doppio fungo" specularmente simmetrico e molto rastremato
al centro, la cui realizzazione era notoriamente al limite delle possibilità meccaniche; è possibile che
la lente fosse stata modificata rispetto al calcolo originale (cui si riferiscono le seconde letture del grafico)
per facilitarne la realizzazione, oppure semplicemente la fattura ed il centraggio estremamente critici
hanno portato ad una fluttuazione di resa nella produzione reale; ad ogni modo i valori teorici sono
assolutamente incredibili per un obiettivi da 110° di campo con distorsione virtualmente zero:
addirittura la calotta sagittale prevedrebbe un valore di circa il 92% di MTF a 40 l/mm di frequenza
spaziale a circa 19mm fuori asse, cioè in pratica agli angoli dell'immagine supergrandangolare....
Tornando coi piedi per terra anche la lettura MTF reale ci restituisce un obiettivo davvero ottimo per
la sua focale, con una resa periferica molto buona ed un moderato calo della calotta tangenziale.
L'Hologon 8/16 moderno è stato modificato, sostituendo il malefico fungo monolitico centrale con
un tripletto di lenti incollate di foggia analoga, per contenere i costi (intenzione evidente anche nello
speciale verlauffilter degradante concentrico: nell'8/15 è costituito da due sofisticati vetri leggermente
biconvessi la cui reciproca interferenza genera l'assorbimento selettivo mentre nell'8/16 si tratta di un
semplice vetro piano cui viene applicato una sorta di adesivo che riporta la gradazione concentrica
sfumata...); la focale aumentò a 16mm per lasciare spazio al voluminoso otturatore della Contax G.
Dal punto di vista ottico non riesce a fare visibilmente meglio del vecchio 8/15 alla frequenza spaziale
più alta, 40 l/mm (a frequenza così alte serve almeno un 15% di differenza per percepire un calo
avvertibile), mentre è decisamente migliore alle basse frequenze spaziali, evidenziando quella
differenza nella filosofia di resa fra Contarex e Contax che ho descritto nel testo




Altro obiettivo, altra curiosità: il Distagon 4/18, sempre progettato da Glatzel e presentato alla
Photokina 1966, fu prodotto in montatura C-rex in appena 1.683 esemplari per poi passare
direttamente nel sistema Contax, con la semplice applicazione da parte dello stesso Glatzel di
un sistema flottante che allontana due parti del sistema ottico a distanza ravvicinata; tuttavia non
sono mai state dichiarate migliorie ottiche e gli schemi esibiti sono assolutamente identici....
Invece il dottor Glatzel, applicando il sistema floating, deve avere attuato in corsa qualche miglioria
di dettaglio, qualcosa di non macroscopico ed evidente ma che ha modificato non solo i valori
assoluti (comunque non da urlo) ma anche l'andamento tipico delle curve; ad ogni modo il Distagon
4/18 è famoso e si è guadagnato una così lunga e gloriosa carriera non tanto per la risoluzione in se
quanto per l'eccezionale correzione della distorsione (2% a metà diagonale, 1% ai bordi), per la
piacevole restituzione dei secondi piani fuori fuoco e per la magnifica resa cromatica.




Un altro obiettivo Zeiss assolutamente mitico è senz'altro il Biogon da 90°, progettato da
Ludwig Bertele ad inizio anni '50 e proposto poi in  4 focali diverse: 21, 38, 53 e 75mm
per coprire formati dal 24x36mm al 9x12cm Linhof; Bertele rientrava in Zeiss dopo due
anni "in prestito" alla Wild svizzera, presso la quale aveva progettato l'Universal Aviogon,
uno dei migliori obiettivi supergrandangolari per fotogrammetria aerea; proprio questa
recente esperienza gli fu preziosa calcolando il Biogon, un superwide semisimmetrico che
diverrà un mito per l'elevata risoluzione su tutto il campo e la distorsione quasi nulla; una
delle prime applicazioni pratiche del Biogon postbellico fu il 4,5/21, originariamente fornito
nel corredo delle Contax IIA e IIIA: Bertele era davvero cosciente di avere concepito un
capolavoro, infatti in una corrispondenza privata con un fotografo statunitense ebbe a
scrivere testualmente: "was Penicillin fur die Medizin und was del Duesenantrieb fur die
Luftfahrttechnik das is das 21mm-Zeiss-Biogon fur die Fotografie"; sin dagli albori del
sistema Contarex questo eccezionale obiettivo fu adattato all'uso reflex, consentito previo
sollevamento dello specchio ed utilizzo del mirino esterno, e confermò la sua fama di
sound performer; in questo caso l'avversario è davvero ostico, quel Distagon 2,8/21
capolavoro si Schuster e considerato il migliore 21 retrofocus del mondo, molto
superiore alla concorrenza; nonostante il confronto impietoso con un campione di 50
anni più giovane il 21 Biogon gli tiene testa a piena apertura a 40 l/mm (ma onestamente
si parla di 1:2,8 contro 1:4,5), cedendo alle basse frequenze come già visto nel caso
precedente; a diaframma ottimale (5,6 per il Distagon ed 8 per il Biogon) rimane la
superiorità del 21 Distagon ma i valori del Biogon, elevati ed uniformi anche a 40 l/mm
sono da considerarsi eccellenti, specie ai bordi, con un calo della calotta tangenziale
sempre molto modesto; escludendo il 21 Distagon, dichiaratamente un alieno fuori quota,
il vetusto 21 Biogon è in grado di giocarsela alla pari con i migliori 21 moderni, anche
non retrofocus, come vedremo nell'esempio successivo, interessante anche per le
implicazioni meccaniche.....




Alcuni maniaci logorroici (io, ad esempio) hanno sempre adattato lo Zeiss Biogon 4,5/21 su
Leica M, utilizzandolo in tandem col celebrato e ben più recente Elmarit-M 2,8/21; l'adattamento
non presenta particolari difficoltà (è illustrato in questo sito alla sezione Adaptor) e l'estetica
satinata cromo, molto retrò del 21 Zeiss col suo mirino #435 si sposano molto bene ad un corpo
M6 od M7 cromato; nonostante il fatto che l'ultima lente del Biogon rientri più dell'Elmarit-M,
essa è di diametro più contenuto ed eliminando la piccola palpebra paraluce in plastica dall'apice
posteriore dello Zeiss (basta allentare una vitina) è possibile mantenere l'esposizione TTL!
E la resa? in questo caso il Biogon è davanti: a tutta apertura i valori possono considerarsi
equipollenti (consideriamo che il Leica viene letto ad f/2,8: probabilmente chiudendolo ad f/4,5
come lo Zeiss le curve sarebbero analoghe) ma a diaframma chiuso il Leica presenta i segni
di una vistosa curvatura di campo (è un frequente indirizzo nei Leica di penultima generazione:
si sacrificava la curvatura di campo per ottenere un elevato contrasto) e a parte un picco in
prossimità dell'asse, limitato ad una piccola zona del campo, lo Zeiss prevale in virtù di una
ottima uniformità sul campo, anche se, ad onore del vero, la resa cromatica del Biogon è
cupa e freddina, più sgradevole rispetto al 21 Leica, ed esibisce anche una vignettatura superiore,
nonostante Bertele avesse introdotto coma pupillare periferico per ridurre il cos4 di Theta a
cos3; resta comunque un'alternativa interessante per le implicazioni "filosofiche", anche
se non è poi così facile metter mano su uno degli appena 4.000 esemplari prodotti.




Ho anche pensato di paragonare il 4,5/21 Biogon al gemello 4,5/38, per verificare l'assiona
secondo cui Bertele avrebbe semplicemente ingrandito in scala lo schema base per ottenere
le 4 focali da 21 a 75mm, i cui schemi ottici, in effetti, a prima vista sono identici; ad f/4,5
l'andamento dei grafici è perfettamente omologo e si assiste ad una certa prevalenza del
21mm, come è logico attendersi da una copertura inferiore che sottende una centrica di
confusione più restrittiva, anche se curiosamente sull'asse il 38 sembra prevalere; ad f/8
questa stranezza viene ribadita: infatti il 21mm sul primo quarto di diagonale si comporta
come un diffraction-limited, e peggiora solamente i valori di piena apertura, mentre il 38
migliora decisamente in asse, superando il fratellino 21 fino a metà campo, oltre cui il suo
comportamento assume un andamento differente, con un calo vistoso laddove il 21mm
tiene con grande uniformità, riportandosi avanti; resta il mistero dei valori sostanzialmente
bassi esibiti dal Biogon 21 alle frequenze spaziali di 10 e 20 l/mm (ormai leit motiv del sistema
Contarex) rispetto al 38 Biogon, progettato allo stesso momento e basandosi sull'identico
schema (anche se Bertele deve avere introdotto qualche piccola variazione non percettibile,
visto il differente comportamento alla chiusura del diaframma); sono quasi indotto al sospetto
che il metodo di rilevazione delle curve non sia assolutamente sovrapponibile, ma è un'illazione mia.




Il Distagon Contarex 2/35 presenta una luminosità non più replicata nel sistema
Contax, ed è un obiettivo piuttosto raro, prodotto in due lotti nel 1965 e 1973
per un totale di appena 3.150 esemplari; un obiettivo che si avvicina molto al
2/35 Contarex è il Distagon 1,4/35 Contax, dal cui schema ottico è stato
chiaramente derivato, spaziando ad aria in un doppietto al terza lente del 2/35
e soprattutto introducendo una lente asferica, procedura davvero inconsueta
alla Zeiss in quel 1974; il 2/35 era un obiettivo di gran classe, superiore al
classico 4/35 Distagon che ebbe maggiore fortuna commerciale (12.300 pezzi
venduti) sostanzialmente per il suo prezzo più abbordabile e non per la qualità,
inferiore (del resto faceva parte del primo nucleo di ottiche Contarex del 1958,
ed era uno dei primi schemi retrofocus di Zeiss, mentre il 2/35 poteva contare su
7 anni di evoluzione e nuovi software messi a punto dallo stesso Glatzel); il
2/35 infatti non sfigura assolutamente nei confronti del più recente Contax: a piena
apertura prevale nettamente ma è avvantaggiato da quello stop in meno, che ad
f/1,4 è un abisso; col diaframma chiuso resta appena indietro nelle zone centrali
ma tiene molto meglio fino ai bordi estremi, mentre il Distagon 1,4/35 si lascia
completamente andare nell'ultimo 20% di diagonale. Il 2/35 è uno degli Zeiss
Contarex con l'MTF più alto alle basse frequenze spaziali e nell'uso pratico
presenta una magnifica resa plastica dei piani in successione e colori molto
brillanti e differenziati, anche se soffre di un vistoso flare dovuto ai 18 passaggi
ad aria senza antiriflessi multiplo, e questo semplicemente in presenza di
soggetti con elevata luminanza; tuttora, aggiornato con T*, sarebbe uno
splendido compagno di avventure.




Queste curve rappresentano un'eccezione metodologica, dal momento che visualizzano
la resa di due obiettivi entrambi Contarex, tuttavia ritenevo interessante mettere al palo
il vetusto Distagon 4/35, uno dei primissimi schemi retrofocus di casa Zeiss, classe 1958,
col più recente Distagon 2/35 di omologa focale, progettato sempre da Glatzel ma con
l'ausilio di rinnovati software e presentato nel 1965, permettendo di valutare i progressi
in corsa nell'ambito dello stesso sistema e della stessa filosofia di progetto; effettivamente
il primitivo Distagon 4/35, avvantaggiato dalla scelta assai conservativa sull'apertura massima,
presenta una resa più che decorosa, specie nelle zone centrali, anche se l'ottimizzazione sulla
massima apertura (prevedibilmente chiamata spesso in causa vista la scarsa luminosità dell'ottica)
ha l'effetto collaterale di un comportamento simile ad un diffraction-limited, specie in asse, dove
troviamo ad f/4 un MTF per 40 cicli/mm superiore al 60% per 5mm di diagonale, valore davvero
eccezionale per l'epoca ed anche  per gli standard attuali, quote che plafonano però ad f/8
dove in asse l'incremento di resa è nullo mentre la calotta tangenziale resta pressochè immutata;
si comporta certo meglio il 2/35 più recente, che perde qualcosina a piena apertura, ma stiamo
paragonando un f/2 con un f/4, mentre ad f/8 evidenzia un vistoso miglioramento su tutto il
campo, risultando senz'altro preferibile al più vetusto modello; da notare come entrambi
presentino un elevato MTF alle basse frequenze spaziali, mediamente più alto della quasi
totalità degli altri Contarex qui illustrati e più vicino al classico standard Contax




Il Planar Contarex 2/50, un tipico gauss simmetrico a 6 lenti in 4 gruppi, è uno degli obiettivi
che più hanno contribuito alla mistica del sistema:  con esso sono state eseguite molte delle
foto che illustrano la documentazione Contarex dell'epoca, sbalorditive per nitidezza e contrasto,
e più di ogni altro ha dato soddisfazione agli utenti, dal momento che dal 1957 al 1973 ne sono
stati prodotti 37.768 esemplari a fronte di un totale di 55.000 corpi macchina in tutto, distribuiti
fra i vari modelli...questi sono i numeri Contarex, che non era e non è una macchina per tutti.
Il Planar 2/50 ha natali controversi ma mi sento di attribuirlo provvisoriamente ad Dr. Sauer
più che allo stesso Glatzel, in attesa di notizie certe; come obiettivo di riscontro ho scelto il
Planar 1,7/50 di Contax, progettato da Woeltche e caratterizzato da un più complesso schema
a 7 lenti, simile all'1,4/50 e caratterizzato da diverse lenti in vetro LAFN2 con indice di
rifrazione 1,74; in realtà il Planar 2/50 poteva contare su una meccanica ben più nobile e
sofisticata rispetto all'1,7/50 Contax, se vogliamo un po' cheap: l'elicoide gli permetteva di
passare direttamente da infinito a 30cm (con prestazioni quasi macro), il diaframma aveva una
camma di compensazione automatica che apriva leggermente a distanze ravvicinate,
compensando l'assorbimento dell'elicolide esteso e dal 1965 assunse la denominazione
blitz-Planar in quanto incorporava anche un sistema NG che accoppiava automaticamente
la ghiera di messa a fuoco ai valori di diaframma, il tutto in funzione del numero guida del
flash da impostare su un'apposita scala, per non parlare dell'elicoide preciso e pastoso
e della splendida iride del diaframma: insomma, una meccanica deluxe!
Gli MTF del Planar 2/50 estremizzano in concetto già palesato, mostrando ottimi valori a
40 l/mm con curve a 10 e 20 l/mm insolitamente basse, in modo davvero anomalo se
consideriamo le quote a 40 l/mm; si nota comunque a diaframma di lavoro che il 2/50
Contarex presenta un'uniformità di risposta sul campo con virtuale assenza di astigmatismo
e curvatura di campo che non si riscontra nel Contax 1,7/50, che sfodera certamente
basse frequenze molto vigorose ma tradisce sull'asse un certo spostamento di fuoco
(da un minimo di 60 nm fino anche a 100, a seconda della calibratura individuale del pezzo)
col flesso di resa, oltre ad un'apprezzabile curvatura di campo, che a distanze ravvicinate si
accentua ancor più; in questo caso, nel cambio generazionale, si è privilegiato in modo
particolarmente marcato il macrocontrasto a discapito del grado di correzione generale
di tutte le aberrazione, davvero ben livellate nel Contarex, che esibisce una risoluzione
fine molto elevata ed un passaggio ai piani secondari davvero eccellente, fornendo una
sensazione di resa soggettiva davvero gratificante.




Il Tessar è un'altro dei monumenti nella storia della Zeiss, e naturalmente il sistema Contarex
fu ben presto nobilitato da una versione moderna, ricalcolata appositamente e dotata di
moderni vetri al Lantanio; il Tessar 2,8/50 Contarex può vantare quella che si può considerare
la più accurata montatura meccanica fra tutte le versioni prodotte durante il secolo, con un
elicoide molto fluido (calibrato fino a 35cm di distanza) ed un diaframma ad iride magnifico.
L'obiettivo veniva pubblicizzato come un miglioramento rispetto alla versione Contax e non
una semplice riproposizione, e veniva suggerito come ottica standard con la Contarex Special
a mirino intercambiabile, prodotta fra il 1960 ed il 1963 in 5.000 esemplari; naturalmente l'utenza
fu solleticata dalla maggiore luminosità del Planar 2/50 e a cagione di ciò fra il 1960 ed il 1969
furono prodotti soltanto 5.978 Tessar; considerando che moltissime Contarex Special lo ebbero
in dotazione, oggi è difficile trovarne un esemplare "spaiato"; come obiettivo di riscontro ho scelto
il Tessar Contax 2,8/45, anche se le focali differiscono leggermente; a piena apertura si ripropone
l'ormai consolidato comportamento con le basse frequenze spaziali piuttosto basse, ma anche a
40 l/mm il 2,8/45 Contax è leggermente superiore; da questi diagrammi otteniamo la conferma
nella produzione Contarex di una maggiore attenzione generale al controllo di tutti i parametri:
infatti in entrambi i Tessar, sia aperti che diaframmati, si assiste al classico recupero della calotta
sagittale sui bordi, propria del tipo Tessar, tuttavia nel Contarex il recupero si spinge fino agli
angoli estremi, mentre nel Contax si è scelto di accettare un cerchio di correzione più ristretto,
e da 18mm fuori asse l'obiettivo crolla decisamente, laddove il Contarex sta ancora recuperando.
A diaframma di lavoro il moderno Tessar prevale sul Contarex, palesando comunque un tipo di
correzione ed andamento di resa differente: il Contax subisce in asse lo spostamento di fuoco e non
migliora dai valori di f/2,8, migliorando poi fuori asse, mentre il Contarex migliora in modo marcato
al centro, prevalendo, per poi degradare in modo deciso sul campo, anche se senza scendere mai a
valori men che buoni; come annotazione personale nell'uso pratico la risoluzione mi è parsa comunque
molto buona, anche se il famoso Tessar Contarex esce un po' ridimensionato dalla visione dei suoi MTF.
Ma come si comporta in relazione al rivale di sempre, il coevo Leitz  Elmar 2,8/50 ? Vediamo...


Nonostante ci riferiamo al "vecchio" Elmar 2,8/50 di fine anni '50 e non al recente
Elmar-M degli anni '90 (nettamente migliore) lo Zeiss non riesce a prevalere, pur
evidenziando un andamento caratteristico molto simile e sovrapponibile; in particolare,
la scelta di gestire curvatura di campo ed aberrazione sferica in funzione di un forte
miglioramento sull'asse si paga poi con la vistosa caduta periferica, insolita per il
tipo Tessar; infatti l'Elmar (che è un clone del Tessar) presenta un deciso recupero
della calotta tangenziale a diaframma chiuso che garantiscono al Leitz un leggero
margine di vantaggio; in conclusione, il Tessar Contarex rivela un grado di
ottimizzazione reciproca delle aberrazioni insolita per questo tipo di schema e non
sono completamente d'accordo sulla scelta di privilegiare l'asse (zona comunque piccola
e spesso poco importante nella composizione) penalizzando il resto del campo




Impietoso questo confronto: il Planar Contarex 1,4/55, introdotto nel 1961 e prodotto
in 8.275 esemplari, è sempre stato accompagnato, caso raro nel sistema C-rex, da una
lugubre fama legata ad una resa ottica poco soddisfacente; l'obiettivo campione posto
come riscontro è il Planar Contax 1,4/50 ed è interessante mettere questi pezzi al palo
perchè entrambi sono stati progettati da Glatzel, a distanza di circa quasi 10 anni (il
Planar 1,4/50 fu calcolato intorno al 1969 per la Rolleiflex 35), adottando due soluzioni
diverse nell'ambito del classico Gauss a 7 lenti, tipico di questi normali superluminosi; in
particolare, il Planar 1,4/55 prevede la seconda e terza lente anteriore riunite in un doppietto
collato con interfaccia piano-parallela, soluzione comune nei normali f/1,4 dei primi anni '60,
mentre nel Planar 1,4/50 del 1969 la seconda e terza lente sono spaziate ad aria e si è fatto
uso dei più moderni vetri ottici messi allora a disposizione dalla Schott; la "critica della ragion
pura" di Glatzel ha dato i suoi frutti: il suo nuovo progetto è apprezzabilmente superiore rispetto
al precedente, che evidenzia però un comportamento più corretto ai bordi mentre il Contax
crolla vistosamente ai margini del fotogramma per curvatura di campo; il leggero flesso in asse,
comune ad entrambi al diaframma di lavoro, è presumibilmente legato a spostamento di fuoco 
per aberrazione sferica; questo è uno dei casi dove la differenza fra generazioni è più marcata




Le caratteristiche di rendimento del Planar Contarex 1,4/55 mi hanno ricordato un altro vetusto
superluminoso Leitz, risalente addirittura agli anni '40: il Summarex 1,5/85 con attacco a vite; in
effetti i loro MTF sovrapposti evidenziano comportamenti analoghi: MTF molto scarsi alle basse
frequenza spaziali a tutta apertura con un conseguente contrasto molto modesto; anche a diaframma
f/8 il rendimento è simile, con un leggero flesso in asse e la calotta tangenziale a 40 cicli che tende
a sormontare fuori asse la sagittale; in questo caso il vecchio telino Leitz, che non è mai stato un
fulmine di guerra, presenta valori addirittura superiori allo Zeiss, confermando la fama invero poco
 lusinghiera di questo Planar luminoso.




Il Sonnar Contarex 2/85 è uno dei pezzi forti del sistema Contax a telemetro, passato
senza modifiche nel sistema Contarex in quanto si trattava di un obiettivo con fama
leggendaria di eccellenza, nitido e brillante; l'obiettivo di riscontro scelto è il Sonnar
2,8/85 Contax, progettato da Woeltche, anche se i due obiettivi si basano in effetti
su un tipo Sonnar diverso: infatti il modello Contarex presenta il tipo originale, simile
a quello della versione 1,5/50 per Contax a telemetro e costituito da 7 lenti in soli
3 gruppi, con una lente anteriore singola e due tripletti collati ai lati del diaframma.
A piena apertura sono entrambi ottimi; naturalmente il Contarex appare inferiore ma
non dimentichiamo che la sua apertura è di f/2 contro gli f/2,8 del rivale, ed i valori
espressi sono veramente ottimi e caratterizzati da una rimarchevole uniformità di resa
con astigmatismo irrilevante; a diaframma chiuso gli obiettivi sono sovrapponibili a
10 e 20 l/mm mentre a 40 l/mm il Sonnar 2/85 compete solo sull'asse, restando indietro
sul campo, dove il sagittale del Sonnar Contax è elevato e costante sino ai bordi, anche
se il tangenziale scende decisamente per aberrazione cromatica laterale fino ai livelli
del Contarex, che se si accontenta di una flessione verso i bordi ma resta comunque molto
uniforme nelle due letture sagittale e tangenziale, indice di elevata ed uniforme correzione
e soprattutto di aberrazione cromatica più ridotta; infatti nei vecchi progetti si utilizzavano
vetri a rifrazione più bassa, che per natura presentano anche dispersione inferiore, mentre
i progetti moderni sono più performanti ma devono fare i conti con questo rovescio della
medaglia, evidenziato dal tangenziale del Sonnar 2,8/85 Contax; a prescindere dalle curve,
ho analizzato anni fa diapositive eseguite con il 2/85 C-rex che ritraevano dall'alto un paese
 e la risoluzione dei dettagli fini era davvero molto buona.




Mettere a riscontro il Sonnar Contarex 2/85 col Planar 1,4/85 è molto intrigante per varie ragioni:
infatti quest'ultimo, sia pure un famoso best seller proposto in attacco Arriflex, Contax, Rollleiflex
ed anche Nikon, è nato in realtà in versione Contarex, anche se in questa configurazione fu montato
in appena 400 esemplari quando i corpi macchina erano praticamente fuori produzione, e questo
famoso progetto di Erhard Glatzel rappresenta un netto giro di pagina rispetto al fratellino 2/85
Sonnar, nato su schemi di Bertele che risalivano agli anni '30: un obiettivo che era, per quanto
eccellente, il canto del cigno di un tipo ottico ormai superato e portato ormai ai suoi limiti; siamo
quindi di fronte a due generazioni immediatamente successive. A piena apertura il Planar 1,4/85
ha una resa simile al Sonnar 2/85, valori molto buoni considerando che il rivale è quotato ad f/2;
va tuttavia considerato che questi grafici si riferiscono sempre ad infinito, mentre è noto che il
Planar 1,4/85 di Glatzel è frutto di molti compromessi, uno dei quali l'andamento dell'aberrazione
sferica, che causa un vistoso spostamento di fuoco a distanza ravvicinata, con un severo
peggioramento delle curve; il caratteristico spostamento di fuoco è evidente già ad infinito quando
si passa a diaframma di lavoro ed è tradito dalla flessione sull'asse, inferiore alle parti periferiche;
pare che letture MTF effettuate ricorreggendo il piano di fuoco abbiano portato valori a eccezionali,
ma ovviamente è pura accademia; a diaframma di lavoro, come già nel precedente confronto,
il Sonnar 2/85 regge abbastanza bene alle basse frequenze spaziali, con valori insolitamente alti
per lo "stile Contarex": infatti la sua progettazione è precedente....con 40 l/mm a diaframma chiuso
il Planar prevale nettamente sul campo, con le solite riserve legate alla distanza ravvicinata, dove
la calotta più sfavorevole può scendere in certi punti anche a valori di appena 10% MTF...
In sintesi il Planar prevale certamente ad infinito, ma credo che a distanza minima di messa a
fuoco il Sonnar 2/85 Contarex (che degrada molto meno) potrebbe ancora stupire; è stato
prodotto dal 1958 al 1973 in soli 7.585 esemplari; segni particolari: tendenza a scollare il
tripletto anteriore...




I due 135mm messi a confronto, sia pure di omologa focale, si basano su due concetti
Sonnar diversi: il Contarex si fonda sull'idea originale di Bertele, con classico doppietto
centrale di grosso spessore, immutato da inizio anni '30 e replicato in una miriade di
varianti e cloni fino ai giorni nostri, ivi compresi gli Jupiter sovietici, mentre in Contax
- progettato da Woeltche - si basa su un nuovo concetto con tre lenti convergenti ed
un doppietto collato posteriore; nonostante i 40 anni di distanza fra i due concetti la
resa non è così dissimile, rendendo gli obiettivi sovrapponibili (a 40 l/mm di frequenza
spaziale occorre almeno un 15% di differenza nell'MTF perchè la variazione sia ben
avvertibile); quello che stupisce ed incuriosisce in obiettivi basati su concetti così diversi
è soprattutto l'estrema simmetria di comportamento, con la classica caduta della
calotta tangenziale ai bordi a diaframma chiuso, dovuta ad aberrazione cromatica
laterale residua; peccato non siano disponibili le letture del Contarex Olympia-Sonnar
2,8/135, progettato nel 1964 e concettualmente più simile ad Contax, basandosi
su 4 lenti spaziate tutte convergenti e caratterizzato da un'identica apertura massima;
vox populi, dovrebbe essere più nitido del fratellino 4/135 più datato anche se privo
del suo caratteristico, pastoso fingerprint (io possiedo il 2,8/135 ed in effetti lo trovo
molto nitido ma non avendo mai usato il 4/135 non posso trarre alcuna conclusione)




Il Sonnar Contarex 4/250 è un'altro dei 6 obiettivi proposti all'origine del sistema ed è
stato prodotto con due varianti meccaniche: i primi 2.019 esemplari (montati fra il
1959 ed il 1962) prevedono messa a fuoco elicoidale ed il diaframma stop-down
comandato da una ghiera sull'obiettivo (soluzione insolita per Contarex che permette
anche qualche timido tentativo di adattamento...); altri 2.645 esemplari sono stati
montati fra il 1963 ed il 1973 con modifiche meccaniche che prevedevano il diaframma
automatico ed un pratico sistema di messa a fuoco rapida con pomello e cremagliera.
Come obiettivo di riscontro, non essendoci focali equivalenti, ho scelto il Tele-Tessar
4/300 di Contax, con focale leggermente più lunga e luminosità equivalente; le curve
presentano un andamento pressochè analogo con lo stesso degrado della calotta
tangenziale a diaframma chiuso dovuto allo spettro secondario residuo; il vetusto
Contarex (un 4 lenti spaziate ad aria, tutte convergenti) prevale leggermente con
in evidenza la lettura sagittale ad f/8 per 40 l/mm che garantisce il 50% di MTF su
quasi tutto il campo, valore molto buono per un tele da 250mm non apo, anche con
standard attuali, tracciando il quadro di un obiettivo valido e certamente eccellente
in quel finire degli anni '50 dove ebbe i suoi natali




Ho voluto paragonare il Sonnar 4/250 Contarex anche con Sonnar
2,8/180 Contax, ultima interpretazione di un obiettivo leggendario
nato nel 1936 (con schema ben diverso dall'attuale, ovviamente);
anche in questo caso l'ottimo 4/250 non sfigura, rivaleggiando a piena
apertura e prevalendo sul 2,8/180 Contax al diaframma di lavoro


INFINE

Valutiamo l'entità dei progressi Zeiss negli ultimi 50 anni mettendo a
confronto due famosi obiettivi Contarex, il Distagon 2,8/25 ed il
Sonnar 2/85 con gli omologhi più recenti, ovvero gli Zeiss ZM
Biogon 2,8/25 e Sonnar 2/85: il tempo non è trascorso invano...



Il Distagon 2,8/25 fu introdotto ad inizio anni '60 per fornire un'alternativa
con visione reflex al supergrandangolare 4,5/21 Biogon, davvero scomodo
nell'uso, e Glatzel si avvalse per il suo progetto di un nuovo software da
lui stesso concepito che per la prima volta armonizzava reciprocamente
le aberrazioni, senza sopprimerle de tutto ma cercando un equilibrio che
fornisse una resa piacevole, visivamente; uno dei compromessi accettati fu
una forte curvatura di campo, poco rilevante nell'uso reale con soggetti
distanti ed un ottica con così tanta profondità di campo, ma molto penalizzante
nei test, effettuati a coniugate più ridotte e con mire piane...E' infatti leggendaria
la discrasia che da decenni si evidenzia fra la soddisfazione degli utenti ed
i risultati modesti nei test di laboratorio; gli stessi MTF Zeiss, eccellenti in
asse, crollano letteralmente fuori asse a cagione di ciò; sono stato informato
confidenzialmente che letture MTF effettuate in Zeiss, ottimizzando il piano
secondo l'andamento della curvatura di campo, hanno portato per il 2,8/25
Distagon a valori MTF extrassiali incredibilmente alti; ad ogni modo, anche
concedendo al 25 Distagon questo beneficio di inventario, la sua resa ai
bordi non è certamente eccezionale, come è lecito aspettarsi da un retrofocus
della prima ora che copre ben 80° ad 1:2,8; l'ottica di riscontro è il recentissimo
Biogon 2,8/25 realizzato in montatura Leica M per la telemetro Zeiss Ikon
oltre che, naturalmente, per tutti i Leicisti "adulteri"; in questo caso abbiamo
valori assiali quasi simili, ma appena si scende sulla diagonale il Biogon, peraltro
certamente avvantaggiato dal tiraggio minore per l'assenza di specchio reflex,
continua fino ai bordi con valori eccezionalmente costanti, poco inferiori
all'asse e con una minima differenza fra le due calotte; è davvero impietoso
il confronto a diaframma chiuso a 13mm fuori asse con 40 cicli/mm e lettura
sagittale: abbiamo infatti circa 80% MTF nel Biogon e circa 17% MTF nel
più anziano Distagon; questo è quanto: alla Zeiss non hanno riposato sugli allori!




50 anni, mezzo secolo separa questi due contendenti: da un lato il Sonnar 2/85 Contarex,
derivato dal 2/85 a 6 lenti di Bertele, calcolato nel 1932 per Contax I e rivisitato dallo
stesso Bertele nel 1951 portando le lenti a 7 su uno schema simile al Sonnar 1,5/50;
all'altro angolo del ring troviamo il modernissimo Sonnar 2/85 ZM, fratellino del Biogon
2,8/25 appena discusso. Quest'obiettivo, apparentemente semplice col suo schema a
6 lenti separate analogo a quello dell'AF-Nikkor 1,8/85, ha avuto in realtà una messa
a punto meccanica lunga e difficile con un lancio via via differito, perchè incorpora un
sofisticato sistema di flottaggio asolidale sull'ultima lente, e trattandosi di un obiettivo
per telemetro, privo di alcun riscontro ottico per la messa a fuoco, la sua meccanica è
complessa e dotata di tolleranze micrometriche di livello eccezionale...Non è un caso,
infatti, che sia l'unico obiettivo assieme al complicatissimo 2,8/15 ad essere prodotto
"in casa" ad Oberkochen e non negli stabilimenti giapponesi Cosina, come gli altri.
Anche in questo caso la differenza frutto di 50 anni d'evoluzione è impietosa, nonostante
il Sonnar più anziano abbia sempre mutuato una giusta fama di eccellenza: è davvero
impressionante notare, infatti, che il nuovo progetto fornisce sistematicamente a 40
cicli/mm lo stesso trasferimento di modulazione che lo Zeiss Contarex garantiva a
20 cicli/mm! Il nuovo ZM è davvero un progetto eccezionale che se la gioca alla
pari con calcoli come il Leica Apo-Summicron 2/90, anche se non è detto che
così alti valori di contrasto alle basse frequenze spaziali siano così gradevoli in
molte applicazioni del ritratto, vocazione d'eccellenza per un 85mm; viceversa il
Sonnar Contarex forniva risultati squisiti nella resa plastica del volto e nelle
sfumature, forse proprio in virtù dei suoi parametri meno estremizzati; da notare,
infine, che il vecchio obiettivo presenta ai bordi una differenza fra le due calotte
molto contenuta, indice di una ridottissima aberrazione cromatica laterale, risultando
corretto come il moderno ZM e superiore ai Sonnar di Woletche di penultima
generazione, come il 2,8/85, il 3,5/100 ed il ed il 2,8/135 per via del minore
spettro secondario garantito, come già descritto, dai vecchi vetri a rifrazione
più convenzionale.



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