CANON  EF  35-350mm f/3,5-5,6 L:

COMPENDIUM  COMPLETO  SUL  CELEBRE  ZOOM  10x

CHE  TRACCIO'  NUOVI  CONFINI  NEL  LINGUAGGIO

FOTOGRAFICO  E  NELLA STORIA  DELL'OTTICA





ABSTRACT

Right here all you can dream about the famed Canon EF 35-350mm f/3,5-5,6 L:
unprecedented schemas and data about the production lens and the other prototypes
projected by  Endo-San, the glass specs, detailed descriptions and a massive series
of images taken by miself with this really practical lens, a lethal weaphon for reporters
and still highly regarded by Canonians and the whole batch of lens users; the most
outstanding feature of this lens in the ability to create "beautiful images": not the sharpest,
not the more 3D-fashioned, not the brightest or with a dreamy bo-keh, but a very well
balanced mixture of all these stuffs, and the lens fits well also on full-frame D-slr bodies.

21/11/2008


Voglio esordire con una precisazione, per amore di chiarezza: io non sono sponsorizzato nè
supportato da alcuno, sia importatore/distributore sia rivenditore, qualunque sia il Brand oggetto
della discussione, e come molti sanno non ho una "marca del cuore" ma eseguo una lenta rotazione
di numerosi corredi, per riscoprire ad ogni occasione il brivido della "prima volta"; pertanto, se
nel descrivere certi oggetti mi abbandono ad un pizzico di enfasi o entusiasmo oltre la norma, si
tratta di considerazioni radicate nell'esperienza personale e non certo dettate da amore di campanile
o da più o meno celati "do ut des", come talvolta avviene.

Specificato questo, non posso negare che il Canon EF 35-350mm f/3,5-5,6 L sia un "vetro" che
mi sta particolarmente simpatico, non tanto per la vertiginosa escursione 10x da grandangolo medio
 a supertele - comunque davvero pratica in molte circostanze - quanto per la "bellezza" delle immagini
che produce, in virtù di un particolare equilibrio fra i parametri fondamentali dell'immagine, come
risoluzione, macro e microcontrasto, resa del colore e dello sfuocato, etc.; come anticipato nell'abstract
in lingua Inglese, quest'obiettivo non eccelle in termini assoluti in nessun settore specifico, ma è la "squadra"
ad essere vincente.

Alle origini di questa zoom iperbolico c'erano le richieste di buona parte dei fotografi sportivi targati
Canon, spesso impegnati in situazioni concitate ed imprevedibili, contesti dove anche un secondo fa la
differenza e dove spesso non è pratico o semplicemente sicuro portare al seguito un corredo di obiettivi
supplementari; la Canon ha sempre fondato le sue fortune nel campo professionale sul filo diretto con gli
utenti professionisti, tester d'eccezione per i suoi sistemi, e recepì rapidamente le richieste, che furono
inoltrate al D. Hiroshi Endo-San, un matematico specializzato in zoom ad ampia escursione focale, che
aveva ed avrebbe progettato molti zoom estremi per le telecamere professionali della televisione; il Dr.
Endo, forte del suo specifico know-how, imposto e portò a termine il calcolo da solo, nella rarefatta
tranquillità della sua casa di Kanagawa, e nel novembre del 1990 il progetto complessivo era pronto.

Si trattava in effetti di un lavoro davvero importante ed impegnativo, dal momento che Endo-San aveva
calcolato non meno di 10 prototipi diversi, tutti accomunati dall'escursione 10x e focali comprese fra
35 e 350mm, un progetto che il 20 Novembre dello stesso anno fu prontamente depositato all'ufficio
brevetti giapponese per l'opportuna registrazione; dopo attente valutazioni di vari fattori, non ultimi le
implicazioni meccaniche e la scelta dei vetri, fu deliberato che il settimo prototipo sarebbe entrato in
produzione come Canon EF 35-350mm f/3,5-5,6 L.

Come tutti sappiamo, tale obiettivo entrò a pieno regime soltanto nel Gennaio 1993, e gli oltre due anni
di ritardo vanno giustificati con le grandi difficoltà connesse alla progettazione della montatura meccanica,
che doveva mantenere opportunamente allineate un gran numero di lenti e gestire il flottaggio indipendente
di ben cinque gruppi di lenti solamente per garantire la variazione di focale...

 

Il mio esemplare personale di Canon EF 35-350mm f/3,5-5,6 L, un po' malconcio ma ancora
efficiente; l'obiettivo gestiva la grande escursione di focale grazie ad un sistema one touch, la cui
scelta trova spiegazione nella particolare movimentazione dei gruppi ottici, come vedremo in seguito;
la struttura permette di collassare opportunamente l'obiettivo per renderlo sufficientemente compatto
(selezionando la focale minima di 35mm), e la ghiera di messa a fuoco dispone di un collare di serraggio
che consente di bloccare la funzione di zoomata, assicurando il comodo trasporto del 35-350mm
appeso al corpo macchina senza che la gravità faccia involontariamente scorrere l'obiettivo fino
all'estremità opposta dell'escursione; le indicazioni grafiche con le scritte "smooth" e "tight" chiarificano
la messa in opera di questo sistema.




Due immagini con lo zoom impostato alla focale minima e massima che permettono di intuire quanto
sia in realtà compatto l'obiettivo in posizione "di trasporto" sulla focale minima: in queste condizioni
il barilotto misura appena 167,4mm di lunghezza per 85mm di diametro, misure ragionevolissime
che permettono di inserirlo verticalmente nella maggioranza delle borse fotografiche medie, riducendo
l'ingombro ad un pozzetto di circa 9x9cm; per quanto riguarda il peso, la Canon dichiarava ufficialmente
1.385g, misura cui corrisponde in realtà l'obiettivo completamente "nudo" e privo di paraluce, tappo
anteriore e posteriore e addirittura collare di fissaggio al cavalletto... I pesi effettivi da me rilevati sono
i seguenti: obiettivo senza tappi, paraluce e collare di attacco al treppiede: 1.387g; obiettivo senza tappi
e paraluce ma dotato di attacco al treppiede: 1.514g; obiettivo con tappi ed attacco al treppiede: 1.545g;
obiettivo con tappi, attacco al treppiede e paraluce: 1.610g; si tratta di valori certamente accettabili,
vista l'escursione di focali e la qualità costruttiva, ma un corredo "d'assalto" tipico costituito dall'ottica con
paraluce + EOS 5D e soletta BG-E4 con due batterie + flash 580EX porta l'ago della bilancia a 3.445g,
un peso che comincia ad infastidire anche una persona robusta, specie se occorre brandire l'apparecchio
in mano per ore.

La particolare estetica e l'escursione dello zoom mi hanno portato a soprannominare goliardicamente
quest'obiettivo come "la verga equina", e l'animazione che segue spiega senza tanti commenti :-)




Un simpatico nickname ancora più calzante se osserviamo l'obiettivo con il suo paraluce
dedicato in posizione operativa... Sia quest'ottica che l'altrettanto famoso EF 100-400mm
f/4,5-5,6 L IS condividono una meccanica molto simile, e a colpo d'occhio l'unico elemento
che li contraddistingue senza incertezze è proprio il paraluce, cilindrico nel 100-400mm e
strombato a tulipano nel 35-350mm, per non interferire con la copertura sulla focale grandangolare; il
paraluce dispone di un attacco rapido a baionetta ed esibisce una piacevole estetica avorio martellato/nera
che si integra molto bene col barilotto; la parte anteriore è in plastica nera (per rendere meno evidenti
le abrasioni) ed internamente è rivestita in materiale fioccoso a base di poliestere in grado di assorbire la
luce con grande efficacia. Il codice di riconoscimento per questo paraluce è EW-78.

 

Una caratteristica di quest'obiettivo è l'assenza di una distanza minima di messa a fuoco precisa: al
variare della focale cambia anche la coniugata minima (un effetto collaterale dello schema ottico
eccezionalmente complesso); la Canon ha risolto brillantemente il problema lasciando sulla scala di
messa a fuoco convenzionale il valore di riferimento più comune nell'escursione 35-150mm, cioè 0,6m,
ed ha riportato sul barilotto dell'obiettivo, in corrispondenza della nutrita serie marker per la lunghezza
focale, le effettive e corrispondenti distanze di messa a fuoco minima, espresse in metri e piedi, con
l'aggiunta del relativo fattore di ingrandimento sul fotogramma... Scopriamo così che quest'obiettivo
è in grado di focheggiare a distanze molto ravvicinate, che esaltano ulteriormente la sua versatilità
operativa, passando da 0,67m a 35mm (ingrandimento 0,07x) a 0,63m a 70mm (ingrandimento 0,15x)
a 0,6m a 135mm e 0,7m a 160mm, cui corrisponde l'ingrandimento massimo consentito dall'ottica, pari
a 0,25x, cioè un rapporto di riproduzione di 1:4 o, se preferiamo, un soggetto di 14,4 x 9,6cm a pieno
fotogramma, un risultato molto soddisfacente; passando a focali superiori la distanza di messa a fuoco
minima aumenta progressivamente, restando però sempre assai favorevole: 0,9m a 200mm, 1,3m a
250mm, 1,7m a 300mm e 2,2m a 350mm; globalmente è una prestazione di grande rilievo nel reportage
stretto, in mezzo alla folla.

 

La porzione anteriore, scorrevole per assecondare la variazione di focale, presenta una baionetta
per il paraluce, in duralluminio anodizzato nero e dotata anche di attacco filtri con passo 72mm;
un anello in alluminio satinato riporta i dati di targa, cui fa seguito il famoso filetto "L" di colore
arancio fluorescente; il cannotto vero e proprio (come del resto l'intera montatura) è in alluminio rifinito
nel classico avorio martellato che contraddistingue i lunghi fuochi della serie L, con l'aggiunta di
un settore in materiale sintetico nero per facilitare la presa durante la zoomata.

 

La parte inferiore del cannotto prevede la scala di messa a fuoco, di comoda consultazione grazie
alla vicinanza al corpo macchina, l'interruttore che esclude il sistema AF (gestito da un motore ultrasonico
USM) ed il collare di serraggio per il cavalletto, con relativo punto di fede nero per la corretta centratura;
sulla scala di messa a fuoco sono riportate anche le declinazioni di fuoco per la ripresa ad infrarossi,
relative alle focali 35, 70, 135 e 200mm.

 

Il collare di attacco al cavalletto ha una sagoma piacevole ed una piastra di attacco di superficie adeguata;
l'anello non può essere aperto completamente ma soltanto allentato, e per smontarlo dall'obiettivo occorre
ruotarlo finchè le asole visibili sulla sua parte anteriore finiscono in corrispondenza dei pivot metallici che
escono dal barilotto e che normalmente tengono ingaggiato il collare all'obiettivo stesso; a questo punto è
possibile sfilare il collare, facendolo uscire dal lato baionetta.

 

Ecco come si presenta l'obiettivo senza il relativo collare, configurazione cui corrisponde il peso
ufficialmente dichiarato dal costruttore; all'interno del collare una sezione teflonata garantisce
una rotazione fluida e senza attriti.

 

L'obiettivo montato su un corpo professionale della sua era; nonostante una grande scelta di focali,
la sua struttura, una volta collassata in posizione di trasporto, presenta un ingombro sufficientemente
contenuto da consentire il trasporto anche in borse di piccole dimensioni.

 

Il Canon EF 100-400mm L IS, esteticamente "gemello" del 35-350mm L, in compagnia di altri
pregiati pezzi della stessa gamma: 50mm f/1,0 L, 35mm f/1,4 L, 24mm f/1,4 L e 14mm f/2,8 L;
le scelte meccaniche ed estetiche inaugurate col 35-350mm sono state apprezzate dagli utenti,
e la Casa le ha mantenute senza particolari modifiche anche nel successivo zoom-tele stabilizzato.


Questo zoom, definito all'esordio dal suo costruttore come "rivoluzionario", si diffuse ben presto fra i
professionisti che stazionavano ai box di Formula 1 o che seguivano in motocicletta i grandi eventi
ciclistici internazionali; fu posto in vendita nel Gennaio 1993 al prezzo di 290.000 Yen, cui corrispondeva
un costo sul nostro mercato nell'ordine di 5.000.000 di Lire dell'epoca; inutile dire che si trattava di cifre
veramente impegnative, giustificate però dall'innovativo gruppo ottico e dalla sofisticato schema meccanico,
entrambi estremamente complessi; ho potuto studiare e ri-elaborare i dati contenuti nel progetto originale,
e gli schemi che seguono, come di consueto, sono assolutamente inediti e chiarificano inequivocabilmente
la portata di questo capolavoro dell'ingegno umano.

 

Lo schema ottico dell'EF 35-350mm L di Hiroshi Endo si avvale di ben 21 lenti raggruppate in 14 gruppi
(i 15 gruppi dichiarati da Canon vanno considerati un refuso, dal momento che anche lo schema divulgato
dalla stessa Casa prevede 14 gruppi di lenti), un'architettura possibile solamente nell'attuale era di avanzato
calcolo computerizzato ed avvalendosi dei più moderni sistemi antiriflessi e di passivazione del barilotto!

 

All'interno del 35-350mm L troviamo un autentico arsenale di vetri ottici pregiati: su un complessivo di 21 lenti
troviamo ben 15 differenti varietà di vetro ottico, fra le quali due lenti in vetro ED di classe PK52A (i grossi
elementi L2 ed L3), una lente in vetro di classe FK-5 a bassa dispersione e ben dieci lenti ricavate da vetri
ad alta ed altissima rifrazione, molti dei quali modernissimi e con favorevoli caratteristiche di dispersione ridotta,
sui quali troneggia il celebre tipo LASF31A (presente nell'elemento L4 e dotato di altissima rifrazione, 1,883, e
relativa dispersione molto ridotta, 40,8); lo LASF31A è presente in molti superluminosi Canon, come l'FD 50/1,2 L,
l'EF 50/1,0 L o l'EF 85mm f/1,2 L, ed è un vetro estremo, ad alto contenuto di ossidi di Tantalio e Niobio,
decisamente costoso; nello schema è presente anche un'autentica teoria di altri vetri short-Flint al Lantanio, come
LASF9, LASF41, LASF44 ed LASF47, oltre a short-Flint ad alta rifrazione ma con dispersione maggiore, come lo
SF57; complessivamente sono presenti ben dieci elementi con indice di rifrazione compreso fra 1,804 ed 1,883, otto
dei quali dotati di dispersione eccezionalmente ridotta, che uniti ai due vetri ED e all'elemento FK-5 completano un
quadro che non richiede commenti; altrettanto complessa è la dinamica dei flottaggi, dal momento che l'obiettivo è
suddiviso idealmente in sei sottogruppi di lenti, cinque dei quali mobili ed adibiti alla variazione di focale mentre l'ultimo,
quello posteriore, è interessato da un doppio movimento, garantendo anche la messa a fuoco! In calce allo schema
potete notare le distanze che caratterizzano i sei gruppi ottici con l'obiettivo posizionato alla focale minima, intermedia
(135mm) e massima; incidentalmente, l'escursione focale effettiva passa da 36,29mm a 342,08mm mentre la luminosità
massima effettiva fluttua fra f/3,4 ed f/5,7.

 

I sei gruppi secondari evidenziati da colori differenti; durante la variazione di focale soltanto
il secondo gruppo (in colore giallo) resta stazionario, mentre il sesto gruppo (in colore rosso)
contribuisce alla variazione di focale e garantisce anche una messa a fuoco rapida e silenziosa,
grazie al motore ad ultrasuoni ed alla ridotta inerzia del complesso.

 

Lo schema originale di Endo con i flottaggi alle varie focali, schematizzati e non in scala; come accennato,
il modello di produzione costituiva il settimo di dieci prototipi, ed alcuni di essi prevedevano il flottaggio
indipendente di tutti e sei i sottogruppi di lenti, come evidenziato da questo schema, nel quale anche il
secondo modulo è dotato di movimenti.

 

In questo schema ho cercato di esemplificare l'estrema complessità dei movimenti che caratterizzano
la variazione di focale; partendo da una posizione collassata a 35mm, cinque gruppi su sei avanzano
 mentre procediamo in direzione delle focali maggiori, ma ogni modulo è dotato di una corsa differenziata,
per cui i moduli 4, 5 e 6 si raggruppano assieme, mentre il modulo 3, inizialmente molto vicino al 4, se ne
separa in modo deciso, andando quasi a contatto col modulo 2, l'unico rimasto stazionario; il modulo 1,
che comprende le grandi lenti anteriori, avanza in modo molto marcato, e la sua distanza dal modulo 2
(appena 1,81mm alla focale di 35mm) cresce fino ai 76,81mm riscontrabili alla focale di 350mm; a tutto
questo, come già riferito, va aggiunto un ulteriore movimento avanti-indietro che consente al modulo 6
di impostare le distanze di messa a fuoco; su focale massima abbiamo ovviamente un ingombro esterno
molto maggiore ma anche uno spazio retrofocale decisamente più abbondante rispetto alla focale minima,
mentre i più smaliziati noteranno che a 35mm i light pencils non sfruttano gran parte della porzione periferica
dei grandi elementi anteriori, chiamata in causa solo alla focale massima, e questo è confermato nella pratica,
dal momento che l'obiettivo non vignetta come prevedibile sulla focale grandangolare mentre questo difetto
è leggermente avvertibile a 300-350mm; dal momento che tutti i flottaggi sono unidirezionali (i gruppi si
allontanano dal corpo macchina), fu ritenuto più opportuno utilizzare il sistema one-touch anzichè quello
a doppia ghiera.

 

Un'interessante ed inedita visualizzazione grafica con la posizione assunta dallo schema ottico alla
focale minima e massima; l'esattezza non è submillimetrica, dal momento che nel progetto
non viene dichiarata l'entità dello spazio retrofocale, quindi ho dovuto riferirmi a misurazioni
empiriche eseguite sul mio obiettivo; il diaframma si nuove assieme al modulo 3 e presenta
aperture comprese fra f/3,5 ed f/22 a 35mm e fra f/5,6 ed f/32 a 350mm, con un iride ad 8 lamelle.

 

Come anticipato, Hiroshi Endo-San aveva previsto ben dieci versioni alternative, tanti modelli che ho raggruppato
nello schema che segue, evidenziando le differenze riferite ai flottaggi, all'impiego dei materiali a bassa dispersione
e del vetro principe, il tipo LASF31A, cercando di giustificare la ridondanza di modelli e la scelta del settimo
prototipo per la produzione di serie.

 

Analizzando contestualmente lo schema dei 10 prototipi, possiamo subito notare che il modello
entrato in produzione è l'unico ad utilizzare soltanto due vetri ED tipo PK52A ed un vetro a
bassa dispersione tipo FK-5: tutti gli altri A) adottano tre vetri PK52A oppure B) adottano
tre vetri PK52A ed un vetro FK5 oppure C) adottano un elemento in Fluorite, uno in vetro
PK52A ed uno in vetro FK5; questa prima considerazione potrebbe perorare l'ipotesi di una
scelta dettata da ragioni economiche, per evitare l'adozione di un costoso elemento a bassa
dispersione, tuttavia il prototipo entrato il produzione si rivela in realtà l'unico ad utilizzare ben
21 lenti (contro le 18-19 degli altri modelli), ed è l'unico ad impiegare un elemento in vetro
LASF31A, sicuramente costoso come un elemento in vetro ED... E' interessante notare che
nei prototipi 1 e 5 è previsto il flottaggio di tutti e sei moduli secondari, mentre nei restanti
prototipi, ivi compreso il modello di produzione, il secondo gruppo resta stazionario; infine,
il prototipo n° 4 presenta un elemento posteriore che, a prima vista, potrebbe sembrare un
filtro inseribile a cassetto, magari impiegato come dust-stopper o per contenere i costi di
quest'accessorio: tuttavia, analizzando con più attenzione i dati, si scopre che tale elemento
è rifrangente (i due raggi non sono infiniti, come avviene nei filtri piano-paralleli, ma l'elemento
è leggermente biconvesso, con raggio pari ad 800 volte la focale sulla superficie anteriore e
500 volte la focale in quella posteriore), un anomalia ribadita anche dal vetro utilizzato, un SK14
con rifrazione molto superiore al classico BK-7 utilizzato per i filtri.

Sarebbe lecito supporre che sia entrato in produzione il modello che - dai calcoli matematici o
da test preliminari - potesse fornire la migliore resa ottica, tuttavia anche questa ipotesi non è
del tutto convincente, se analizziamo i parametri delle aberrazioni (a focale minima, media e
massima) relativi al prototipo n° 7 (poi prodotto) ed al prototipo n° 8, apparentemente molto
più corretto... E' possibile che lo schema a 21 lenti, con sesto modulo di messa a fuoco più
complesso, garantisse una resa più uniforme anche alle distanze di messa a fuoco minime,
elemento importante nell'uso pratico, ma una risposta definitiva e convincente forse potrebbe
darla solo il padre di questo impressionante obiettivo!

 


Le aberrazioni relative al modello di produzione; i grafici caratterizzano un obiettivo
molto corretto sull'asse del fotogramma, con un degrado ai bordi ai due estremi dell'escursione
disponibile, mentre la distorsione è ovviamente presente a tutte le focali, con un picco a
35mm (dov'è effettivamente piuttosto vistosa); alla focale minima sono anche visibili moderati
fringings sui bordi del formato, via via meno percettibili all'aumentare della focale.

 





Curiosamente, il prototipo n°8 (in configurazione di infinito) sarebbe stato un po'
più corretto rispetto al modello di produzione, ma non disponendo del quadro
completo aggiungo questa curiosità solo per completezza d'informazione.

 

Per completare l'analisi va riferito che l'obiettivo uscì di produzione per fare spazio ad una versione
Canon EF 28-300mm f/3,5-5,6 L IS, concepita sullo stesso palinsesto meccanico (le montature
sono molto simili) e rinunciando al picco di focale (350mm) per allargare gli orizzonti, esordendo alla
focale realmente grandangolare di 28mm, con i suoi 76° di campo; la parte ottica, sostanzialmente
differente, vanta tre elementi ED e tre superfici asferiche, e per ovviare alla maggiore limitazione del
35-350mm (la luminosità abbastanza ridotta) l'obiettivo dispone di un sistema IS per la stabilizzazione
attiva dell'immagine; anche quest'obiettivo fa purtroppo registrare un prezzo di listino molto elevato.

 

Gli MTF ufficiali (riferiti a 10 e 30 cicli/mm, a piena apertura e diaframma f/8) descrivono
un comportamento ipotetico dalla fisionomia analoga, con un asse del fotogramma
molto corretto ed un costante abbassamento di qualità passando ai bordi del formato;
alcuni utenti riferiscono per il 35-350mm una qualità ancora superiore rispetto al più
moderno modello che lo ha sostituito.

 

Dopo una simile sarabanda di meraviglie tecniche molti saranno curiosi di vedere il
comportamento del 35-350mm L sul campo; personalmente utilizzo quest'obiettivo da
un po' di tempo (lo acquistai nel 2000) e sono sempre stato molto soddisfatto dal suo
piacevole fingerprint, che fornisce immagini dotate di tessitura materica ed impianto
cromatico molto ben calibrati, per non parlare dell'attitudine a "scrivere una storia", a
completare l'intero reportage di una giornata sfruttando solamente quest'obiettivo, con
una varietà di soggetti che talvolta lascia increduli gli amici quando si dichiara l'impiego
di una sola ottica...




Anche trattando come monocromatico un file digitale full-frame, il 35-350mm L conserva
la magia, il suo irripetibile mix di parametri ottici ed estetici che mi hanno portato al mio
lapidario giudizio: "le sue foto? semplicemente BELLE".


 



Sia nella doppia veduta del Gruppo Sella dal rifugio Boè che nella sequenza urbana appare
l'azzeccato equilibrio fra risoluzione e contrasto, con una spiccata capacità di "tenere" le
ombre e le luci.

 

Due immagini candid prese a mano libera con la EOS 5D a 400 ISO e lo zoom a 350mm;
il 35-350 L presenta un'elevata correzione dell'asse, che garantisce anche a questa rispettabile
focale una sufficiente brillantezza, specialmente in soggetti nei quali il rendimento periferico
non sia importante.

 





i due crop al 100% del file confermano la nitidezza e la presenza sull'asse a 350mm, molto soddisfacenti
per uno zoom 10x, ma anche la lodevole capacità di "compensare" tenendo le alte luci, una caratteristica
sicuramente favorevole.

 

Due soggetti ben noti al grande pubblico: il regista RAI Nazareno Balani ed il cronista
di RAI Sport Auro Bulbarelli, immortalati col 35-350mm L alla focale massima e
diaframma molto aperto o addirittura spalancato, cui corrisponde un contrasto non esagerato
(anche a causa dei 30 passaggi aria-vetro e delle riflessioni del barilotto) che aiuta a
"tenere" le varie zone del viso.

(piccolo siparietto: mio figlio Michelangelo, per anni grande appassionato di Pokèmon, non ha potuto
fare a meno di notare l'incredibile assonanza fra Bulbarelli Auro e Bulbasaur, un personaggio della serie...)


La messa a fuoco, gestita dal motore USM col flottaggio di un piccolo gruppo di lenti
posteriore, è sufficientemente veloce e raramente diviene erratica o "hunting" anche scattando
a raffica, con messa a fuoco continua ad inseguimento e soggetto in avvicinamento veloce:
ecco un esempio.


Il professionista Scarponi della squadra Acqua & Sapone - caffè Mokambo taglia vittorioso
il traguardo di Faenza in una tappa della settimana ciclistica internazionale "Coppi e Bartali";
il soggetto si avvicinava ad oltre 50km/h  ed è stato immortalato col 35-350 L alla focale di
230mm con la EOS 5D a 400 ISO e messa a fuoco continua; per riferimento, in un analogo
arrivo coperto con l'EF 300mm f/4 L IS, la messa a fuoco è improvvisamente impazzita e non
è più stata in grado di seguire il soggetto, mentre col 35-350 L il problema non si è mai posto...

 

due dettagli al 100% dal secondo e dal terzo fotogramma confermano una messa
a fuoco correttamente eseguita anche sul soggetto in rapido movimento a distanza
ravvicinata.

 

Naturalmente, quando si opera in "postazione obbligata", la possibilità di una fulminea variazione di focale 10x
è un aiuto concreto, visto che in certe circostanze non c'è nemmeno il tempo per un rapido cambio di ottica
e magari affastellarsi di vari corpi macchina appesi al collo non è molto pratico (per non parlare delle reciproche
"scornate" fra i vari pezzi durante le corse affannose o i movimenti bruschi); le due immagini che seguono sono
cronologicamente separate da appena 5 secondi, giusto il tempo per zoomare, decidere cosa inquadrare e
portare di nuovo la macchina all'occhio.

 

Solo 5" separano l'immagine a campo lungo dal primo piano ravvicinato dell'atleta,
grazie all'escursione 10x dell'EF 35-350 L.

 

Il contrasto non eccessivo garantisce immagini pulite, ariose ma comunque sorrette
da un certo, vigoroso "impianto" di fondo; in una parola: resa gradevole.

 

Una sensazione confermata da questa sequenza "rubata" alla focale 350mm, dove
piani e soggetti sono molto puliti e leggibili, con un senso di ariosità che li fa quasi
"galleggiare" nel contesto.


Un corpo macchina, un 35-350 L ed un po' di tempo in un luogo stimolante: ecco la
semplice ricetta per qualche ora piacevole rubata alla routine quotidiana: l'assenza di
accessori od orpelli al seguito ci fa concentrare solo sul piacere di fare fotografie,
consentendoci di riempire il diario di giornata con una grande varietà di soggetti, una
duttilità che fortunatamente non deve scendere a compromessi con la qualità di riproduzione,
anzi... Ecco in parole povere la "magia" del 35-350 L, e le "index print" che seguono
si riferiscono a questi interludi portati a termine col solo ausilio di un corpo macchina
accessoriato con quest'obiettivo...

 




Le focali intermedie sono quelle che registrano la maggiore uniformità di resa fino ai bordi
pur senza perdere sull'asse, come confermato dal crop al 100% di una delle immagini.

 

versatilità e piacevolezza di resa globale in un solo obiettivo: il risultato è quasi automatico.

 

Una giornata cupa di autunno (affrontata ad alti livelli ISO) esalta tutto il potenziale
ritrattistico del 35-350 L, la sua capacità di "disegnare" toni e volumi, l'attitudine
a staccare plasticamente: alchimie misteriose figlie di 21 lenti e 15 tipi di vetro ottico,
una miriade di variabili che consentono "messe a punto" della riproduzione talvolta
impossibili calcolando focali fisse a schema più semplice.

 

L'esempio più tangibile del potenziale insito al 35-350 L ci viene dalla successiva serie di immagini,
colte in una caldissima mattina d'Agosto avendo a disposizione solamente quest'obiettivo e poco
più di un'ora di tempo...

 

Affrontando questa caotica molteplicità di soggetti avendo a disposizione una
serie di ottiche intercambiabili avrei sicuramente perso la lucidità e l'essenzialità
che il singolo monolite (5D + 35-350 L + 580 EX) mi infondevano, mentre così
lo strumento tecnico non risultava mentalmente invasivo, facendomi concentrare
solamente sull'evento.

 

due primi piani ottenuti alla focale massima che confermano la piacevolezza di resa
complessiva propria del 35-350 L, dotato di passaggi tonali graduali e colori puliti.

 

Un primo piano colto a 130mm di focale in condizioni di contrasto estremo, nonostante
il leggero fill-flash; l'ottica ha mantenuto le nuances sulle alte luci del volto, fornendo ancora
una volta un risultato gradevole; e la nitidezza?...

 

...ecco un crop al 100% del file: non è la resa di un macro, ma ci si può accontentare.

 



Questa immagine di una bella ragazza vista fra la folla e colta al volo in semi-controluce conferma
la piacevolezza di resa e la soddisfacente impressione soggettiva che le immagini targate 35-350 L
suggeriscono; l'immagine RAW non è stata minimamente lavorata, lasciando le impostazioni di default
del corpo macchina: aperta e salvata; sono evidenti la gradevole riproduzione della tessitura materica e
la buona compensazione luci-ombre (non è stato utilizzato il flash).

 

Si tratta quindi di un obiettivo senza pecche particolari, e l'unico vero limite, già riferito,
sta nella luminosità relativamente modesta, necessaria da un lato per ottenere l'escursione
10x senza ulteriori complicazioni ottiche e dall'altro per contenere gli ingombri entro i limiti
attuali, sicuramente accettabili, che permettono di utilizzarlo facilmente a mano libera;
fortunatamente i moderni corpi digitali mantengono una bassa soglia di rumore anche ad
elevati valori ISO (senza però "svegliare il can che dorme", cioè alzare i valori delle ombre..),
consentendoci di realizzare l'immagine anche con illuminazione non ottimale; ad esempio:



Rita colta al volo nel tardo pomeriggio, in una zona d'ombra, alla focale 200mm;
lo scatto è stato finalizzato con 1/250" ad f/5,6 (praticamente piena apertura)
spingendo la sensibilità della EOS 5D fino ad 800 ISO: nonostante la sensibilità
forzata (a detrimento della gamma disponibile) e l'apertura otticamente
sfavorevole, la resa finale è piacevole e strutturata.





Quattro scatti dallo stesso punto di ripresa alle focali 35, 60, 130 e 350mm sintetizzano
il potenziale dello zoom; notare la piacevolezza complessiva dell'immagine fornita.

 

Tre immagini di un soggetto dall'aspetto "ostile" scattate comodamente
da distanza "di sicurezza" alla massima focale 350mm; nonostante l'impiego
a piena apertura l'immagine è sufficientemente vigorosa  e lo stacco dal
secondo piano è plastico.

 

Le stesse impressioni trovano conferma osservando un'immagine a formato
maggiore: il rilievo plastico del soggetto è palpabile e l'immagine ha un
soddisfacente vigore pur salvando luci ed ombre.

 

Concludendo, le impressioni personali che ho distillato dall'uso dell'EF 35-350 L sono
positive: mi piace molto la sua resa caratteristica e sia pur senza picchi epocali la qualità
d'immagine garantita è più che sufficiente a tutte le focali, specialmente se possiamo
diaframmare un paio di stop; naturalmente nessuno è perfetto: la complessa serie di camme
ed asole richiesta dai numerosi flottaggi impone un'efficientissima lubrificazione del sistema
meccanico, ed è facile incontrare esemplari dove la corsa del cannotto non è più fluida ma
procede "a scatti", rendendo difficile una precisa regolazione della focale, mentre un utilizzo
intenso può causare giochi meccanici sul cannotto principale di comando, più fastidiosi al
tatto che colpevoli di deterioramento effettivo nell'immagine... Si tratta comunque di pecche
veniali che scompaiono a fronte del grande exploit conseguito in quell'inizio di 1993, ed anche
oggi che molti costruttori di obiettivi universali ci hanno abituati ad escursioni superiori ai 10x,
l'unica offerta veramente professionale in grado di coniugare l'autentica qualità d'immagine
a tutte le focali con una meccanica a prova di bomba, affidabile e durevole, resta quella Canon EF.

Chiudo con buonumore: nel 2006 mi trovavo a S. Felice sul Panaro durante lo svolgimento del
celebre Carnevale triste, ad uso dei fotografi; mentre avevo la borsa fotografica in spalla, con la
ribaltina superiore aperta, lo spallaccio è scivolato lungo il braccio, la borsa si è capovolta ed è caduta
a terra, con gli obiettivi sottosopra... Quelli più compatti rimasero stretti nelle apposite sedi, e non
toccarono nemmeno il selciato, mentre il 35-350L, urtando con una certa violenza, provocò la
rottura del filtro skylight di protezione, e dal punto di impatto partirono le classiche linee di
frattura del vetro; una fotoamatrice che si trovava vicino a me, probabilmente Canonista
sfegatata, osservò il povero 35-350 L e vedendo quel vetro tutto incrinato credette che si
trattasse della preziosa lente frontale... La povera signora stava quasi per piangere quando la
rassicurai... il filtro era andato ma l'obiettivo assolutamente intonso, salvo il fatto che la montatura
filettata era rimasta bloccata sul cannotto... Un altro fotoamatore mi prestò un paio di pinze multiuso
con le quali eliminai i vari pezzi di vetro e continuai a fotografare lasciando applicata la montatura
priva di filtro, e solo a sera, rientrando a casa, la smontai con tutta calma, prendendo atto che
il prezioso oggetto se l'era cavata senza un graffio!

 

MARCOMETER



GRAN PEZZO  D'INGEGNO,  DI  RARA  EFFICACIA
E  COL  DONO  DELLA  POESIA:  PROBABILMENTE
IL  GRANDE  KNOW-HOW  DI  HIROSHI  ENDO  NELLA
PROGETTAZIONE  DI  ZOOM  PER  CINEMA  E  TV  E'  IN
GRAN  PARTE  RESPONSABILI  DELLA  PIACEVOLEZZA  DI
RESA  DI  QUEST'OBIETTIVO,  PIU'  SIMILE  AL  PENNELLO
DI  UN   PITTORE  CHE  AD  UN  FREDDO  STRUMENTO
OPTO-MECCANICO;  UN  10X  CHE  VIVE  GIA'  NELLA
STORIA  DELL'OTTICA  MODERNA,  MOLTO  SFRUTTATO
ED AMATO  DAI  REPORTER  SPORTIVI  DI  CASA  CANON

 


           

CONTATTO           ARTICOLI  TECNICI  FOTOGRAFICI