NIKON  FISHEYE - NIKKOR :

LA  STORIA COMPLETA  DALLE  ORIGINI A  OGGI,

CON  9  PROTOTIPI  FRA  I  QUALI  UN  5,4mm  DA  270° !

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Ammetto di essere orgoglioso di questa mia ultima "fatica", perchè da un lato ripercorre l'avventura di
questi affascinanti obiettivi in modo completo ed esaustivo come mai prima d'ora e dall'altro mi consente
di rivelare l'esistenza e le caratteristiche di alcuni prototipi mai giunti alla produzione di serie, fra i quali
spicca un incredibile 4mm f/5,6 non retrofocus con la stratosferica copertura angolare pari a ben 270° !

Gli obiettivi speciali sono sempre stati un fiore all'occhiello della Nippon Kogaku ma nel settore dei cosiddetti
fisheye è stata un'autentica pioniera: dopo gli approcci sperimentali di Hill nel 1921 per il servizio metereologico
inglese ed i prototipi Zeiss da 16mm f/6,8 degli anni '30, la Nippon Kogaku progettò un fisheye-Nikkor 16mm f/8
che fu reso disponibile nel 1938 per rilevazioni della copertura nuvolosa globale; questo primo obiettivo, basato
 su uno schema piuttosto semplice a 5 lenti in 4 gruppi, proiettava un'immagine circolare da 50mm di diametro su
 pellicola 120 con una copertura angolare di 180°; negli anni '50 la Casa realizzò uno speciale apparecchio compatto
destinato all'utilizzo di quest'obiettivo (nel frattempo ribattezzato Fisheye-Nikkor 16,3mm f/8), basato sul corpo della
"X-ray Indirect Photography Equipment" del 1948 e venne commercializzato a partire dal marzo 1957 come
Sky-image Recording Camera" solo su ordinazione speciale, destinandola esclusivamente al ministero della difesa
e all'agenzia metereologica (SIC) giapponese; l'apparecchio dispone di messa a fuoco fissa, scala dei diaframmi
compresa fra f/8 ed f/16, di un otturatore Seikosha MX B, 1-500, di una torretta rotante con filtri UV, R0 ed R1
e dell'autoscatto, necessario per allontanarsi ed evitare di essere compresi nell'inquadratura; mirino ed esposimetro -
visto il particolare uso - erano assenti; a fine anni '50 si decise di dare all'apparecchio un seguito commerciale sul
mercato di massa, e fra il Settembre 1960 ed il Settembre 1961 fu messa regolarmente in vendita una versione
leggermente modificata, chiamata "Fisheye camera", al prezzo di 200.000 Yen tondi tondi.

Le modifiche furono di dettaglio: i tre filtri vennero sostituiti dalle versioni Y52, OR56 ed R60 così come l'otturatore,
rimpiazzato da una più moderna versione Seikosha SLV; l'obiettivo, come anticipato, fu ribattezzato Fisheye-Nikkor
16,3mm f/8 e l'apparecchio misurava 132,5x107x130,5mm e pesava 1.500g circa; curiosamente, veniva fornito
anche il valore del peso per il solo corpo (580g), lasciando sottintendere la possibilità di smontare l'ottica.




la Nikon Fisheye-camera messa in vendita nel 1960, illustrata con il suo bauletto di corredo de il tappo
protettivo per il fisheye-Nikkor 16,3mm f/8, il primo occhio di pesce prodotto dalla Nikon; curiosamente, questo
è anche l'unico apparecchio "medio formato" per film 120 della Nippon Kogaku, strutturalmente simile ad
un'Hasselblad SWC!  Era anche disponibile, su ordine speciale, una versione della  "Sky-image-Recording-Equipment"
caratterizzata da un'automazione - alimentata a 100v AC - che tramite un timer sequenziale, programmabile ad intervalli
compresi fra 5' e 3 ore - apriva un coperchio protettivo motorizzato, regolava automaticamente il tempo di posa, eseguiva
lo scatto ed avanzava la pellicola al fotogramma successivo; notare la denominazione Nikkor-C, ad indicare un sofisticato
trattamento antiriflessi, davvero una primizia a quei tempi.

(foto: archivio Nikon Co.)

 



Il semplice schema ottico del fisheye-Nikkor 16,3mm f/8, in grado di proiettare un'immagine circolare da 50mm
di diametro sul 6x6 della pellicola 120

 

Naturalmente questo apparecchio speciale per film 120 entrò ed uscì di produzione come una meteora, senza registrare numeri
significativi; nel frattempo il sistema Nikon F 35mm si stava affermando alla grande e la Nippon Kogaku decise di progettare
obiettivi fisheye intercambiabili destinati al corredo di quest'apparecchio, ormai ampiamente diffuso ed apprezzato; il primo modello
entrato nel corredo F fu il fisheye-Nikkor 8mm f/8, lanciato sul mercato nel Giugno 1962; naturalmente, così come il predecessore,
quest'obiettivo non era retrofocus (la tecnologia necessaria per realizzare simili obiettivi con uno spazio retrofocale libero pari ad
oltre 4,5 volte la lunghezza focale sarebbe stata disponibile soltanto dopo 5-6 anni), consentendo un progetto più semplice ma
obbligando a montare l'obiettivo previo sollevamento dello specchio e a mirare un po' alla cieca con un apposito mirino esterno
che copriva soltanto 160°, mentre il fisheye-Nikkor 8mm f/8 arrivava a 180°, distribuiti su un cerchio di copertura di 24mm che
lambiva di misura il lato corto del formato 24x36mm; l'ottica era priva di messa a fuoco (superflua con una simile profondità di
campo), presentava un diaframma manuale scalato fra f/8 ed f/22 e disponeva di una torretta porta-filtri con ben 6 filtri incorporati:
L1A, Y46, Y52, O56, R60 ed XO, misurava 82x83mm e pesava 300g.




i primi fisheye-Nikkor non retrofocus erano relativamente compatti ma obbligavano a sollevare lo specchio reflex e a
servirsi di uno specifico mirino esterno che copriva solamente 160°

(foto: collage da "Nikon F - Nikkormat handbook of photography" , 1968 Amphoto, NY
di Joseph D. Cooper e Joseph C. Abbott e da
"Nikon - Nikkormat  handbook", 1974 Amphoto, NY,
di Joseph D. Cooper)

 



La struttura meccanica del fisheye-Nikkor 8mm f/8 del 1962; notare il sottile
cannotto posteriore che entrava profondamente nel corpo macchina, giungendo
a 12,1mm dal film ed obbligando al sollevamento preventivo dello specchio.

(schema: archivio Nikon Co.)

 



Lo schema ottico del fisheye-Nikkor 8mm f/8 è notevolmente più complesso
rispetto all'archetipo 16,3mm f/8

 



La sezione dello speciale mirino da 160° utilizzato per centrare il soggetto

(sezione: archivio Nikon Co.)

 

 

La resa ottica dell'8mm f/8 era molto buona, ma la luminosità massima insoddisfacente nonchè la copertura totale del
lato corto sul formato (che causava tagli in stampa) stimolarono la Nippon Kogaku ad evolvere il progetto; infatti,
nell'ottobre 1965, fu presentato un fisheye-Nikkor 7,5mm f/5,6, simile nella struttura ottica e nell'aspetto esterno ma
più luminoso di uno stop e con una proiezione circolare da 180° il cui diametro era stato opportunamente ridotto a
23mm; la lunghezza fu ridotta a 79,7mm mentre il peso restava invariato, così come i filtri incorporati e le altre
caratteristiche di targa.

 



La struttura meccanica del fisheye-Nikkor 7,5mm f/5,6 rivela le analogie col precedente 8mm f/8;
notare la ghiera godronata che permetteva la rotazione dei filtri incorporati

(schema: Archivio Nikon Co.)

 

A titolo di curiosità, all'epoca fu realizzato un raccordo con
scafandratura stagna e relativo oblò correttore per applicare
il fisheye-Nikkor 7.5mm f/5,6 sulla Nikonos subacquea, ma
ignoro se si tratta di un prodotto originale o se fosse costruito
da qualche produttore indipendente; mancava ovviamente un
mirino subacqueo, e l'inquadratura andava probabilmente
stimata.

 



lo schema ottico del fisheye-Nikkor 7,5mm f/5,6, progettato - come il precedente - dal Dr. Masaki Isshiki

 

La brochure in lingua inglese del fisheye-Nikkor 7,5mm f/5,6.

 



(schema da "Nikon - Nikkormat  handbook", 1974 Amphoto, NY,
di Joseph D. Cooper)

La funzione matematica che descrive la proiezione del fisheye-Nikkor è

Y = C . Theta

Dove Y è la distanza del punti-oggetto dal centro dell'immagine, misurata sul raggio del cerchio di copertura,
C una costante e Theta il corrispondente angolo di campo Zenith misurato dall'asse di ripresa; come si può
notare ad una progressione geometrica di Y non corrisponde una variazione altrettanto simmetrica dell'incremento
angolare

 

La Nippon Kogaku, ovviamente, non progettava questi speciali obiettivi per immagini ludiche o per ottenere effettacci nella foto
commerciale (anche se molti li impiegarono a questo modo) ma li considerava strumenti di lavoro per utilizzo tecnico e scientifico,
e ne è prova il particolare studio effettuato nella seconda metà degli anni '60 per realizzare un obiettivo fisheye caratterizzato da
un nuovo tipo di proiezione dell'immagine, non più PROIEZIONE EQUIDISTANTE ma PROIEZIONE ORTOGRAFICA;
in quest'ultimo caso la funzione che gestisce la proiezione non è più

Y = C . Theta

ma diviene

Y = C . sen Theta

La differenza consiste in un diverso rapporto dimensionale dei piani prospettici all'interno del cerchio di copertura (stavolta con
20mm di diametro per 180°) ma soprattutto nella distribuzione luminosa: oggetti caratterizzati dalla stessa luminosità vengono
riprodotti con la stessa densità in qualunque punto della scena si trovino, vuoi in asse vuoi a bordi: in pratica il fisheye-Nikkor
OP (per Orthographic Projection) è virtualmente esente da vignettatura, e permetteva utilizzi specifici nella misurazione della
luminosità del cielo, della luminanza di ambienti in studi urbanistici e sugli effetti del calore radiante; l'obiettivo caratterizzato da
questo speciale tipo di proiezione ortografica fu lanciato sul mercato nel Luglio 1968 col nome di Nikon OP-fisheye-Nikkor
10mm f/5,6 e va ricordato come una pietra miliare non soltanto per le caratteristiche inusitate della sua proiezione ma anche
perchè fu il primo, vero obiettivo di serie a disporre di una lente a superficie asferica (primato formalmente rivendicato da
Canon per il suo FD 55/1,2 AL del 1971); fra l'altro, la superficie asferica è quella anteriore della prima, enorme lente, e
sono facilmente immaginabili le difficoltà incontrate nella sua realizzazione (ottenuta per fresatura a controllo numerico) così
come l'altissimo numero di pezzi scartati; del resto, il prezzo dell'OP-fisheye-Nikkor era di quelli che ammutoliscono, oltre
10 milioni di lire a fine carriera, e la sua diffusione è stata estremamente modesta; ne ho cercato uno per anni poi ho desistito...

Un'altra caratteristica dell'OP sta nel fatto che il rapporto fra due punti-oggetto e la loro proiezione sul film rimane costante su
tutto il fotogramma, fornendo una precisa configurazione geometrica del soggetto e permettendo lo studio del movimento e della
concentrazione di individui in determinate aree, così come permetteva la ricognizione ortografica all'interno di tubi, condotti,
cilindri e caldaie; il Nikkor OP pesava 400g e disponeva dell'identica batteria di 6 filtri in dotazione ai predecessori, chiudeva
 da f/5,6 ad f/22 ed era privo anch'esso di messa a fuoco; misurava 105,4x84mm e l'ultima lente era posta a 17,6mm dal film.





lo schema meccanico del fisheye-Nikkor 10mm f/5,6 OP; in evidenza il cannotto
porta-lenti posteriore che richiede anche in questo caso il sollevamento dello specchio reflex

(schema: archivio Nikon Co.)

 



Lo schema ottico dell' OP-fisheye-Nikkor 10mm f/5,6; in evidenza la grande lente frontale (circa 70mm
di diametro) a profilo asferico che giustificava parzialmente il costo assolutamente proibitivo; gli esemplari
prodotti sono pochissimi: l'obiettivo fu aggiornato dopo un po' di tempo e la produzione riprese con la
matricola 190.090, terminando nel 1976 alla matricola 190.168: appena 78 esemplari in alcuni anni !!
L'obiettivo, dotato di un cannotto posteriore molto sporgente, adottava - così come i modelli precedenti -
lo speciale tappo posteriore LF-2 ed era contenuto nella custodia CL-4

 

In questa fase, dopo avere acquisito un notevole know-how ed avere esplorato le varie proiezioni, alla Nippon Kogaku
cominciarono ad andare stretti i pur sbalorditivi 180° di campo, ed il dottor Masaki Isshiki, l'autorità in materia di
fisheye all'interno dell'Azienda, fu incaricato assieme al suo team di progettare dei fisheye-Nikkors che si spingessero
oltre l'invalicabile muro dell'orizzonte-macchina, arrivando ad inquadrare DIETRO LE SPALLE del fotografo, come
prodigiosi e blastfemi mostri che si fan beffe della fisica! Nell'aprile 1968 il dottor Isshiki terminò una serie di calcoli
relativi a due nuovi obiettivi fisheye, entrambi caratterizzati dalla focale 6,3mm, dalla luminosità massima f/5,6 e dalla
struttura non retrofocus, che continuava a richiedere il sollevamento dello specchio e l'utilizzo del solito mirino esterno
da 160°, ereditato dalle versioni precedenti; il primo di questi due calcoli giunse in produzione e fu lanciato nel Gennaio
1969 come fisheye-Nikkor 6,3mm f/5,6, e sbalordì l'ambiente in quanto per primo fra gli obiettivi fotografici di uso
comune abbatteva il muro dei 180°, permettendo di registrare su un cerchio del diametro di 21,6mm un campo
inquadrato di ben 220°, superando l'orizzonte-macchina e spiando beffardamente alle spalle del fotografo stesso!
Grazie alla struttura non-retrofocus l'obiettivo era comunque compatto, pesava solo 430g col tappo anteriore in situ
 e presentava la solita batteria di 6 filtri a torretta: L1A, Y48, Y52, OR56, R60 ed XO; anche in questo caso la
messa a fuoco era fissa ed il diaframma chiudeva da f/5,6 ad f/22; l'obiettivo rimase a catalogo fino al 1978 ma
la sua estrema specializzazione limitò le vendite: le matricole di produzione sono comprese fra 656.001 e 660.102.

 



Lo schema ottico del fisheye-Nikkor 6,3mm f/5,6 da 220°, progettato da Masaki Isshiki; le
proporzioni non devono ingannare: in realtà la lente frontale non arriva ai 10cm.





uno spaccato meccanico mostra il solito cannotto di lenti che entra profondamente
nel corpo Nikon F

 

Un dato realmente sconosciuto e che con orgoglio rivelo in anteprima assoluta riguarda il secondo prototipo
progettato da Isshiki, mai arrivato alla produzione di serie: esso condivide col modello appena descritto le
caratteristiche geometriche di focale e luminosità, tuttavia lo schema ottico è più complesso ed è  basato
sull'impianto della versione nota, con l'aggiunta di un'enorme lente frontale convergente, simile ad una cupola
o all'oblò di un batiscafo; la caratteristica più incredibile di quest'obiettivo risiede nell'angolo di campo, spinto
addirittura alla soglia dei 270°, valore quasi inimmaginabile! Allego a seguire alcuni dati fino ad ora inediti,
come lo schema ottico  e le caratteristiche di rifrazione e dispersione relative ai vetri del suo schema.




In tutta la sua imponenza, ecco lo schema ottico del prototipo fisheye-Nikkor 5,4mm f/5,6
da 270°, progettato nel 1968 da Masaki Isshiki, basandosi sul 6,3mm da 220° (poi prodotto)
con l'aggiunta di un'enorme lente frontale da circa 20cm di diametro





In questo schema la parte posteriore è stata ingrandita tre volte in scala per
evidenziare con maggiore chiarezza l'architettura dello schema

(ringrazio l'amico Vicent Cabo per aver realizzato su mia commissione questi schemi
partendo dai parametri matematici di progetto: sono quindi estremamente precisi)

 



questa tabella evidenzia le caratteristiche di rifrazione e dispersione relativi ai vetri
utilizzati per progettare il 5,4mm f/5,6 da 270°; è interessante notare come i primi, grossi elementi
convergenti (comandati di intercettare i raggi periferici estremamente obliqui) siano caratterizzati da
dispersione molto ridotta (numero di Abbe elevato), probabilmente per contenere l'aberrazione
cromatica laterale, delegando la potenza rifrangente a vetri successivi dello schema (6 lenti hanno
indice di rifrazione > 1,74); da notare che la quarta lente ha un numero di Abbe superiore a 70,
ed è realizzata con un vetro fluor-Krown tipo FK5; ultima annotazione curiosa: l'enorme lente
a cupola frontale, ricavata per complessa molatura da un gigantesco cilindro di vetro, è realizzata
con un vetro dalle caratteristiche molto comuni, quasi "vetro da finestre", per così dire, o comunque
perlomeno un vetro neutro per filtri.. probabilmente la scelta è anche di natura economica, vista
la massa dell'elemento; inoltre il vetro "standard" ha comunque una bassa dispersione, che nella
fattispecie è necessaria.




Nel frattempo l'efficace utilizzo commerciale e sperimentale dei fisheye Nikkor messo in atto da abili fotografi aveva finalmente
rivelato alla Nippon Kogaku una nuova dimensione creativa per i suoi speciali obiettivi ad occhio di pesce, e la ricerca si
era concentrata su due direttive inedite: la realizzazione di fisheye retrofocus che consentissero la visione reflex - e quindi una
accurata e ricercata inquadratura di precisione - e l'aumento drastico della luminosità per rendere agevole la messa a fuoco
e la ripresa a mano libera con tempi sufficientemente rapidi; il primo frutto di questo nuovo corso fu rappresentato dal
fisheye-Nikkor 8mm f/2,8 retrofocus, presentato nell'Agosto 1970 e caratterizzato da dimensioni importanti per 1 kg di peso,
sacrificio reso necessario dall'elevatissima luminosità abbinata alla visione reflex; quest'obiettivo garantiva 180° su un cerchio
di copertura da 23mm di diametro e prevedeva sia la messa a fuoco da infinito a 30cm (garantita da una ghiera metallica con
sbalzi godronati, rifinita in nero) sia il diaframma a chiusura automatica da f/2,8 ad f/22; tutte queste caratteristiche lo configuravano
come obiettivo facilmente utilizzabile a mano libera ed adattabile a qualsiasi esigenza in ogni settore di ripresa; anche quest'ottica
utilizza una torretta porta-filtri ad inserimento rapido che adottava le versioni L1A, Y48, Y52, O56 ed R60; quest'obiettivo è rimasto
in produzione per tutta la parabola dei Nikkor manual focus, passando per le versioni Ai ed AiS e mantenendo sempre la sua
estetica originale "F" con la ghiera di messa a fuoco metallica a sbalzi alternati, mentre col passaggio ad AiS il filtro L1A fu
sostituito dalla versione L1BC.

 



Lo schema ottico del fisheye-Nikkor 8mm f/2,8 retrofocus del 1970, un'ottica
decisamente moderna che permetteva una comoda messa a fuoco reflex con
diaframma automatico ed apertura massima f/2,8

 

 

Nello stesso periodo il grande progettista Yoshiyuki Shimizu, dividendosi fra la sua dimora di Kawasaki-city e la sede della
Nippon Kogaku, stava progettando versioni ancora più estreme, con l'obiettivo di raggiungere i 220° del Nikkor 6,3mm f/5,6
(unico al mondo e vanto della casa) con luminosità spinta ad f/2,8 e visione reflex; nel Settembre 1970 portò a termine il
progetto di un mostruoso fisheye che fu presentato in veste di prototipo da vetrina alla Photokina dello stesso anno (destando
scalpore) e successivamente commercializzato a partire dal 1972, ovvero il fisheye-Nikkor 6mm f/2,8, obiettivo da 220° che
- come il precedente 8mm f/2,8 da 180° - permetteva visione e messa a fuoco reflex e disponeva di un diaframma automatico
che partiva da f/2,8 (valore eccezionale per il tipo d'obiettivo) e chiudeva fino a 22, con messa a fuoco da infinito a 30cm;
lo spazio retrofocale utile, circa SEI volte superiore alla lunghezza focale, era pari esattamente a 37,657mm, sufficienti ad
accoppiarsi al tiraggio dei corpi Nikon ed alla corsa dei loro specchi reflex (sia pura, com'è ovvio, di risicata misura).

Il prezzo di tanto ben di Dio furono peso e dimensioni monstre: questo costosissimo obiettivo (il cui listino ha sempre rivaleggiato
con i più costosi Nikkor della storia, come lo zoom 360-1200mm f/11) pesava ben 5,2 kg e la sua imponente lente frontale aveva
un diametro di ben 213mm! In pratica il corpo macchina scompariva letteralmente dietro l'obiettivo, sostenuto da un massiccio
zoccolo metallico; i filtri incorporati sono analoghi a quelli presenti nel fisheye-Nikkor 8mm f/2,8 e l'obiettivo - fornito in una
robustissima valigia metallica - fu prodotto anche durante le generazioni Ai ed AiS (in concomitanza con quest'ultima versione
il filtro L1A fu sostituito dal filtro L1BC) ed è sempre stato un fiore all'occhiello ed un sonoro biglietto da visita riguardo alle
capacità ingegneristiche della Nikon, al punto che tutt'ora un'animazione relativa al suo schema ed al percorso ottico dei raggi
luminosi è presente in certe pagine del sito ufficiale Nikon; anche in questo caso la produzione fu modesta, con l'aggravante di
peso e dimensioni quasi impraticabili e di una copertura (su cerchio da 23mm di diametro) così estrema da richiederlo solo
per utilizzi estremamente specialistici.

 




l'incredibile shape con schema ottico del fisheye-Nikkor 6mm f/2,8 a visione reflex; come riferimento
dimensionale, la lente frontale di questo capolavoro di ottica ha un diametro di 213mm!

 



Le quote meccaniche di questo straordinario obiettivo.

 

Un advertising giapponese (notare la Nikkormat EL, marcata Nikomat sul mercato interno)
che illustra un raro esemplare di fisheye-Nikkor 6mm f/2,8 in montatura pre-Ai, evidenziata
dalla forcella di accoppiamento avanzata e priva di "finestre".

 

 

 



Alcuni estratti dal brevetto originale di Shimizu con lo stato di correzione; notare la
focale effettiva di 6,3mm (in effetti il prototipo alla Photokina 1970 era definito
fisheye-Nikkor 1:2,8 f = 6,3mm 220°); altra curiosità: la distorsione del 100%
è raggiunta con Theta pari a 90°, ovverosia 180° di angolo di campo globale;
per i restanti 40° aggiuntivi la distorsione resta costante

 



questa  inedita tabella, che divulgo in anteprima, rivela le caratteristiche delle 12 lenti (più filtro) che
compongono il fisheye-nikkor 6mm f/2,8; come nel caso del 6,3mm f/5,6 prototipo da 270°, anche
qui le prime lenti, quelle caratterizzate dal diametro più inusitato, sono state ottenute da un vetro
"standard" con caratteristiche molto convenzionali, idoneo a realizzare filtri neutri, e le ragioni
ipotetiche ed eventuali sono le stesse: la ricerca di un'accettabile economia di scala (stiamo parlando
di lenti che arrivano e superano i 20cm) e la favorevole coincidenza che vede i vetri "base" dotati
di bassa dispersione (numero di Abbe elevato), fattore necessario in questi schemi per la correzione
dell'aberrazione cromatica laterale: infatti le prime tre lenti sono ricavate dallo stesso materiale,
simile otticamente al vetro "volgare" ma dotato di elevato numero di Abbe, pari a 64,2


Lo spaccato meccanico del fisheye-Nikkor 6mm f/2,8, ricavato da manuali
d'officina originali, evidenzia la grandiosità del progetto


Tornando alle fasi di progetto di quest'obiettivo, nell'anno 1970, sono lieto di rivelare che il Dottor
Shimizu non si limitò a calcolare questo straordinario 6,3mm f/2,8 a visione reflex da 220°, ma
nello stesso contesto progettò altri due prototipi, entrambi in grado di coprire i fatidici 220° e
sostanzialmente differenti per caratteristiche geometriche di targa dall'unica versione poi prodotta;
i prototipi sconosciuti che presento in anteprima in questa sede sono un 2mm f/2,0 (SIC) - un
fisheye da 220° a copertura circolare destinato a visione reflex su un formato molto più piccolo
del 24x36mm, caratterizzato da uno spazio retrofocale di 22,306mm, pari a ben UNDICI volte
la sua lunghezza focale - ed un 10,2mm f/4, sempre un fisheye a copertura circolare da 220°
con uno spazio retrofocale in proporzione decisamente inferiore (25,09mm, appena 2,45 volte
la lunghezza focale), forse destinato ad un apparecchio non reflex di formato superiore al 24x36,
sul solco della fisheye-camera originale di fine anni '50; entrambi questi interessantissimi prototipi
erano sconosciuti prima d'ora ed è particolarmente rilevante il 2mm f/2,0 per via delle ridottissime
dimensioni delle lenti posteriori con relative tolleranze infinitesimali sia nella realizzazione che nel
montaggio: produrlo sarebbe stata senz'altro un'impresa ardua!




Lo schema ottico del prototipo fisheye-Nikkor 2mm f/2 da 220°; da calcoli realizzati
a partire dai parametri del progetto le dimensioni reali di questo eccezionale sistema
ottico sarebbero state 215mm di diametro per 523mm di lunghezza, cioè oltre mezzo
metro, montatura esclusa! La cortissima focale lascia supporre un formato molto più
ridotto rispetto al 24x36mm e la serie di tripletti posti a grande distanza dal membro
anteriore (molto simile a quello del 6mm f/2,8 di produzione) mostrano una grande
attenzione alla correzione dell'aberrazione cromatica ed al conseguimento di una
proiezione il più possibile telecentrica, tanto da suggerire una possibile destinazione
per il sensore di telecamere; ho anche pensato ad eventuali applicazioni specialistiche
nel campo aerospaziale, ma dubito che un simile arnese troverebbe una ragionevole
collocazione in un modulo spaziale...

 



Lo stesso schema, compattato, evidenzia i tre tripletti posteriori in sequenza.

(ringrazio l'amico Vicent Cabo per aver realizzato su mia commissione questi schemi
partendo dai parametri matematici di progetto: sono quindi estremamente precisi)




un'immagine inedita dello schema ottico relativo al secondo prototipo, un fisheye da
10,2mm f/4 per 220° di campo; la struttura dello schema e la ridotta distanza dal piano
focale suggeriscono un fisheye non retrofocale destinato ad un formato maggiore del
24x36, forse con un cerchio di copertura da 50mm su 6x6 da pellicola 120, esattamente
come avveniva con l'archetipo della famiglia, la fisheye-camera di fine anni'50

 

 

Come il lettore attento avrà notato fino a questo punto la Nippon Kogaku ha progettato e messo in vendita unicamente fisheye
a copertura circolare, che impressionano un immagine tonda inscritta nel formato, le cui porzioni periferiche restano inesposte;
nel frattempo la concorrenza stava concependo fisheye dalle caratteristiche di proiezione differenti: utilizzando una focale ed
un diametro del cerchio di copertura maggiori si ribaltava la proporzione reciproca, inscrivendo il rettangolo del formato
fotografico nel cerchio di copertura anzichè viceversa; in questo modo la copertura di 180° è garantita solo agli angoli estremi
ma il formato del fotogramma è coperto completamente, fornendo un'immagine più gradevole e sfruttabile anche nell'uso
informale quotidiano; rapidamente la Casa si adeguò alla tendenza e sfornò a febbraio 1973 il fisheye-Nikkor 16mm f/3,5, padre
di tutti i successivi fisheye Nikon a copertura totale; si tratta di un obiettivo estremamente compatto (60,5x68mm), leggero
330g) e dall'aspetto innocuo, non fosse per l'insolita lente anteriore che occupa tutta la montatura e per le due palpebre
anteriori in funzione protettiva e di paraluce; l'ottica presenta la stessa estetica dei Nikkor dell'epoca ed è servita da regolari
scale di messa a fuoco (fino a 0,3m, pari a M = 1:13,4) e diaframma (scalato da f/3,5 ad f722); l'obiettivo presenta una
torretta porta-filtri incorporata con 4 filtri (Y48, OR56, R60 e vetro piano neutro) ed il suo angolo di campo sulla diagonale
si ferma a 170°, pur con la classica distorsione sferica degli occhi di pesce; nel 1976 la presa di forza in gomma per la messa
a fuoco perse i rilievi a diamante ed acquisì i moderni tappi rettangolari; l'ottica arrivò fino alla montatura Ai del 1977.




Lo schema meccanico del fisheye-Nikkor 16mm f/3,5 rivela la sua compattezza ed
una montatura standard Nikkor F; notare il nottolino rotante, sul fianco dell'ottica,
per ruotare i filtri incorporati

(schema: archivio Nikon Co.)

 

 



Lo schema ottico del fisheye-Nikkor 16mm f/3,5 garantiva una copertura di 170° ma la proiezione
della sua coniugata posteriore inscriveva completamente il 24x36 fornendo un'immagine priva di
mascherature nere

 




Giunti in epoca Ai, quest'obiettivo, per quanto molto nitido e brillante, cominciava a sentire il peso degli anni, e nel Luglio
del 1979 la Nikon corresse il tiro presentando il fisheye-Nikkor 16mm f/2,8, un obiettivo in moderna montatura Ai,
altrettanto compatto, più luminoso ed in grado di coprire sulla diagonale i fatidici 180°; l'ottica pesava 310g ed era sprovvista
di torretta porta-filtri incorporata, inaugurando la nuova tradizione Nikon dei filtri posteriori a baionetta: era fornita in
dotazione una nuova serie, più idonea alla foto a colori, con uno skylight L1A, un arancio di contrasto OR56 e due filtri
leggeri di conversione A2 e B2, utili per riscaldare o raffreddare alla bisogna il blend complessivo; l'ottica fu costruita anche
in montatura AiS ( a partire da fine 1981) e si guadagnoò una buona reputazione per la resa smagliante.







Lo schema ottico del fisheye-Nikkor 16mm f/2,8 Ai a copertura totale, molto simile a quello
della successiva versione AF

 

 

Nel decennio successivo l'affermazione dell'autofocus creò una piccola rivoluzione che vide tutte le principali Case affannate
a rinnovare nell'estetica e nella sostanza il loro parco ottiche per adeguarlo alle rutilanti e modernissime reflex AF; nel 1991-
1992 il grande progettista della Nikon Dottor Haruo Sato elaborò lo schema del fisheye-Nikkor 16mm f/2,8 per impostare
una versione AF, leggermente rivista; sono in grado di esporre in anteprima gli schemi di ben 6 prototipi realizzati a questo
scopo, il primo dei quali rappresenta la versione praticamente definitiva dell' AF-Fisheye-Nikkor 16mm f/2,8 di produzione,
lanciato sul mercato nel Settembre 1993 già in montatura evoluta AF-D.

 

lo schema ottico dell'AF-fisheye-Nikkor 16mm f/2,8 D evidenzia la derivazione diretta dall'omologo
Ai-AiS, con minime modifiche di dettaglio; del resto la base di partenza era eccellente

 

 



Lo schema, rielaborato graficamente, del primo prototipo di AF-fisheye-Nikkor 16mm f/2,8,
deliberato dal Dottor Haruo Sato il 26 Marzo 1992; le caratteristiche geometriche effettive sono 15,7mm f/2,9.
Da notare l'utilizzo di due vetri a rifrazione medio-alta e di un altro vetro - per la penultima lente - a bassissima
dispersione, con  numero di Abbe pari a 70: si tratta di un Phosphate Krown della Hikari, il tipo E-PKH1.

 





Il secondo prototipo, con modifiche marginali rispetto al primo, focale effettiva 15,7mm e luminosità f/2,9

 

 



il terzo prototipo è interessante, perchè nel doppietto posteriore abbina un vetro
ad altissima rifrazione (addirittura 1,86074) ed alta dispersione con un'altro a
bassissima dispersione, consueto trucchetto molto efficace nei grandangolari
retrofocus per la correzione di aberrazioni residue; la focale effettiva di questo
prototipo è 15,4mm e la luminosità f/2,84

 

 



Il quarto prototipo è quasi analogo al precedente con le stesse caratteristiche appena descritte; la focale
effettiva è 15,4mm e la luminosità f/2,87

 

 



stesse considerazioni anche per il quinto prototipo, con focale effettiva 15,4mm e luminosità f/2,86

 

 



il sesto ed ultimo prototipo è interessante per l'estremizzazione tecnica: adotta due vetri di classe ED
con numero di Abbe 70,4 e tre vetri ad alta rifrazione, per due dei quali superiore ad 1,80; in questo
caso la focale effettiva è 15,3mm e la luminosità f/2,83

 

Infine, con l'avvento del digitale, i sensori di formato AP-S hanno imposto una rivisitazione forzata del parco ottiche con
specifiche esigenze su vari fronti: focale più corta e cerchio di copertura di diametro ridotto per adattarsi alle ridotte dimensioni
del sensore ed ottenere un potere risolutivo superiore, come richiesto dal raster di fittissimi fotodiodi; struttura e trattamento
antiriflessi del gruppo ottico posteriore ottimizzato per passivare i riflessi parassiti del filtro low-pass anteposto al sensore;
proiezione periferica della coniugata posteriore il più possibile telecentrica per ottenere un buon rapporto segnale/rumore dai
fotodiodi agli angoli del sensore; antiriflessi che tagli adeguatamente gli IR cui il sensore è sensibile; correzione molto spinta
dell'aberrazione cromatica per minimizzare i fringings sul sensore, deleteri per la composizione dell'immagine sulla griglia RGB
detta di Bayer; per tutta risposta, la Nikon lanciò all'alba del nuovo millennio lo specifico AF-fisheye-Nikkor DX 10,5mm f/2,8
ED, perfettamente calibrato per le quote e le esigenze del sensore Nikon in formato 15,7x23,5mm; e la storia infinita continua!

 



Lo schema ottico del moderno AF-fisheye-Nikkor DX 10,5mm f/2,8 ED dispone di una semidiagonale
di 13mm anzichè 21,6 e garantisce 180° sulla diagonale del sensore digitale in formato APS; le modifiche
strutturali alla parte centrale dello schema sono dovute alla ricerca di una proiezione più telecentrica mentre
la penultima lente a bassa dispersione, caratteristica comune ai precedenti prototipi, ha promosso l'ottica
al rango di obiettivo Nikkor-ED; questo elemento è stato realizzato con un vetro della Hikari, la vetreria
di casa Nikon, un materiale ecologico che soddisfa le attuali normative in materia e corrisponde alle specifiche
del più classico e diffuso vetro ED commerciale: si tratta del tipo Hikari E-FK01, caratterizzato da indice di
rifrazione nD = 1,49700 e dispersione vD = 81,6.

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UPGRADING  25/05/2010
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Recentemente l'amico Pierre Toscani, eccellente fotografo ed appassionato di ottica, ha messo online sul
suo sito web ( www.pierretoscani.com ) una interessantissima pagina nella quale descrive le più intime
caratteristiche di alcuni fisheye-Nikkor con grafiche di eccezionale efficacia realizzate personalmente;
ringrazio cordialmente Pierre per avermi concesso di inserire il link a questo suo notevole lavoro.


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FINE  UPGRADING  25/05/2010
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UPGRADING 04/08/2007
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Al novero di questi interessanti obiettivi mancava l'RS-AF fisheye-Nikkor 13mm f/2,8 per Nikonos RS,
un interessante obiettivo nato direttamente per l'utilizzo subacqueo e quindi già previsto per operare con la
lente frontale a contatto con un mezzo fluido (l'acqua) dotato di indice di rifrazione nD= 1,33306 ed indice
di dispersione (numero di Abbe) vD= 53,98; l'ottica assicura in acqua 170° effettivi con copertura fisheye
totale del formato 24x36mm, e fu commercializzata nel Luglio 1994; l'obiettivo mette a fuoco a partire da
14cm e grazie anche all'ampio angolo di campo consente panoramiche di ampio respiro a distanza molto
ravvicinata, contrastando efficacemente la tipica foschia indotta dall'ampio spessore di acqua con corpuscoli
in sospensione; l'obiettivo pesa 970g, chiude da f/2,8 ad f/22 e fu progettato dal Dr. Motohisa Mouri nel
corso del 1993; il progetto originale, presentato a Settembre di quell'anno, prevedeva tre diverse opzioni
con angolo di campo leggermente differenziato ed un sofisticato sistema flottante per ottimizzare la resa
alle distanze molto ravvicinate, secondo il più classico impiego previsto; l'obiettivo presenta un ampio oblò
emisferico anteriore in cristallo BK7 (più economico, anche in caso di sostituzione per graffi) che fa parte
del sistema ottico ed ottimizza la riproduzione in funzione del fluido a contatto con rifrazione 1,33; è presente
anche un filtro neutro posteriore realizzato nell'identico vetro che probabilmente protegge il gruppo ottico
da spruzzi involontari di acqua.


le inedite caratteristiche ottiche dell'RF AF fisheye-Nikkor 13mm f/2,8 per Nikonos RS AF, un obiettivo
molto moderno e garantito fino a 100m di profondità; i doppietti posteriori, realizzati con vetri alternati
ad alta rifrazione/dispersione e bassa rifrazione/dispersione servono a correggere l'aberrazione cromatica,
critica in focali così corte, mentre l'oblò anteriore è realizzato in vetro BK7, un materiale economico che
riduceva i costi di produzione e....rimpiazzo

 

l'inedito schema ottico dei tre esemplari previsti dal progetto di Mouri: era contemplata una versione da
170° (poi prodotta), una da 180° ed una da 166,8°, con minime variazioni di focale

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