NIKON ZOOM-NIKKOR 180-600mm f/8 -
360-1200mm f/11 -
800-1200mm f/4-6 PROTOTIPO - 1200-1700mm f/5,6-8 :
VIAGGIO FRA I SEGRETI DEGLI ZOOM
ESTREMI DI CASA NIKON
26 Marzo 2007
La Nippon Kogaku, come già ripetuto in altre sedi, ha sempre
puntato su un corredo ottico sterminato
per caratterizzare come professionale ed universale il suo sistema reflex 35mm,
puntando sia su una qualità
ottica e meccanica di prim'ordine sia sulla concezione di modelli dalle
caratteristiche davvero iperboliche,
certo destinati ad una produzione molto limitata ma di effetto devastante
sull'immaginario dei futuri clienti:
i due colossi della grande famiglia zoom-Nikkor, il 180-600mm f/8 ed il
360-1200mm f/11 appartengono
a buon diritto a questa categoria di obiettivi, vere chimere sui banchi di
vendita ma in grado di accendere
l'entusiasmo degli appassionati e di trainare le vendite dei prodotti più
convenzionali ed abbordabili.
Il progetto di questi due zoom, pregevole opera del Dottor
Soichi Nakamura, è molto interessante
soprattutto considerando le date reali del progetto: entrambi questi zoom
incorporano fin dal calcolo
dei primi prototipi numerose lenti in vetro ED a bassa dispersione, tuttavia il
progetto di questi zoom
tele estremi risale molto più addietro nel tempo rispetto al loro lancio,
avvenuto rispettivamente nel
Settembre e nel Novembre 1975: infatti, il brevetto giapponese originale fu
consegnato il 24 Dicembre
1970, quasi cinque anni prima! Successivamente, il 16 Dicembre 1971 fu
presentata la richiesta di
brevetto americano, assegnato il 3 Luglio 1973; è interessante notare che
questo brevetto fu
nuovamente consegnato alla registrazione con modifiche di dettaglio il 22 Aprile
1974, accettate e
registrate il 28 Ottobre 1975; chi si riferisse a quest'ultima data nota per
inquadrare cronologicamente
il progetto cadrebbe dunque in errore.
Questa pedante precisazione non va considerata un puro sofisma: infatti lo
sviluppo dei vetri ED
proprietari e la relativa messa in produzione e commercio avvenne proprio in
quegli anni, come
confermato dalla letteratura Nippon Kogaku, che precisa come nella realizzazione
del primo, vero
obiettivo Nikon apocromatico, il Nikkor-H 300mm f/2,8 del Gennaio 1972, fosse
adottato un
vetro a bassa dispersione della Schott und Genoessen, la vetreria di casa Zeiss,
dal momento che
i vetri Nikon ED, in fase di concezione, non erano ancora disponibili per la
produzione; preso atto
che nel progetto originale del 1970 sono già presenti numerosi vetri ai
fluoruri con numero di Abbe
pari ad 81,5 - tipico dei vetri ED - si può dedurre che anche in questi
progetti fosse pianificato
l'utilizzo del vetro ED Schott, poi impiegato anche nel citato 300/2,8; tuttavia
il ritardo nel lancio
degli zoom (ben 5 anni) ed il "reissue" del relativo brevetto mi
spinge ad azzardare l'ipotesi che alla
Nippon Kogaku abbiano atteso volutamente, congelando l'industrializzazione in
serie, fino alla
disponibilità dei vetri ED proprietari: probabilmente il costo di lenti ED che
arrivavano anche a 115mm
di diametro ed acquistate all'esterno sarebbe stato troppo elevato in progetti
dove l'estrema cura
della meccanica e la complessità della parte ottica portavano a prezzi di
listino comunque iperbolici.
i due "cannoni" della gamma zoom-Nikkor nella descrizione della brochure 1977
un dettaglio della prima e quarta di copertina dalla brochure
1986 evidenzia le smisurate dimensioni
degli zoom-Nikkor 180-600mm f/8 e 360-120mm f/11, se paragonate - ad esempio - a
quelle del
50mm f/1,8 presente all'estrema destra; l'estetica tipicamente Nikkor con
zoomata one-touch e le
scale della profondità di campo ad iperboli colorate diverrà un classico di
riferimento per tutti i
costruttori; notare come nel 360-1200 siano presenti dei grabber spaziati a
90°, per facilitare la
messa a fuoco ruotando la massiccia ghiera gommata
In quegli anni alla Nippon Kogaku il Dottor Soichi Nakamura
era la punta di diamante nella progettazione
di teleobiettivi; in particolare il concetto basilare di tele apo moderno,
con vetri ED e la messa a fuoco
interna gestita da sottili doppietti acromatici, alla base di tutti i supertele
Nikon, deriva proprio da un suo
progetto; in realtà la correzione delle aberrazioni primarie in zoom con angolo
di campo così ridotto non
è un'impresa ardua e l'unico vero scoglio è la soppressione dello spettro
secondario, dal momento che
- com'è noto - l'entità di aberrazione cromatica è una funzione della
lunghezza focale; Nakamura era
all'avanguardia nello studio di sistemi con vetri a bassa dispersione, e nella
discussione che costituisce
il "claim" del progetto evidenzia come per sopprimere l'aberrazione
cromatica in sistemi complessi di
focale così lunga sia necessario adottare in posizione frontale (ed
eventualmente anche all'interno dello
schema) dei tripletti acromatici, costituiti in sequenza da un vetro ED a bassa
rifrazione/bassa dispersione,
da un vetro ad alta rifrazione/alta dispersione e da un vetro convenzionale :
infatti, il 360-1200mm
presenta due tripletti di questa concezione, uno in posizione frontale ed uno
nel quarto sottogruppo,
coadiuvati da un doppietto acromatico (bassa dispersione/alta rifrazione),mentre
il meno complesso
180-600mm adotta il tripletto frontale ed un doppietto nel quarto sottogruppo.
Analizzando per la prima volta la sequenza di vetri e lo schema degli zoom, si
prende atto che - in
effetti - il progetto è piuttosto semplice e lineare e che la vera difficoltà
consiste nel trovare l'OK
alla produzione fra le infinite pastoie del marketing, forte di argomenti come
il prezzo, l'ingombro
ed il peso astronomici a fronte di un potenziale mercato costituito da una
nicchia ridottissima: con
tutta evidenza, in quell'epoca d'oro di certezze, l'intenzione di consolidare
l'immagine professionale
del sistema riusciva a prevalere sulle pur circostanziate obiezioni di carattere
economico e pratico!
Lo zoom-Nikkor 180-600mm f/11 ED, caratterizzato dal filetto
dorato che identificava gli APO
della prima ora, entrò in produzione nel Settembre 1975, a partire dalla
matricola 174041;
montatura e finitura sono le classiche della generazione "K", cioè
gli obiettivi pre-Ai prodotti
fra il 1975 ed il 1977 ed identici in tutto e per tutto agli Ai, fatto salvo per
l'interfaccia al simulatore
dell'esposimetro, ancora delegata alla classica forcella prima serie, priva di
finestrelle scheletrate;
nel caso specifico degli zoom-Nikkor 180-600 e 360-1200 questo problema è
puramente
accademico, dal momento che - superando la luminosità massima accoppiabile
all'esposimetro
dei corpi pre-Ai, cioè f/5,6 - erano privi di forcella e richiedevano
l'esposizione stop-down, un
problema minore dal momento che - viste le focali in gioco - si operava quasi
sempre a tutta apertura
per scongiurare il micromosso; il diaframma, invece, era completamente
automatico e l'angolo
di campo coperto spaziava fra 13°40' e 4°10'.
I primi esemplari di 180-600mm f/8 ED furono ancora contrassegnati dalla
dicitura Nippon Kogaku,
rapidamente sostituita dalla più moderna Nikon; l'obiettivo è articolato su 18
lenti in 11 gruppi, delle
quali due in vetro ED con numero di Abbe vD= 81,5, quattro in vetro
convenzionale a dispersione
ridotta, con numero di Abbe vD compreso fra 64,2 e 69,6, e cinque in vetro ad
alta rifrazione;
l'obiettivo presenta un diaframma a 9 lamelle, mette a fuoco fino a 2,5m (valore
eccellente),
esibisce un attacco filtri con passo 95x0,75mm e pesa 3.400g; le sue misure sono
402x105mm
e dispone a corredo di paraluce a vite HN-16; la ghiera one-touch
(caratteristica comune al
360-1200mm) dispone di un nottolino a vite che consente di bloccarne la
rotazione e l'escursione
in una posizione prescelta, scongiurando lo scorrimento per gravità quando si
orientava
l'obiettivo verso il basso; in entrambi gli obiettivi è anche presente un
attacco per treppiede
adeguatamente dimensionato e posizionato in modo da centralizzare il baricentro
sul cavalletto.
Il modello K fu prodotto fra le matricole 174041 e 174180; nel 1977 l'attacco fu
convertito
allo standard Ai, a partire dalla matricola 174181, e prodotto in questa
configurazione fino
alla matricola 174700; nel Marzo 1982 il 180-600mm f/8 ED entrò in
produzione in attacco AiS
con la matricola 174701 ed il suo peso lievitò a 3.600g; l'obiettivo
restò in produzione fino al
1998 e non è noto il più alto numero di matricola raggiunto, ma è evidente
che la produzione si
è assestata su numeri decisamente modesti; l'obiettivo, fornito come il
fratello maggiore solo su
richiesta, era abbinato al codice d'ordine n° JAA714AB.
Per la prima volta possiamo analizzare le caratteristiche
delle 18 lenti che costituiscono il cuore
dello zoom-Nikkor 180-600mm f/8 ED; si può notare il tripletto acromatico posto
dietro alla
lente frontale (anch'essa in vetro a dispersione ridotta) ed il doppietto
acromatico costituito dalle
lenti L14 ed L15; questo progetto, concepito nel 1970, mostra come il Dr
Nakamura e la Nippon
Kogaku perseguissero una tecnologia molto avanzata sull'utilizzo dei vetri a
bassa dispersione già
in quegli anni, una scoperta davvero imprevista
Parimenti inediti, i diagrammi originali relativi al suo stato
di correzione evidenziano
prestazioni decisamente buone vista l'escursione focale e l'anzianità del
progetto;
l'attenzione alla cura dell'aberrazione cromatica è evidenziata dalle letture
dell'aberrazione
sferica alle varie frequenze dello spettro; interessante la distorsione,
negligibile a 180mm
e contenuta entro l'1% su tutta l'escursione: davvero una buona notizia per i
fotografi "geometrici"
Lo zoom-Nikkor 360-1200mm f/11 rappresenta l'estremizzazione
di questo concetto: mai prima di
allora era stato realizzato uno zoom che si spingesse su un simile range di
focali, e che dall'alto dei
suoi 704mm di lunghezza, oltre 7kg di peso e 7.940.000 lire di costo nel 1979 (
passato a13.777.000
lire nel 1984) frantumava ogni record: se vogliamo, era un po' un
monumento all'assurdo ed
all'inutile, e l'ufficio marketing della Nippon Kogaku dovette mettere alla
frusta la sua fantasia per
concepire possibili nicchie di utilizzo, vista l'impossibilità assoluta di
brandeggiarlo ed utilizzarlo
senza un robustissimo treppiede ed uno sherpa di appoggio: le indicazioni più
frequenti riguardavano
la sorveglianza da postazione fissa di installazioni militari, carceri o zone
pericolose, con possibilità
di variazione rapida dell'inquadratura.
Questo capolavoro di Nakamura entrò in produzione subito dopo
il fratello minore, nel Novembre
1975, a partire dalla matricola 174031: la stretta parentela col 180-600 è
evidenziata anche dall'adozione
degli stessi blocchi numerici per la matricola; anch'esso fu lanciato in
montatura tipo "K", con diaframma
automatico ma priva dell'interfaccia all'esposimetro, che richiedeva una lettura
stop-down; il diaframma
chiudeva fino ad f/32, come nel 180-600, e parimenti presentava una struttura a
9 lamelle; l'ottica
metteva a fuoco fino a 6m, valore molto favorevole per uno zoom che arrivava a
1.200mm di focale,
esibiva un enorme attacco rotante per treppiede (strombato in avanti per
normalizzare il baricentro)
e presentava un attacco filtri da 122x1mm, cui veniva avvitato il paraluce
dedicato HN-17; l'angolo
di campo coperto passava da 6°50' a 2° e lo schema ottico era articolato su 20
lenti in 12 gruppi,
delle quali ben cinque in vetro ED con numero di Abbe nD= 81,5, una in vetro
convenzionale a
dispersione ridotta (vD= 64,2) e cinque in vetro ad alta rifrazione; l'obiettivo
misurava 704x125mm,
pesava 7.100g ed era certamente impegnativo da imbracciare e trasportare.
Nel 1977 fu convertito alla montatura Ai, anche se - vista la
ridottissima produzione - non è noto
il numero di matricola iniziale, e nel Marzo 1982 passo anch'esso in attacco AiS;
usci di produzione
in silenzio, molto prima del fratello minore, ed anche in questo caso non si
hanno riferimenti precisi;
la montatura AiS fu modificata onde consentire la messa a fuoco interna, per
renderla più agevole,
e quest'ultima versione fu denominata zoom-Nikkor 360-1200mm f/11 IF ED AiS,
penalizzata
da un peso aumentato di conseguenza a ben 8.250g; è difficile definire le quote
di produzione, dal
momento che le matricole sono in comune con la versione 180-600mm (infatti il
tipo AiS fu
prodotto a partire dal n° 174701, esattamente come il modello inferiore); il
360-1200mm con
la matricola più elevata finora nota è caratterizzato dal n° 174757, e
considerando che entrambi
gli zoom sono stati prodotti con numerazione comune a partire dal 174031 -
174041 si può
azzardare in 700 pezzi la produzione globale di entrambi i modelli; per le
ultime versioni AiS
era previsto un astuccio in vinilpelle dedicato, caratterizzati dal codice
CZ-1860 e CZ-3612.
Le caratteristiche inedite dello schema ottico di questo
mostro: in evidenza il tripletto acromatico anteriore, posto
dietro alla prima lente (anch'essa ED), il secondo tripletto acromatico
posizionato nel quarto sottogruppo e costituito
dagli elementi L15-L16-L17, ed un ulteriore doppietto acromatico posto nel terzo
sottogruppo, composto dagli
elementi L12-L13; la concezione dello schema è lineare, ed anche in questo caso
la vera difficoltà è "convincere"
la catena di comando a produrre un simile ordigno, ingombrante e costosissimo!!!
i diagrammi di resa originali mostrano le oggettive difficoltà per contenere
l'aberrazione sferica
alla massima focale, mentre la correzione della distorsione è davvero
incredibile e sempre
al di sotto dello 0,3%: meglio della maggioranza degli obiettivi macro !
L'obiettivo è ottimizzato
alla focale intermedia di circa 750-800mm dove i parametri sono eccezionalmente
sotto controllo
Come già accennato, questi zoom iperbolici furono prodotti
più come sensazionali trendsetter che per
reali prospettive di mercato, tuttavia sono estremamente interessanti in quanto
rappresentano un
cimento convincente e pionieristico nel difficile terreno delle lunghe focali
apocromatiche dotate di
vetri a bassa dispersione, argomento che in quel 1970 era ancora appannaggio di
una ristretta elìte
di progettisti e Case costruttrici; onore dunque alla Nippon Kogaku, che non ha
mai lasciato nulla
di intentato, contribuendo fattivamente allo sviluppo dell'ottica fotografica
fino ai limiti estremi e
aprendo la via all'escalation che ha dato vita ai pregevoli e correttissimi
obiettivi moderni, dei quali
tutti quanti facciamo uso con grande soddisfazione.
UPGRADING 07/11/2008
Come tutti sanno l'apoteosi di questa serie di zoom si è concretizzata nel 1993
con l'entrata in produzione
del mostruoso zoom-Nikkor Ai-P 1200-1700mm f/5,6-8 ED; dopo aver recuperato il
suo progetto originale
mi sono avvalso del supporto dell'amico spagnolo Vicent Cabo, valente
disegnatore tecnico abilissimo a
tracciare con estrema precisione gli schemi ottici partendo dai semplici
parametri matematici; dal momento
che la documentazione tecnica relativa alla parte ottica di questi iperbolici
obiettivi è scarna o addirittura assente,
abbiamo deciso di disegnare ex-novo, in "bella copia" gli schemi di
questa serie di zoom, partendo dai già
descritti 180-600mm f/8 e 360-1200mm f/11 per arrivare al 1200-1700mm f/5,6-8,
passando anche per un
prototipo 800-1200mm f/4-6 - previsto nel progetto del 1200-1700mm - e mai entrato
in produzione di serie.
Contestualmente, ho anche analizzato e descritto schematicamente i vari
flottaggi interni relativi alla variazione
di focale ed alla regolazione di messa a fuoco, inserendo le relative quote
relative al prototipo 800-1200mm
f/4-6 ed al modello 1200-1700mm f/5,6-8 di produzione; tutti questi dati sono
molto interessanti ed inediti,
e sono felice che il lavoro congiunto di questo piccolo "team"
italo-ispanico abbia fatto luce sui segreti di
obiettivi così insoliti e straordinari.
lo schema ottico dello zoom-Nikkor 180-600mm f/8 ED condivide
la concezione progettuale col
fratello maggiore 360-1200mm f/11 ED e garantisce la variazione di focale grazie
all'arretramento
di due gruppi di lenti posti dietro al modulo anteriore
Il gruppo flottante 1 compie una corsa molto superiore a
quella del gruppo flottante 2,
per cui - passando da 180mm a 600mm di focale - la distanza fra i due moduli si
riduce
fino quasi ad annullarsi: entrambi, infatti, si addossano al membro anteriore
del relay-lens
posteriore; faccio notare che, fatta la tara per dimensioni e diametri superiori
alla norma,
lo schema base, in realtà, non differisce molto da quello di un comune zoom
"da tele a tele"
di focale maggiore; la principale differenza, da considerare un implemento per
contrastare
l'aberrazione cromatica legata alle focali, sta nell'aggiunta dei due doppietti
collati
che costituiscono il gruppo flottante 2.
in questo schema ("raggruppato" compattando gli
spazi per visualizzare meglio le lenti) possiamo ribadire
l'impiego di due vetri ED in posizione L2 ed L14; tre lenti in vetro BK-7,
con il loro ridotto numero di
Abbe 64,2, collaborano in sinergia al controllo dell'aberrazione cromatica,
coadiuvato anche dalla grande
lente anteriore a bassa dispersione (con vD poco inferiore a 70) di classe PK.
Lo schema del 360-1200mm f/11 ED ricalca da vicino quello del modello inferiore,
passando da 18 a 20 lenti
grazie alla trasformazione in doppietto di una lente singola presente nel gruppo
flottante 1 e di un doppietto in
tripletto nel membro anteriore del relay-lens posteriore; va notato che lo
schema distribuisce "le forze" in modo
armonioso, senza elementi ad elevato valore diottrico: in realtà -
paradossalmente - progettare zoom di focale
così elevata è teoricamente "facile": l'unico, vero ostacolo è
l'aberrazione cromatica, ma il ridotto angolo di campo
facilita la correzione delle aberrazioni basilari.
Anche in questo caso il passaggio dalla focale minima a quella
massima è delegato al movimento dei
gruppi flottanti 1 e 2; questi ultimi, analogamente a quanto visto col 180-600mm
f/8 ED, arretrano
addossandosi al relay lens posteriore, ed anche in questo caso il gruppo 1
compie una corsa molto
superiore a quella del gruppo 2
Com'è intuibile, le modeste differenze che caratterizzano il
360-1200mm f/11 ED rispetto al
modello inferiore sono tutte volte ad una maggiore correzione dell'aberrazione
cromatica, il
cui spostamento di fuoco progredisce in funzione della lunghezza focale; nel
360-1200mm
i vetri ED sono ben cinque, ivi compresi i due enormi (ed immagino costosissimi)
elementi
anteriori, mentre è presente un solo elemento in vetro BK-7 in posizione L9;
sono presenti
anche moderni vetri flint al Lantanio ad alta rifrazione/bassa dispersione come
LAF2 ed
LAF35 ed un paio di short-flint SF4. In quest'obiettivo il doppietto posteriore
del modulo
flottante 2 è ora un potente doppietto acromatico, mentre il doppietto
anteriore del relay
lens che chiude lo schema sul lato corpo macchina diviene un vero tripletto
acromatico,
composto da un vetro ED a bassa rifrazione/bassa dispersione, uno short flint ad
alta
rifrazione/alta dispersione ed un vetro KF di caratteristiche intermedie.
Ricapitolando brevemente la produzione di questi due modelli,
lo zoom-Nikkor 180-600mm f/8 ED
fu assemblato in allestimento "K" dal Settembre 1975 all'autunno 1977
e successivamente in montatura
Ai dall'autunno 1977 al Gennaio 1982, per un totale di 140 esemplari; la
produzione fu brevemente
congelata e l'obiettivo riapparve in montatura AiS nel Marzo 1983 per uscire
definitivamente di scena
nel 1998, dopo 513 esemplari con specifiche AiS; le matricole della serie K ed
Ai (sequenziali) vanno
da174041 a 174180, mentre la serie AiS è compresa fra 174701 e 175213; il
numero complessivo
di esemplari prodotti è 653.
Il 360-1200mm f/11 ED comparve anch'esso in esecuzione
"K" ed entrò in produzione nel Novembre
1975; la serie "K" fu sostituita da quella Ai nell'autunno 1977, e
questa nuova versione sopravvisse
fino al Gennaio 1981; anche in questo caso la produzione fu congelata per
qualche mese, ed il nuovo
360-1200mm in attacco AiS vide la luce nel Marzo 1982, fu prodotto col
contagocce ed uscì di scena
silenziosamente, senza annunci ufficiali; per quanto concerne la produzione,
come già accennato sia il
180-600mm che il 360-1200mm adottano blocchi di numerazione comuni, e non posso
definire con
certezza se esistano numerazioni "ripetute" in entrambi i modelli
oppure no; secondo l'amico Roland
Wink, artefice di un monumentale database sulla produzione Nikkor, le
numerazioni non sono in comune
bensì replicate: alla luce di ciò, il 360-1200mm in versione "K" ed
Ai fu prodotto fra le matricole
174031 e 174127 (per un complessivo di 97 esemplari), mentre il tipo AiS
comprende le matricole
da174701 a 174757, cioè 57 esemplari, che portano la produzione totale a 154
pezzi: sono numeri
estremamente ridotti ma non insoliti per gli obiettivi Nikkor di nicchia,
considerando anche i prezzo
di listino di questo mostro, superiore ai 7 milioni di Lire quando un Nikkor
d'uso comune si portava
a casa con duecento mila...
A fine anni '80 - inizio anni '90 il target d'utenza per questi zoom lunghi
cambiò, e le esigenze legate
all'uso militare e di sorveglianza da postazione fissa furono gradatamente
affiancate da quelle dei
fotografi sportivi specializzati in grandi eventi internazionali, la cui
organizzazione logistica tendeva
a posizionare le postazioni fotografiche sempre più lontano rispetto al cuore
dell'azione, ed anche
a quelle dei fotografi di grandi agenzie che coprivano importanti eventi di
cronaca, politici e di
costume; in questo contesto l'esperto matematico Susumu Sato-San fu incaricato
dalla Nikon Corporation
di progettare uno zoom con le seguenti caratteristiche: focale decisamente
superiore al precedente
360-1200mm (corrispondente ad un angolo di campo compreso fra circa 2° e circa
1°30'), luminosità
migliorata ed in grado di dialogare con i telemetri elettronici dei moderni
corpi macchina, elevata
correzione ottica complessiva anche a tutta apertura con soppressione
dell'aberrazione cromatica,
schema ottico concepito per delegare il controllo di zoomata e messa a fuoco a
piccoli moduli
interni, per consentire un'impostazione rapida e priva di sforzo.
Il Dr. Sato completò e registrò il relativo progetto
nell'Aprile del 1992; il suo lavoro comprendeva
un modello da 800-1200mm f/4-6 ED (rimasto allo stadio di prototipo) e tre
versioni molto simili
per un 1200-1700mm f/5,6-8 ED, uno dei quali entrò in produzione effettiva nel
1993 come zoom-
Nikkor Ai-P 1200-1700mm f/5,6-8 ED; un'ottica analoga era già stata presentata
staticamente
alla Photokina 1990, tuttavia il nocciolo ottico definitivo fu completato da
Sato-San solamente
nel 1992, quindi è presumibile che il gruppo di lenti presenti nel prototipo
del 1990 costituisse un
prototipo intermedio, poi superato dal progetto definitivo.
La versione definitiva del mastodontico zoom-Nikkor Ai-P
1200-1700mm f/5,6-8 ED
(credits: picture Nikon Co.)
Quest'obiettivo infranse tutti i record e raccolse degnamente
il testimone dei precedenti modelli
quale meraviglioso inno all'assurdo: il suo barilotto misura 880mm di lunghezza
per 237mm di
diametro ed il complesso pesa circa 16kg! Ovviamente l'utilizzo a mano libera è
assolutamente
escluso ed occorre impiegare un treppiede di provata solidità, onde evitare la
rovinosa caduta
di un obiettivo il cui prezzo di listino non è mai stato ufficialmente
dichiarato ma che all'epoca
veniva indicato come superiore ai 100 milioni di lire!
Come avrete notato, nonostante sia nato in piena era AF,
questo mostruoso obiettivo non è
autofocus; probabilmente, nonostante le attenzioni messe in atto da Sato-San per
delegare
la messa a fuoco a due moduli interni secondari, questi ultimi erano comunque
dotati di massa
troppo rilevante per applicarli ad un sistema automatizzato... L'obiettivo può
comunque dialogare
elettronicamente con i corpi moderni, grazie all'interfaccia Ai-P che dispone
della stessa contattiera
presente sugli obiettivi AF-Nikkor e di chip per la ROM di lettura (esistono
solamente tre obiettivi
Nikkor manual focus con specifiche Ai-P: il 45mm f/2,8, il 500mm f/4 e lo zoom
1200-1700mm f/5,6-8);
grazie a queste caratteristiche, l'obiettivo consentiva la conferma di fuoco con
i telemetri elettronici
dei corpi macchina ed il completo accesso a tutte le funzioni esposimetriche
(manuale, priorità di diaframmi
e tempi, program) ed alle modalità di lettura (spot, semispot, a matrice
multizona).
L'obiettivo dispone di un enorme filtro neutro anteriore (necessario per
proteggere l'elemento frontale
in vetro ED) e di un secondo filtro L37C posteriore, molto distanziato
dall'ultima lente, da 52x0,75mm
di passo, applicato al classico cassettino porta-filtri ad inserimento già
familiare agli utenti dei tele Nikkor;
in particolare, il cassettino presente sui tele Nikkor ED, con la sua manopola
rotante di fermo, è molto
più pratico rispetto all'analogo modello Canon, dotato di sblocco meno rapido
ed intuitivo, ed infatti
questo funzionale particolare è stato specificamente brevettato dalla Nikon!
La montatura dell'obiettivo presenta una ghiera gommata nella
parte posteriore che consente la messa a fuoco
manuale, subito anteposta a quella con le aperture di diaframma (scalate da
f/5,6 ad f/22); dal momento
che l'apertura massima fluttua fra f/5,6 ed f/8, sono presenti due punti di fede:
uno verde (corrispondente
ad f/5,6, da utilizzare a 1200mm) ed uno arancione (corrispondente ad f/8
effettivi, da considerare lavorando
a 1700mm); una piccola curiosità: nel 1999 ero nel negozio dell'amico Mario
Muraro, specializzato Nikon,
e stavamo giusto parlando di quest'obiettivo: dal momento che non esistevano
dati ufficiali su di esso, avevo
addirittura ventilato un'ipotesi affascinante: visto che sulla ghiera delle
focali sono riportati solo i valori minimi
e massimi (1200 e 1700mm) e che il fattore che li differenzia è circa 1,4x,
ipotizzavo che in realtà l'obiettivo
fosse un bifocale, e che la rotazione della ghiera posizionasse sul percorso
ottico, dietro all'ultima lente, il
nocciolo ottico di un moltiplicatore 1,4x (come avviene anche negli zoom
televisivi) che, incidentalmente,
avrebbe trasformato un 1200mm f/5,6 proprio in un 1700mm f/8 (1680, per
l'esattezza)...
L'analisi del progetto ha invece confermato che si tratta di uno zoom vero e
proprio, ma l'ormai lontano
episodio testimonia l'alone di mistero che ha sempre circondato questo
"mostro" e le relative "fantasie"
cui dava adito...
La ghiera di zoomata, invece, è posizionata più avanti,
oltre la piastrina con i dati di targa, e dispone di
fori filettati in cui inserire delle aste (due sono fornite in dotazione) che
fungono da presa di forza per rendere
più veloce la variazione di focale o consentire la manovra anche con pesanti
guanti termici; il paraluce anteriore è
telescopico e l'ottica, visto il peso, dispone ovviamente di una robustissima
maniglia per il brandeggio ed il
trasporto, replicata specularmente sul lato inferiore da un enorme zoccolo di
appoggio scavato all'interno,
che alla bisogna consente di utilizzarlo alla stessa stregua della maniglia
superiore, permettendo così di
trasportare l'ottica in due, reggendola da entrambi i lati; la messa a fuoco
minima è a 10m dal piano focale
(sembra poco, ma a 1700mm si fa quasi della macro); il cassetto porta-filtri da
52mm si trova fra le ghiere
del diaframma e della messa a fuoco, mentre anteriormente a quest'ultima è
presente un sistema preset per
l'indicizzazione di una distanza di messa a fuoco (da recuperare velocemente),
con relativo nottolino cromato
di fermo; i robusti occhielli per la cinghia di trasporto sono applicati
all'estremità anteriore e posteriore della
maniglia mentre manca un sistema di mira o collimazione esterno per la ricerca
rapida del soggetto (necessario
con simili focali e presente in alcuni super-tele della concorrenza); infine,
l'ottica era fornita in un'enorme valigia
metallica Nikon CT-1217 e non era previsto l'impiego di alcun moltiplicatore di
focale (anche perchè, più di
così...)
L'obiettivo fece naturalmente molto scalpore e contribuì a consolidare il mito
Nikon nel settore dell'ottica,
molto meno a rimpinguare le casse della marchio, dal momento che furono ben
pochi i clienti pronti a staccare
il consistente assegno richiesto per la fornitura: furono soprattutto grandi
agenzie specializzate in immagini di
cronaca ad aggiudicarsi i pochi esemplari prodotti; a tale riguardo, è famosa
un'immagine che immortala un
fotografo dell'agenzia Reuter mentre focheggia di fino uno zoom-Nikkor
1200-1700mm adattato ad una
canon EOS 1D (con sensore 1,3x, quindi l'ottica corrisponde ad un 1550-2200mm);
tale professionista stata
fotografando da postazione fissa e distanza proibitiva il Presidente della
Repubblica Francese in occasione
dell'anniversario della presa della Bastiglia...
Le caratteristiche ottiche di quet'obiettivo non sono mai
state divulgate, quindi gli schemi che seguiranno,
relativi al 1200-1700mm ed al prototipo 800-1200mm, sono assolutamente inediti.
Il prototipo di zoom-Nikkor 800-1200mm f/4-6, calcolato da
Sato assieme al 1200-1700mm, è articolato
su 18 lenti in 13 gruppi, quattro delle quali in vetro ED; tre di questi
elementi a bassa dispersione sono nel
modulo anteriore di diametro enorme, cosa che preconizza un elevato costo di
industrializzazione; nella parte
posteriore sono presenti anche due elementi a bassa dispersione di classe FK-5
(in posizione L16 ed L17).
Contrariamente a quanto avveniva con i precedenti 180-600mm e
360-1200mm (caratterizzati da un modulo
anteriore, moduli di transfocazione e relay lens posteriore), questa nuova
generazione di super-zoom progettati
da Susumu Sato si basano su un membro anteriore (le prime 10 lenti)
analogo allo schema di un super-tele luminoso
a focale fissa e su un membro posteriore costituito da due gruppi secondari
spaziati fra loro; passando dalla focale
minima a quella massima i due gruppi secondari posteriori si avvicinano
reciprocamente, introducendo un fattore
divergente via via più pronunciato, fino a simulare l'effetto di un
moltiplicatore 1,5x.
Come annunciato, passando da 800mm a 1200mm, lo spazio D24 che
separa i due gruppi secondari
posteriori si riduce da circa 43mm a meno di 2mm, attuando un effetto divergente
che incrementa di
fatto la focale; per quanto riguarda la messa a fuoco, passando da infinito alla
distanza minima di 10m
(9,27m dalla lente anteriore), i due doppietti L5-L6 ed L7-L8 arretrano
(esattamente come avviene nei
tele IF-ED a focale fissa), riducendo lo spazio D14 da 24,8mm a meno di 7mm,
mentre la distanza D8
dal grosso modulo anteriore aumenta di conseguenza, configurando ancora una
volta questo zoom come
un grosso 800mm IF ED a focale fissa dotato di moltiplicatore posteriore 1,5x
progressivamente azzerabile:
dunque l'ipotesi lanciata a suo tempo, alla cieca, nel negozio dell'amico Mario
Muraro non era completamente
assurda....
Lo zoom-Nikkor Ai-P 1200-1700mm f/5,6-8 ED di produzione si
basa su una struttura molto simile
a quella del prototipo 800-1200mm appena analizzato, ivi compresi i
quattro elementi ED, tre dei quali
nel grosso modulo anteriore; se consideriamo che queste lenti hanno un diametro
di circa 200mm possiamo
giustificare almeno parzialmente il mostruoso costo finale... Nel 1200-1700mm i
due vetri a dispersione ridotta
di classe FK5 sono passati in posizione L17-L18 e sono comparsi alcuni elementi
in vetro short-flint SF6, ma
il palinsesto generale è praticamente identico: un grosso tele IF-ED anteriore
ed un "moltiplicatore" posteriore
ad otto lenti suddivise il due sottogruppi da quattro, la cui reciproca
spaziatura genera un "fattore di moltiplica"
variabile da zero a circa 1,416x.
Come prevedibile, anche nel 1200-1700mm f/5,6-8 la variazione
di focale è attuata dal reciproco
avvicinamento dei due sottogruppi posteriori; anche in questo caso il
sottogruppo su lato immagine
avanza in misura marcatamente superiore a quanto non arretri il sottogruppo sul
lato soggetto,
esattamente come avveniva nel prototipo 800-1200mm appena visto.
Analogamente al prototipo 800-1200mm f/4-6 (notare l'apertura
massima...), anche il 1200-1700mm f/5,6-8
attua la messa a fuoco con l'arretramento dei due doppietti L5-L6 ed L7-L8, ed
anche in questo caso possiamo
considerarlo una sorta di super-tele IF-ED a focale fissa con moltiplicatore
posteriore sdoppiato, dotato di potere
divergente variabile; passando da 1200 a 1700mm il sottogruppo posteriore avanza
aumentando lo spazio d32
da circa 32mm a quasi 70mm, mentre il sottogruppo anteriore arretra e modifica
lo spazio D17 facendolo passare
da circa 84mm a quasi 100mm, mentre la lente d'aria D24 passa da quasi 56mm ad
appena 3mm. Identica procedura
anche per la messa a fuoco, dove lo spazio d'aria D14 è ridotto da 16mm a poco
più di 2mm dall'arretramento dei
due doppietti delegati a tale funzione; è interessante specificare che il
filtro indicato nello schema come "neutral filter"
(e la stessa considerazione vale per il prototipo 800-1200mm) è una lastra
"dust stopper" posta subito dietro l'ultima
lente, mentre il filtro L37C intercambiabile a caduta è situato molto più
indietro, a ridosso della ghiera del diaframma:
questo spiega la distanza BF (back-focus) misurata da esso, ben 192mm (mentre il
filtro intercambiabile vero e proprio
si trova a pochi cm dall'attacco posteriore); curiosamente, mentre nel prototipo
questo spazio - che appunto definisce la
distanza fra il vetro "dust stopper" ed il piano focale - resta
ovviamente costante, nel 1200-1700mm di produzione
varia di circa 2/1000mm (SIC) nel corso della variazione di focale: riporto tali
dati in quanto presenti nel progetto,
ma non trovo spiegazioni ad un eventuale flottaggio micrometrico del "dust
stopper" durante la zoomata...
i parametri preferenziali generali nel progetto dei due zoom.
Per quanto concerne la produzione, tutta in attacco AiS manual
focus ed interfaccia elettronica "P",
il 1200-1700mm f/5,6-8 risulta prodotto in appena 15 esemplari, compresi fra le
matricole
200001 e 200015: sicuramente si tratta di uno dei Nikkor realizzati nel minor
numero di pezzi!
(ringrazio Vicent Cabo per il disegno delle sezioni ottiche realizzato appositamente)
FINE UPGRADING 07/11/2008
MY HUMBLE OPINION INDEX
PROGETTO PIONIERISTICO CHE SPOSTO' IL BORDLINE E CHE
SI AVVALE DI CONCEZIONI OTTICHE E
MECCANICHE AVANZATISSIME
ED ANCORA ATTUALI, MA ANCHE UN MONUMENTO
ALL'INUTILE FINE
A SE STESSO, NATO PER SODDISFARE IL
MARKETING PIU' CHE GLI UTENTI;
IN OGNI CASO SI TRATTA DI
REALIZZAZIONI ENTRATE NEL MITO PROPRIO
PER L'IDOLATRIA DELL'ESTREMO CHE SOTTENDONO; IL
SUCCESSIVO
1200-1700, MOLTO PIU' LUMINOSO E MODERNO,
ALZA IL BORDILINE
RESTANDO NELLO STESSO ALVEO, UN SOTTILE
LIMITE FRA POSSIBILE
ED IRREALIZZABILE SUL QUALE ALLA NIKON
HANNO CAMMINATO
IN DIFFICILE EQUILIBRIO
CONTATTO
ARTICOLI TECNICI
FOTOGRAFICI