NIKON  28Ti :  RARA  COMPATTA  DI  PRESTIGIO  ANNI  '90

CON  SCAFO  IN TITANIO,  ESPOSIZIONE  MATRIX  A  6  ZONE

ED  ECCELLENTE  OBIETTIVO  NIKKOR  28mm  f/2,8  SIMMETRICO

A  SETTE  LENTI  DI  ALTISSIMA  QUALITA';  UN PICCOLO

GIOIELLO  PRODOTTO  SOLAMENTE  NEL  1994.



ABSTRACT

The delicious high-end compact camera Contax T by Kyocera moved
the flywell, and between late '80s and early '90 appeared on the market
some well-built small jewels with high-quality wide-angle lenses of fixed
focal lenght: Contax T2 with 38mm f/2,8 Zeiss Sonnar, Ricoh GR-1 with
aspherical 28mm f/2,8 GR lens, Minolta TC-1 with a sophisticated Rokkor
28mm f/3,5, Rollei 35 limited edition with 40mm f/2,8 Sonnar HFT and
two special compact slices by Nikon: the 35Ti (with a six element "telephoto"
type" 35mm f/2,8 Nikkor lens) and the black bodied 28Ti, equipped
with the same, sturdy titanium covers, F5-derived matrix exposition and the
incredible analog display system with clock gauges of the 35Ti, but the lens
was an even more complex 7 elements - 6 groups 28mm f/2,8 Nikkor lens of
semi-symmetric abiogonal type, a true masterpiece with unbelievable resolving
power and contrast, famous for the stunning correction of distorsion, coma
and other aberrations. This high-priced wideangle camera was produced only
on 1994, and less than 15.000 was built; now it's desperatrely sought after
for it's effectiveness, image quality and design: a true instant classic.

14/01/2009

Oggi è molto in voga la piccola compattina digitale dalle dimensioni lillipuziane,
meglio se con obiettivo grandangolare, per immortalare certi momenti della vita dove
non sia possibile portarsi al seguito il pesante corredo "ufficiale": sport estremi, arrampicate,
gite in montagna, camminate estenuanti su sentieri difficili, uscite in mountain bike o in barca:
quel piccolo oggettino magico risparmia i patemi per l'ammiraglia e trova posto ovunque;
volgendo lo sguardo al recente passato, ci fu una intensa primavera che vide sbocciare
molti apparecchi fotografici compatti costruiti con insoliti criteri di qualità e finitura e parimenti
dotati di obiettivi di focale fissa - solitamente grandangolari - con  prestazioni ottiche e
luminosità in grado di competere con quelle dei migliori sistemi reflex: questa nuova nicchia,
le compatte di prestigio, fu inaugurata dalla Contax T by Kyocera, nel momento in cui un
forsennato trend economico stava per accendere la miccia di un decennio folle votato al
consumismo sfrenato, dove tutto sembrava possibile ed il kitsch, l'ostentazione fine a
se stessa facevano vendere come il pane articoli di lusso d'ogni genere...

La Contax T presentava un raffinato corpo rifinito in titanio, con obiettivo Zeiss Sonnar
38mm f/2,8 T* retrattile, minuscolo telemetro miniaturizzato e la ciliegina sulla torta
costituita dal pulsante di scatto a prova di usura, realizzato in zaffiro ricristallizzato
"Romande" (una specialità Kyocera, gigante dei materiali minerali high-tech): quanto
bastava per fare sognare la nuova generazione di appassionati dal portafoglio gonfio;
poco alla volta ci si rese conto che la Contax T non era solo uno status symbol da
esibire come un Breguet complicato ma produceva anche eccellenti fotografie, quasi
incredibili per un apparecchio così piccolo e semplice: l'idea Leica "piccola macchina,
grandi fotografie" veniva ribadita con forza, e molti costruttori vollero cimentarsi in
questo settore: la stessa Kyocera lanciò l'evoluzione Contax T2, con l'identico Sonnar
38mm f/2,8 dotato di autofocus ad oltre 100 steps e flash incorporato; la Ricoh
mise in commercio la piccolissima GR-1 dotata di un 28mm f/2,8 GR con superfici
asferiche e così sofisticato e performante che venne prodotto anche in montatura Leica
a vite; la Minolta sfornò la sua meraviglia in titanio TC-1, a sua volta dotata di un Rokkor
28mm f/3,5 dalle eccellenti prestazioni e con la finezza dei diaframmi ad inserimento
perfettamente circolari, per un bo-keh magnifico; la Franke & Heidecke rispolverò il
classico e sempreverde modello 35, creando opzioni celebrative rutilanti di Oro, Platino
e Titanio, dotate dello stagionato ma ancora validissimo Sonnar HFT 40mm f/2,8.

Il parossismo generale di quegli anni portò ad eccessi quasi patologici, e non di rado
queste compatte avevano un prezzo di listino equivalente ad un paio di mensilità; in
questo contesto la Nikon arrivò con un leggero ritardo che le diede il tempo di progettare
due fra i più significativi gioielli nel campo del design e delle prestazioni ottiche che
la storia della fotografia possa annoverare: la Nikon 35Ti e la Nikon 28Ti, lanciate
rispettivamente nel 1993 e 1994: si tratta di apparecchi costruiti attorno ad un nitido
parallelepipedo rivestito in lastra di Titanio calandrata (attenzione, Titanio massiccio,
non una "infarinatura" di Titanio eloxato come nel caso delle Contax T), dotati di
esposizione automatica a priorità di diaframmi o programmata gestita da un avanzato
sistema Matrix a 6 zone (formalmente lo stesso adottato all'epoca dall'ammiraglia F5),
autofocus attivo ad infrarossi con la bellezza di 833 steps di messa a fuoco, flash
incorporato ed un incredibile display analogico sulla calotta superiore gestito da
lancette su scale numeriche che farebbe invidia al quadrante di un cronografo; a questo
e ad altri dettagli di contorno come il datario incorporato ed il sistema di cornici per
il formato panorama faceva da contrappunto una coppia di obiettivi di altissima
qualità, costruiti senza compromessi basandosi su schemi simmetrici, in grado di
rivaleggiare con le migliori ottiche a focale fissa per reflex; la Nikon 35Ti utilizzava un
Nikkor 35mm f/2,8 a 6 lenti in 4 gruppi "telephoto type simmetrico, mentre la Nikon
28Ti, riconoscibile per la livrea nera anzichè champagne, era equipaggiata con un
Nikkor 28mm f/2,8 a 7 lenti in 4 gruppi tipo "abiogonal" non retrofocus, una
combinazione di qualità costruttiva, angolo di campo, compattezza e prestazioni
che tracciavano realmente nuovi standard....

A spegnere parzialmente gli entusiasmi ci pensò la stessa Nikon, proponendo gli
apparecchi ad un prezzo di vendita da autentico salasso, e nel momento della massima
"lievitazione" dei prezzi, ai tempi del Deutsche Mark alle stelle e della Lira che usciva
dal serpente monetario europeo, il listino della più costosa 28Ti superava di slancio
i tre milioni di Lire (naturalmente la politica dell'importatore ci metteva del suo, se
posso permettermi la "frecciatina postuma"); ciò nonostante furono molti i professionisti
ed amatori evoluti che affiancarono al loro importante corredo Nikon un esemplare di
35Ti, apparecchio più versatile grazie al suo 35mm, restando inevitabilmente stupiti
per le sue prestazioni "in linea" con il corredo di serie A, mentre la 28Ti fu più difficile
da collocare: il suo grandangolare fisso da 76° allontanava gli utenti che prevedevano
un utilizzo generico, e d'altro canto non furono molti quelli disposti ad azzardare un
gioiellino di quel prezzo su cenge di roccia o in trekking mozzafiato... Le vendite in sordina
convinsero il management della Nikon a togliere di produzione la "bellezza nera" dopo
appena un anno, ed in pratica la 28Ti fu costruita solamente nel 1994 in meno di
15.000 esemplari (la mia è una delle ultime, acquistata come giacenza invenduta nel
1995, affrontando un lungo viaggio in auto,  e reca la matricola 12.365).

Design, qualità costruttiva, efficacia operativa, resa ottica eccellente, rarità: tutte
caratteristiche che tratteggiano un autentico instant-classic, oggi molto ricercato
da amatori e collezionisti, cosa insolita per una compatta del recentissimo passato;
ho quindi pensato ad una profilatura a 360° che rendesse omaggio a questo
piccolo capolavoro, arricchita da inedite informazioni sulla sua dotazione ottica,
mai divulgate ufficialmente dalla Casa madre: schema ottico, correzione delle aberrazioni
e persino gli MTF ad f/2,8 ed f/5,6 con modalità standard che confermano le
incredibili prestazioni di questa fuoriclasse. Andiamo ?


Signori, la celebre Nikon 28Ti ! Il profilo esteriore non concede spazio a fronzoli o
voli pindarici particolari, ma l'eleganza, la razionalità e la qualità costruttiva sono
palpabili; l'apparecchio si differenzia dalla sorella 35Ti per la finitura in nero martellato
sul Titanio.

 

La pulizia minimalista del frontale è ingentilita da sapienti curve; nella parte superiore
sono presenti le due finestre del telemetro elettronico, che includono nel loro interasse
il proiettore IR per l'assistenza AF ed una seconda fonte luminosa che funge da dispositivo
anti-occhi rossi e da timer per l'autoscatto; sulla destra troviamo la finestra del mirino tipo
Albada, le cui cornicette prendono luce da una griglia in plastica opaca applicata al tettuccio;
la continuità formale del motivo è completata dal piccolo flash incorporato, la cui potenza
- a causa dei 76° sulla diagonale coperti dall'ottica - si limita ad NG 8 a 100 ISO.

 

Sulla sommità del monolite nero di Kubrickiana memoria appaiono alcuni dei comandi
principali, come l'interruttore generale coassiale al pulsante di scatto ed una rotella
attivabile col pollice destro per il controllo manuale della messa a fuoco, un dettaglio
ispirato a quello presente sulla Contax T2.

 



Se forma, aspetto e configurazione generale della Nikon 28Ti   non avevano stupito nessuno, diamo
un'occhiata al display analogico multifunzionale presente al centro della calotta superiore: è un vero
lampo di genio, o si ama o si odia: personalmente l'ho adorato fin dal primo contatto: la prima Nikon 35Ti
arrivata all'importatore fu assegnata al rappresentante della mia regione, che il giorno dopo era in visita ad un
famoso rivenditore; ero presente anch'io e fui il primo a maneggiare quella primizia: appena vidi questo
display rimasi senza fiato ed il desiderio di possesso compulsivo mi avvolse completamente, lasciandomi
senza fiato! Il nitido quadrante che fa invidia ad un orologio complicato fornisce in un solo colpo d'occhio
una marea di informazioni: esposizione programmata (se inserita), diaframma selezionato, distanza di messa
a fuoco impostata, blocco manuale su infinito, staratura esposimetrica intenzionale, macchina scarica, numero
di fotogrammi esposti, pellicola in fase di riavvolgimento, posa T in funzione (con scala che indica i secondi
di esposizione), apparecchio scarico: difficilmente un display LCD potrebbe relazionare con una sola, rapida
occhiata, su tanti parametri, ed il gusto retrò di questo squisito dettaglio gratifica anche il "passatista" incallito
che accoglie sempre con sospetto gli ultimi strilli della tecnica. Per gli incontentabili c'è persino una micro-lampadina
ad ore 12 che illumina il display con una luce calda e radente, oserei dire quasi "intima"... Se è vero che la vita
non è solo prassi e raziocinio, questo display è una delle piccole gioie che allargano il cuore, un colpo di
teatro molto azzardato ma di sicuro effetto.

 



L'interruttore generale coassiale al pulsante di scatto riecheggia forme e prassi
comuni sulle ammiraglie Nikon e dispone della posizione OFF di spegnimento,
P che attiva l'esposizione automatica programmata, A che predispone l'apparecchio
a priorità di diaframmi e T che indica la posa lunga, fino ad un massimo ammesso di
600 secondi; la progressione dei secondi, come in un vero e proprio orologio, è
indicata dalla sfera del display ad ore 12, sulla scala destinata al contafotogrammi:
completata la posa lunga, la sfera indica nuovamente i fotogrammi residui; la rotella
zigrinata sulla destra non serve solamente per impostare le distanze di messa a fuoco
manuali, ma in modalità Program consente la variazione rapida delle coppie tempo-
diaframma equivalenti, una caratteristica teoricamente molto interessante penalizzata
dal fatto che nel mirino viene visualizzato soltanto uno dei due valori in gioco.
Notare in dettaglio l'elegante finitura in nero martellato su lastra di Titanio massiccio.


Sul lato sinistro della calotta sono presenti tre pulsanti dal design molto elegante
che completano l'interfaccia manuale: il primo dall'altro consente di passare alla
messa a fuoco manuale (gestita dalla rotella zigrinata sul lato opposto, basandosi
sulla scala metrica del display), il secondo attiva l'autoscatto ed accende sia la
piccola lampadina nel display sia un sistema di illuminazione a luce rossa nella
griglia plastica di sinistra, adibito alla visualizzazione a contrasto delle cornicette
del mirino: in questo modo anche queste ultime vengono illuminate con luce rossa
e sono perfettamente visibili con luce scarsa; infine, il terzo pulsante attiva la
staratura intenzionale dell'esposimetro, unico sistema per intervenire creativamente
sull'esposizione, visto che non esiste la modalità manuale, non è previsto un blocco
di memoria esposimetrico (forse l'unico grande limite dell'apparecchio) e la sensibilità
ISO viene letta automaticamente col codice DX; la staratura è visualizzabile sul display
analogico principale ed è possibile nell'intervallo + / -  2 EV; probabilmente la presenza
del lussuoso e sofisticato sistema di esposizione intelligente Matrix a sei zone è stato
considerato sufficiente per ottenere in ogni caso esposizioni corrette, anche se il mio
esemplare fornisce letture un po' abbondanti, perfette per i negativi ma utilizzando
diapositive a bassa sensibilità dovevo mantenere una staratura di - 0,7 EV per ottenere
la saturazione voluta; all'estremità sinistra è presente la già citata griglia in plastica
opaca che fornisce luce al mirino, nella quale è stato inserito un minuscolo display LCD
con i dati relativi al dorso data incorporato, che può essere escluso (in tal caso compare
la scritta OFF) od utilizzato con varie combinazioni, visualizzate sul display stesso che
serve anche per impostare alcune personalizzazioni delle funzioni, descritte poi in
dettaglio.

 

LA Nikon 28Ti colta in istantanea mentre focheggia ed espone col flash: la distanza
dal soggetto posto nel riferimento al centro del mirino viene letta non appena si sfiora
il pulsante di scatto e viene memorizzata per tutto il tempo in cui si esercita la pressione
col dito, ma la regolazione vera e propria dell'obiettivo ha luogo solamente quando
premiamo con maggior decisione, dando avvio all'esposizione; questo consente di
risparmiare l'energia fornita dalla batteria al Litio da 3V tipo DL123A o CR123A
ma crea un certo ritardo allo scatto; la messa a fuoco avviene su ben 833 steps, un
numero davvero ragguardevole (la famosa Contax T2 si ferma a poco più di 100) che
garantisce una regolazione molto precisa e le distanze utilizzabili vanno da infinito ad
appena 40cm, un valore che aumenta drasticamente la versatilità dell'apparecchio
in spazi angusti; dal momento che l'autofocus è assistito ad infrarossi, il sistema
potrebbe essere ingannato fotografando attraverso vetrate e finestrini, pertanto
è disponibile una posizione manuale di blocco su infinito (indicata dal logo grafico
delle montagne) che risolve il problema. Il piccolo flash può operare in tre modalità:
sempre spento, sempre attivo o azionabile a discrezione dell'apparecchio, in automatico.

 



Azionando l'illuminazione attiva dal pulsante sulla calotta si accende una forte
fonte di illuminazione nel "pozzetto luce" per il mirino che proietta la luce rossa
sulle cornici dell'inquadratura; questo dispositivo è intelligente e collegato alla
lettura esposimetrica: quando ci troviamo in condizioni di luce molto forte, il
cui abbagliamento potrebbe parimenti rendere poco visibili le cornici, l'intensità
della sorgente di luce rossa aumenta decisamente, facilitando la visione degli
indici di campo anche in queste condizioni: tutti dettagli molto raffinati, in linea
con la classe dell'apparecchio.

 

Il dorso della 28Ti è molto pulito e presenta pochi dettagli: la consueta
finestra d'ispezione per il tipo di film inserito, il mirino, due pulsanti
per attivare e programmare il datario a sovrimpressione ed il comando
per inserire le due ghigliottine per il formato panorama 13x36mm, una
concessione alla moda del momento che oggi fa davvero sorridere.

 

Ispirandosi alla "caposcuola" Contax T2, anche l'obiettivo della Nikon 28Ti
viene retratto in posizione di riposo all'interno del corpo macchina, protetto
da un'antina scorrevole; accendendo l'apparecchio l'antina scorre lateralmente
e l'obiettivo viene proiettato fuori in posizione di ripresa, collocando il gruppo
ottico al tiraggio corretto, come l'animazione evidenzia.

 



Sul fianco destro del corpo è presente il dispositivo di apertura del dorso, dotato di
presa di forza girevole e collassabile in posizione di riposo; il dispositivo non dispone
di un blocco di sicurezza vero e proprio, ma occorre esercitare un notevole sforzo
affinchè il meccanismo scatti, sufficiente ad evitare aperture accidentali.

 

Il fondello della macchina, parimenti in lastra di Titanio calandrata, presenta tre punzonature
in rilievo che fungono da appoggio per evitare abrasioni al carter; in questa zona sono
collocati l'attacco per cavalletto con la classica filettatura da 1/4", il pulsantino per il
riavvolgimento manuale del film solo parzialmente esposto (in condizioni normali l'operazione
si avvia automaticamente quando termina la pellicola) ed il coperchio ammovibile che chiude
il pozzetto della batteria, dotato di una complessa micromeccanica di fermo che richiede
precisione e delicatezza in fase di serraggio.

 

Sullo spigolo inferiore destro è ricavato uno scasso per il fermo
della cinghia di sicurezza, fornita in dotazione.

 



L'interno della macchina con l'obiettivo in posizione di riposo (apparecchio spento)
ed estratto (apparecchio acceso); in questa zona nascosta, come sovente avviene
nelle compatte, il livello di finitura appare inferiore all'esterno: in particolare, stonano
il rocchetto ricevente e la forcella di riavvolgimento realizzati in plastica economica,
la spartana scatolatura dell'alloggiamento per il rullino e l'aspetto "artigianale" della serie
 di linguette adottate per centrare e tenere il sede il caricatore; sotto la dima inferiore
del piano focale, a destra, è visibile un dispositivo di "tasto" che conferma all'apparecchio
il corretto avanzamento del film, probabilmente utilizzato per avanzare automaticamente
il nuovo caricatore fino al primo fotogramma.

 

Il piano focale con le antine scorrevoli del formato panorama in posizione;
questo dispositivo maschera all'origine il formato 24x36mm riducendolo
a 13x36mm, un accessorio che all'epoca della progettazione della 28Ti
era molto in voga (esistevano persino maschere da applicare all'otturatore
di reflex di marca!), al punto che i laboratori si attrezzarono per il riconoscimento
e la stampa automatica di questo formato "panoramico"... In realtà è solo
un'inutile complicazione meccanica, dal momento che la stessa immagine
la si può ottenere stampando la porzione centrale di un fotogramma standard:
l'unica applicazione utile potrebbe essere la realizzazione diretta di diapositive
mascherate, ma la fessura sul lato destro dell'antina inferiore proietta l'immagine
nella zona da mascherare, ed il risultato è inutilizzabile.

Per quanto riguarda il dorso datario, voglio attirare la vostra attenzione sulle due immagini proposte
qui sopra e sulla coppia di piccole feritoie che si trovano nel montante a sinistra della finestra del
piano focale; per quanto sia insolito, la sovrimpressione luminosa dei dati sulla pellicola proviene
proprio da queste feritoie; in grado di proiettare una sola matrice alfanumerica per volta, per cui
la funzione è perfettamente sincronizzata con l'avanzamento del film, e le singole cifre vengono
impressionate una ad una in rapida successione mentre il fotogramma sta avanzando dopo l'esposizione!
La coppia di feritoie serve a garantire la funzione sia in formato 24x36 che in formato panorama:
infatti noterete che quando le antine di mascheratura sono in posizione di riposo resta aperta la
feritoia superiore, mentre con le antine del panorama in posizione si scopre quella inferiore,
destinata ad impressionare il fotogramma nella posizione opportuna.

Già l'idea di sincronizzare il tempo reale la "stampa" di singole matrici mentre il film avanza a
velocità fulminea sembra un cimento di grande complessità (ed immagino che il sensore di "tasto"
già descritto abbia un ruolo importante in questo campo), ma questo è nulla rispetto ai segreti
che si celano dietro l'apparenza: la matrice attiva che illumina il fotogramma non si trova subito
dietro le feritoie, ma in posizione orizzontale e molto più in altro, ed il trasferimento di dati
avviene con un diabolico sistema ottico a proiezione, più o meno come avveniva nel famoso
medical-Nikkor 200mm f/5,6 per trasferire sul film il promemoria relativo al numero del
fotogramma o al rapporto di riproduzione utilizzato... Gli schemi che seguono derivano dal
progetto originale di questo particolare e fanno capire quanto impegno e quanta tecnologia
è stata profusa in questo piccolo parallelepipedo nero!




Senza scendere troppo nei dettagli (o vi procuro l'emicrania!), la matrice originale viene
proiettata in uno splitter che sdoppia l'immagine e la invia su due vettori affiancati
fino a due piccoli moduli con la parte superiore modellata in modo da focalizzare
l'immagine aerea su una superficie argentata a 45° che la riflette nella feritoia, esattamente
a fuoco sul film; noterete, nello schema a sinistra della seconda fila, i componenti 11, 11a,
13a, 41 e 41a collegati alle antine del formato panorama: quando queste ultime scendono
in posizione di lavoro, questi componenti spostano la maschera 41 e posizionano la feritoia
41b davanti al prisma corrispondente alla giusta posizione per ciascun formato, garantendo
l'impressione dei dati nell'angolo di ciascun fotogramma, sia convenzionale che panoramico!
L'ingegnoso e complicato sistema lascia intendere quanto fosse all'epoca considerato importante
il "gadget" delle antine panoramiche, se un team di ben quattro ingegneri e matematici della Nikon,
alcuni dei quali celebrati, ha spremuto le meningi per risolvere questo complesso problema; in
seconda istanza, nel progetto compare il nome di Motoyuki Ohtake, matematico che ha calcolato
sia l'obiettivo Nikkor da 28mm montato su questo apparecchio sia quello da 35mm in dotazione
alla sorella Nikon 35Ti: probabilmente Ohtake si è occupato della parte ottica dei dispositivi
legati al datario, ma la sua presenza anche in questo pool suggerisce che egli abbia seguito con
grande coinvolgimento e responsabilità personale l'intero progetto 35Ti - 28Ti, additandolo come
uno dei padri di questo sistema.

Fra l'altro Ohtake ha studiato in modo approfondito il modo di trasformare la luce di una sorgente
puntiforme in illuminazione uniforme grazie a griglie trattate a lente di Fresnel, ed il retaggio di queste
ricerche emerge dalla particolare struttura della griglia in plastica sul tettuccio, proprio adibita a
"pozzo luce".

 

Il dorso dell'apparecchio incorpora un pressapellicola di adeguate dimensioni
e dotato di un raffinato sistema di precarico, utile a mantenere la pellicola
uniformemente posizionata sul piano focale, sfruttando così al 100% le
eccellenti prestazioni dell'obiettivo, il quale, vista la corta focale con struttura
simmetrica, si trova così vicino al film da garantire una tolleranza quasi nulla
per eventuali errori di posizionamento della pellicola. L'apparecchio dispone
di un sistema di caricamento facilitato (basta posizionare l'esca del film all'altezza
della linea di fede rossa e chiudere il dorso), e sia sul dorso che a lato del rocchetto
ricevente sono visibili i rulli che guidano il film, ben congegnati e costruiti;
i più attenti avranno notato come nel pressapellicola non sia presente la classica
feritoia che consente al display del dorso data di impressionare il film, dal momento
che la funzione è gestita dall'insolito e complesso sistema appena descritto.

 

L'eccellente Nikkor 28mm f/2,8 a sette lenti con schema simmetrico visto
da entrambi i lati; l'obiettivo è dotato di antiriflessi multiplo NIC e grazie
alla sofisticata struttura non retrofocus garantisce una brillantezza di resa
stupefacente: le diapositive di bassa sensibilità realizzate con quest'obiettivo,
mescolate in proiezione alla rinfusa con quelle ottenute con i migliori Nikkor
per reflex, sono indistinguibili per saturazione, brillantezza e potere risolutivo;
solo un utente smaliziato sa riconoscere la vignettatura un po' abbondante
dell'obiettivo simmetrico che gli permette di identificare le immagini.


La dotazione standard prevede una custodia dedicata in autentica nappa di vitello
di colore nero CLS-100, dotata di chiusura rapida in velcro e di passetto per il fissaggio
in cintura, un accessorio davvero pratico che consente un'estrazione molto rapida
dell'apparecchio.

 

Come promesso, per la prima volta sarà possibile parlare del celebrato Nikkor 28mm
f/2,8 montato sulla 28Ti svelando l'esatta architettura del suo schema ottico nonchè lo
stato di correzione delle principali aberrazioni (sferica, astigmatismo, distorsione ed
aberrazione cromatica laterale) ricavato dal progetto originale in lingua giapponese,
concludendo con le curve MTF misurate in condizioni standard (sagittale e tangenziale,
a 10, 20 e 40 cicli/mm sui diaframmi f/2,8 ed f/5,6) che daranno supporto e conferma
teorica alle prestazioni esibite sul campo.


Lo schema ottico del Nikkor 28mm f/2,8 è un magnifico esempio di semisimmetrico
non retrofocus con due gruppi collati, e viste le minuscole dimensioni in gioco la serie
delle lavorazioni sulle lenti deve aver richiesto tutto il know-how della Nikon, affinato
sui celebri obiettivi da microscopio; dal momento che l'ottica si posiziona alla distanza
dal film teoricamente necessaria, senza compromessi legati alle esigenze retrofocali,
questo 28mm da 76° è in grado di fornire risultati di altissimo valore e concettualmente
analoghi a quelli che caratterizzano i campioni del settore come lo Zeiss Biogon:
risoluzione già molto elevata a piena apertura sull'asse e nelle zone prospicenti, qualità
alta ed uniforme che si estende a quasi tutto il campo chiudendo un paio di stop, distorsione
quasi inesistente e vignettatura visibile, penalizzata in questo caso dal diametro forzatamente
ridotto degli elementi esterni; anzichè adottare al soluzione dell'otturatore/diaframma, espediente
economico sfruttato su altre compatte meno sofisticate, nella 28Ti abbiamo un otturatore
centrale ed un  diaframma ben distinti: l'otturatore si trova in posizione anteriore e garantisce
tempi di posa compresi fra 1/500" e 2" interi, ovviamente a controllo elettronico, mentre in
posa T sono possibili esposizioni lunghe fino a 10', ovvero 600", un limite probabilmente
adottato dalla Nikon per salvaguardare lo stato di carica della batteria, dal momento che
durante la posa l'otturatore è continuamente alimentato; anche il diaframma è dotato di
chiusura step-by-step comandata elettronicamente, è dotato di un iride a 7 lamelle arrotondate
e chiude da f/2,8 ad f/22; la struttura semisimmetrica rende l'obiettivo poco sensibile alle variazioni
del tiraggio, mantenendo una resa elevata anche alle distanze di messa a fuoco ridotte, una
prerogativa colta al balzo dalla Nikon che ha previsto una messa a fuoco minima ad appena
40cm, certamente utile in molte circostanze (immagino due compagni di arrampicata in
uno stretto camino o la documentazione d'emergenza di qualche dettaglio importante).
La distorsione estremamente ridotta e l'alta qualità ottica rendono il Nikkor 28mm molto
adatto alla foto di architettura, ma l'assenza di mirino reflex richiede molta attenzione
per ottenere l'esatta messa in bolla.

 

Il Nikkor 28mm f/2,8 della Nikon 28Ti fu calcolato fra il 1991 e la metà del 1993
da Motoyuki Ohtake in collaborazione con Motohisa Mori e fa parte di un progetto
complesso ed articolato che prevede addirittura 13 esemplari diversi, 10 dei quali
da 28mm f/2,8 ed altri 3 con focale 35mm f/2,8; nell'ambito dei 10 prototipi da
28mm, ne troviamo 5 con schema ottico "rigido" (n° 1, 2, 3, 4 ed 8) ed altri 5 con
un sistema flottante che prevede la variazione dello spazio presente fra i due gruppi
principali, all'altezza del gruppo diaframma/otturatore (esemplari n° 9, 10, 11, 12
e 13); il modello designato per la produzione di serie corrisponde al prototipo n° 2,
quindi questa opzione flottante non è stata trasferita alla versione definitiva, forse
perchè avrebbe fatto ulteriormente lievitare il prezzo dell'apparecchio, già molto
elevato; nello schema "abiogonal" semisimmetrico troviamo tre lenti ad alta
rifrazione e bassa dispersione (gli elementi L2, L4 ed L6), ricavati con moderni
vetri Flint e Short-Flint al Lantanio, mentre la prima e l'ultima lente prevedono
un vetro Long Flint con caratteristiche quasi identiche, la cui minima differenza
nell'indice di rifrazione è uno dei capisaldi nelle preferenze basilari di progetto.
La focale effettiva dell'obiettivo è 28,9mm, con un'apertura f/2,87 ed una
copertura angolare di 73°.

 

Lo schema ricavato dal progetto originale che si riferisce al secondo prototipo,
entrato poi in produzione; ho aggiunto anche le specifiche preferenziali di progetto
che confermano la necessità di calibrare esattamente l'indice di rifrazione delle due
lenti esterne, anche se nel computo finale il vetro adottato nella lente anteriore ha
un indice di rifrazione leggermente differente da quanto prescritto nella preferenza (7).

 

Gli schemi relativi alle 10 versioni da 28mm f/2,8 presenti nel progetto originale, il cui principio
informatore consisteva nello sfruttare uno schema simmetrico "abiogonal" garantendo però
una ridotta lunghezza totale ed un diametro contenuto per la lente posteriore nonostante l'elevata
apertura massima f/2,8, specifiche difficilmente soddisfatte dai progetti analoghi disponibili
fino ad allora: tutto questo era ovviamente imposto dalle minuscole dimensioni dell'apparecchio
di destinazione; gli ultimi due schemi sono relativi all'opzione flottante cui si rinunciò probabilmente
perchè questo tipo di obiettivi presenta comunque una resa piuttosto costante anche a distanze
ridotte; Ohtake, nelle notti insonni agli albori del progetto, accarezzò anche l'idea di adottare un
più semplice schema tipo Topogon che avrebbe rinverdito i fasti del celebre Nikkor 2,5cm per Nikon S,
ma la vignettatura eccessiva lo fece desistere, indirizzandolo su una via che sfociò in questo capolavoro.


Devo confessare che, quando ho finalmente messo mano su questi dati, mi sono lasciato
scappare un grido di guerra da Lakota Sioux: erano 15 anni che cercavo il riscontro
oggettivo alle ottime impressioni ricavate sul campo! L'ottica appare in effetti straordinariamente
corretta per la sua categoria, a partire dalle curve di aberrazione sferica e sine condition
perfettamente sovrapposte, passando per un astigmatismo praticamente assente fino a 18mm
fuori asse per finire con una distorsione addirittura inesistente, inferiore a quella dello stesso
Zeiss Biogon originale, con valori medi inferiori allo 0,1% ed un massimo di circa 0,3% ai bordi:
distorsione allo 0,1%  significa che eseguendo dal 24x36mm una stampa di 1 metro di lato, la
deviazione massima di una linea retta che attraversa l'immagine sarà di 1mm su tutto l'arco...
Anche l'aberrazione cromatica laterale è molto ben corretta, con una forcella trascurabile fra
i piani della C-line (656,2725nm, red Hydrogen line) e della g-line (435,8843nm, blue Mercury
line). Queste premesse trovano conferma nelle letture MTF, molto interessanti in quanto sono
stare realizzate in condizioni standard, a 10, 20 e 40 cicli/mm con diaframma tutto aperto
(f/2,8) e chiuso due stop (f/5,6), contrariamente alle letture "standard" Nikon disponibili di
solito, che prevedono la misurazione a 10 e 30 cicli/mm solamente a piena apertura: questi
due diagrammi consentono quindi di valutare e confrontare l'obiettivo con famose ottiche
tedesche i cui costruttori  adottano metodologie di lettura identiche; come si può notare,
se escludiamo gli ultimi 3mm di semidiagonale, corrispondenti ai bordi estremi, l'obiettivo
della compatta 28Ti esibisce valori eccezionalmente elevati sia alle basse che alle alte
frequenze spaziali: già ad f/2,8 fino a metà diagonale abbiamo un trasferimento a 10 cicli/mm
compreso fra il 90% e quasi il 100%, indice di un altissimo macrocontrasto, mentre la
curva relativa a 40 cicli/mm, collegata alla risoluzione dei più fini dettagli, presenta valori
parimenti elevati, con la calotta meridionale (mire ad orientamento perpendicolare alla
diagonale) che si mantiene fino a metà del campo sull'ordine del 70% MTF: sono valori
complessivi degni di un Planar Contax-Yashica chiuso ad f/4-5,6... Da metà diagonale
in poi i valori si riducono, ma nonostante l'impiego a tutta apertura divengono scarsi
solamente negli ultimi, già citati 3mm di diagonale su 21,6mm.  Passando ad f/5,6, valori un
po' deboli restano confinati sono nell'ultimo millimetro e mezzo di altezza, un'area poco
significativa e trascurabile nell'uso pratico, mentre in tutto il resto del campo le curve
esibite sono fra le più alte mai misurate da quando questa metodologia è entrata a ruolo:
a 10 cicli/mm il trasferimento di contrasto è praticamente pari al 100% dall'asse fino a
18mm fuori asse, ormai ai bordi... Discorso analogo per la frequenza di 20 cicli/mm,
stabile su valori nell'ordine del 90% dall'asse a 15mm fuori asse, ma le letture più
impressionanti sono quelli esibiti a 40 cicli/mm, nel cui contesto un MTF del 50-60%
configura già un ottimo obiettivo: in questo caso la lettura meridionale fra le altezze di
5mm e 15mm rimane stabile sull'80% di trasferimento, mentre quella sagittale a 5mm
fuori asse sfiora il 90%, un valore stratosferico forse eguagliato solamente da super-
grandangolari (fissi o zoom) sull'asse; dal centro a 18,4mm fuori asse entrambe le
calotte esibiscono valori compresi fra il 50% ed il 90%, una prestazione sorprendente
per un obiettivo in dotazione ad una compatta e superiore persino a quelli del recente
Zeiss ZM Biogon 28mm f/2,8; per quantificare meglio queste letture mi sono permesso
di risvegliare due mostri sacri del settore 28mm non reflex, abbinando ai diagrammi
del 28mm Nikkor quelli del non-plus-ultra nella categoria: il Leica Elmarit-M 28mm f/2,8
pre-asferico, interessante in quanto praticamente contemporaneo al Nikon (1993), ed il
recente Leica-Elmarit-M 28mm f/2,8 asph.

 

Per consentire una valutazione più agevole ho tracciato sui diagrammi del Nikkor
28mm f/2,8 le linee di riferimento per i valori MTF 20, 40, 60 ed 80%, e lascio
all'attenzione dei lettori le valutazioni soggettive (ricordando che nel diagramma
Leica la quarta curva, quella più alta, è riferita a 5 cicli/mm e non va considerata
dal momento che sui diagrammi del Nikkor è assente), sottolineando le prestazioni
ad f/5,6 nell'area compresa fra i 5mm ed i 15mm di diagonale....

Ad essere sinceri, nell'uso pratico l'alta correzione dell'aberrazione sferica presenta un curioso
e poco gradevole effetto collaterale: la transizione dal nitidissimo piano di fuoco verso i secondi
piani sfuocati è molto brusca ed immediata, per cui - nonostante la corta focale e l'apertura
settata su valori medi - l'impressione soggettiva di profondità di campo utile è inferiore a quella
che ci si aspetterebbe, i secondi piani sfumano rapidamente; è un comportamento già visto in
altri grandangolari dalle analoghe prerogative di correzione, ma per onestà va puntualizzato.

 

Nello stesso periodo Ohtake-San derivò da questi concetti anche uno zoom di piccole
dimensioni con escursione focale 38-110mm e luminosità f/4,2-8,0, anch'esso destinato
ad ipotesi di compatte 35mm; i due schemi ottici affiancati evidenziano gli alleli che accomunano
il 28mm f/2,8 della 28Ti (finito di progettare pochi mesi prima) e questo zoom non retrofocus:
la "mano" del progettista è davvero riconoscibile.

 

Per amore di completezza propongo anche lo schema altrettanto inedito
del Nikkor 35mm f/2,8 in dotazione alla Nikon 35Ti; come anticipato,
anche in questo caso l'obiettivo è stato calcolato da Motoyuki Ohtake,
ed il progetto - completato alla fine del 1991 - prevede cinque diversi
prototipi, l'ultimo dei quali è l'unico ad avere la spaziatura ridotta fra
le ultime due lenti dello schema, a contatto diretto, e corrisponde al
modello di produzione; nell'ambito dei vetri adottati si nota anche
in questo caso il tipo LASF41 ad altissima rifrazione/bassa dispersione,
la lente frontale il LAK14 ed il primo elemento del doppietto anteriore
(L2) ottenuto con un vetro proprietario che non rientra nei cataloghi
standard, dotato di dispersione insolitamente elevata in relazione al
modesto potere rifrangente; vox populi, anche quest'ottica è eccellente
(spesso ho stampato del BN per un amico che la utilizzava, e posso
confermare); la sua vignettatura è decisamente inferiore a quella del 28mm.

 

Questo spaccato dell'apparecchio evidenzia la posizione dell'obiettivo pronto
all'uso o collassato all'interno del corpo; notare il flat flessibile che si interfaccia
con gruppo diaframma/otturatore.

 

Uno schema con le logiche di dialogo elettronico adottate nella 28Ti,
piuttosto sofisticate per l'epoca e la categoria di apparecchio; l'esposizione
Matrix a 6 zone può essere temporaneamente commutata a media con
prevalenza centrale, il classico semi-spot Nikon rivisto (utilizza le due zone
centrali del Matrix), sfruttando le personalizzazioni: un'opzione utile ma
troppo complessa da mettere in pratica per un impiego frequente.

 


Il mirino dell'apparecchio fornisce tramite LCD l'indicazione del tempo di posa (o del diaframma,
selezionabile dalle personalizzazioni), pronto flash, compensazione dell'esposizione inserita e tipo
di formato selezionato (standard o panorama), mentre sul campo d'immagine sono presenti
l'area per la misurazione AF e le cornici di campo; queste ultime non seguono una correzione
automatica del parallasse ma attivano indici supplementari che correggono il campo a distanze
ridotte, sia in formato 24x46mm che panorama, una soluzione sofisticata ma efficiente; sulla
28Ti (ma non sulla gemella 35Ti) è possibile visualizzare anche la distanza di messa a fuoco
impostata come terza alternativa a tempi di posa o diaframmi.

Per consentire agli appassionati di valutare a pieno le caratteristiche tecniche di questo apparecchio,
allego a seguire le prerogative di base e le scansioni in formato reale a 200 Dpi stampabile della
ormai introvabile brochure in lingua italiana relativa ai corpi 35Ti e 28Ti, risalente al 1995.

 

APPARECCHIO: compatta autofocus ad otturatore centrale con obiettivo fisso Nikkor 28mm f/2,8
FORMATO FILM: 24x36mm
FORMATO IMMAGINE: normale= 24x36mm   panorama= 13x36mm
OBIETTIVO: Nikkor 28mm f/2,8 a 7 lenti in 6 gruppi
DISTANZA DI RIPRESA: da 0,4m ad infinito
COPRIOBIETTIVO: ad apertura e chiusura automatica, collegato al comando di accensione/spegnimento
OTTURATORE: elettronico, programmato o a priorità di diaframma
TEMPI DI POSA: da 2" ad 1/500" + pose a tempo T fino a 10'
MIRINO: illuminato, ingrandimento 0,35x, copertura circa 82%
INDICAZIONI NEL MIRINO: tempo o diaframma o distanza, compensazione dell'esposizione, spia di pronto flash, delimitazioni di formato a varie distanze
DISPLAY ANALOGICO: distanze di messa a fuoco, blocco infinito, diaframma, contafotogrammi, riavvolgimento, posa a tempo, compensazione esposizione
DISPLAY LCD: contafotogrammi (in posa T), dati sovrimpressione dorso data, carica batteria, cifre per la personalizzazione delle funzioni
MODALITA' PANORAMA: consente la commutazione del formato
MESSA A FUOCO: sistema autofocus attivo a 833 passi con possibilità di selezione manuale, blocco AF e impostazione di infinito
MISURAZIONE DELL'ESPOSIZIONE: Matrix a 6 zone con informazione di distanza o media ponderata (commutabile dalle personalizzazioni)
CONTROLLO ESPOSIZIONE: programmata (programma flessibile con coppie tempo/diaframma variabili manualmente) e priorità di diaframma
COMPENSAZIONE ESPOSIZIONE: entro +2 EV e -2 EV ad intervalli di 1/3
SENSIBILITA' FILM: regolazione automatica DX da 25 a 5000 ISO; fissa su 100 ISO con caricatori non DX
TRASPORTO FILM: caricamento, avanzamento, riavvolgimento automatici a motore; comando per il riavvolgimento del caricatore non terminato
CONTAFOTOGRAMMI: additivo, visibile nel display analogico ed in quello LCD
FLASH  INCORPORATO: auto flash, flash intenzionale con slow-sync fino ad 1/4", auto flash anti occhi rossi, disattivato.
NUMERO GUIDA FLASH: NG 8 a 100 ISO - portata: 0,4 - 4m con negativo a 100 ISO
FUNZIONI PERSONALIZZABILI: modo flash privilegiato (auto o disattivato), tempo o diaframma o distanza  dal soggetto nel mirino, impressione dati (su ogni fotogramma, sul primo fotogramma del rullino, sul primo fotogramma del giorno), reset del display analogico (azzeramento lancette dopo staratura accidentale)
AUTOSCATTO: elettronico, ritardo 10" con spia luminosa di funzionamento
DATI REGISTRABILI: anno/mese/giorno, mese/giorno/anno, giorno/mese/anno, giorno/ora/minuto, nessuna; orologio su 24h
PRECISIONE OROLOGIO: +o- 90" al mese a 20° C
ALIMENTAZIONE: 1 batteria al Litio da 3V tipo DL123A o CR123A
AUTONOMIA: 18 caricatori da 36 pose col 50% di attivazioni flash (DL123A)
DIMENSIONI: 118x66x36mm
PESO: 315g senza batteria

 

BROCHURE   NIKON 28Ti - 35Ti   IN  LINGUA  ITALIANA - ANNO 1995

(cliccare sulle slides per aprire le singole pagine nel formato originale @ 200 Dpi)

 








(so che alla sua presentazione questa brochure era coperta da copyright, ma
sono trascorsi 15 anni, questi apparecchi sono fuori produzione da quasi
altrettanto e la divulgo senza alcun fine di lucro, quindi spero che non ci
siano obiezioni in merito)

Naturalmente nessuno è perfetto: l'ottica vignetta in modo percettibile, un tributo
ineluttabile alla legge di Lambert ed alla miniaturizzazione; il ritardo allo scatto
dovuto alla messa a fuoco è avvertibile; per selezionare la lettura semi-spot o
la visualizzazione del diaframma nel mirino in luogo del tempo serve una cervellotica
procedura di personalizzazione che fa desistere l'interessato; i comandi, gli swith
ed i pulsanti incassati sono minuscoli, poco adatti alle manone degli occidentali e
rendono scomoda la regolazione; il flash vignetta percettibilmente quando non
siano presenti pareti bianche riflettenti nelle vicinanze; l'impostazione ISO delegata
unicamente al codice DX rendeva difficile l'utilizzo di caricatori bobinati in casa
e privi di contatti, con i quali l'apparecchio si imposta su 100 ISO fissi (un problema
comunque arginabile sfruttando la compensazione di + / - 2 EV, che copre formalmente
il range da 25 ISO a 400 ISO); il lampeggiatore esegue sistematicamente uno slow-sync,
quindi in certe condizioni di luce appare un mosso involontario o "fantasmi" d'immagine;
lo scafo lineare e privo di appendici non permette un'impugnatura ergonomica ed in
condizioni critiche la sicurezza dell'impugnatura è a rischio; la pressione esercitata dal
caricatore e dalle linguette di registro è forte, quindi a volte il dorso non si aggancia
completamente, rischiando di compromettere il film. Sono comunque obiezioni "cattive",
l'autentica ricerca del pelo nell'uovo, problematiche minori che si possono risolvere
con un po' di attenzione ed intelligenza, e non scalfiscono minimamente gli indiscutibili
pregi dell'apparecchio.

In conclusione, la Nikon 28Ti è stata una delle realizzazioni di spicco nel settore delle
compatte di prestigio, nato dal nulla negli anni '80 e stransumanato poi nella categoria
delle compatte digitali, più immediate e divertenti nell'uso grazie alla possibilità di
fruire e condividere immediatamente le immagini; per dettagli estetici, efficacia operativa,
finitura e straordinaria qualità ottica ha rappresentato un punto limite mai più
praticato, ed è un vero peccato che la  focale decisamente grandangolare le abbia
tarpato le ali sul mercato più del suo prezzo astronomico; personalmente la acquistai
solo ed unicamente per eseguire istantanee in bicicletta da corsa, immortalando mia
moglie allo stremo delle forse sui tornanti dei passi alpini, fra sfondi di incomparabile
selvaggia bellezza, puntualmente ritrovata nelle diapositive impressionate.. Insomma,
è un apparecchio al quale mi legano ricordi molto intensi, personali e struggenti, ma
l'indulgenza personale va di pari passo con la ovvia constatazione delle sue notevoli
caratteristiche ottiche e costruttive: come detto, un instant classic, oggi giustamente
ricercato da appassionati raffinati e collezionisti competenti.


MARCOMETER



CORPO  IN  TITANIO,  DISPLAY  ANALOGICO  DA  URLO,
ESPOSIZIONE  A  MATRICE,  OBIETTIVO  STRAORDINARIO:
LA  NIKON 28Ti  E'  MOLTO  PIU'  DI  UNA  COMPATTA
D'ALTO  RANGO  E  CONIUGA  PRESTAZIONI  ALTISSIME
A  DETTAGLI  ESTETICI  UNICI,  IL TUTTO  IN  UNA
CONFEZIONE  RIDOTTA  E  PRATICA  NELL'USO;
UN  FUORI  QUOTA  UCCISO  PREMATURAMENTE
DALL'ESTREMA  SPECIALIZZAZIONE  DEL  28mm  E
DAL  PREZZO  STRATOSFERICO,  OGGI  GIUSTAMENTE
RIVALUTATO.

(foto eseguite con Canon EOS 350D + Canon EF 50mm f/2,5 macro - luce ambiente in interni)

 




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