LO  SMC  PENTAX-M  20mm  f/1,4  DEL  1976:

IN ANTEPRIMA  DATI,  SCHEMI  OTTICI,  PROTOTIPI  E  VETRI  UTILIZZATI

 

Fra i grandi miti dell'ottica di cui si ama favoleggiare c'è l'SMC Pentax-M 20mm f/1,4, un luminosissimo
super-grandangolare presentato alla Photokina 1976, una dimostrazione di forza che non ha mai trovato
riscontro in alcun concorrente, nemmeno nella produzione contemporanea; l'obiettivo arrivò alla soglia
della produzione di serie, anche se in pratica è stato mostrato al pubblico un unico esemplare di null-serie,
sia pure in montatura definitiva con la classica livrea KM, venendo regolarmente recensito come novità
negli almanacchi fotografici dell'epoca, e fece illudere per un po' di tempo gli Asahisti di aver trovato
l'obiettivo perfetto per il reportage d'interni in available light; purtroppo la coraggiosa proposta non ebbe
seguito commerciale: di questo affascinante bordliner non si è saputo più nulla e le sue stesse caratteristiche
tecniche sono sempre state avvolte dal mistero....almeno finora; dopo minuziose ricerche incrociate,
protrattesi per lungo tempo, ho finalmente messo mano sul progetto originale di questo mostro, firmato
dal Dr. Takahiro Sugiyama, lo "specialista dei 20mm" di casa Asahi, padre fra l'altro del famoso ed
apprezzato SMC Pentax-M 20mm f/4; sono quindi in grado di condividere con voi, per la prima volta,
lo schema ottico dell'esemplare di preserie, quello di altri sei prototipi alternativi ed i vetri ottici utilizzati;
portiamo dunque alla luce un ulteriore tassello che spero renderà felici i tanti appassionati Pentax.

 



l'unica foto disponibile dell'esemplare definitivo, presentato nel 1976 nella
classica livrea KM

 

Lo SMC Pentax-M 20mm f/1,4 era basato su uno schema ad 11 lenti in 10 gruppi, una delle quali è
in realtà un filtro piano-parallelo in vetro neutro BK-7, dettaglio che lascerebbe presagire l'adozione
di una torretta rotante per filtri interni con relativa ghiera esterna, non adottata però nell'esemplare
in montatura definitiva, che presenta invece uno strombo anteriore molto pronunciato ed un regolare
passo filtri da 77mm; forse all'inizio della progettazione si paventava l'impossibilità di montare filtri
a vite anteriori e si adottò in sede di calcolo un filtro interno: successivamente, progettando la meccanica,
ci si rese conto che il filtro esterno era praticabile, tuttavia quello interno faceva già parte dello schema
ottimizzato e fu lasciato in posizione fissa (questa, naturalmente, è soltanto una mia ipotesi).

Si è sempre vociferato dell'adozione di una superficie asferica ma devo smentire le illazioni: il Pentax-M
20mm f/1,4 si basa solamente su elementi sferici, dettaglio in effetti curioso, dal momento che la Asahi
si era appena cimentata nella trasformazione in asferico dello Zeiss-Takumar Distagon 15mm f/3,5,
cimento rifiutato persino dalla stessa Zeiss, che dopo aver progettato entrambe le opzioni (per mano
di Erhard Glatzel) decise di produrre col proprio marchio la più semplice versione sferica.

Le caratteristiche di targa del Pentax-M 20mm f/1,4 prevedevano un diaframma automatico con arresti
a scatto fra f/1,4 ed f/22, una messa a fuoco minima di 0,25m, un peso di 445g ed ingombri esterni
pari ad 80x65mm, valori non propriamente in linea con il concetto KM ma stiamo parlando di un vero
fuori quota; in sede di progetto il Dr. Sugiyama affrontò le medesime problematiche che avrebbero
afflitto l'anno successivo (1976) il suo celebre collega Dr. Yasuo Takahashi mentre progettava
l'altrettanto leggendario SMC Pentax-M 35mm  f/1,4, ovvero l'impossibilità di sfruttare ampie lenti
d'aria fra gli elementi in vetro per correggere l'aberrazione sferica a simili aperture, per non allungare
eccessivamente il gruppo ottico penalizzando la compattezza degli obiettivi, alla quale in casa Asahi
era sempre assegnata la priorità; Sugiyama si destreggiò fra numerose variabili, l'una in funzione
dell'altra, trovando un compromesso mirabile fra la necessità di un ampio spazio retrofocale con
lenti dal diametro ridotto ed una soddisfacente correzione dell'aberrazione cromatica laterale, che
con angoli di campo così ampi diviene sensibile, per non parlare dell'aberrazione sferica; quello
che più stupisce è la constatazione che per progettare un obiettivo così estremo non abbia fatto
ricorso nè a superfici paraboliche (asferiche) nè a vetri speciali (a bassa dispersione o ad altissima
rifrazione): i vetri più esotici che troviamo nello schema ottico del Pentax-M 20mm f/1,4 sono
normalmente presenti nei cataloghi di tutte le vetrerie, come ad esempio gli Schott LA-F3
(nD= 1,71700 - vD= 47,9), LA-F34 (nD= 1,77250 - vD= 49,7), SF-6 (nD= 1,80518 - vD= 25,4)
ed SF-57 (nD= 1,84666 - vD= 23,9); in effetti, proprio come avveniva con i coevi Olympus OM
Zuiko, una brillante qualità di resa abbinata a dimensioni ridotte era ottenuta senza l'adozione
di costosi vetri speciali, e questo depone senz'altro a favore dei relativi progettisti.

Sugiyama completò il progetto e lo presentò per la registrazione il 4 Aprile 1975; il pacchetto
comprendeva ben sette prototipi alternativi, uno dei quali divenne poi l'esemplare di preserie:
i prototipi si differenziano di poco e l'unica variabile tangibile nei relativi diagrammi di comportamento
riguarda un maggiore o minore spostamento nel piano di giacitura dell'aberrazione cromatica al
variare delle frequenze della luce impiegate per riscontro.

 

per la prima volta togliamo il velo sullo schema ottico di uno degli obiettivi Pentax
più chiacchierati; notare il filtro in vetro neutro dopo la terza lente e l'assenza di
ampi lenti d'aria, al fine di compattare al massimo lo schema

 

il nocciolo ottico visto sulla sagoma della sua montatura; l'ampio strombo
anteriore presente nella versione definitiva consente l'adozione di filtri da 77x0,75mm;
probabilmente in sede iniziale di progetto si immaginò un barilotto ancora più
compatto ed estremo, con la lente anteriore praticamente sporgente (un po' come
nello Zuiko 18mm f/3,5), e fu prevista una posizione-filtri all'interno dello schema stesso

 

per la prima volta possiamo conoscere i vetri adottati per questo gioiello: paradossalmente, si tratta di
tipi piuttosto comuni, fra i quali si riconoscono facilmente gli Schott LA-F3, LA-F34, SF-6 ed SF-57;
non è presente alcun vetro a bassa dispersione (il vD più elevato, 64,1, si riferisce al filtro ed è a tutti gli
effetti un comune vetro neutro) nè alcuna superficie asferica

 

gli schemi ottici delle sette opzioni presenti nel progetto originale, con i relativi parametri di resa; le differenze
fra gli schemi ed i diagrammi sono modeste, e possiamo notare solamente un minore focus shift alle varie frequenze
della luce nei piani di giacitura dell'aberrazione cromatica relativi ai prototipi 4 e 5; è inutile negare che i valori
riscontrati per aberrazione sferica, astigmatismo e distorsione sono piuttosto elevati: certamente giustificabili, ma
forse hanno contribuito in qualche misura alla decisione finale di rinunciare alla produzione; è interessante notare
che gli analoghi diagrammi riferiti all' SMC Pentax-M 35mm f/1,4 hanno un andamento tipico molto simile, prova
che i criteri informatori del progetto, in entrambi i casi volto alla massima compattezza, erano analoghi

 

L'unico progetto paragonabile fu azzardato dal grande progettista della Nikon, Dr. Haruo Sato-San, che lo completò
formalmente nell' Ottobre 2001 (la data sullo schema si riferisce alla richiesta di brevetto), ben 26 anni dopo l'acuto
solista di Sugiyama e potendo contare su ben altre tecnologie, come vetri ad altissima rifrazione, a bassa dispersione
e sfruttando non meno tre superfici asferiche, due su resina iniettata ed una molata dal pieno con grado di asfericità
elevatissimo; anche questo progetto, peraltro, è rimasto allo stadio di prototipo!

 

difficile fare paragoni, anche se nel prototipo Nikon, supportato da 25 anni
di esperienza in più e da materiali esotici, le aberrazioni sono più contenute;
la distorsione, come nel Pentax, resta su soglie elevate, ed in entrambi i
casi è stata certamente sacrificata per correggere altre aberrazioni

 

L'affascinante SMC Pentax-M 20mm f/1,4 non è stato prodotto e questo ha lasciato l'amaro in bocca a tanti
appassionati del Marchio e della fotografia a luce ambiente in senso generale, tuttavia credo che la difficile scelta
operata dal management Asahi fosse sostanzialmente giusta: la tecnologia del tempo non era ancora in grado di
garantire una resa ottica molto elevata su retrofocus di queste caratteristiche, nè il target commerciale Pentax
avrebbe accettato prezzi nell'ordine del coevo Canon FD 24mm f/1,4 SSC Aspherical, molto buono per l'epoca
ma dotato di una lente asferica che comportava un prezzo di listino quasi proibitivo; forse a ciò va anche aggiunta
la nota idiosincrasia della Asahi Kogaku per le corte focali, per le quali è stata sempre garantita una scelta
puramente essenziale, dedicando tecnologie, risorse umane ed investimenti per rimpinguare il catalogo dei
"cannoni", sempre affollato in tutti i formati del catalogo Pentax; forse il timore che una resa non impeccabile
penalizzasse l'immagine del Brand più di quanto l'eccezionalità del pezzo avrebbe operato in senso opposto
completò il quadro, e la decisione fui presa, consegnando dritto filato il 20mm "unoquattro" alla storia.

 

MARCOMETRO



CONCETTO  CORAGGIOSO  ED  AFFASCINANTE,  UN  OBIETTIVO
SOGNATO  DA TUTTI  MA  NATO  TROPPO  PRESTO,  CON  LIMITI
DI  PREZZO  A  CATALOGO  CHE  VINCOLARONO  IL  PROGETTISTA,
E  CHE  ALLA  FINE  CAUSARONO  UN  NIENTE  DI  FATTO:  PECCATO!



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