LO  SCRIPTORIUM  DI  PIERPAOLO  GHISETTI

ARTICOLO  n°  26

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CASSETTE  REFLEX  PER  CONTAX

 

Pierpaolo Ghisetti

(15/07/2011)

La cassetta reflex rappresenta il ponte di congiunzione tra l’apparecchio a telemetro e quello reflex. Si tratta in pratica di un accessorio che, grazie ad uno specchio posizionato a 45°, permette di inquadrare il soggetto vedendolo concretamente nel mirino, nel reale rapporto d’ingrandimento. Naturalmente, per rispettare il tiraggio dell’ottica usata, questa deve essere predisposta all’innesto con la cassetta reflex, utilizzando in pratica solo la ‘testa ottica’.


La prima cassetta reflex della Zeiss, denominata Flektoskop, fu creata appositamente per essere usata in unione al famoso ‘Olympia Sonnar’, il 18cm f/2,8. Quest’obiettivo era fornito inizialmente con l’attacco diretto, per essere focheggiato col telemetro della Contax. Ma se per il 18cm f/6,3 non vi erano problemi, la grande apertura relativa del Sonnar creava non poche difficoltà di messa a fuoco, a causa della ridotta profondità di campo. Così, dopo le critiche dei fotografi professionisti che avevano sperimentato il nuovo rivoluzionario obiettivo alle Olimpiadi invernali di Garmisch nel 1936, la Zeiss corse ai ripari, ripresentando, alle Olimpiadi estive di Berlino dello stesso anno, l’ottica completa di cassetta reflex, cosa che agevolava, solo teoricamente però, la messa a fuoco.



Infatti il Flektoskop, non possedendo il pentaprisma, presentavano l’immagine rovesciata a lati invertiti, offrendo pertanto un vantaggio relativo, dato che il fotografo doveva spostare il complesso macchina-cassetta-obiettivo, in senso opposto rispetto al movimento del soggetto, senza contare che questo si vedeva capovolto. Un notevole stress, cui i fotografi degli anni Trenta forse erano abituati….
Il Flektoskop era venduto in un’elegante confezione, contenente due scatti flessibili e un paio di filtri gialli di diversa gradazione.


 

E’ interessante notare che nel 1935 la Leitz presentò la propria cassetta reflex, il PLOOT, poi nel ’36 apparve la reflex Exakta, infine nel ’38 il Flektoskop: evidentemente si stava facendo strada una nuova ‘visione’….
Successivamente, anche il favoloso Sonnar 300/4, l’ottica più costosa del sistema fu fornita, direttamente di serie col Flektoskop.

 

Il primo modello di cassetta reflex con la visione verticale corretta ma coi lati ancora invertiti, concepita per foto ravvicinate, fu denominata Panflex, col numero di catalogo 5522/23. 

 



La differenza operativa tra i Flektoskop, Flektometer, e le cassette Panflex consiste nel fatto che i primi sono concepiti col diametro adatto per ospitare le teste ottiche dei teleobiettivi, le seconde invece possiedono l’innesto normale per ottiche Contax, e pertanto è possibile montare qualunque obiettivo. In quest’ultimo caso, naturalmente, il tiraggio risulta modificato.

 

 

Per mettere a fuoco i teleobiettivi da 18 e 30cm a distanze inferiori di quelle previste era offerto un anello di raccordo, nr 543/86, che diminuiva il tiraggio dell’ottica.

 

 

Durante la guerra, migliorando il prisma, fu messo a punto un Flektoskop che presentava l’immagine corretta, anche se sempre a lati invertiti; di questa cassetta, messa in vendita nel primo dopoguerra, furono prodotte alcune centinaia di pezzi. Attualmente ne esistono trenta esemplari. Nel dopoguerra, sfruttando il progetto del pentaprisma messo a punto negli anni precedenti la guerra, ma realizzato solo nel 1948 per la Contax S , la Carl Zeiss Jena presentò alla Fiera di Lipsia del 1951 una cassetta reflex, denominata Flektometer, che offriva la corretta visione del soggetto inquadrato.

 

 

 I numeri di serie vanno da 30101 a 30303, il che fa supporre una produzione di 200 pezzi. Tra le peculiarità del Flektometer, oltre ad una grossa manopola per la regolazione diottrica, vi era quella di possedere una leva per il riarmo dello specchio, mentre nei precedenti Flektoskop lo specchio ritornava in posizione per gravità. Da notare che la posizione della leva era costruita per la Contax II e non si accoppiava con la Contax IIa , per la quale occorreva invece un’apposita modifica.
Inoltre il Flektometer si accoppiava alla macchina grazie ad un anello mobile, che si fissava con una leva, il che evita di ruotare tutta la cassetta, come invece accadeva nel Flektoskop. 

 

 

Le ottiche vendute in unione con i Flektometer furono tra le ultime prodotte per le Contax dalla Carl Zeiss Jena, dopo che nell’aprile 1955 era stata sospesa la produzione degli obiettivi con attacco diretto: un 300mm f/4 con Flektometer del ‘55, numero di matricola 4.240.845, risulta essere l’ultimo obiettivo di produzione regolare costruito dalla CZJ DDR. Nel 1957 vi fu la costruzione di un lotto anomalo di Topogon 25mm, fuori della normale sequenza.
La comparsa della più pratica Contax S e delle sue derivate, fece sì che la Zeiss Jena alla fine producesse solo un numero estremamente limitato di queste cassette reflex.
La Zeiss Ikon di Stoccarda sostituì velocemente il Flektometer con la nuova versione del Panflex, più leggera e snella, col medesimo numero di catalogo di quella anteguerra, 5522/23, concepita essenzialmente per la macrofotografia, da usarsi preferibilmente in unione col soffietto e l’ottica Tessar 115mm f/3,5.

 

 

La Leitz , per esempio, investì molte più energie nelle proprie cassette reflex, denominate Visoflex, creando una vasta famiglia d’accessori ed obiettivi adattabili per esse. Nel sistema Leica vi erano apparecchi, come la MD , MD-A, MD-2, studiati appositamente per essere utilizzati col Visoflex. Inoltre con la presentazione delle fotocamere serie ‘M’, le Leica allargarono il proprio sistema, che dura sino ad oggi, mentre le altre macchine a telemetro scomparivano progressivamente
Nikon e Canon, per i propri sistemi a telemetro, presentarono pochi e rari modelli di cassette reflex, probabilmente perché non credevano in questa commistione tecnica..
In definitiva anche la Zeiss non sembra aver creduto sino in fondo in quest’accessorio, forse perché le vendite dei teleobiettivi per macchine a telemetro, le uniche ottiche realmente bisognose delle cassette, non avevano mai raggiunto cifre rilevanti.
Inoltre alcuni teleobiettivi, come appunto il 18cm f/2,8, il 30cmm f/4 e il 50cm erano già offerti in vendita completi di cassette reflex, pertanto l’acquisto delle cassette singole fu sempre un fatto sporadico, tranne per coloro che volevano utilizzare l’ottica macro.

 

 

A conferma di quanto sopra esposto rimarchiamo che spesso nei cataloghi e nella pubblicità della Zeiss le cassette reflex non sono neanche menzionate o appena illustrate senza ulteriori spiegazioni.
Di seguito presentiamo una tabella sui vari modelli, che possedevano tutti la correzione diottrica.

 



(testi e foto di Pierpaolo Ghisetti)

 


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