LO  SCRIPTORIUM  DI  PIERPAOLO  GHISETTI

ARTICOLO  n°  50

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IKONETTE

 

Pierpaolo Ghisetti

(04/11/2017)

(testi e foto di Pierpaolo Ghisetti)

 

 

La macchina fotografica del dopoguerra della Zeiss Ikon denominata Ikonette rappresenta un unicum produttivo della grande casa tedesca, sia nello stile sia nella tecnologia, un tentativo, mal finalizzato, di uscire dai noti stilemi pesanti e squadrati, con utilizzo di materiali innovativi. Purtroppo una serie di difetti strutturali e di mercato hanno velocemente abortito questo coraggioso progetto.



Da notare che il nome Ikonette era già stato utilizzato per macchine folding con pellicole in rullo nel periodo anteguerra.


La nuova fotocamera, Nr cat 500/24, viene presentata alla Photokina del 1958, e offre tutta una serie di novità che contraddicono la nota capacità teutonica di presentare sempre novità poco appariscenti e in linea con la tradizione.



Anzi la Ikonette è sin troppo innovativa: vediamone le caratteristiche.


- Corpo interamente in plastica sagomata, con solo alcune parti di metallo interne, con astuccio parimenti in materiale plastico, peso complessivo 400g;

- Forma incurvata a elisse, con tettuccio interamente piatto, totalmente innovativa e originale; nome Ikonette in rilievo e marchio Zeiss Ikon in evidenza con colore rosso, nel frontale;

- Colore grigio azzurro, che si stacca immediatamente dal classico nero-silver delle altre macchine del marchio;

- Concezione estremamente semplificata per la fotografia in 35mm con formato 24x36mm veloce e senza problemi: adotta una leva di carica otturatore ed avanzamento film tipo Tenax, posta sul frontale, per la massima semplicità operativa;

- Ottica Novar Anastigmat 45mm f/3,5, a tre lenti fornita dalla Hensold, messa a fuoco a stima;

- Otturatore Pronto con tempi ridotti da 1/25 a 1/200 di sec;

- Contafotogrammi integrato nel carter superiore, di colore blu;

- Semplice mirino galileiano con segnale di carica film;

- Autoscatto di 8 secondi;

- Staffa porta flash situata a filo nella parte destra del carter superiore;

- Costruita sino al 1960 presso la fabbrica Goerz di Berlino, in due diverse varianti nella scala dei diaframmi.


 

Purtroppo le novità della Ikonette erano troppe per un marchio tradizionalista come la Zeiss Ikon: da una parte c’era la Contarex, con la sua estrema complicazione meccanica accompagnata dal suo prezzo stellare, e all’estremo opposto la Ikonette, creata forse per il pubblico femminile, per la massima semplicità operativa e di costo economico.

Due prodotti troppo distanti per convivere serenamente all’interno del catalogo della ZI, in quanto non solo opposti ma in contraddizione per gli appassionati del marchio che si aspettavano sempre il massimo. 

 

 

In realtà la Ikonette era un prodotto estremamente innovativo, ma più adatta a essere commercializzata da un marchio come Kodak, ad esempio, che dall’azienda di Stoccarda. Inoltre la costruzione nel tempo presentò alcuni problemi nella fusione plastica, che ritirandosi permetteva infiltrazioni di luce indesiderata.

Al tempo l‘uso del nastro adesivo per coprire questi difetti (potremmo dire alla Lomo….) era considerato aberrante e non ancora divenuto di moda come talvolta accade oggi. 

 

 

Pertanto la Zeiss cessò la produzione velocemente e si dice che quelle sopravissute siano state distrutte, per non rovinare il nome del marchio.

Così l’Ikonette entrò velocemente nel dimenticatoio, ma, contrariamente al pensiero comune, non per essere un prodotto superato dalla tecnologia nipponica, ma per essere troppo avanti per la sua epoca.
Contraddizioni di un grande marchio che ha fatto la storia anche negli insuccessi.

 

 


 


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