LO  SCRIPTORIUM  DI  PIERPAOLO  GHISETTI

ARTICOLO  n°  53

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ZEISS IKON CONTESSA 526/24

 

Pierpaolo Ghisetti

(28/06/2020)

(testi e foto di Pierpaolo Ghisetti)

 

 

La Zeiss Ikon ha sempre avuto una speciale predilezione per le folding a soffietto ripiegabili, e le grandi famiglie delle fotocamere Nettar, Ikonta e Super Ikonta lo dimostrano, sin dagli anni Trenta.

Tuttavia tutte queste fotocamere erano concepite per pellicola in rullo mentre mancava completamente nel catalogo ZI una fotocamera simile per pellicola 35mm. Il grande successo della Kodak Retina, che il progettista dott Nagel aveva proposto inizialmente alla ZI e che questa aveva rifiutato, spingendolo pertanto ad abbandonare la Zeiss stessa, per proporre poi alla Kodak Stuttgart il suo progetto, doveva bruciare notevolmente alla dirigenza della ZI. Questa decise pertanto nel dopoguerra di mettere in cantiere una macchina che potesse fare concorrenza alla dinastia delle Kodak Retina e intralciare il loro grande successo commerciale.

Nel 1950, anno di grandi rilanci  e ritrovati progetti per la rinnovata Zeiss Ikon Stuttgart, tra cui la Contax IIa, nuova pietra di paragone per le macchine a telemetro, appare la nuova macchina Contessa, nome altezzoso il cui intento di primeggiare appare subito nelle pubblicità, ove una donna raffinata ed elegante (Contessa, appunto) mostra la nuova creatura della Zeiss Ikon. Non a caso definita nella pubblicità Die Elegante.

Il numero di catalogo assegnato alla nuova fotocamera è 526/24.

Da notare che vi era già in catalogo una folding semplice denominata Ikonta 35 o Contina (522/24), ma questa macchina, disegnata da H. Nerwin, era molto semplice ed economica, anche nelle ottiche, in pratica una macchina tampone del primo dopoguerra, adatta ad essere prodotta in massa a costi popolari.

La Contessa, in piena tradizione Zeiss Ikon, doveva essere l’assoluto delle compatte, senza alcun compromesso.

Infatti, le caratteristiche erano tutte di primissimo livello:

-          Macchina compatta dotata di ponte levatoio rigido, con un caratteristico occhio frontale, in realtà la lente del telemetro, ma curiosamente precorritrice del futuro occhio della Contarex Ciclope;

-          Il ponte levatoio assolveva a due importanti funzioni: chiusura del sistema ottico-telemetro, per una compattezza realmente tascabile e protezione dell’ottica stessa, quando non in uso.

-          Telemetro accoppiato all’ottica per una messa a fuoco di precisione, mdmaf di 80cm, accessorio Contameter da applicare sulla staffa porta-accessori per avvicinarsi sino a 20cm;

-          Esposimetro al selenio non accoppiato con finestrella della cellula protetta dalla classica finestrella mobile; sensibilità pellicola espressa in DIN;

-          Bottone di avanzamento, riavvolgimento film e contafotogrammi (ad azzeramento manuale) posti sul fondello, caratteristiche riprese dalla Ikonta 35, che permettevano una notevole eleganza e compattezza del corpo macchina;

-          Ottica Carl Zeiss (inizialmente Zeiss Opton) Tessar 45mm f/2,8, dotata nel primo periodo anche della caratteristica T rossa (a contrassegnare il trattamento antiriflesso) poi abbandonata perché dato per scontato. Ottica di superiore luminosità, di ottima costruzione meccanica e dalla resa sicura, incisa e secca, nelle migliori tradizioni del Tessar. Un vero Occhio d’Aquila!

-          Otturatore centrale Compur Rapid, talvolta fornito di autoscatto, con tempo massimo di 1/500 di sec. Dopo il 1952 viene sostituito dal modello MX Synchro Compur fornito di autoscatto di serie.

-          Mirino- telemetro integrato, grande e luminoso, decentrato a sinistra;

-          Memo pellicola nella rotella a sinistra sul carter superiore;

-          Il bottone di scatto è in realtà una levetta, con pomello zigrinato, posta vicino all’otturatore.

-          Blocco contro le doppie esposizioni, e avanzamento della pellicola con stop automatico. Ricordiamo che nelle folding a pellicola in rullo, l’avanzamento doveva essere controllato nell’apposita finestrella.

-          Costruzione meccanicamente ineccepibile, a carro armato, nella migliore tradizione della Zeiss Ikon, con peso di 610g. Dotata di borsa in pelle.

-          Filtri a vite con diametro da 27mm.

-          Design classico Zeiss Ikon: un parallelepipedo squadrato leggermente rastremato, con due punti di riferimento contrapposti, ovvero mirino ed esposimetro ai lati e l’occhio del telemetro al centro. L’intero design era sacrificato alla funzionalità tecnica.

In pratica la Contessa era la compatta più completa e meglio costruita sul mercato, veramente inarrivabile sia per caratteristiche complessive che per costruzione ottica e meccanica. Livello di finitura eccelso.

Rimane in catalogo sino al 1955, e verrà replicata, solo nel nome, da una fotocamera economica negli anni Sessanta, dalle caratteristiche totalmente diverse, e con ottiche Tessar appena sufficienti, a parere di chi scrive, che nulla hanno a che vedere col magnifico Tessar della nostra. Solo le Contessa 310/312 proporranno il futuristico automatismo in una compatta, ma arriveranno ormai alla fine dell’esperienza Zeiss Ikon.

Come sempre, nel Mondo Perfetto Zeiss,il prezzo di vendita, elevatissimo, era solo il necessario biglietto d’ingresso, per entrare nell’empireo Zeiss, dotato di sistemi sterminati come Contax, le magnifiche Super Ikonta BX, e le futuristiche Contarex. Il problema della concorrenza non turbava ancora i sonni del management  Zeiss Ikon, convinto, da sempre, che fosse il pubblico a doversi adattare a tanta perfezione, e non viceversa. Dimenticando che la Kodak Retina doveva molta parte del suo successo non solo al pacchetto complessivo, ma alla concezione popolare, specie nel prezzo, tipica del prodotto Kodak. Ovvero l’antitesi del prodotto Zeiss Ikon. Probabilmente l’entusiasmo per la ritrovata produttività post-bellica, i tanti prodotti da presentare, l’orgoglio della propria progettazione ottica e meccanica, e non secondario, il desiderio di rivalsa scaturito dalla sconfitta e dalla divisione (non solo nazionale ma anche societaria), accoppiato ad una notevole dose di supponenza aziendale, hanno portato il management della Zeiss Ikon a vedere solo sé stessa, a specchiarsi in tanta perfezione e ricerca, senza considerare quasi mai soluzioni più semplici, economiche, concorrenziali. Né tantomeno a gettare uno sguardo alla concorrenza. Purtroppo il marchio Zeiss Ikon aveva ragione d’essere solo in prodotti d’elite, mentre nei prodotti di fascia più bassa era troppo attaccato dalla concorrenza nipponica, con prezzi sempre più competitivi. Inoltre la definitiva fusione con il marchio Voigtlaender, anche se portò una notevole esperienza negli otturatori elettronici per le compatte, propose alla fine molti doppioni e sovrapposizioni, con ben 6 sistemi diversi ed altrettanti innesti ottiche, il tutto dannoso alla produttività totale e ad una razionalizzazione più volte auspicata. *

La Contessa rappresenta il quarto polo del firmamento della Zeiss Ikon Stuttgart: il primo, la nuova linea Contax IIa e IIIa, pur nella propria bellezza e tecnicismo, nasceva già vecchia, superata velocemente, dopo appena quattro anni dalla presentazione, dalla epocale Leica M3. La decennale durata del sistema si deve soprattutto alle straordinarie ottiche Carl Zeiss, alcune tra le più innovative della storia (tra tutte citiamo il Biogon 21/4,5).

Il secondo polo apparirà nel 1959 col sistema Contarex. L’Assoluto fotografico, per pochi, pochissimi, solo per chi se lo meritava! 13 anni di meraviglia continua ma anche qui, pur con importanti novità tecniche nei corpi (l’esposimetro accoppiato nella Ciclope e l’automatismo nella Super Electronic) sono state ancora una volta le ottiche Carl Zeiss ad attirare i pochi fortunati possessori. Tra tutte lo storico Distagon 18mm, il Sonnar 180/2,8 e specialmente il Planar 50/2, una pietra miliare assoluta nel campo del normale da 50mm.

Un terzo polo, è rappresentato dalla Super Ikonta BX  6x6cm col suo formidabile Tessar 80/2,8, unico in una folding di questo formato. Macchina di grande successo, sia nella versione anteguerra che dopoguerra, con 100.000 pezzi prodotti, prima 6x6cm dotata di esposimetro. Un capolavoro di meccanica e di ottica ineguagliabile.

Infine la Contessa rappresenta il quarto polo: dopo la macchina a telemetro, la folding e la reflex si arriva alla compatta di qualità, molto prima della Rollei 35 o della Olympus XA. Forse in anticipo sui tempi, considerando il mercato relativamente povero degli anni Cinquanta, forse con un prezzo esagerato per una compatta, ovvero una macchina necessariamente povera e di ripiego, come era considerata allora.

Da notare che in tutte queste quattro famiglie di macchine fotografiche la presenza dell’esposimetro, vera specialità della Casa di Stoccarda, rappresenta un plus importante e caratterizzante.

Sicuramente la Contessa rappresenta uno degli angoli nobili del polittico della Zeiss Ikon e a ragione può essere considerata come uno dei grandi capolavori assoluti della casa di Stoccarda.

Da provare e conservare gelosamente, come una grande eredità del momento eroico della tecnologia fotografica.

 

 

 

* Durante una mia visita ad Oberkochen mi hanno parlato a lungo, sotto mia insistenza, delle contraddizioni della Zeiss Ikon dei tempi d’oro. Uno degli esempi più eclatanti è rappresentato dagli accessori stereo, due per Contax e ben tre con Contaflex, più un progetto per Contarex. Pezzi raffinati e costosi nella progettazione ma venduti in quantità irrisorie. Ma stranamente questi accessori ci dovevano essere nel catalogo a tutti i costi. Altra dimenticanza progettuale grave è stata la totale assenza nelle reflex del ritorno automatico dello specchio, considerato un gadget inutile. Tra le tante cose, la riprogettazione dell’otturatore della Contax, che ha permesso di abbassare le dimensioni dell’apparecchio di un centimetro, passando da Contax II a IIa, ma dimenticandosi completamente del mirino.  Infine la riprogettazione dei mirini aggiuntivi per Contax, (errore di impostazione derivato dalla mancanza di un rinnovamento del mirino della Contax) ha distolto molte energie proprio alla cura dell’apparecchio principale, offrendo una notevole serie di bellissimi mirini sia singoli che multipli, ma in definitiva con molti doppioni. Per non parlare della impostazione e dello sviluppo degli accessori della Contarex SE, tutti fatti in casa e costati una enormità, senza quasi riscontro commerciale. In definitiva la Zeiss Ikon è mancata proprio nella progettazione, non del pezzo singolo, ma nella visione generale della razionalizzazione della produzione, e nella mancanza di eventuali subappalti della elettronica, esibendosi in varianti inutili e commercialmente dannose. Bellissimi prodotti invendibili, sistemi in sovrapposizione e, come nel caso della nostra Contessa, prodotti fuori mercato nel periodo del lancio commerciale. Come mi ha confermato un dirigente Zeiss, la ZI credeva di avere a disposizione tutto il tempo del mondo, con rinvii, ripensamenti, perfezionamenti, senza rendersi conto che dall’Oriente la minaccia cresceva quotidianamente, e il tempo a disposizione diminuiva ogni giorno, non in modo lineare ma esponenziale.Di colpo, a metà degli anni Sessanta, le nuovissime linee produttive impostate nel dopoguerra erano già desuete ed antieconomiche: improvvisamente il tempo della ricerca della perfezione è finito e con esso anche la Zeiss Ikon|

 


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