TEST  n°  16   -  SMC  PENTAX  BELLOWS  100mm  f/4  MACRO  E

NIKON  MICRO-NIKKOR  105mm  f/4  Ai :  PROVA  A  DISTANZA

RAVVICINATA  DI  DUE  CLASSICI  MEDIO-TELE  MACRO  DEGLI

ANNI '70  CON  IDENTICO  SCHEMA  OTTICO  HELIAR - DYNAR;

SCATTI  AGGIUNTIVI  AD  1:3  ANCHE  PER  CONFRONTARE  LO

SMC PENTAX  BELLOWS  100mm f/4  CON  LO  SMC  PENTAX-M

100mm  f/2,8,  RIPRENDENDO  UNA  FAMOSA  QUERELLE  DEL  1981.

 


ABSTRACT

I tested  in the near range  (between 1:6,5 and 1:2  ratio) two classic and very well
known f/4 medium-telephoto macro lenses of the 70's: the SMC Pentax 100mm f/4
(in short mount barrel for bellows) and the Micro-Nikkor Ai 105mm f/4; the comparison
is interesting because both lenses not only share the same focal lenght and aperture but
also an almost identical Heliar-Dynar type optical formula, fitted also in another famous
macro lens of the same era, the Canon FD-FDn 100mm f/4 macro, strictly derived from
the Canon Bellows Lens FLM 100mm f/4 delivered in fall 1969; both Pentax and Nikon
lenses, tested on a full frame 21,1 mpx Canon EOS 5D mark II at their f/11 optimum
aperture, performed quite well, with the edge for the Micro-Nikkor, slightly sharper in
the nearest range. Some shots put the SMC Pentax Bellows 100mm f/4 against the "cousin"
SMC Pentax-M 100mm f/2,8: that's because in 1981 a famous and respectable italian
Magazine tested with MTF these lenses, and the 100mm f/2,8 KM overscored the f/4 macro
not only in the infinity range (maybe as espected), but also at macro settings ... So I tried to
(briefly) investigate also this curious question!

28/09/2010


DIETRO OGNI GESTO C'E' SEMPRE UN MOTOR IMMOBILIS

Tutto è cominciato casualmente, durante una visita a mio Fratello (non partorito dalla stessa madre
ma sicuramente Fratello per affinità ideali ed effetto reciproco) in terra di Trinacria: non contento
dell'ospitalità magnifica riservata a me ed alla mia consorte, ha rilanciato facendomi dono di un
obiettivo SMC Pentax Bellows 1:4/100 come nuovo, un obiettivo macro in montatura corta destinato
all'impiego su soffietto in un range di rapporti di riproduzione molto ampio, da infinito fino ad oltre 1:1;
commosso dal gesto disinteressato, mi ero riproposto di riconoscergli il giusto valore mettendo subito
all'opera quest'obiettivo, e contestualmente ho anche pensato di imbastire una piccola prova mettendolo
a confronto con un altro celeberrimo obiettivo macro degli anni '70, il micro-Nikkor Ai 105mm f/4, un
test interessante perchè entrambi gli obiettivi non sono soltanto quasi coetanei (1966 e 1969, entrambi
nati in short-barrel per soffietto) ma anche equipaggiati con lo stesso schema ottico Heliar - Dynar di
derivazione Voigtlaender, un'architettura che evidentemente ben si sposa con le coniugate brevi, dal momento
che anche un terzo, celebre medio-tele macro di quel periodo, il Canon FLM - FD - FDn 100mm f/4 macro,
utilizza a sua volta lo stesso schema, con trascurabili aggiustamenti di dettaglio. Naturalmente mio fratello Toni,
quando mi ha fatto dono di quest'obiettivo, non ha prestato attenzione alle finezze delle didascalie: quest'ottica
è marcata "SMC Pentax Bellows 1:4/100" e con questa sigla è stata prodotta solamente dal 1975 al 1977, mentre
tutti i "Bellows" costruiti dal 1977 al 1998 (la stragrande maggioranza) sono etichettati come "SMC Pentax
Bellows 1:4 100mm"... Senza volere, quindi, mi ha regalato anche un obiettivo appartenente ad una serie
insolita e poco comune...

 

ORDUNQUE,  FUORI  LE  ARMI !


L'Asahi Pentax 100mm f/4 macro è stato prodotto dal 1966 al 1998 sia in montatura
corta "Bellows" per soffietto (come quello illustrato) sia in montatura elicoidale; nella
foto l'SMC Pentax Bellows 1:4/100 è montato su un soffietto Pentax Auto Bellows
M quasi coetaneo, a sua volta equipaggiato con un'ortodossa Pentax MX. Questo
soffietto risulta molto razionale perchè la baionetta posteriore è solidale ad un anello
tenuto in sede da un nottolino filettato, facilmente rimovibile per applicarlo con comodo
al corpo macchina, evitando la rotazione diretta sul soffietto (che potrebbe portare a
contatto delle parti sporgenti della fotocamera ed impedire fisicamente il montaggio);
in questo modo ho potuto adattare facilmente a questo soffietto molto compatto anche
la Canon EOS 5D mark II utilizzata per gli scatti di prova.


L'altro obiettivo protagonista di questa pagina è un vero mito per i Nikonisti dalle tempie
brizzolate: il famoso micro-Nikkor 105mm f/4 (nato in montatura "corta " da soffietto nel
Gennaio 1970 e prodotto poi in configurazione con elicoide fino al Marzo 1983), da sempre
accreditato di ottime prestazioni a coniugate brevi; come si può apprezzare dall'illustrazione,
l'obiettivo è in grado di focheggiare da infinito a 0,47m, cui corrisponde un rapporto di
riproduzione di 1:2, e può raggiungere la scala 1:1 grazie all'impiego di un tubo di prolunga
(fornito a parte e a caro prezzo: Nikon PN-1 per il tipo "K" e Nikon PN-11 per il tipo "Ai").

Negli anni '90 utilizzai spesso quest'obiettivo per immortalare le api che bottinavano i fiori
di albicocco, applicandolo su una Nikon F4S con tre tubi Nikon PK-13 (ottenendo, ad
elicoide esteso, un rapporto di riproduzione di 1,28:1) e lavorando ad f/11-16 con un flash
SB-24 in TTL montato direttamente sulla hot-shoe: con un tempo di posa adeguato
(per mantenere il dettaglio dello sfondo) e Fujichrome Velvia 50 ISO caricata in macchina
ottenevo diapositive di ottima brillantezza e dettaglio elevato, nonostante il diaframma
abbondantemente chiuso.



UNA  SPIGOLATURA  FRA  LE   IMPERSCRUTABILI   PIEGHE  DELLA  VITA

(Quest'esemplare, prodotto nel 1978-79 e  tuttora in ottime condizioni, porta in dote una
storia piuttosto romanzata che merita qualche accenno: nella primavera del 1992 occhieggiava
usato come nuovo nelle vetrine di un famoso rivenditore, carissimo amico; non avevo contante
con me e mi riproposi di acquistarlo pochi giorni dopo, quando sarei capitato nuovamente in
zona. Arrivai al negozio tutto eccitato ed ebbi un'amara sorpresa: un utente Leica si era innamorato
delle immagini scattate con Nikon da un suo amico, ed aveva restituito il suo corredo Leica R3
acquistando un sistema equivalente del Brand giapponese, 105 micro compreso... Tornai a casa un
po' deluso e non ci pensai più. In autunno, durante un'altra visita, miracolosamente trovai di nuovo
il "mio" micro-Nikkor 105mm f/4 sugli scaffali... Pare infatti che l'ex-utente Leica, proiettando
delle diapositive realizzate in precedenza col corredo tedesco, fosse stato colto da un rigurgito
di nostalgia per la resa dei suoi pregiati obiettivi, decidendo così di diventare anche un ex-utente
Nikon ed acquistando nuovamente un sistema Leica R... Ringraziando il fato per la volubilità del
"concorrente" presi atto che la fortuna raramente bussa due volte, ed acquistai il 105mm micro
al volo... Tempo dopo il negoziante, col quale ero in rapporti molto stretti, mi confidò che il
precedente proprietario, visionate le immagini prodotte dal micro-Nikkor 105mm f/4, era tornato
in negozio per l'ennesima volta, cercando di ri-acquistarlo! Scusate l'intermezzo di carattere
personale, ma la storia è buffa e financo istruttiva, quindi penso meritasse condividerla...)

 

Il micro-Nikkor 105mm f/4 Ai applicato ad un corpo macchina cronologicamente
coerente: inutile ribadire la maggiore compattezza del sistema Pentax, peraltro
perseguita istituzionalmente, sia pure al prezzo di alcuni dettagli che, nell'uso,
appaiono un po' "leggerini".


Come anticipato, entrambi gli obiettivi possono contare su uno schema ottico
concettualmente identico e condiviso anche con l'equivalente obiettivo Canon
di quel periodo, come la scheda seguente conferma inequivocabilmente.



SOTTO  LE  GONNE

Lo schema ottico dei tre obiettivi citati si basa su un progetto
molto valido ma anche decisamente stagionato: questo caratteristico
tripletto con due menischi esterni collati con raggio di curvatura
concavo (riferito al piano del diaframma) riprende i progetti originali
di Carl August Hans Harting risalenti al 1903 e relativi all'evoluzione
del Voigtlaender Heliar (da lui stesso progettato nel 1899-1900) poi
ribattezzata Dynar. La Asahi Pentax fu la prima fra i tre costruttori
considerati ad adottare questo schema per il suo medio-tele macro f/4
(Takumar Bellows 1:4/100, lanciato nel 1966), seguita a ruota da
Canon (Canon Bellows Lens FLM 100mm 1:4, Settembre 1969) e
dalla Nippon Kogaku (Bellows-Nikkor-P 1:4 f=105mm, Gennaio 1970).
Curiosamente, tutti e tre gli obiettivi sono nati in montatura corta per soffietto,
e contemporaneamente, nel 1975, sono stati evoluti nella versione convenzionale
equipaggiata con elicoide di messa a fuoco... (le versioni evidenziate dal pallino
rosso corrispondono agli obiettivi illustrati in questa pagina).

Nel 1985 la rivista fotografica italiana "Il Fotografo" - Mondadori, in procinto di
chiudere i battenti per sempre, in uno dei suoi ultimi numeri sottopose a test di
risoluzione i tre obiettivi citati, provandoli sia ad infinito che a distanza ravvicinata
(corrispondente ad un rapporto di riproduzione di 1:3); come si può notare dai
grafici che ho riportato, il denominatore comune dei tre obiettivi equipaggiati con
schema "Heliar-Dynar" è rappresentato dalla resistenza alla diffrazione: infatti, in
tutti i modelli la massima risolvenza misurata ad infinito era ancora disponibile ad
f/11, mentre in macro, addirittura, il modello Asahi Pentax ed il micro-Nikkor
spostavano tale barriera ad f/16, un'apertura di solito penalizzante; prendendo
comunque i valori assoluti con beneficio di inventario, è chiaro che un comportamento
ottimizzato alle minori aperture può costituire un handicap nella riprese generiche a
mano libera ma va considerato una grande risorsa nel settore macro.
Va inoltre segnalata la grande uniformità di resa nel campo ravvicinato (confermata
nell'uso pratico); come nota a margine, storicamente il modello Pentax presenta
talvolta un problema al collante del doppietto anteriore, che opacizza passando
per gradi da un leggero alone ad un aspetto lattiginoso quasi opaco.

 


ANAMNESI  FAMILIARE

Questo schema illustra la travagliata epopea di questo celebre schema ottico:
la versione "tipo Dynar" adottata nei macro presi in considerazione nacque
nel 1903 (terzo schema partendo dall'alto), e siccome forniva una resa superiore
all'Heliar precedente su un angolo utile di ben 60°, la sua luminosità venne
artificialmente limitata ad f/6 per sostenere  le vendite dell'Heliar f/4,5 e tenere
così i piedi in "due staffe"; negli anni '20 lo schema Dynar fu finalmente "svincolato"
dalle limitazioni imposte dalla gestione marketing e venne portato ad f/3,5, ribattezzato
a sua volta Heliar e posto in vendita come alternativa "di lusso" al classico Heliar f/4,5,
ancora costruito basandosi sul disegno originale del 1899-1900. Nel 1949, il celebre
progettista Albrecht Wilhelm Tronnier (transfuga in Voigtlaender dopo una lunga militanza
alla Schneider di Bad Kreuznach per la quale calcolò il celebrato Angulon f/6,8 da 80°)
aggiornò lo schema Heliar-Dynar f/3,5, impiegando fra l'altro un vetro radioattivo all'ossido
di Torio, mentre lo schema meno evoluto del 1902 venne riesumato per la gamma Heliar
ed Universal-Heliar destinata ai grandi formati... Si tratta quindi di una lunga e gloriosa storia,
e gli obiettivi macro dei quali stiamo disquisendo ne rappresentano i degni  epigoni.

 

Un classico e pregiato Voigtlaender Apo-Lanthar 30cm f/4,5
su otturatore Compur Electronic; quest'obiettivo è equipaggiato
con lo schema ottico tipo Dynar ricalcolato da Tronnier nel 1949
ed anch'esso è equipaggiato col vetro posteriore ad alta rifrazione
e bassa dispersione formulato con ossido di Torio, i cui effetti sono
evidenziati dal tipico ingiallimento delle lenti (degenerazione metamittica).

 

LA  CONTA

I tre obiettivi macro citati, e specialmente il 100mm f/4 Asahi Pentax, sono stati prodotti a lungo
e in numerose varianti, tutte equipaggiate con lo schema ottico del modello originale: le uniche
modifiche accertate sono relative alla naturale evoluzione dei trattamenti antiriflesso; ecco la
sequenza dei vari modelli con l'esatta denominazione ed il riferimento cronologico:

 


Takumar Bellows 1:4/100 (1966-71)
SMC Takumar Bellows 1:4/100 (1971-75)
SMC Macro Takumar 1:4/100 (1975-76)
SMC Pentax Bellows 1:4/100 (1975-77)
SMC Pentax Macro 1:4/100 (1975-77)
SMC Pentax Bellows 1:4 100mm (1977-1998)
SMC Pentax-M Macro 1:4/100 (1977-84)
SMC Pentax-M Dental Macro 1:4 100mm (1977-84)
SMC Pentax-A Macro 1:4 100mm (1984-89)
SMC Pentax-A Dental Macro 1:4 100mm /1984-89)

Nikon Bellows-Nikkor-P 1:4 f=105mm Nippon Kogaku (01/1970)
Nikon Bellows-Nikkor-P 1:4 f=105mm Nikon (1972-74)
Nikon micro-Nikkor 105mm 1:4 K (1975-77)
Nikon micro-Nikkor 105mm 1:4 Ai (1977-81)
Nikon micro-Nikkor 105mm 1:4 AiS (1981-83)

Canon Bellows Lens FLM 100mm 1:4 (09/1969)
Canon Macro Lens FD 100mm 1:4 SC (10/1975)
Canon Macro Lens FD new 100mm 1:4 (09/1979)

Come si può notare, fra le variegate offerte Pentax (ben dieci) sono presenti anche due versioni particolari
(in montatura KM e KA) caratterizzate dalla denominazione "Dental": in pratica, la Asahi Pentax cercò di
"ringiovanire" un obiettivo ormai stagionato, e sulla falsariga dei celebri Medical-Nikkor realizzò una versione
dotata di due lenti addizionali supplementari (applicabili rapidamente grazie ad un intelligente porta-lenti
magnetico), che consentivano di portare il rapporto di riproduzione garantito dall'obiettivo (1:2) fino ad
1:1 e a 2:1, rispettivamente; l'equipaggiamento era completato da un flash elettronico anulare Pentax
AF080C, in grado di garantire il funzionamento TTL sui corpi compatibili; la produzione ufficiale delle
due versioni Dental Macro 1:4 100mm fu compresa fra il 1977 ed il 1989. A seguire riporto la riproduzione
del pieghevole (ormai insolito) relativo alla versione Pentax KM.

 


(brochure: Asahi Optical Co.)


Peraltro, la prima versione in montatura corta per soffietto, lanciata nel 1966
con la denominazione Takumar e non ancora dotata di trattamento SMC, venne
tenuta a catalogo con minime variazioni estetiche (ed antiriflessi multipli) fino al
1998, cioè per ben 32 anni; ancora su una delle ultime brochure relative alla
Pentax LX (stampata nel Marzo 1993) il 100mm f/4 bellows è messo in bella
evidenza nel parco di obiettivi, come confermato dalle seguenti riproduzioni.

 

(brochure: Asahi Optical Co.)

QUELLA  VECCHIA  QUESTIONE DEL  1981...


Dal momento che in questo contesto calza a pennello, approfitto per rivangare una famosa
querelle che, nell'ormai lontano 1981, sollevò un certo polverone nel mondo della fotografia
amatoriale, affamato di certezze oggettive: un'altra celebre rivista specializzata del settore,
tuttora nelle edicole, sottopose a test MTF gli obiettivi SMC Pentax-M 100mm f/4 macro
(otticamente identico al Bellows descritto in questa sede) ed SMC Pentax-M 100mm f/2,8,
verificandone le prestazioni sia ad infinito che in posizione macro; come alcuni ricorderanno,
la prova diede un esito imprevisto, ed il 100mm f/2,8 convenzionale risultò marcatamente
superiore ad infinito (come forse era prevedibile) ma anche in posizione macro, sia pure con
un margine inferiore, un risultato che lasciò perplessi anche gli stessi membri dello staff, i quali
ipotizzarono un qualche difetto congenito nell'esemplare di 100mm f/4 a loro disposizione e
molto scrupolosamente si fecero inviare dall'Importatore un'altra coppia di ottiche da sottoporre
a loro volta alle misurazioni strumentali... Dal momento che il verdetto venne confermato anche
per questi obiettivi, fu esclusa la variabile del difetto random ed i test vennero pubblicati;
all'epoca ero un ragazzetto e ricordo le infervorate discussioni suscitate da questi risultati
inopinabili... Naturalmente, col tempo, ho imparato che le prove strumentali non raccontano
tutto sul comportamento reale di un obiettivo e sulla piacevolezza di resa complessiva e
soggettiva, tuttavia, tenendo a corredo anche il KM 100mm f/2,8, ho pensato di ricreare il
contesto ed eseguire un paio di scatti in posizione macro (con rapporto di riproduzione 1:3)
per verificare su un'immagine reale se il 100mm f/2,8 risulta realmente più performante ed
in che termini.

 

Il 100mm f/4 macro ed il KM 100mm f/2,8: gli stessi obiettivi provati
nel 1981 (il 100mm Macro era in montatura elicoidale, ma il nocciolo
ottico è identico) ed il cui rendimento suscitò un certo scalpore.

 

Questi prodotti sono caratterizzati dalla tipica e sempre piacevole
compattezza che, dalla seconda metà degli anni '70, ha sempre
caratterizzato gli articoli realizzati della Asahi Optical Co.

Dal momento che conservavo ancora in archivio quei famosi testi MTF del 1981,
mi sono permesso di riprodurli e di allegarli a questa pagina. Questi test venivano
realizzati all'epoca dal Centro Studi Progresso Fotografico, con la supervisione
dell'Ing. Namias, ed erano pubblicati sulla rivista "Tutti Fotografi"; com'è facile
notare, si tratta di test eseguiti in modo rigoroso, effettuando numerose letture MTF
sulla diagonale (ottimizzando di volta in volta il piano di fuoco), sia con lettura
sagittale che tangenziale, e riportando il grafico di numerosi ed importanti parametri:
test fin troppo scientifici ed "astratti" per l'utente medio, ed infatti, a partire dal 1988,
la grafica venne "semplificata", eliminando le curve MTF medie e le indicazioni relative
a curvatura di campo/astigmatismo ed aberrazione cromatica assiale, dando vita alla
nuova versione, tuttora utilizzata dalla celebre rivista.


(test MTF: Editrice Progresso)


Come ho evidenziato nel settore "prove speciali" (dove viene indicata la qualità
ad f/8 su asse, zona media e bordi con la conseguente media), il KM 100mm f/2,8
risultò largamente superiore ad infinito e, cosa sconcertante, anche in macro ad 1:2,
dove il KM 100mm f/4 Macro fornì prestazioni piuttosto deludenti e nettamente
inferiori a quelle garantite, ad esempio, da un micro-Nikkor 55mm f/2,8; tutto questo
nonostante il fatto che il 100mm f/2,8, in macro, presentasse una curvatura di campo
largamente superiore al 100mm f/4, visto che le letture venivano sempre effettuate
ottimizzando il piano di fuoco di volta in volta, il che mi lascia pensare che - inquadrando
un soggetto sostanzialmente piano - il 100mm f/2,8 dovrebbe "soffrire" ai bordi più
di quanto non ci si aspetti; come ripeto, ritengo che la resa "effettiva" di un obiettivo
vada valutata osservando direttamente delle immagini, tuttavia questi test, all'epoca,
mi hanno incuriosito ed ora cerco una verifica diretta. Noterete che, per la prova in
macro, sono indicate matricole differenti: infatti la seconda coppia di obiettivi fornì,
a coniugate brevi, una differenza di resa più contenuta e vennero utilizzati i risultati
relativi a quest'ultima. Infine, lo schema ottico indicato per il 100mm f/2,8 risulta
non corretto, dal momento che rappresenta l'architettura dei KM 120mm e 150mm,
mentre il KM 100mm f/2,8 - pur sempre con 5 lenti - differiva in modo sostanziale.

 

Una vista d'insieme dei tre "candidati" alle mie prove pratiche
ed informali; la maggiore compattezza dei campioni Pentax
è evidente, ma ai Nikonisti non è mai dispiaciuta la complessione
un po' massiccia ed imponente dei prodotti Nippon Kogaku!


AREA  TEST


Molti di voi mi conoscono come un appassionato di fotografia, il che è formalmente corretto,
ma occorre precisare che il primo, vero "amore" della mia vita, tuttora ricambiato, era ed è
per la mineralogia ed, in particolare, per la paleontologia: i fossili sono stati per molti anni
i miei compagni di una "afasia eloquente", se mi passate l'ossimoro, densa di significati e di
insegnamenti sottili; trovandomi nella necessità di riprendere soggetti sostanzialmente piani
a coniugate brevi, ho pensato che alcuni fossili di dominio marino della mia collezione fossero
i candidati ideali, permettendomi contestualmente di tracimare e divagare un attimo in un
settore totalmente diverso ma parimenti affascinante...

Per verificare il rendimento dell'SMC Pentax Bellows 1:4/100 e del Nikon micro-Nikkor
Ai 105mm 1:4 ho ripreso soggetti ad un rapporto di riproduzione compreso fra 1:6,5 ed
1:2, lavorando ad f/11 (apertura di rendimento ottimale e con sufficiente profondità di campo);
ho impiegato un corpo macchina Canon EOS 5D mark II, idoneo grazie al suo ampio file da
5.616 x 3.744 pixel derivanti da un sensore di 24,0 x 36,0mm esatti, lavorando in RAW a 14 bit
ed alla sensibilità minima di 100 ISO; per applicare l'obiettivo Nikon ho impiegato il diffuso
adattatore Nikon F - Canon EOS, mentre per utilizzare l'ottica Pentax l'ho montata sul soffietto
Pentax Auto Bellows M, applicando il corpo EOS grazie all'adattatore Pentax K - Canon EOS;
testando l'SMC Pentax Bellows 1:4/100 e l'SMC Pentax-M 1:2,8 100mm, ho operato al
rapporto di riproduzione di 1:3, montando entrambi gli obiettivi sul soffietto Pentax e scattando
ad f/8 e ad f/11. Per tutti gli scatti ho utilizzato due torce flash AEF da 200w/sec con ombrelli
ed impiegato una cremagliera di messa a fuoco IFF applicata ad un riproduttore verticale Lupo;
per ottenere una messa a fuoco di precisione critica ho focheggiato utilizzando il sistema live-view
sul display posteriore con ingrandimento 10x del dettaglio; infine, i files sono stati aperti in Adobe
Camera Raw e passati a 16 bit in Adobe Photoshop CS4 senza aggiungere alcuno sharpening ma,
anzi, mascherando del 15% quello di defalut in ACR; per ogni scatto sarà visibile un'immagine
completa da 900x600 pixel e due crops al 100% del file da 450x500 pixel prelevati in zone
diverse dell'immagine.

Le matricole degli obiettivi provati sono le seguenti:

SMC Pentax Bellows 1:4/100  = 5100694     
Nikon micro-Nikkor Ai 105mm 1:4  = 198870
SMC Pentax-M 1:2,8 100mm  = 6638648      


Come di consueto, suggerisco di tener conto che le valutazioni inferibili dagli scatti di prova
sono sostanzialmente relative a questi specifici esemplari e non possono estendersi con
certezza all'intera produzione!



SMC PENTAX BELLOWS 1:4/100  +  NIKON  MICRO-NIKKOR  Ai  105mm  1:4






Questo scatto è stato eseguito al rapporto di riproduzione 1:6,5 (il soggetto è lungo 23cm)
e ritrae un bell'esemplare di Caturus Furcatus Agassiz, un classico ittiolite del celebre giacimento
di Solnhofen, in Baviera, i cui famosi calcari litografici, sedimentati nel Giurassico superiore
(piano Titoniano inferiore) in facies eusinica e priva di bioturbazioni nell'interfaccia acqua-sedimento,
hanno consentito una magnifica fossilizzazione dei reperti; la cosiddetta Solnhofen FMT (Formation)
comprende orizzonti stratigrafici suddivisi in quattro membri: Scisti di Roegling, Calcare Litografico
di Solnhofen Superiore, Calcare Litografico di Solnhofen Inferiore e Scisti di Moernsheim: questo
ittiolite proviene dal Calcare Litografico Superiore.

 


lo stesso soggetto al rapporto di riproduzione 1:3 (lato del fotogramma: 10,8cm)


dettagli al 100% di aree periferiche


Un altro dettaglio del soggetto allo stesso rapporto di riproduzione (1:3)

 


dettagli al 100% di zona assiale

 



Questo ittiolite è stato fotografato al rapporto di riproduzione di 1:4,85
(dimensione del lato lungo: circa 17,5cm); il soggetto è un Eurypholis
Boissieri, il celebre "Viper fish" che costituisce uno dei simboli del famoso
giacimento libanese inquadrato nelle cave di El-Hakel, ascrivibile al
Cenomaniano superiore, circa 95 milioni di anni fa; questi sedimenti
libanesi restituiscono  testimonianza della fauna che popolava all'epoca
il caldo mare della Tetide che, dopo la separazione del super-continente
Pangea, collegava l'Atlantico al Pacifico, separando nettamente l'Eurasia
dall'Africa; le sue acque erano molto calde grazie al fatto che all'epoca i poli
magnetici avevano giacitura differente e tali zone si trovavano a latitudini molto
più equatoriali rispetto ad oggi. Questo esemplare è nella mia collezione fin dal
1977.

 

 

 

una porzione dello stesso soggetto ripresa al rapporto di riproduzione 1:2;
l'Eurypholis era un predatore d'altura, come palesemente evidenziato dalla
sua dentatura.


 

 


Un altro scatto al rapporto di riproduzione 1:2 (lato lungo = 7,2cm).
Anche questo magnifico crostaceo, purtroppo incompleto, proviene
dai sedimenti Cenomaniani di El-Hakel (Libano); a parte i caratteristici
dendridi arborescenti di colore nero, costituiti da ossido di Manganese
e prodotti dalle acque percolanti, questo esemplare è molto interessante
perchè da un lato risulta visibile parte del carapace originale (ovviamente
pseudomorfosato in carbonati) e dall'altro presenta una magnifica colorazione
naturale azzurra dovuta probabilmente a fosfato idrato di Ferro bivalente,
un minerale che si forma talvolta in facies eusinica e che è caratterizzato
dalla inconfondibile tinta azzurro-verde. Anche questo fossile è nella mia
collezione da molto tempo, forse dal 1975 o 1976 (non fatevi l'idea che io
sia Matusalemme redivivo, all'epoca frequentavo le scuole elementari...)

 


 

 

Questa immagine è stata ottenuta al rapporto di riproduzione di 1:2,8 (lato lungo
pari a 10cm); il "soggetto" è uno dei più classici e famosi ittioliti francesi, il
Dapalis (Smerdis) Macrurus, proveniente dalla formazione del Calcaire de Vachères
che affiora in prossimità di Cèreste (Aix en Provence, Provenza), ascrivibile allo
Stampiano superiore (Rupeliano), un piano dell'Oligocene compreso fra 33,9 e
28,4 milioni di anni fa. Questi fossili vennero scoperti di recente ed estratti con
continuità solo a partire dai primi anni '70 (ho un altro esemplare, uno dei primi
ad arrivare in Italia, acquisito nel 1975), finchè, qualche anno dopo, le Autorità
transalpine vietarono i lavori di scavo connessi all'estrazione, e dagli anni '80 gli
unici Dalapis che circolavano provenivano dai latifondi di alcuni coltivatori locali,
convertiti per interesse alla paleontologia, cui i solerti gendarmi non potevano
vietare di... "coltivare" il loro terreno...

 


 

 

Questa coppia di pesci fossili della stessa specie, uniti anche nell'eterno
vincolo della morte, è stata ripresa allo stesso rapporto di riproduzione
della precedente, 1:2,8 (lato lungo = 10cm), ed è un soggetto interessante
perchè l'illuminazione in sidelight dei flash mette in evidenzia la struttura dei
minuti pellets che costituiscono l'argilla azzurra della matrice, richiedendo
una definizione davvero critica per risolverli.  Questi ittioliti sono stati raccolti
da me con i miei genitori, nel 1983, sulla costa jonica della Calabria, prima
che successive mareggiate invernali smantellassero completamente la piccola
falesia argillosa a piombo sulla spiaggia, distruggendo ogni reperto; queste
argille sono ascrivibili al Pliocene e sono posteriori alla grande crisi di salinità
del Messiniano (Miocene superiore) che ciclicamente portò il Mediterraneo
ad evaporare completamente, dando vita ai banconi della Vena del Gesso;
tuttavia, anche in queste argille ho ravvisato momenti di forte evaporazione e
concentrazione salina, dal momento che in certi livelli sono presenti in grande
quantità piccoli cristalli di solfato di Calcio e le argille stesse ne sono impregnate.

 


 

Dal momento che l'allungamento del Pentax Auto Bellows M lo consentiva,
limitatamente all'SMC Pentax Bellows 1:4/100 ho eseguito uno scatto anche
al rapporto di riproduzione di 1:1. inquadrando una porzione da 24 x 36mm.

 


Questa immagine, ripresa come detto ad ingrandimento unitario 1:1, documenta
la testa di un pesce fossile del pliocene calabrese (la macchia nera è ciò che resta
dell'occhio); il reperto è estremamente interessante perchè i due corpi affusolati di
colore rosato sono otoliti: gli otoliti sono presenti anche nell'orecchio interno dei
mammiferi ed hanno il compito di gestire il senso dell'equilibrio, un po' come una
piattaforma giroscopica, ed in questo ittiolite sono eccezionalmente ben conservati
ed esposti; altri famosi otoliti fossili di ambiente marino sono quelli di balena,
decisamente più grandi (ne conservo un esemplare in collezione, proveniente dal
Pliocene olandese, che misura oltre 8cm).

 


 

 

 

SMC PENTAX BELLOWS 1:4/100  +  SMC PENTAX-M 1:2,8 100mm

 


Il nostro Eurypholis è stato fotografato al rapporto di riproduzione di 1:3
utilizzando i due 100mm Pentax, f/4 macro ed f/2,8 KM, sia al diaframma
f/8 (teoricamente più favorevole al 100mm f/2,8) sia all'apertura f/11
(vantaggiosa per il 100mm f/4 macro, più ottimizzato a diaframma chiuso),
applicando entrambi sul soffietto Pentax; la mia intenzione era di confermare o
meno con immagini reali quanto rilevato dai famosi test MTF di quasi 30 anni fa.

 


 

 

 

Come ultima, barbosa annotazione paleontologica, notate come la pinna
parzialmente scomposta dimostri che l'Eurypholis era rimasto a lungo
esposto sul fondale prima dell'inumazione da parte dei sedimenti,
decomponendosi.

 

TIRANDO LE FILA (DOPO UN BALZO DA 100 MILIONI DI ANNI)

   
Com'era prevedibile, le differenze fra l'SMC Pentax Bellows 1:4/100 ed il micro-Nikkor 105mm 1:4
appaiono davvero modeste: forse il campione Nikon presenta una risoluzione leggermente superiore
ai rapporti di riproduzione più alti, ma proprio un'inezia... Se dovessimo dare qualche credito alle
misurazioni strumentali della risolvenza presentate all'inizio della pagina, in effetti, lavorando in macro,
il Pentax raggiungerebbe "l'acme" ad f/16, bissando i valori del micro-Nikkor, mentre ad f/11 quest'ultimo
presenta la stessa risoluzione dell'apertura successiva a fronte del leggero flesso del Pentax: un lieve
gap che troverebbe conferma negli scatti di prova, tutti eseguiti ad f/11.

Va anche considerato che il file da 21,1 mpx della EOS 5D mk II è un test severo per qualsiasi
obiettivo, specialmente ai bordi, e l'osservazione a distanza ridotta di crops al 100% costituisce
un'autentica "cattiveria".

Per quanto riguarda il confronto fra i due 100mm Pentax al rapporto di riproduzione 1:3, effettivamente
il KM 100mm f/2,8 si comporta molto bene ad f/8 nelle zone centrali, e forse in questa configurazione
prevale di un soffio, ma le zone periferiche soffrono evidentemente di curvatura di campo più di quanto
sia riscontrabile nel 100mm f/4 Bellows, e quest'ultimo risulta più nitido, sia ad f/8 che ad f/11; come
sovente accade, dunque, le immagini dirette forniscono una impressione differente da quanto riportato
dalle misurazioni strumentali, ma va comunque sottolineata l'alta qualità del KM 100mm f/2,8, la cui
curvatura di campo ad infinito ed in macro è simile e di segno opposto, lasciando intuire uno spianamento
quasi perfetto alle distanze tipiche da ritratto (1,5 - 1m), quelle per il quale quest'obiettivo è stato
evidentemente ottimizzato.

(Marco Cavina)

Testi, foto e schemi di Marco Cavina, dove non altrimenti specificato.

 


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