DALLA  RUSSIA  CON  AMORE:  PRODOTTI  SOVIETICI  INSOLITI

ARTICOLO  n° 14


LENTE  D'INGRANDIMENTO  DA  TAVOLO  ZOMZ  2x 140

PRODOTTA  NEGLI  ANNI  '70  A  SERGIEY  POSAD

 

ABSTRACT

A big, sturdy and unusal magnifying lens (2x magnification power and 135mm diameter), with a tiltable, all metal desk mount, produced during the '70s by ZOMZ in the Sergiey Posad plant, NE Moskow; I had this lens in 1977, when I was a child, as a gift from a soviet hardware seller in Rome and I did never find another exemplar in the following years. At the same plant, abount ten years before, was also produced the Orion-15 28mm f/6 photographic lens shown in the attached pictures together with the magnifying lens, both bearing the famous ZOMZ logo.

(19/09/2013)

Questa volta non porterò alla vostra attenzione un articolo fotografico tout-court. tuttavia ritengo che il pezzo in questione sia comunque interessante in quando insolito e perchè è stato prodotto in uno dei più famosi stabilimenti sovietici del settore; stiamo parlando di una grossa lente d'ingrandimento da tavolo, con robusta montatura articolata in metallo rifinito con smalto grigio martellato, prodotta negli anni '70 negli stabilimenti ZOMZ.

 


ZOMZ è l'acronimo di  Zagorskij Optiko Mekhanicheskij Zavod, una struttura produttiva realizzata nel 1935, durante i famosi "piani quinquennali" di sviluppo industriale voluti da Stalin, nata in un momento in cui la Russia collaborava attivamente con la Germania del Dritten Reich fornendo stabilimenti produttivi a basso costo (vedi, ad esempio, la famosa fabbrica "Progress") per consentire alle aziende tedesche la realizzazione in loco di articoli caratterizzati da complesse lavorazioni manuali mantenendo un prezzo concorrenziale, proprio come avviene anche oggi nella delocalizzazione industriale, ed ottenendo in cambio la condivisione di progetti ed alta tecnologia da parte delle aziende tedesche leader del settore. Nella grafica potete apprezzare l'inconfondibile logo con l'occhio di profilo attraversato da una freccia.

La città nella quale fu edificato lo stabilimento ZOMZ, da secoli, era meta di pellegrinaggio religioso da tutta la Russia in quanto, nel 1340, vi fu fondato il monastero detto della "Troitse Sergiyeva Lavra", consacrato alla figura di San Sergio di Radonez, cresciuto nei secoli assieme alla sua fama fino a diventare una struttura imponente e molto articolata.

 

 

Questo monastero era così importante che la stessa città prese il nome di Sergiey Posad, cioè - letteralmente - insediamento di Sergio; dopo la rivoluzione Bolscevica, nell'opera di sistematico annichilimento dei simboli e dei fervori religiosi, nel 1930 la città venne rinominata e chiamata Zagorsk, in onore del rivoluzionario Zagorskij, e così rimase fino alla dissoluzione dell'URSS, quando la località riprese la denominazione originale di Sergiey Posad (1991).

Lo stabilimento, denominato appunto Zagorskij perchè al momento della fondazione la città era già divenuta Zagorsk, nel corso degli anni produsse una gamma di apprezzati binocoli e monocoli, molti di essi anche per impiego militare, ed anche una gamma di obiettivi fotografici, fra i quali lo Jupiter-3 (copia del Sonnar 50mm f/1,5), l'Orion-15 (derivato dallo Zeiss Topogon), il grandangolare retrofocus Mir-1 ed il famoso teleobiettivo Tair-3A da 300mm.

La lente di ingrandimento in questione non è mai stata inventariata o descritta fra i variegati prodotti del ZOMZ ed anche le circostanze in cui ne sono venute in possesso sono curiose e meritano una breve narrazione.

 

 

Correva l'anno 1977: io ero un fanciullo e mia madre un'insegnate di lettere alle scuole superiori, perennemente in lotta contro le ingiustizie dei poteri forti che già da diversi anni le impedivano, pur avendone titolo, di ottenere una cattedra in sede, nella città in cui abitava, obbligandola ad una vita da pendolare che mal si conciliava con le esigenze parentali nei miei confronti; in particolare, dopo anni trascorsi "al confino" ad insegnare sulle Alpi Retiche o nella zona del Garda per forti attriti con Provveditore agli Studi provinciale, in quel periodo aveva inviato al Ministero della Pubblica Istruzione un ricorso contro una collega, moglie del locale Pretore, la quale godeva di una comoda cattedra in città, a breve distanza da casa, pur non avendo mai sostenuto l'esame obbligatorio per entrare di ruolo, mentre mia madre disponeva di tutte le credenziali per "spedire" fuori sede la Signora con potenti agganci e subentrare al suo posto. Trascorsero i mesi e l'ipotesi che il ricorso fosse stato "insabbiato" divenne sempre più plausibile sicchè, un bel giorno della primavera 1977, si fece rotta per Roma, al fine di sbloccare l'intoppo burocratico.

Sull'automobile trovavano posto mio padre, mia madre, il sottoscritto ed anche un collega d'insegnamento della genitrice il quale, approfittando della trasferta, avrebbe visitato un famoso rivenditore romano di materiale fotografico sovietico, con l'intenzione di acquistare un teleobiettivo MTO 500mm; erano i tempi in cui nella capitale prosperavano diversi rivenditori specializzati in questi articoli d'oltre Cortina dal prezzo appetibile (chi non ricorda il famoso Vassalli, ad esempio?) e
molti fotoamatori attenti al portafoglio cominciarono ad apprezzare quei prodotti spartani ma dalla buona resa fotografica. Entrammo quindi nell'esercizio, caratterizzato da onnipresenti scaffalature metalliche da ferramenta stipate di ammenicoli strani e curiosi; il collega di mia madre acquistò il potente teleobiettivo catadiottrico e, concluso l'affare, si rimase a fare due chiacchiere di circostanza col venditore; la conversazione cadde su di me, visibilmente annoiato da quel materiale (poi avrei ampiamente cambiato idea...) ed il gentile titolare, apprendendo che ero appassionato di minerali e fossili, allungò una mano verso uno scaffale, in quella stanza poco illuminata, e prelevò un'enorme lente d'ingrandimento della quale mi fece omaggio. Naturalmente non poteva sapere che, in mineralogia, è molto più utile una contafili 10x o anche più, quand'anche di piccole dimensioni, rispetto ad una lente di grande diametro ma limitata ad un ingrandimento 2x come l'esemplare in questione, tuttavia fu un gesto molto carino.

Dopo un passaggio al Ministero feci dunque ritorno a casa con la mia nuova lente; per la cronaca, le incisive manovre messe in atto nei locali ministeriali sbloccarono la situazione, il ricorso andò in porto e mia madre ebbe finalmente la cattedra in città, dopo 8 anni di calvario, mentre la moglie dell'influente funzionario (peraltro deceduta pochi giorni fa) dovette accettare la piega degli eventi e adattarsi ad insegnare fuori sede, non prima però che il già citato Provveditore agli Studi provinciale, dando corso formale al cambio di cattedra, apostrofasse mia madre in tal guisa: "Lei sarebbe una da mettere al muro"... Amaro sfogo di chi vede le proprie trame mafiose andare in malora, le stesse che facevano sparire e poi riapparire magicamente le cattedre ad assegnazioni terminate, per metterle a disposizione di amici e conoscenti, spedendo invece sistematicamente mia madre - sulle quali aveva pieno diritto - ad insegnare in capo al mondo... Attento a te, Dr. Argento, il male fatto prima o poi ritorna con gli interessi, e prega che non mi punga vaghezza di venirti a cercare, se sei ancora vivo!

 

 

Tornando alla lente d'ingrandimento, l'oggetto è costruito con una cura ed una precisione non comuni e la montatura è molto robusta, come sottolineato dal peso di ben 907 grammi; l'elemento ottico è costituito da una lente piano-convessa da 135,2mm di diametro, con fattore di ingrandimento 2x, realizzata con vetro ottico tipo TK23 fornito dallo SLOZ di Lytkarino (Lytkarinskij Zavod Opticheskogo Stelka); questo vetro, analogo al noto SK5, ha un indice di rifrazione nD= 1,58919 ed una dispersione vD= 61,24 (valori comunque poco importanti in un elemento ottico singolo per questa destinazione); la lente è  incastonata in una montatura circolare metallica da 155mm grazie ad un anello di ritenzione, nella parte inferiore, fissato con tre viti. La base di appoggio è costituita da un anello metallico simile nelle dimensioni a quello che sostiene la lente, una scelta che consente di avere un ampio campo visivo quando lo strumento è appoggiato sul piano, come in questa immagine, ma anche di chiudere a libro la struttura, accostando le due prolunghe snodate e mettendo i due anelli metallici a contatto, il che permette di usare le prolunghe come un'impugnatura e di utilizzare la lente in modo convenzionale, a mano.

 

 

I componenti articolati, ottenuti per pressofusione, non hanno un fine-corsa prestabilito e consentono di posizionare la lente nei modi più fantasiosi, avendo come unico limite il contatto dei materiali dopo rotazioni estreme.

 

 

Il dettaglio degli elementi di fissaggio evidenzia una vite che consente di selezionare la frizione desiderata, indurendo o alleggerendo l'articolazione; nessuno dei tre punti di articolazione presenta giochi meccanici, il che trasmette una rassicurante sensazione di qualità.

 

Un particolare della finitura "a diamante" delle superfici da impugnare, ottenuta per pressofusione e predisposta per migliorare la presa.

 

 

Nel punto di articolazione dell'anello che sostiene la lente è inciso il logo ZOMZ ed anche i sintetici dati di targa della lente: 2 ingrandimenti e 140mm (approssimati) di diametro; notate come, nel punto di frizione fra gli elementi snodati, sia presente una rondella in ferro non trattato, come rivelato dalla ruggine superficiale. L'immagine evidenzia anche la piacevole finitura in smalto grigio "hammered".

Si tratta quindi di un prodotto robusto e ben fatto, realizzato per durare con elementi sovradimensionati ed un elemento ottico di diametro davvero insolito, sebbene il fattore di ingrandimento modesto limiti i campi di utilizzo.

Come accennato, nello stesso stabilimento vennero realizzati anche obiettivi fotografici, uno dei quali è l'interessante Orion-15 28mm f/6, un grandangolare ad alta risoluzione sviluppato al GOI di Leningrado in piena guerra, nella primavera 1944, basandosi sui progetti dello Zeiss Topogon di Richter; il fatto che a quel tempo Russia e Germania nazista fossero in conflitto non deve far dimenticare che, almeno fino all'acquisizione dei campi petroliferi della Crimea, le due nazioni condividevano le già citate relazioni economiche e tecniche e che molta tecnologia usata dai Sovietici, anche ottica, era stata condivisa volontariamente dalla controparte tedesca... Lo schema Orion così analogo al Topogon non deve, quindi, sottendere un plagio: il primo modello concepito, l'Orion-2 150mm f/6 per 80° di campo su lastra aero-fotografica da 18x18cm, fu infatti calcolato dal GOI nell'estate del 1937, una cronologia troppo ravvicinata rispetto allo sviluppo del Topogon che si giustifica solo con una condivisione diretta degli schemi.

 

 

In particolare, questo esemplare è uscito dalle stesse officine nelle quali fu prodotta la lente appena descritta ma con una decina di anni di anticipo (1966); fa sorridere che la leggerissima montatura in alluminio, nonostante la presenza della camma rotante di accoppiamento al telemetro (compatibile con Leica), pesi solamente 61 grammi, tutt'altra cosa rispetto alla massiccia struttura della lente d'ingrandimento! Probabilmente è proprio il minuscolo nocciolo ottico dell'Orion-15, con 4 piccole lenti falciformi, a garantire il suo peso-piuma.

 

 

A conferma della paternità, sulla ghiera anteriore è presente il classico logo ZOMZ.

 



 

L'Orion-15 28mm f/6 e la lente d'ingrandimento 2x 140 appaiate: due articoli così differenti per struttura e destinazione d'uso ma accomunati da origini comuni.

Provo sentimenti di commozione pensando all'insediamento di Sergiey Posad: il fatto stesso che fosse stato brutalmente privato della sua identità storica, sedimentata nei secoli, di luogo simbolo di fervore religioso,  poi restituita integralmente ha il sapore della favola a lieto fine, e Dio sa quanto ce ne sia bisogno al giorno d'oggi! La grossa ed insolita lente costruita negli stabilimenti ZOMZ  è sicuramente un bel soprammobile che tuttavia ci ricorda anche come oltre Cortina sapessero far bene le cose, se soltanto ce ne fosse la volontà...

(Marco Cavina)

(testi, foto e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato)

 


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