TEST n° 19  -  OLYMPUS  OM  ZUIKO  55mm f/1,2  TESTATO

SINGOLARMENTE  ED  IN  ABBINAMENTO  A  CELEBRI

OBIETTIVI SUPERLUMINOSI  DELLA  CONCORRENZA:

NIKON  NOCT-NIKKOR  58mm f/1,2  E  CANON  EF  50mm f/1,0 L

 




ABSTRACT

The famous Olympus OM G-Zuiko Auto-S 55mm f/1,2, the light-gathering artillery of the early OM camera system, has celebrated the 40th anniversary since the delivery of his optical computation by Jihei Nakagawa-San (November, 5th 1971 - November, 5th 2011); the first camera really of my own (January 1980, at 15 y.o) was an brand-new Olympus OM-1n, so Olympus remains for me a kind of photographic imprinting... The Zuiko 55mm f/1,2 animated my teenager's dreams and was at the top of every Olympus user's wish list; now, after 40 years, I wondered if the fame of his performaces must only be referred to it's age's standards or, maybe, if this lens can tell something impressive even now; to answer the question I tested my Zuiko 55mm f/1,2 by itself or against two famous light-giants: the Nikon Noct-Nikkor 58mm f/1,2 and the Canon EF 50mm f/1,0 L: more modern computations with bord-line optical glasses, aspherical surfaces and (for Canon) also a floating device: could the old Zuiko, lacking all that, compete with these latter? Let's see...

30/11/2011


5 Novembre 1971 - 5 Novembre 2011: sono appena trascorsi 40 anni da quando Jihei Nakagawa-San, uno dei membri di rilievo nel dipartimento di calcolo ottico alla Olympus Optical Co. Ltd. di Tokyo, consegnò per la registrazione di brevetto lo schema ottico dell'Olympus OM G-Zuiko Auto-S 55mm f/1,2, il superluminoso di prestigio dell'originale sistema reflex Olympus OM che alla sua presentazione, nel 1972, mise in subbuglio il settore proponendo idee e concetti assolutamente freschi e vincenti, come l'estrema compattezza dei componenti e nuovi principi nel calcolo ottico, fondati sull'inveterato know-how che la Olympus poteva attingere dalla sua lunga esperienza come costruttore di microscopi di precisione.

I nuovi obiettivi Zuiko erano incredibilmente compatti e leggeri rispetto agli standard correnti ma nonostante ciò garantivano comunque ottime prestazioni che, nella gamma dai supergrandangolari ai normali, erano al vertice assoluto della categoria ed introducevano il concetto modernissimo di ottiche con zone periferiche e marginali sovracorrette, rinunciando magari a l'inutile picco di risolvenza estrema in una ristretta zona sull'asse per privilegiare l'omogeneità di rendimento su tutto il campo e su un ampio range di diaframmi; così come era stato per la gamma Canon FD, presentata un anno prima, anche la serie di obiettivi Olympus OM Zuiko evidenziava chiaramente una pianificazione progettuale nata anni prima, lontano dalla ribalta, per offrire a sopresa un sistema già efficiente, completo e dalle prestazioni elevate che permettesse alla Olympus di ritagliarsi rapidamente la sua fetta di mercato a scapito delle case storicamente più affermate, Nikon in primis.

In questo contesto, un parco ottiche con dichiarate velleità professionali non poteva prescindere da un obiettivo superluminoso, spesso messo a catalogo solo come trendsetter da vetrina, una ciliegina sulla torta che catalizza le vendite dei modelli più convenzionali; per il parco obiettivi OM la Olympus mise a corredo il celebre Zuiko 55mm f/1,2, un normale che si poneva ai vertici della sua categoria con le consuete caratteristiche di compattezza spinta, al punto che, tenendolo in mano a diaframma spalancato, l'esuberanza dei vetri rispetto alla esigua montatura ha il sapore di una costruzione quasi impossibile; tale obiettivo si guadagnò rapidamente la fama di ottica molto prestazionale e, contrariamente ad alcuni superluminosi concorrenti, in grado di competere a diaframmi centrali con i più validi 50mm meno luminosi, sia per risoluzione assoluta che per risposta ai bordi.

Mi scuso per la digressione personale: dopo le prime esperienze (fine anni '70) con reflex DDR prestate da un amico compiacente, la mia prima reflex "di proprietà" fu una fiammante Olympus OM-1n, acquistata il 15 Gennaio 1980, quando ero un ragazzo quindicenne; è quindi logico che questo imprinting indelebile mi renda particolarmente affezionato al sistema OM ed alle sue ottiche; in particolare, lo Zuiko 55mm f/1,2 ha sempre popolato i miei sogni adolescenziali (almeno fino a quando, 16 mesi dopo, iniziai ad utilizzare anche Nikon) quindi discutere di tale obiettivo ed utilizzarlo, ora che -adulto - ne possiedo un esemplare, rievoca in me lontani e piacevoli ricordi.

 


La copertina della brochure Olympus OM deliberata nel 1977 riporta in copertina l'illustrazione di una OM-2 nera con winder e Zuiko 55mm f/1,2, un kit compatto ed aggressivo che fulminava al cuore gli appassionati del marchio; questa brochure mi venne consegnata con la mia OM-1n, quasi 32 anni fa, e l'aspetto vissuto si spiega col fatto che da allora l'ho maneggiata innumerevoli volte, restando ogni volta in contemplazione del fascinoso "occhio" giallo.

(brochure: Olympus Optical Co. Ltd.)


Nella seconda di copertina compare nuovamente il luminoso obiettivo Zuiko, sempre abbinato ad una OM-2.

(brochure: Olympus Optical Co. Ltd.)

 

 

Nella copertina di questa brochure del 1996, invece, sulla OM-4 Ti è stato montato il successore dello Zuiko 55mm f/1,2, con focale normalizzata a 50mm

(brochure: Olympus Optical Co. Ltd.)


L'Olympus OM G-Zuiko Auto-S 55mm f/1,2 venne introdotto nel sistema intorno al 1974, quando l'unico apparecchio disponibile era la OM-1; l'obiettivo - inspiegabilmente - non era equipaggiato con antiriflessi multiplo MC (come invece avvenne fin dall'esordio del sistema per i grandangolari Zuiko luminosi), forse - in questo modo - estremizzando la sua vocazione di obiettivo per avaliable light (molti, in condizioni di luce molto scarsa, preferiscono lavorare con ottiche non MC perchè il flare di interriflessione alzerebbe la soglia di velo nelle ombre, fornendo una impressione di maggiore lettura nelle aree più scure); altrettanto curiosamente, l'obiettivo visse la sua parabola commerciale ed uscì di scena, a favore dello Zuiko 50mm f/1,2, senza venire mai aggiornato alle specifiche Multi-Coating; l'obiettivo, come tutti gli Zuiko di prima generazione, esordì in montatura con doppio filetto anteriore cromato, mentre gli esemplari più recenti passarono ad un barilotto completamente nero.


Lo Zuiko 55mm f/1,2 montato su Olympus OM-2 Spot-Program con winder; le sue dimensioni, obbligate dal luminoso schema ottico, sono visibilmente più generose rispetto agli Zuiko 50mm f/1,4 ed f/1,8 ma risultano tuttavia compatte se relazionate alla concorrenza; l'obiettivo mette a fuoco fino a 0,45m (quindi senza limitazioni rispetto agli altri normali), l'attacco filtri è da 55mm ed il suo diaframma, ad otto lamelle, chiude da f/1,2 ad f/16; l'obiettivo presenta la montatura più recente (identica alla precedente ma senza filetti cromati anteriori) e va notato che il passo filtri, nonostante la compattezza, è più generoso di quanto non avvenga con analoghi obiettivi luminosi della concorrenza (Nikon Noct-Nikkor 58mm f/1,2 e Canon FD 50mm f/1,2 L, entrambi con attacco da 52mm), forse nel tentativo di limitare la vignettatura meccanica alla massima apertura.

 

Un corredino Olympus essenziale, da trasferta, che talvolta impiego con grande soddisfazione: medio grandangolare luminoso Zuiko 28mm f/2, normale luminoso Zuiko 55mm f/1,2 e medio-tele luminoso Zuiko 100mm f/2 (quest'ultimo, flottante ed equipaggiato con una lente ED, è veramente eccellente); notate come il 28mm, pur appartenendo alla primissima serie con filetti cromati, sia già trattato con antiriflessi multistrato MC, a riprova che l'assenza sul 55mm f/1,2 fu una scelta deliberata.

Dal punto di vista ottico, l'obiettivo fu calcolato da Jihei Nakagawa, un venerabile maestro fra i progettisti Olympus al quale il sistema OM deve molto: infatti, oltre al luminoso 55mm f/1,2, egli calcolò lo Zuiko 18mm f/3,5, il concetto base dello Zuiko 21mm f/2, lo Zuiko 24mm f/2,8, il concetto base dello Zuiko 35mm f/2, lo Zuiko 35mm f/2,8 shift e lo Zuiko 50mm f/1,4: praticamente tutta la base del sistema dai supergrandangolari ai normali!



Per realizzare il 55mm f/1,2 Nakagawa si appoggiò ad uno schema classico e collaudato, il doppio Gauss simmetrico modificato a 7 lenti in 6 gruppi, con doppietto collato dietro al diaframma e doppietto spaziato ad aria sull'altro lato; questo schema funziona perfettamente con luminosità spinte fino ad f/1,4 mentre forzandolo ad f/1,2, in assenza di superfici asferiche, alcune aberrazioni peggiorano rapidamente, specialmente il flare di coma sagittale, che compare alle massime aperture nelle zone periferiche del campo, abbassando il contrasto (l'immagine sembra coperta da un velo nebuloso) e creando i classici artefatti "ad ala di gabbiano" nelle zone luminose puntiformi; peraltro, Nakagawa calcolò un'ulteriore ipotesi di obiettivo 55mm f/1,2 (nel 1975) per ovviare proprio al flare comatico, ma curiosamente questo schema evoluto non venne applicato nè al 55mm f/1,2 nè al successivo 50mm f/1,2.
La differenza più macroscopica consiste nel raggio di curvatura sul punto d'incollaggio del doppietto posto dietro al diaframma, con superficie concava nello Zuiko 55mm f/1,2 di
produzione e convessa nel 55mm f/1,2 ipotizzato nel 1975.

 


Una leggenda metropolitana che accompagna lo Zuiko 55mm f/1,2 riguarda il presunto impiego di vetri obsoleti a base di ossido di Torio e la conseguente radioattività dopo alcuni lustri di decadimento (in pratica, l'abbattimento del Torio darebbe origine al Tallio-208, dal decadimento molto rapido e quindi molto più attivo); secondo le dicerie, questi vetri sarebbero stati presenti nel 55mm f/1,2 primo tipo (con filetti cromati) ed invece assenti nella seconda versione (quella illustrata, con barilotto nero), sostituiti da vetri alternativi privi di sostanze radioattive; alcuni avrebbero anche segnalato in tipico ingiallimento delle lenti, peraltro difficile da valutare a causa dell'antiriflessi dal forte colore giallo-ambrato che disturba la percezione.
Premesso che ho monitorato con un dosimetro il mio esemplare, trovandolo assolutamente inerte, va anche considerato il fatto che, nel progetto originale di Nakagawa del 1971, sono presenti unicamente due lenti in vetro LaSF (Dense Flint all'ossido di Lantanio), due lenti in vetro SF (Dense Flint al Piombo) e tre lenti in vetro LaK (Crown all'ossido di Lantanio): sono quindi esclusi vetri all'ossido di Torio (solitamente succedanei dell'LaK9, come il tipo SSK10, e tipicamente caratterizzati da valori rifrattivi/dispersivi nell'ordine di 1,69 / 54): in assenza di riscontri certi mi pare comunque improbabile che siano stati adottati vetri al Torio (le cui leggere differenze nei parametri di base avrebbero comunque richiesto di ri-calcolare l'obiettivo) quando, fin dall'origine, Nakagawa-San aveva previsto l'impiego di moderni vetri all'ossido di Lantanio, perfettamente sicuri ed inerti; questi vetri venivano forniti dalla vetreria Sumita (solamente il Dense Flint della lente L3, assente nel suo catalogo, era acquistato dalla giapponese Ohara) e l'unica argomentazione residua che potrebbe in ogni caso accordare i vari fattori chiamerebbe in causa una contaminazione da Torio e Cerio (presenti nel fosfato minerale dal quale si estrae il Lantanio) dovuta ad una imperfetta raffinazione di quest'ultimo, anche se ciò poteva valere in tempi pionieristici ma appare poco realistico negli anni '70.

Nonostante l'adozione per tutte le lenti di materiali ad alta rifrazione (e per cinque su sette anche a bassa dispersione, all'ossido di Lantanio), in quest'obiettivo non sono stati impiegati vetri "estremi", come avviene per taluni concorrenti, nè tantomeno schemi complessi, superfici asferiche ed elementi flottanti: le eventuali elevate prestazioni dello Zuiko 55mm f/1,2 non sono dovute ad alchimie evidenti o a colpi di teatro ma ad un anonimo, sottile e poco evidente lavoro di ottimizzazione reciproca di spazi, curvature ed aberrazioni: nulla di spettacolare, dunque, come sovente avviene nel parco obiettivi Olympus OM.

Per completare il quadro storico, pochi sanno che alla Olympus, dopo che quest'obiettivo era stato sostituito dal più moderno Zuiko 50mm f/1,2, ipotizzarono un nornale di luminosità ancora più estrema; infatti, nel 1995, il matematico Takanori Yamanashi-San calcolò una serie di obiettivi da 55mm con apertura spinta: 13 modelli diversi con aperture comprese fra f/1,4 ed un incredibile f/0,982: ecco lo schema ottico e tutti i parametri di progetto di quello che sarebbe potuto essere lo Zuiko 55mm f/0,98 e che invece rimase solamente sulla carta.

 

 

Questo prototipo presenta un modernissimo schema a 9 lenti con 3 superfici asferiche ed un doppio flottaggio asolidale e costituisce, come del resto gli ultimi luminosi Leica-M recentemente presentati, un evidente superamento del classico Gauss; curiosamente, anche questo 55mm f/0,982 rinuncia all'impiego di vetri ottici dalle caratteristiche molto spinte, un elemento di continuità con il corredo Zuiko OM, ed adotta la focale 55m in omaggio al glorioso capostipite.

L'OM Zuiko 55mm rientra nell'alveo di una tradizione, l'ottica normale superluminosa f/1,2, inaugurata da Canon negli anni '50 per ovviare ad un inconveniente dei suoi modelli Pellix a specchio fisso semi-trasparente: dal momento che parte della luce destinata all'esposizione veniva convogliata al mirino, per garantire comunque tempi di posa adeguatamene veloci occorreva compensare, mettendo a disposizione ottiche più luminose; nel tempo altre case hanno aggiunto a catalogo il 50mm di lusso, comprendendo che tale status symbol di strapotere tecnico avrebbe incentivato le vendite del sistema; la stessa Canon ha sempre guidato il gruppo, passando dai Canon FL 58nn f/1,2 ed FL 55mm f/1,2 ai successivi FD 55mm f/1,2, FD 55mm f/1,2 Aspherical, FD 50mm f/1,2 L, EF 50mm f/1.0 L ed EF 50mm f/1,2 L, mentre Minolta si cimentò con i Rokkor MC 58mm f/1,2 ed MD 50mm f/1,2, Nikon con i Nikkor 55mm f/1,2, Nikkor 50mm f/1,2 e Noct-Nikkor 58mm f/1,2, Pentax con l'eccellente SMC 50mm f/1,2, Konica con l'Hexanon 58mm f/1,2, Fuji con il Fujinon 50mm f/1,2, Contax con lo Zeiss Planar 55mm f/1,2 giubileo (1.000 esemplari a partire dalla storica matricola 8.000.000) e Ricoh con il Rikenon 50mm f/1,2, oltre naturalmente ad Olympus con gli Zuiko OM 55mm f/1,2 e 50mm f/1,2, il tutto passando anche per l'universale Porst Color Reflex MC 50mm f/1,2; era mia intenzione effettuare prove di rendimento abbinando allo Zuiko alcuni obiettivi della sua era, come il Noct-Nikkor 58mm f/1,2 o il Canon FD 50mm f/1,2 L ma, putroppo, il modello Canon è incompatibile con il corpo macchina utilizzato, ed ho ripiegato sul molto più recente ma altrettanto famoso Canon EF 50mm f/1,0 L, la cui reale data di progetto (1984-85) non lo avvantaggia così tanto sugli altri contendenti.

 



Due celebri superluminosi nati negli anni '70: lo Zuiko 55mm f/1,2 ed il Noct-Nikkor 58mm f/1,2 (per l'occasione montato su Nikon FE2 con motore MD-12).

 


I due obiettivi in dettaglio; la lunghezza fisica degli esemplari (vincolata alla dimensione del nocciolo ottico) non è molto dissimile ma il confronto evidenzia i miracoli messi in atto dai meccanici Olympus per assottigliare al massimo l'involucro esterno; in ogni caso lo Zuiko 55mm f/1,2 non è mai stato additato a campione di compattezza: addirittura, gli advertising Olympus lo abbinavano al minuscolo Zuiko 100mm f/2,8 per sottolineare la miniaturizzazione di quest'ultimo, evidenziando come avesse praticamente le stesse dimensioni del 55mm.

 

 

I due obiettivi citati assieme ad un altro celebre superluminoso del periodo, il Canon FD 50mm f/1,2 L; rispetto al già descritto schema ottico dello Zuiko (brevettato da Nakagawa nel 1971 e pronto per l'industrializzazione ad inizio 1972), il Noct-Nikkor di Shimizu, presentato nel 1977, utilizza vetri ad altissima rifrazione/bassa dispersione e la superficie anteriore della prima lente è a profilo asferico, proprio per passivare il flare di coma sagittale e ridurre ad f/1,2 gli aloni attorno alle luci puntiformi su fondo nero (come nella foto urbanistica notturna); d'altro canto, il Canon FD 50mm f/1,2 L, derivato dal celebre FD 55mm f/1,2 Aspherical e calcolato da Ikemori nel 1979 (in commercio dal 1980), non solo adotta a sua volta vetri ad altissima rifrazione e bassa dispersione (come l'Ohara S-LAH58, con indice di rifrazione 1,883 e dispersione molto contenuta 40,8) e adotta una superficie asferica (raggio anteriore della seconda lente) ma addirittura utilizza nel Gauss un elemento in più (8 anzichè 7) ed incorpora un sistema flottante per compensare le aberrazioni a distanze medio-brevi (l'ottava lente è passiva mentre il Gauss primario delle lenti 1 - 7 avanza durante la focheggiatura)... A fronte di una tale esibizione muscolare, lo Zuiko rischia la parte di Cenerentola...

 


..una considerazione rafforzata se analizziamo le caratteristiche tecniche del "terzo incomodo" della prova, il Canon EF 50mm f/1,0 L: nonostante la sua progettazione risalga in effetti all'ormai lontano 1984-85, quindi con un vantaggio non abissale rispetto all'anagrafe dello Zuiko e del Noct-Nikkor, la tecnologia profusa nella sua realizzazione è realmente impressionante. L'obiettivo utilizza un complesso Gauss ad 11 lenti in 9 gruppi, con due superfici asferiche (in verde) che nei primi esemplari, come quello illustrato, erano molate di precisione, sul vetro, a controllo numerico, comportando scarti molto elevati e costi di conseguenza proibitivi; anche questo modello, come il predecessore FD-L, dispone di un sistema flottante ed il già citato e costosissimo vetro Ohara S-LAH58, al vertice dei Dense Flint al Lantanio per il rapporto estremo alta rifrazione/bassa dispersione, è stato utilizzato per 4 lenti di grande diametro dello schema; una caratteristica tipica della sua struttura consiste nel fatto che le ultime 3 lenti, progressivamente, concentrano la proiezione posteriore su una coniugata di diametro più ristretto (in pratica è come se le prime 8 lenti fossero un obiettivo che copre un formato superiore al 24x36mm e gli ultimi 3 elementi agissero alla stessa stregua di una lente di ingrandimento che concentra i raggi del Sole in un cerchio più ristretto, molto luminoso): questo garantisce la luminosità f/1,0 (incredibile in un obiettivo retrofocus con tanto spazio retrofocale) ed anche una proiezione molto telecentrica.

 

AREA  TEST


Dopo questa descrizione tecnica preliminare, passiamo alle immagini di prova: in prima battuta ho testato lo Zuiko 55mm f/1,2 individualmente, e siccome lo schema tradizionale senza superfici asferiche chiama teoricamente in causa il flare di coma sagittale, il soggetto scelto presentava alcuni dettagli colpiti direttamente da luce solare radente su sfondo più scuro, utili alla bisogna; tutte le prove seguenti sono state effettuate secondo lo schema consueto: corpo macchina Canon EOS 5D Mark II (file da 5.616 x 3.744 pixel) a 100 ISO in RAW a 14bit, ottiche applicate eventualmente con anelli adattatori privi di giochi meccanici, scatto su cavalletto con sollevamento preventivo dello specchio abbinato ad autoscatto, messa a fuoco di precisione in live-view a 10x anche utilizzando un obiettivo autofocus originale; in caso di prove multiple, per ogni obiettivo, è stata applicata manualmente la stessa serie di coppie tempo/diaframma utilizzata con gli altri (eventuali differenze di densità dipendono quindi dall'accuratezza del diaframma effettivo o dalla costanza dei tempi di posa). I files RAW sono stati aperti in Adobe Camera Raw 6.0 con i parametri di default e lanciati a 16 bit in Adobe Photoshop CS5 per il salvataggio finale senza applicare mai il filtro "chiarezza" o introdurre sharpening in qualsiasi punto della catena. Dal file visto al 100% vengono prelevati dei crops da 500 x 500 pixel o da 330 x 330 pixel per valutare comodamente i risultati.

Ecco le matricole dei tre obiettivi utilizzati complessivamente nella prova; come al solito, prego di considerare le eventuali fluttuazioni di produzione ed anche possibili difetti o decentramenti delle ottiche in mio possesso, cvalutando i risultati come esplicativi della resa di questi specifici obiettivi e non dell'intera produzione complessiva.

Olympus OM G-Zuiko Auto-S 55mm f/1,2  mat. 159430
Nikon Noct-Nikkor AiS 58mm f/1,2            mat: 191145
Canon EF 50mm f/1,0 L                               mat. 10316   

 

 

Per la prima serie di scatti, eseguiti a 2m di distanza con le aperture f/1,2 - 2 - 2,8 - 4 - 5,6 - 8 - 11 - 16, ho utilizzato questo soggetto; il crop da 500 x 500 pixel dell'area 1 (dettaglio colpito da sole laterale e sovraesposto) visualizza il flare di coma sagittale, quello dell'area 2 la risoluzione sul piano di fuoco, il crop 3 la presenza nell'immagine leggermente fuori fuoco ed il n° 4 la riproduzione dello sfuocato; la messa  a fuoco è stata effettuata in live view a 10x sui dettagli presenti nel crop 2.

 

 

Considerando la dimensione del file (ed il conseguente, forte ingrandimento) e la totale assenza di sharpening aggiunto, la prima impressione sulla resa dello Zuiko 55mm f/1,2 è molto positiva; come prevedibile, pur in presenza di un calcolo ottico magistrale e messo bene a punto, la rinuncia all'impiego di superfici asferiche ha obbligato Jihei Nakagawa ad accettare la presenza di flare di coma sagittale, colpevole del velo generalizzato (che abbassa il contrasto) e del tipico effetto sull'area 1 dei crops ottenuti ad f/1,2; in ogni caso si percepisce che la risoluzione dei dettagli, sotto il velo di coma, è comunque elevata per l'apertura ed il secondo piano del crop 3 è inaspettatamente strutturato considerando la ridottissima profondità di campo; gli aloni cromatici nel crop 1 sono parzialmente dovuti anche al blooming sul sensore, abbagliato dall'alta luce sovraesposta unita ad un'apertura così ampia.

La chiusura ad f/2 comporta un immediata riduzione del flare di coma con un vistoso incremento di contrasto e la scomparsa quasi totale delle classiche "ali di gabbiano dal crop 1; ad f/2,8 ogni effetto del coma è praticamente scomparso e l'immagine, ridotta profondità di campo a parte, è già perfettamente sfruttabile; osserviamo proprio la bellezza complessiva dell'immagine già ad f/2,8, osservandola nella sua interezza.

 

 

Ai diaframmi successivi l'obiettivo non sembra risentire dei classici, evidenti focus-shift che caratterizzano altri super-luminosi a queste distanze medio-brevi; il dettaglio aumenta costantemente fino ad arrivare ad una inversione per diffrazione a partire da f/11 (da f/5,6 sull'asse), senza tuttavia che i suoi effetti penalizzino la qualità di riproduzione in modo vistoso: sembra dunque - come di consueto per Olympus - un'ottica dalla resa molto costante, ampiamente sfruttabile; ad f/1,2 il flare di coma abbassa molto il contrasto ma con i moderni sistemi di post-produzione digitale è facile ovviare al problema, semplicemente rimappando l'istogramma dei livelli; tuttavia, considerando che l'immagine morbida e velata di f/1,2 si abbina ad una risolvenza in ogni caso di buon livello, si possono sfruttare le proprietà dell'ottica per ottenere riprese ambientate di figura umana dotate di molto fascino.

 

Una seconda e più eloquente serie di scatti è stata realizzata abbinando allo Zuiko 55mm f/1,2 il Noct-Nikkor 58mm f/1,2 AiS ed il Canon EF 50mm f/1,0 L, tutti montati su Canon EOS 5D Mk II, sia direttamente che con adattatori; la procedura coincide con la precedente, e le aperture prese in considerazione sono f/1,2 - 2 - 2,8 - 4 - 5,6 - 8 - 11; ecco il soggetto scelto per questa prova.

 

Il paese medievale di Brisighella, sulle colline faentine a 12km da casa mia, è dominato dal belvedere della torre dell'orologio e rappresenta un soggetto ideale, ricco di dettagli, per testare criticamente gli obiettivi; in questa immagine possiamo vedere l'area test inquadrata da un obiettivo normale messa in relazione a quella riprodotta (con l'apparecchio nella stessa posizione) da un supergrandangolare da 12mm ortoscopico (non fisheye) con 122° di campo: davvero impressionante...

 


Dal fotogramma ottenuto con ogni ottica alle varie aperture ho prelevato tre crops da 330 x 330 pixel corrispondenti al centro, alle zone mediane ed ai bordi del fotogramma 24x36mm (ricordo che la EOS 5D Mk II ha un sensore da 24,0 x 36,0mm effettivi), poi visualizzati uno accanto all'altro, raggruppati per obiettivo e diaframma in uso; ricordo che la messa a fuoco è stata eseguita in manuale, con live view acceso e dettaglio ingrandito 10x, anche con il Canon EF originale.

 




Ad f/1,2 lo Zuiko, nonostante le ridondanti caratteristiche tecniche dei concorrenti, presenta subito una resa superiore: il contrasto è basso ed il veiling glare dovuto al flare di coma sagittale è visibile, ma la risoluzione dei dettagli è in realtà molto elevata per l'apertura: sull'asse prevale in modo percettibile sul Canon (che ha un'immagine meno vignettata e sgombra da flare grazie al fatto che, essendo f/1,0, è già chiuso di 1/2 stop) e sul Noct-Nikkor (apprezzabilmente più morbido ed inferiore anche al Canon), mentre la forcella aumenta passando alle zone mediane ed ai bordi, dove lo Zuiko mantiene una correzione delle aberrazioni molto buona, mentre sia Canon che - soprattutto - Nikon si impastano vistosamente; per capire le vere potenzialità dello Zuiko ad f/1,2 (oggi pienamente sfruttabili in digitale), ho rimappato il contrasto dei suoi crops ad f/1,2, annullando il velo e la debolezza d'immagine: ecco il risultato.





A parte il rumore nel crop C, dovuto al gain rispetto all'immagine vignettata di partenza (thank you, Canon, e siamo ad appena 100 ISO...), questi ritagli indicano in modo eloquente quale sia il reale potere risolvente e la correzione dello Zuiko ad f/1,2: una prestazione davvero impressionante se consideriamo che l'immagine complessiva dalla quale i crops sono presi verrebbe visualizzata su una schermata monitor da 1,98 x 1,32 METRI... Vale la solita considerazione: col digitale la progettazione ottica impostata negli anni '60 (prevalenza al vigore del contrasto a scapito della risolvenza pura) non è più pagante, molto meglio un'ottica di alta risolvenza e basso contrasto: quest'ultimo può essere portato a livelli ottimali con un click ("contrasto automatico") mentre i dettagli mancanti non si possono inventare ex-novo!

 




Ad f/2 il contrasto migliora drasticamente in ogni obiettivo ed il leggero velo presente ad f/1,2 è scomparso; sull'asse lo Zuiko continua ad essere leggermente più netto e pulito ma è soprattutto nelle zone mediane e ai bordi che la differenza si fa netta: il Canon regge dignitosamente il confronto fino al crop 2 (sempre avvantaggiato dalla maggiore diaframmazione rispetto all'apertura massima), dove comunque l'ottica Olympus presenta una superiore resa del dettaglio (osservate lo spruzzatore bianco abbandonato sul tetto), mentre ai bordi il vantaggio dello Zuiko resta evidente; anche in questo caso il Noct-Nikkor denuncia un vistoso calo di resa allontanandosi dall'asse, più marcato anche rispetto al Canon EF-L

 




Ad f/2,8 lo Zuiko continua nella sua progressione, come uno schiacciasassi, anche se il Canon ed il Nikkor si avvicinano sull'asse e nelle zone intermedie, dove comunque la nettezza, la pulizia dello Zuiko sono superiori; come al solito le differenze maggiori si evidenziano ai bordi, col Nikkor sempre molto indietro, come alle aperture precedenti.






L'apertura f/4, per un superluminoso, costituisce senz'altro un valore ottimale, dove dovrebbe raggiungere l'optimum della resa possibile in ogni zona del campo; effettivamente, nelle zone 1 e 2, le prestazioni dei tre obiettivi si sono quasi uniformate (con Nikon ed Olympus praticamente sullo stesso piano e Canon un filo più indietro), mentre ai bordi lo Zuiko presenta una riproduzione ottima, continuando a prevalere sia sul Canon (buono ma afflitto da una certa aberrazione cromatica laterale, ben visibile nel crop 3 della sua serie) sia soprattutto sul Noct-Nikkor, la cui residua morbidezza ad f/4, con 3,5 stop di chiusura, francamente diventa noiosa.

 



 

Ad f/5,6 sull'asse, lo Zuiko sembra guadagnare ancora qualcosa in termini di potere analitico, ottenendo un piccolissimo margine in risolvenza, praticamente impercettibile, sui rivali (anch'essi eccellenti e contrastati in questa zona e superiori allo Zuiko per saturazione cromatica); anche nella zona 2 il Noct-Nikkor ed il Canon hanno formalmente raggiunto le prestazioni dell'Olympus, mentre ai bordi, pur migliorando (specialmente il Nikon, in modo marcato) non riescono ad avvicinare le eccellenti prestazioni dello Zuiko, che sfodera nel crop 3 risolvenza, contrasto e correzione quasi superiore alle altre zone del campo (un evento tutt'altro che inconsueto, conoscendo la tipica sovracorrezione dei bordi che caratterizzava quasi tutte le ottiche Zuiko OM fra i 18 ed i 50mm di focale).

 




Ad f/8 la diffrazione livella già le prestazioni; nelle zone 1 e 2 tutte le ottiche si comportano molto bene, con differenze al limite del percettibile, considerando gli ingrandimenti in gioco; ai bordi le ottiche Nikon e Canon continuano a migliorare lentamente: fra i due il Canon resta leggermente più nitido ma con fringings, non presenti nel Noct-Nikkor. Come di consueto, lo Zuiko rimane superiore ai bordi, anche se anch'essi stanno plafonando per diffrazione.

 



 

Ad f/11, apertura francamente poco interessante per obiettivi f/1,2, le prestazioni vengono molto livellate; in particolare, il Noct-Nikkor raggiunge ai bordi - finalmente! - una resa soddisfacente ed analoga a quella garantita dal Canon mentre lo Zuiko mantiene la sua classica uniformità sul campo, sebbene la diffrazione garantisca una resa meno smagliante rispetto alle aperture precedenti.

 

SO  WHAT?


Il risultato di questo test è interessante e, per certi versi sconcertante: infatti, lo Zuiko 55mm f/1,2, il più anziano fra gli obiettivi in prova e privo di superfici asferiche o vetri esoterici, sulla carta avrebbe dovuto cedere il passo alle massime aperture rispetto ai concorrenti meno datati e progettati avvalendosi di queste tecnologie; viceversa, il superluminoso Olympus si è rivelato un sound performer, surclassando i concorrenti in modo imbarazzante proprio ai diaframmi più aperti, quelli di impiego più frequente e logico per un obiettivo di questa categoria; il suo contrasto ad f/1,2 ed f/2 non è eccezionale ma, utilizzandolo in digitale, si può senz'altro ovviare all'inconveniente ed ottenere immagini molto gratificanti; soprattutto impressiona la costanza di rendimento del 55mm Olympus in tutte le zone del campo e a tutti i diaframmi, seguendo l'asintoto caro ai tecnici della Casa che favoleggiavano l'obiettivo "perfetto" in quanto insensibile alla diaframmazione o alla zona del campo presa in considerazione, da impiegare senza curarsi di questi limiti mortali. In relazione, i due prestigiosi obiettivi con i quali è stato confrontato vengono in parte ridimensionati: molto buoni su tutto il campo ad f/5,6 - 8 - 11 (aperture alle quali anche un economicissimo 50mm f/2 lavora alla grande), mostrano il fianco ai diaframmi più aperti sui bordi e (limitatamente al Noct-Nikkor) anche nelle zone intermedie.

C'è da dire, però, che il Noct-Nikkor non è stato progettato per essere un ottimo obiettivo generico di  impiego generale bensì unicamente per correggere il flare di coma a piena apertura e garantire una riproduzione netta e senza aloni dei punti luminosi su sfondo nero ad f/1,2, in foto astronomica o riprese urbane notturne: a questa prerogativa è stato subordinata ogni altra considerazione e correzione ulteriore, accettando, fra le altre cose, una vistosa curvatura di campo che potrebbe anche essere la causa della resa ai bordi così insoddisfacente alle massime aperture (la curvatura del piano su cui giace l'immagine, se antagonista, potrebbe aver posto fuori fuoco la porzione di edificio presa in considerazione)... Sono infatti frequenti i report di chi ha trovato globalmente migliore, nell'uso generico, il normalissimo Nikkor AiS 50mm f/1,2 non asferico.

D'altro canto, il Canon EF 50mm f/1,0 L porta nel sistema reflex, con uno spazio retrofocale di circa 45mm, un'apertura mai vista prima nè replicata in seguito, affrontando problemi tecnici sconosciuti ai progettisti dei superluminosi a telemetro, per i quali il vincolo dello spazio utile posteriore non esiste, e probabilmente - nonostante la massiccia applicazione della più avanzata tecnologia compatibile con la produzione di massa - le prestazioni dell'obiettivo sono il massimo possibile con una simile apertura iniziale ed il relativo diametro delle lenti richiesto; peraltro, la ridottissima profondità di campo a piena apertura f/1,0 combinata col veiling glare di sferocromatismo e con il particolarissimo sfuocato dovuto allo schema inusitato, danno vita ad immagini dall'impronta e alla personalità molto accattivanti, un plusvalore importante a prescindere dalla risolvenza pura.

Resta la considerazione che sia il Noct-Nikkor 58mm f/1,2 sia il Canon EF 50mm f/1,0 L erano commercializzati ad un prezzo corrispondente a varie mensilità di un lavoratore medio e, giustamente, l'utente si aspetterebbe prestazioni stratosferiche in ogni condizione, quando invece il vero "miracolo" era già stato rendere disponibili aperture del genere nel sistema reflex, a prescindere dalle prestazioni; nel caso dell'Olympus, troviamo un felice connubio fra dimensioni ridotte, ampia apertura relativa e resa elevata e sfruttabile in quasi tutte le condizioni di esercizio che lo colloca, assieme all'SMC Pentax 50mm f/1,2,  nel ristretto gotha dei luminosi costruiti senza scendere a compromessi sulle varie caratteristiche dell'immagine, impiegabili con profitto anche in contesti convenzionali alla stessa stregua, e con le stesse prestazioni, anche ai bordi, di un normale non luminoso; il fatto che lo Zuiko 55mm f/1,2 appartenga al primo sistema fotografico del quale entrai in possesso effettivo, da adolescente, e che dopo oltre trent'anni da quando lo sognavo ad occhi aperti si riveli ancora un grande obiettivo dalle prestazioni impressionanti aggiunge anche una lacrimuccia malandrina che suggella la storia nel migliore dei modi.

(Marco Cavina)

(Testi, foto e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato)

 

 

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