OLYMPUS  OM  ZUIKO  200mm f/5:

TELEOBIETTIVO  COMPATTO  E

MANEGGEVOLE  PER  IL

SISTEMA  OLYMPUS  OM



(16/08/2016)

Un Olympus OM Zuiko 200mm f/5 appartenente alla seconda generazione, priva di anello cromato anteriore.

Il sistema Olympus OM, presentato nel 1972, si è sempre distinto per una forte vocazione alla compattezza e alla leggerezza, davvero inconsuete per quei tempi; naturalmente anche il corredo di obiettivi Olympus OM Zuiko venne progettato per armonizzarsi con le ridottissime dimensioni della capostipite OM-1 ed è facile intuire come il maggior lavoro di miniaturizzazione sia stato richiesto dai teleobiettivi, il cui ingombro longitudinale, a prescindere dalla bravura dei progettisti e degli ingegneri meccanici, è comunque vincolato alla lunghezza focale e al relativo telephoto ratio del suo schema ottico.

Fin dagli esordi, nel settore dei teleobiettivi di uso più comune, con focale da 200mm, venne predisposto un classico obiettivo di apertura f/4 che tuttavia, nonostante le cure in sede di progettazione per contenerne le dimensioni, non risultava così compatto rispetto alla sagoma del corpo macchina; il suo schema era derivato da quello degli Zuiko 100mm f/3,5 e 150mm f/4 per Olympus Pen e del 135mm f/3,5 FTL, quindi i tecnici approssimarono con largo anticipo le dimensioni finali dello Zuiko 200mm f/4 e, forse non soddisfatti del risultato, nel corso del 1971 concepirono un nuovo schema ottico che riducesse ulteriormente il telephoto ratio e posizionasse le lenti posteriori il più vicine possibile al piano focale della fotocamera, ottenendo così un modulo più compatto e con minore sbalzo longitudinale; la scelta di limitare la luminosità massima ad f/5 consentì di contenere anche il diametro delle lenti, permettendo così di affiancare al 200mm f/4 uno Zuiko 200mm f/5 decisamente più compatto ed in sintonia con l'eccezionale miniaturizzazione della OM-1.

 

Queste pagine di una brochure anni '70 descrivono i due teleobiettivi Olympus OM Zuiko 200mm f/4 e Zuiko 200mm f/5; il testo sottolinea l'eccezionale compattezza del modello meno luminoso, appena 105mm di lunghezza, e il fatto che utilizzi filtri standard da 49mm in comune con l'obiettivo normale da 50mm.
Viene anche giustamente sottolineato che l'adozione di un'apertura più ridotta non rappresentava una scelta votata al risparmio, dal momento che lo Zuiko 200mm f/5 utilizza un più complesso schema a 6 lenti mentre il modello luminoso ne utilizza solo 5. (brochure: Olympus Corporation)

L'OM Zuiko 200mm f/5 è un obiettivo molto interessante nel panorama delle ottiche Olympus, nonostante i dati di targa apparentemente modesti, perchè non solo incarnò alla perfezione l'ideale di obiettivo piccolo e leggero che era la mission di chi concepì tale sistema ma fu anche l'unico obiettivo OM di serie ad impiegare quel particolare e sofisticato schema ottico che, nel corredo di ottiche per la Olympus M-1 presentato nel 1972 in Giappone, veniva condiviso anche da un altrettanto compatto OM Zuiko 300mm f/6,3 che fa bella mostra di sè nelle foto d'insieme delle brochures M-1 ma che poi scomparve nel sistema definitivo presentato alla Photokina 1972 e poi ribattezzato OM; lo Zuiko 200mm f/5 è quindi l'unico obiettivo che, nell'uso pratico, consente di intuire ed immaginare quale sarebbe stato il tipo di resa ottica dello Zuiko 300mm f/6,3 che non arrivò mai sui banchi di vendita.

 

Ho disegnato queste sezioni in esatta scala reciproca, per valutare le dimensioni; procedendo da sinistra possiamo osservare la sagoma e lo schema ottico degli Olympus OM Zuiko 200mm f/4, 200mm f/5 e 300mm f/6,3 prototipo; come si può notare lo schema del 300mm f/6,3 è praticamente identico a quello del 200mm f/5, del quale può essere considerato un "upscaling".

 

Il prototipo Olympus OM Zuiko 300mm f/6,3, riconoscibile nelle foto di gruppo sulle prime brochures del 1972, adotta lo stesso schema dello Zuiko 200mm f/5 rapportato alla focale 300mm, quindi, nonostante il barilotto sia così snello da consentire l'adozione di filtri da 55mm, la lunghezza aumentava comunque da 105 a 171mm, rendendolo in ogni caso meno attraente per chi volesse un corredo dalle dimensioni minimali; inoltre la massima apertura f/6,3 avrebbe imposto spesso tempi di otturazione troppo lenti per consentire riprese ferme a mano libera, logica destinazione d'uso per un obiettivo piccolo e leggero... Probabilmente furono questi argomenti a indurre il management a cancellare quest'obiettivo dalla gamma dei prodotti di serie. (picture and section: Olympus Corporation, remastered)

 

Viceversa, lo Zuiko 200mm f/5, grazie alla focale più corta e al guadagno di quasi 1 f/stop nell'apertura massima, rientrava ancora in parametri di ragionevole fruibilità e si armonizzava perfettamente con le proporzioni dei corpi OM, creando un'accoppiata formidabile per foto di paesaggio e montagna, durante lunge escursioni, oppure per foto di dettagli architettonici in faticose trasferte per città d'arte o in viaggio; naturalmente non sarebbe mai stato un obiettivo da available light, da foto rubata in condizioni d'illuminazione sfavorevole ma per paesaggi e architettura con buona luce era perfetto.

Questo concetto, il teleobiettivo che sacrifica la luminosità massima a favore di pesi e ingombri molto ridotti, destinato a riprese di montagna o in condizioni disagevoli ma con illuminazione ottimale, non è certo una novità: già nel lontano 1932 la Leitz di Wetzlar aveva lanciato sul mercato il teleobiettivo Elmar 105mm f/6,3, piccolissimo e leggero, specificamente destinato agli appassionati leica che intendevano fotografare in montagna, magari nel corso di escursioni o arrampicate lunghe e faticose dove ogni grammo risparmiato era prezioso: infatti questo insolito obiettivo è passato alla storia come "Berg-Elmar", cioè Alpino, e la stessa documentazione ufficiale Leitz rassicurava sul fatto che la ridotta apertura massima non costituiva un problema nelle riprese di alta montagna, grazie alla forte illuminazione disponibile...

 

Un esemplare di Leitz Elmar 105mm f/6,3 "Alpino", il primo obiettivo ad incarnare lo stereotipo del tele poco luminoso ma di piccole dimensioni che, 40 anni dopo, sarebbe stato condiviso anche da Olympus col suo Zuiko 200mm f/5.

Il fatto che lo Zuiko 300mm f/6,3 sia rimasto allo stadio di preserie mentre il 200mm f/5 è stato regolarmente prodotto potrebbe far supporre che lo schema ottico sia nato come 300mm e che in seguito sia stato adattato per confezionare il tele più corto, tuttavia è vero il contrario: brevetti alla mano, questo schema ottico è nato come 200mm f/5 e solo dopo è stato scalato per ottenere anche un 300mm f/6,3; ecco il brevetto originale dello Zuiko 200mm f/5, presentato alla registrazione per la prima volta in Giappone il primo Ottobre 1971.

 

L'obiettivo è stato progettato da Keiichi Ito, utilizza uno schema a 6 lenti in 5 gruppi ed il principio informatore di tutto il progetto, come descritto nei claims del brevetto che qui sono omessi, verteva proprio sulla possibilità di ridurre il telephoto ratio, cioè l'ingombro longitudinale dell'obiettivo, mantenendo comunque un'elevata correzione di tutte le aberrazioni; si tratta di uno dei primi brevetti presentati per obiettivi destinati al futuro sistema OM, a riprova della grande attenzione prestata da Olympus per equipaggiare la rivoluzionaria fotocamera compatta con teleobiettivi altrettanto miniaturizzati.

 

In dettaglio, lo Zuiko 200mm f/5 utilizza 6 lenti realizzate con 6 differenti tipi di vetro: un Crown ai fluoruri tipo FK5 a bassa dispersione (v= 70,2), un Dense Flint tipo SF10 ad alta rifrazione ed alta dispersione, un Crown tipo K10, un flint al lantanio tipo LaF2 ad alta rifrazione e bassa dispersione, un Crown al lantanio tipo LaK8 ad alta rifrazione e bassa dispersione ed un Flint del tipo TiFN5.

Come si può intuire, questo schema è meno luminoso di quello dello Zuiko 200mm f/4 ma non è stato assolutamente realizzato al risparmio, anzi: la superiore complessità con due vetri agli ossidi delle Terre Rare comportava costi di produzione finali più onerosi, e infatti negli U.S.A. lo Zuiko 200mm f/5 veniva venduto ad un prezzo di listino superiore a quello del più luminoso Zuiko 200mm f/4, mentre sui nostri mercati vigeva la norma consueta ed il più luminoso costava di più ma in questo caso il listino non rispecchiava i reali valori.

Lo Zuiko 200mm f/5 è stato prodotto dal 1972 fino a circa metà degli anni '80, per poi sparire dai listini senza clamori; probabilmente al simultanea compresenza di una pletora di ottiche come gli Zuiko 180mm f/2, 180mm f/2,8, 200mm f/4 e 250mm f/2,8 hanno relegato il piccolo e poco luminoso Zuiko 200mm f/5 ad un ruolo marginale nell'immaginario di utenti sempre più esaltati dalle nuove conquiste operative dei superluminosi che però, di fatto, rinnegavano in blocco l'originale filosofia Olympus OM che voleva leggerezza e compattezza ad ogni costo!

Lo Zuiko 200mm f/5 è stato infatti prodotto in poco più di 20.000 esemplari, a fronte dei quasi 180.000 del fratello 200mm f/4, e oggi non è un obiettivo così facile da trovare; di quest'ottica sono note solamente due varianti di base, la versione "chrome nose" con ghiera anteriore cromata e quella "all black" priva del filetto argentato; in entrambi i casi il trattamento antiriflessi è SC e la denominazione riportata sulla ghiera anteriore è sempre rimasta Olympus OM System F.Zuiko Auto-T  1:5  f = 200mm; esiste però un lotto, sembra di circa 2.000 esemplari confezionati esclusivamente per il mercato interno giapponese poco prima di interrompere la produzione, equipaggiato con antiriflessi multipli MC e riconoscibile per la scritta semplice "Zuiko"; di recente ho reperito un brevetto giapponese presentato da Noboru Yamada il 24 Giugno 1980 che costituisce una leggera evoluzione del progetto originale del 1971 di Keiichi Ito e descrive un obiettivo da 200mm f/5 con uno schema molto simile a quello originale; non ci sono evidenze di questa affermazione, che resta una mia congettura, ma è possibile che la serie speciale realizzata per il mercato giapponese con antiriflessi multiplo adotti proprio questo schema leggermente evoluto di Noboru Yamada; ecco l'estratto del relativo brevetto con gli elementi più significativi.

 

Questa rivisitazione tardiva del 1980, peraltro con correzione delle aberrazioni non visibilmente superiore al modello originale, sottolinea in ogni caso come in casa Olympus questo schema tele molto compatto nato agli esordi del sistema sia sempre stato considerato con particolare attenzione.

 

Effettivamente, in quel 1972, lo Zuiko 200mm f/5 stabiliva nuovi standard di compattezza e leggerezza, considerando che si trattava di un obiettivo destinato ad una reflex e quindi meccanicamente più complesso, con diaframma automatico, messa a fuoco rettilinea, montatura anteriore non rotante e paraluce telescopico incorporato: infatti sporge appena 105mm dalla flangia della macchina, con 62mm di diametro massimo, passo filtri da  49mm ed un peso dichiarato di appena 380g (390g effettivi, senza tappi); naturalmente la livrea è quella solita, conosciuta ed apprezzata, in comune con tutti gli OM Zuiko. La messa a fuoco scende fino a 2,5m, valore non eccezionale ma in linea con quello del modello 200mm f/4, il diaframma chiude fino ad f/32 ed è presente il riferimento per la correzione di fuoco all'infrarosso; la complessione meccanica è buona, in linea con gli elevati standard OM e, in particolare, l'interno del barilotto prevede ben 5 light baffles, l'ultimo dei quali all'altezza della baionetta posteriore, per contenere al massimo le perdite di contrasto per interriflessioni del barilotto, una scelta sicuramente saggia visto che un obiettivo f/5 si utilizza molto spesso a tutta apertura, quindi senza alcun aiuto in tal senso dalla chiusura del diaframma che solitamente mette in ombra porzioni della meccanica interna.

 

Nonostante quest'esemplare (matricola 118.630) appartenga già ad una fase avanzata della produzione il suo trattamento antiriflessi è inequivocabilmente SC; tuttavia, come andremo poi a vedere, in realtà quest'obiettivo, concepito soprattutto per riprese di paesaggio a grande distanza (con foschia atmosferica) e di architettura, è stato progettato con la massima priorità all'elevato contrasto, molto utile in queste applicazioni, ed è incredibile la brillantezza che è in grado di esibire nonostante il trattamento delle lenti non sia un MC di ultima generazione: tutto questo dimostra come un'attenta progettazione dello schema ottico e della meccanica, con grande attenzione alla soppressione del flare interno, siano in grado di garantire elevato contrasto anche senza antiriflessi da fantascienza.

Buttando un'occhiata al mio corredo personale ho notato un paio di teleobiettivi della stessa categoria e più datati che condividono col nostro Zuiko le ridotte dimensioni e un peso contenuto; ho quindi pensato di analizzarli fianco a fianco.

 

Ecco dunque il trio di teleobiettivi compatti: lo Schneider Kreuznach Tele-Xenar 200mm f/5,5 (in attacco 42x1 per Edixa reflex, montato su Zeiss Ikon Icarex S35TM), l'Olympus OM Zuiko 200mm f/5, per l'occasione su OM-2n, e l'Enna Muenchen Ennalyt 240mm f/4,5 (in montatura Exakta, montato su una Exakta Varex IIa)

 

Naturalmente tutti gli obiettivi presentano un antiriflessi di vecchia generazione (comunque schemi e angoli di campo mantengono il contrasto elevato, soprattutto nello Schneider e nello Zuiko); il tele-Xenar è molto ben fatto, robusto e preciso, con un sistema a preselezione esteticamente accattivante, montatura di fuoco rettilinea e messa a fuoco finemente graduata fino a 2m; il tele della Enna di Monaco, invece, ha una montatura molto semplice, con messa a fuoco tramite rotazione del barilotto, diaframma diretto senza preselezione e fuoco solo fino a 3 metri; per conto è estremamente compatto e leggero con focale e luminosità superiori (240mm f/4,5).

 

Analizzando le dimensioni assolute, bisogna sempre considerare quanto detto prima: lo Zuiko è destinato ad una reflex con baionetta di grande diametro e presenta "comodità" assenti negli altri modelli più vetusti e spartani; in ogni caso lo Zuiko resta il più corto dei tre (105mm contro 131mm e 129mm), ovviamente paga qualcosa nel diametro, imposto dalla baionetta, perdendo comunque poco nei confronto dei "rivali": 62mm contro 54mm; infine, il peso: lo Schneider Tele-Xenar paga dazio per la sua costruzione meccanica sopraffina e infatti arriva a ben 544g contro i 390g dello Zuiko; il peso piuma della compagnia è il 240mm Ennalyt che, grazie alla meccanica molto semplice e tutta in alluminio, pesa appena 313g ma richiede filtri da 52mm contro i 49mm previsti da Schneider e Zuiko. In ogni caso, considerando il diaframma automatico, la messa a fuoco rettilinea con ghiera frontale non rotante, l'interfaccia esposimetrica e il paraluce telescopico, lo Zuiko continua a brillare, confermando il grande lavoro messo in atto dai suoi progettisti.

L'unico sistema reflex che sia stato concepito come copia conforme di quello Olympus OM è il Pentax M, i cui corpi macchina (MX, ME, ME Super, etc.) e le relative ottiche SMC Pentax-M rivaleggiano in dimensioni e pesi, con qualche asso nella manica da sfoggiare come l'efficace antiriflessi SMC su tutta la gamma e le fotocellule al GaAsP (fosfoarseniuro di gallio) utilizzate sui corpi macchina e molto efficaci, dal momento che hanno la risposta immediata senza abbagliamenti e memoria di quelle al silicio ma con una risposta sensitometrica spettrale più omogenea, senza picchi nel giallo; l'immagine che segue mette a confronto l'Olympus OM Zuiko 200mm f/5 con l'SMC-Pentax-M 200mm f/4 progettato da Yasuo Takahashi e, in effetti, le sue dimensioni quasi pareggiano quelle del rivale ma occorre considerare un importante fattore: l'obiettivo Asahi arrivò sul mercato nel 1977, con ben 5 anni di ritardo rispetto allo Zuiko.

 

In ogni caso il teleobiettivo Olympus riesce ad essere più piccolo e leggero della controparte Pentax, sia pure più luminosa.

 

Naturalmente entrambi gli schemi ottici sono stati concepiti per contenere al massimo l'ingombro longitudinale e posizionare l'ultima lente il più vicino possibile al piano focale; va comunque detto che il modello Asahi utilizza vetri più convenzionali ed economici rispetto allo Zuiko.

Per capire fino in fondo a che livelli di miniaturizzazione Olympus fosse arrivata nel 1972 è sufficiente confrontare lo Zuiko 200mm f/5 su un corpo OM con un corpo macchina e obiettivo da 200mm di un altro costruttore, in questo caso progettati senza particolare attenzione a dimensioni e pesi...

 

Ecco come appaiono, fotografate uno accanto all'altra, una Nikon F4S con AF-Micro-Nikkor 200mm f/4 ED D ed una Olympus OM-2n con OM Zuiko 200mm f/5... Naturalmente il Micro-Nikkor è più luminoso, è autofocus e scende fino ad 1:1 ma qualcuno potrebbe argomentare che comunque si tratta di due obiettivi da 200mm che, in condizioni normali compongono la stessa inquadratura e fanno la stessa foto...

Per quanto riguarda le prestazioni ottiche dello Zuiko 200mm f/5, come anticipato ho notato una ottimizzazione per un elevato contrasto a scapito della risoluzione, comportamento leggermente differente da quello dello Zuiko 200mm f/4 il cui contrasto, effettivamente, non è eccezionale; trattandosi di un obiettivo concepito principalmente per foto di paesaggio e montagna, con un grande volume d'aria e relativa foschia da comprimere, ritengo sia una scelta corretta che, in ogni caso, paga con qualsiasi soggetto, fornendo immagini brillanti ed appaganti; ecco alcuni esempi che ho realizzato passeggiando in città e scattando a mano libera con l'obiettivo montato su una reflex Canon EOS 5D, eventualmente forzando un po' gli ISO alla bisogna (come in certi scatti ad f/11 col polarizzatore); analizzando alcuni fotogrammi realizzati a parte con identico soggetto e varie aperture ho notato che, quantomeno in digitale, l'obiettivo lavora già bene ad f/5, con una vignettatura accettabile, migliora ad f/8 (specialmente in asse) dove presenta anche un'illuminazione più omogenea e poi decresce ad f/11 ed f/16 per diffrazione, più al centro che ai bordi (che, ad f/8 - 11 - 16 presentano minori fluttuazioni); in ogni caso f/8 sembra essere il valore ottimale.

 

Zuiko 200mm f/5 @ f/8-11

 

OM Zuiko 200mm f/5 @ f/8-11

 

OM Zuiko 200mm f/5 @ f/8-11

 

OM Zuiko 200mm f/5 @ f/11 + pola

 

OM Zuiko 200mm f/5 @ f/8-11

 

OM Zuiko 200mm f/5 @ f/11 + pola

 

OM Zuiko 200mm f/5 @ f/11 + pola

 

OM Zuiko 200mm f/5 @ f/8-11 + pola

Le immagini confermano che questo piccolo gioiellino, nonostante l'aspetto dimesso, l'apertura massima modesta ed i 45 anni passati dalla progettazione, può ancora fornire immagini sapide e contrastate; naturalmente non è un obiettivo "da bokeh" ma si trova perfettamente a suo agio nelle ripresa di superfici piane, anche dettagliate, e di scene a grande distanza, ed è storicamente significativo in quanto mantiene vivo il particolare schema ottico che non condivide con nessuno salvo il prototipo da 300mm f/6,3 dall'effimera vita e anche perchè agli albori del sistema consentì di estendere fino al tele da 200mm la gamma di obiettivi Zuiko veramente supercompatti.

Lo Zuiko 200mm f/5 è sempre stato sottovalutato da chi si ferma alle apparenze, e la cosa mi lusinga perchè, invece, personalmente ne sono sempre stato attratto, fin da quando cominciai a prendere le misure alla fotografia a 15 anni di età con una Olympus in mano, esperienza che poi avrebbe segnato e indirizzato tutta la mia vita.

(Marco Cavina)

(testi, attrezzature, foto e grafiche di Marco Cavina, dove non altrimenti indicato; ringrazio il caro amico Prof. Vicent Cabo per alcuni schemi ottici, splendidi come sempre, e il fraterno amico Pierpaolo Ghisetti per il bellissimo Leitz Elmar 105mm f/6,3 della sua collezione).

 


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