I  FIGLI  PERDUTI  DI  OLYMPUS - PARTE I:


OLYMPUS  OM  ZUIKO  85mm f/1,4  DEL  1989:

STRAORDINARIO  MEDIO-TELE  SUPERLUMINOSO

CON  UN  ELEMENTO IN  FLUORITE,  UN' ESCLUSIVA

LENTE  A  RIFRAZIONE  VARIABILE  (GRIN  LENS)

ED  UN  SOFISTICATO  SISTEMA  A DOPPIO FLOTTAGGIO

 


ABSTRACT

The Olympus OM Zuiko 85mm f/1,4 was presented at the 1989 Olympus Technology Fair,
and summarizes the state-of-the art in lens making, showing a wide diameter calcium fluoride
lens, a special graded refractive index lens (nickmaned GRIN) and a gourgeous twin floating
system for inner focusing: a tour de force never seen before in the commercial medium-telephoto
range! Rumors whisper about a small run of 50 pieces, enough to declare this lens a real world
item and not only a chimaera fluttering in someone's dreams.... Just right here, for the very first time,
you'll find the section drawings, the optical and glass specs and the aberrations diagrams at various
focus points of the 13 (SIC) prototype options of this mervellous lens, an huge contribution founded
on the careful parsing of the very complex original project by Aoki-San.



12/09/2007

 

Il sistema Olympus OM è nato adulto sulla base di un consistente know-how, e gli obiettivi OM Zuiko si sono
ben presto guadagnati una meritata fama per la loro notevole resa ottica e per l'insolita uniformità di resa ai vari
diaframmi e nelle varie zone del campo, con particolare riferimento alle focali grandangolari e normali; il sistema
crebbe rapidamente e si assestò a fine anni '70 su un parco ottiche di ragguardevole ampiezza, che tuttavia rivelava
uno sbilanciamento ed una idiosincrasia nel campo dei teleobiettivi, non all'altezza per prestazioni e caratteristiche
ai fratellini di focale corta; l'avvento dell'autofocus e la sua immediata, devastante diffusione colsero la Olympus
un po' in contropiede, e tanto bastò per alienarle abbastanza in fretta le sue consistenti quote sul mercato europeo,
al punto che gli stessi importatori si disinteressarono del sistema OM puntando più sulle compatte o addirittura su
produzioni di contorno come i celebri registratori vocali miniaturizzati....

Si creò così una situazione paradossale: sul mercato americano il sistema Olympus OM continuò a godere di un
certo favore e ad essere regolarmente disponibile sugli scaffali fino ai giorni nostri (la produzione effettiva delle
ottiche OM Zuiko manual focus è ufficialmente terminata nel 2003!), mentre a causa dell'assenza di distribuzione e
di ogni forma di advertising gli appassionati del nostro paese hanno iniziato a considerarlo morto e sepolto già a fine
anni '80 - inizio anni '90; questo è un vero peccato, perchè se da un lato è comprensibile la preferenza per i
rutilanti sistemi autofocus, dall'altra fu proprio in quegli anni che videro la luce i veri figli tardivi del genio ottico
Olympus, che seppe rimpolpare alla grande la gamma dei teleobiettivi professionali con pezzi come gli Zuiko
180mm f/2, 250mm f/2 e 350mm f/2,8 ED, obiettivi che non richiedono commento; per buona misura entrarono
a catalogo anche pezzi come il 24mm f/3,5 shift ED, i macro 50mm f/2 e 90mm f/2 flottanti e l'eccellente 100mm
f/2 ED da ritratti, configurando un parco ottiche invidiabile e di prima qualità.

Gli appassionati conoscono bene questi ultimi gioellini del sistema OM, tuttavia l'ottica che incarna l'autentico
canto del cigno di una grandissima tecnologia piegata solo dalle ragioni di mercato è un modello presentato
alla Olympus Technology Fair del 1989 e successivamente (si dice), prodotto in un'unica serie di appena 50
esemplari, un obiettivo che incorpora tecnologie avveniristiche e che ai test preliminari fornì prestazioni esaltanti;
l'obiettivo in questione, nonchè l'oggetto di questa discussione, è l'OM Zuiko 85mm f/1,4.


L'unica immagine disponibile, rimpallata fra chissà quante fonti, dell'OM Zuiko 85mm f/1,4,
il medio-tele più avanzato e tecnologico che sia mai arrivato alla soglia della produzione;
il profilo del barilotto (per quel poco che si può intuire) è una citazione-omaggio all'archetipo
della serie, lo Zeiss Planar 85/1,4 in montatura Contarex

 


Già tutti "fidanzati" da tempo con il bellissimo Planar 85/1,4 ed ebbri del delirio di onnipotenza
concesso dai già noti Canon FD-L e Planar 85/1,2, gli appassionati dell'epoca annotarono il
lancio di questo Zuiko come un puro evento statistico, forse anche a causa del tipico understatement
che ha sempre caratterizzato l'estetica e l'advertising di Olympus; viceversa, per quest'obiettivo
era stata schierata la più avanzata tecnologia ottica disponibile non solo nel settore fotografico,
ma anche in quello ancor più tecnico degli obiettivi TV ad alta definizione, con l'intento di realizzare
il medio tele da ritratto "assoluto", con nitidezza, sfuocato, piacevolezza dell'immagine e resa a
distanze ravvicinate ai massimi livelli possibili...

Il padre dello Zuiko 85mm f/1,4 è il Dr. Norihiko Aoki-San, che a fine anni '80 interpretò alla sua
maniera il classico doppio Gauss dei medio-tele superluminosi, affrontando l'arduo compito di
sopprimere ogni aberrazione senza seguire trafile convenzionali, ma attingendo a piene mani dal
know-how derivato sia dagli obiettivi TV sia da speciali obiettivi per riprese multispettrali nelle
frequenze non visibili dello spettro; come andremo a vedere, l'imprinting delle chiavi di volta
Zeiss e Canon 85/1,2 è servito come palinsesto di partenza, ma il Dr. Aoki si spinse molto oltre
ai limiti tracciati dai due illustri precursori, e soppresse brutalmente l'aberrazione cromatica
laterale sia ricorrendo ad una lente a bassa dispersione (vetro ED Schott FK-52A nei prototipi e
addirittura Fluorite di calcio nell'esemplare definitivo), sia adottando una lente realizzata con una
tecnologia di fusione avanzatissima (definita Sol Gel fusion) ed una distribuzione disomogenea
degli ossidi all'interno della mescola per ottenere un indice di rifrazione variabile nei vari punti
della lente stessa, al punto che sia le su superfici diottriche esterne sia il corpo vetroso stesso
svolgevano tutti una funzione rifrattiva!

Queste lenti, sviluppate per le riprese multispettrali nello spettro non visibile, vengono definite
"Graded refractive lenses", solitamente abbreviato nell'acronimo GRIN, e possono essere suddivise
in due categorie: lenti GRIN con variazione dell'indice di rifrazione ad andamento radiale e ad
andamento assiale: in parole povere, nelle prime l'indice di rifrazione cambia leggermente passando
dal centro (asse) della lente verso i bordi, con distribuzione radiale ed equidistante dall'asse, mentre
nelle seconde la variazione dell'indice di rifrazione si verifica nel senso dello spessore, passando
dalla faccia anteriore a quella posteriore; per specifiche necessità ottiche il Dr. Aoki adottò una
lente GRIN di tipo assiale, anche se dal punto di vista realizzativo è la più complessa (si tratta di
modificare la densità di certi ossidi - responsabili dell'aumento dell'indice di rifrazione - in modo
che siano uniformemente distribuiti nel senso della superficie della lente, aumentando però passo
passo nello spessore, come infiniti strati di una cipolla omogenei in se ma diversificati l'uno sull'altro).

Le caratteristiche di correzione differenziale della lente GRIN (che avendo curvature differenziate
dal centro ai bordi interagisce in modo diverso alle varie altezze misurate dall'asse) sortiscono effetti
analoghi a quelli di una lente asferica (già adottata, in posizione anteriore, sul precedente Canon FD-L
f/1,2), ma il vero atout di questo elemento consiste nel fatto che la variazione dell'indice di rifrazione
non è costante ma cambia leggermente al variare dello spettro, fornendo un differenziale fra n0 ed n1
(i valori misurati alle due estremità) diverso e "personalizzato" per ogni frequenza (colore) dello spettro,
permettendo un controllo dell'aberrazione cromatica laterale prima di allora impossibile.

Il Dr. Aoki lavorò molto su questo concetto, realizzando la bellezza di TREDICI prototipi successivi,
partendo da un "tipo Planar" a 6 lenti a struttura rigida con un vetro ED di classe Schott FK-52A e
rifinendo via via l'idea fino all'ultima versione - scelta per la produzione - caratterizzata da 8 lenti,
la sostituzione del vetro ED di ampio diametro con una ben più pregiata lente in Fluorite e l'adozione
di un sofisticato sistema a doppio flottaggio indipendente per migliorare la resa a distanza ravvicinata,
fermo restando l'impiego della lente GRIN come elemento qualificante alla fase del sistema: aveva
preso vita il medio tele perfetto? Dai rumors sulla sua resa pare proprio che l'assoluto fosse in zona...

Finora si conosceva a stento l'esistenza di quest'obiettivo e certamente si ignorava quanto labor limae
e tecnologie si celassero dietro alle sue caratteristiche di targa; visti gli intriganti presupposti, voglio
colmare la lacuna rivelando in anteprima le caratteristiche tecniche dei 13 prototipi, con particolare
attenzione a quello di partenza e al modello destinato alla produzione, fornendo adeguata dovizia di
particolari grazie all'attenta analisi del progetto originale, che fortunatamente è nel mio database.

Come accennato, Aoki-San partì da un doppio-Gauss di ispirazione Planar che riecheggia il famoso
progetto Zeiss di Basista che sta alla base dei Planar 85/1,4 e 135/2, utilizzando sia una lente in vetro
ED sia la famosa lente GRIN per contrastare efficacemente l'aberrazione cromatica, sempre presente
nei medio-tele luminosi; questa caratteristica non è dovuta alla focale, di per se ancora corta, ma alle
prerogative dei vetri ad alta rifrazione solitamente adottati, che pongono problemi di spettro secondario
legati al loro grado di dispersione, spesso più elevato della media; per il momento Aoki si preoccupò della
correzione generale, disinteressandosi della resa a distanze minime, il che rese accettabile l'adozione
di uno schema "rigido", senza flottaggi secondari.

Questo schema - inedito come tutti quelli che seguiranno - riassume le caratteristiche ottiche del primo prototipo
realizzato da Aoki; l'ispirazione del progetto di Basista per Zeiss è evidente (lo schema richiama molto il Planar
135/2) ma la tecnologia è molto più avanzata: la seconda lente è in vetro ED di classe Schott FK-52A (un vetro
"standard" fornito con analoghe caratteristiche anche da altre vetrerie come Ohara, Corning, etc.), mentre il
quinto elemento (....) è  realizzato con la tecnologia GRIN assiale, che prevede una riduzione della rifrazione
passando dal piano N0 al piano N1, secondo i parametri indicati dopo l'asterisco; come si può notare, lo shift
assiale nell'indice di rifrazione è diverso utilizzando due bande diverse dello spettro, in che consente inediti approcci
alla correzione dell'aberrazione cromatica; naturalmente (ma non tutti lo sanno) anche l'indice di rifrazione di partenza
è diverso alle varie frequenze, ma questa caratteristica è condivisa da tutti i vetri, indistintamente.

 

dopo dodici prototipi, ecco finalmente la tredicesima ed ultima versione, promossa in produzione; lo schema doppio
Gauss passa ad 8 lenti, assimilandosi molto ai due 85mm f/1,2 Canon FD-L e Zeiss Contax, con la vistosa variante
della spaziatura ad aria della 3^ e 4^ lente; l'elemento a bassa dispersione è sempre il secondo, ma in questo caso
il materiale adottato è addirittura Fluorite, come inequivocabilmente indicato dal suo altissimo numero di Abbe (95),
indice di una bassissima dispersione; l'elemento GRIN è il penultimo, ed è sempre di tipo assiale, anche se in questo
caso la rifrazione diminuisce passando dal lato soggetto a quello pellicola; un'ulteriore sofisticazione è rappresentata
dal doppio sistema flottante asolidale che chiama in causa le ultime due lenti, in modo indipendente: in posizione di
infinito lo spazio d'aria S5 è pari a 1,613mm e lo spazio S6 è pari a 0,180mm; passando da infinito alla minima
distanza di messa a fuoco prevista (0,85m, niente male per un superluminoso), l'elemento L7 avanza e simultaneamente
l'elemento L8 arretra (riferendosi alle altre lenti dello schema), fino a realizzare nuove spaziature che prevedono
S5 pari a 0,771mm ed S6 pari a 4,515mm; dal momento che l'elemento L7 è la GRIN lens, il suo flottaggio probabilmente
controlla sia l'aberrazione sferica che quella cromatica nel passaggio alle minime distanze: mai tanta tecnologia era
stata profusa in un medio-tele commerciale per il 35mm!



Gli schemi che seguiranno illustrano la composizione ottica di tutte e 13 le versioni con il comportamento tipico relazionato
alle principali aberrazioni (aberrazione sferica, astigmatismo, distorsione, aberrazione cromatica laterale); i dati si
riferiscono ad una distanza di messa a fuoco pari ad infinito.

 

Le varie opzioni mostrano comportamenti leggermente differenti, sia per lo spostamento di fuoco
nella curva di ab. sferica alle varie frequenze dello spettro, sia nella giacitura dei piani astigmatici
sia nella curva di aberrazione cromatica laterale; quest'ultima è ben corretta negli esemplari nei
quali la GRIN lens è in ultima posizione, dove può correggere direttamente i light pencils in
uscita verso il materiale sensibile, mentre risulta ben corretto per ab. sferica ed astigmatismo
il prototipo n° 7, l'unico del lotto ad adottare un vetro a rifrazione 1,83481, utilizzato nelle
due lenti posteriori; curiosamente, il prototipo n° 12 (molto simile al n° 13, poi scelto per
la produzione) appare leggermente superiore a quest'ultimo, quantomeno in posizione di
infinito...

 

Dal momento che il modello in produzione più altri sei prototipi focheggiano tramite un doppio
sistema flottante, ho realizzato questi schemi che abbinano l'andamento delle aberrazioni su
posizione di infinito e di messa a fuoco minima, per valutare l'efficacia del sistema, sempre
considerando la criticità di un 85mm f/1,4 usato a meno di un metro di distanza.

 

in tutti gli esemplari la variazione più evidente consiste in un aumento dell'aberrazione cromatica laterale ed un
più accentuato spostamento dei piani nella curva di aberrazione sferica alle due frequenze opposte dello spettro
visibile, a riprova della difficoltà di correzione di un f/1,4 a distanze così ridotte nonostante si sia adottato ogni
presidio tecnologico possibile; in ogni caso lo spostamento di fuoco - in termini numerici assoluti - è comunque
sempre contenuto mentre va elogiato l'eccezionale comportamento sul grafico dell'astigmatismo, nel quale
l'obiettivo destinato alla produzione migliora addirittura le caratteristiche di infinito presentando una composta
giacitura delle due calotte sagittale e tangenziale che si presentato piatte e poco distanziate; la distorsione
aumenta in modo generalizzato ma ho trascurato questo dato in quanto si resta sempre nell'ambito di un
pressochè invisibile 1%.

 

Alla luce di questi dati inediti si può senz'altro azzardare un giudizio assai lusinghiero su quest'ultima perla
dell'universo OM-Zuiko, un obiettivo tecnologicamente unico nel suo settore che avrebbe senz'altro
deliziato i ritrattisti targati Olympus; dopo la prima, asserita nullserie di 50 pezzi qualcuno deve avere
fatto bene i conti, valutato come una lente in fluorite di ampio diametro più un'altra a gradiente rifrattivo
variabile - per tacere del doppio flottaggio asolidale - avrebbero comportato un costo di listino improponibile
nella gamma OM, da sempre famosa per l'eccezionale rapporto prezzo-prestazioni dei suoi minuscoli obiettivi;
è probabile che gli enormi passi avanti compiuti nel frattempo nella produzione di lenti asferiche a basso costo
abbiano dissuaso dal continuare l'esperienza con le sofisticatissime GRIN lenses, quantomeno nel settore fotografico
convenzionale, e questo Zuiko 85/1,4 resta un acme mai più ripetuto, concetto che io - scusatemi se mi ripeto -
amo come un figlio.

 

MARCOMETRO

IL  PRINCIPIO  INFORMATORE  E'  DEI  PIU'  INTRIGANTI:
IL  MIGLIOR  MEDIO  TELE  LUMINOSO  DA  RITRATTO
CHE  FOSSE  POSSIBILE  REALIZZARE,  SENZA  LIMITI
TECNOLOGICI;  PURTROPPO, DOPO  UN  VOLO  COSI'
ALTO,  L'IMPATTO  CON LA  REALTA'  FU  DOLOROSO.
E'  RIMASTO  PERO'  IL  VAGO  RICORDO  DI  UN  GIORNO
DA  LEONI,  E  QUESTO  MI BASTA.





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