LUIGI COLANI, CANON

E GLI ORIZZONTI PERDUTI DEL DESIGN
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Luigi Colani è un designer svizzero, eccentrico e geniale come i suoi più illustri colleghi;
quando alla Canon si decise di impostare una linea di corpi macchina modernissimi e
di rottura (la serie T) che affiancasse  gli ortodossi, eccellenti ma anonimi corpi serie A
per poi pensionarli (dopo che il gusto degli utenti si fosse adattato) si decise di avvalersi
della consulenza di questo famoso designer, un po' anche per rispondere a Nikon che
sbandierava con orgoglio di design by Giugiaro dei suoi recenti corpi F3 ed EM; naturalmente,
come sempre avviene in questi casi, il team di designer interni è comandato di mitigare
gli eccessi onirici del grande nome assoldato, affinchè il suo furore creativo venga
incanalato verso l'approdo di forme realistiche, ergonomiche, facilmente industrializzabili
e ben accette dal pubblico, che reagisce pigramente a grandi salti e rivoluzioni traumatiche,
senza trascurare l'esigenza di mantenere un rassicurante brand feeling.

Così fu, naturalmente anche per il progetto in gestazione, la celeberrima Canon T-90, la
prima vera reflex moderna, autentico trait d'union fra le reflex classiche e le recenti AF;
tuttavia, potendo visionare alcuni rarissimi bozzetti e maquettes, credo che mai come in
questo caso, per eccesso di prudenza, si siano buttate al vento possibilità irripetibili
per dire veramente qualcosa di nuovo nel design degli apparecchi fotografici, tutto sommato
sempre e comunque ancorato a clichè considerati una sorta di ipse dixit e che invece Colani
aveva allegramente ignorato affrontando la progettazione da un punto di vista fresco,
vergine, innovativo, esibendo una gioia di linee curve e raccordate degne di Ferdinand
Alexander "Butzi" Porsche, inserendo volumi dal sapore arcaico ed ancestrale, come
armi preistoriche o di un futuro post-nucleare da fantascienza, spingendosi financo alla
simbiosi allegramente zoomorfa; design dal sapore alieno per i pragmatici giapponesi
che naturalmente si opposero all'idea di vedere il loro brand a caratteri cubitali su
questi strani parti mentali provenienti dal futuro; fu un vero peccato, credo che il
design abbia perduto promettenti orizzonti alternativi: diamo un'occhiata!
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il designer Luigi Colani con suo gradevole e sinuoso logo, molto "Porsche feeling"


    

i primi prototipi della Canon T-90, nome provvisorio T-99, relizzati in sinergia col
team di designer interno Canon




La maquette definitiva dopo i sapienti arrotondamenti di Colani:
è la base dell'estetica EOS tuttora impiegata


   

Il prodotto finito: la celebre Canon T-90 "Tank" del 1986, prima reflex dal design integrato
ed ergonomico con 3 motori incorporati, avanzamento a 4,5 ftg/sec senza booster
aggiuntivi, multi-mode con 3 sistemi di lettura esposimetrici: l'alba del futuro.





Ed ora passiamo oltre, agli orizzonti perduti: fin dall'inizio Colani aveva
previsto un'estetica più estrema ed innovativa (mutuata al modello finale
soprattutto per quanto concerne la calotta superiore), ivi compreso uno
zoom dall'estetica integrata e servoassistito a motore con pulsati tele e wide
(seminascosti sul lato sinistro) come nelle telecamere moderne; da notare
la presenza del modulo inferiore per il primitivo AF a contrasto di fase:
in pratica era già un EOS!





In realtà il concetto estremo che covava nella mente di Colani andava ben oltre, ben
sintetizzato dalle linee zoomorfe, aliene e fluenti di questo bozzetto, dove lo zoom
(sempre servoassistito ed AF) si integra in modo completo nell'estetica ed appare la
geniale impugnatura laterale a banana con ampi display integrati e la palpebra paraluce
all'oculare "a coda di pesce", una costante dei suoi progetti mancati; l'aspetto finale
è di un prototipo degli anni 10 del 21° secolo, invece siamo addirittura ad inizio anni '80!
Quello che più colpisce è l'armonioso fluire di linee, è quasi vita biologica.





Una rarissima immagine di un prototipo realizzato sui concetti del bozzetto precedente:
il corpo si trasforma in un guscio arrotondato ed avvolgente con camini, volumi e
cavità che ricordano le case nella roccia della Turchia; la protuberanza verticale di
sinistra funge da impugnatura ed incorpora il flash, lo zoom perfettamente integrato
è AF e comandato dal solito interruttore a bilico tele-wide; panta rei, le linee
scorrono all'infinito senza trovare interruzioni; il display scompare dalla spettacolare
posizione sull'impugnatura destra (adatta a Guerre Stellari ma poco "leggibile, ovviamente)
e finisce sulla parte sinistra ella calotta, mentre riappare la palpebra a coda di pesce.
Confermo che siamo nei primissimi anni '80, ai tempi in cui la Nikon F3 era un
corpo avveniristico....




Altri orizzonti perduti: il prototipo unico di un progetto di Colani per una Canon....
medio formato ! Anche qui forme e volumi sinuosi, stepless che si prolungano in
impugnature ed appoggi ergonomici; notate sul lato posteriore sinistro la presenza di
una presa multipolare di interaccia elettrica per comando a distanza e l'avveniristica
plancia del mirino intercambiabile.




Vista dal lato desto, con i comandi per il motore integrato e la scala dei tempi di
posa; la ghiera e la texture circostante, di sapore Rollei, è l'unico richiamo a qualcosa
di terrestre presente su questo prototipo di assoluta rottura; che bestemmia non
averlo lanciato  sul mercato !




L'estro e la personalissima concezione del design di Luigi Colani raggiunge l'acme
nei prototipi realizzati per Canon relativi a fotocamere subacquee: qui forme e
concetti si fondono in un unicum irripetibile, dato che l'apparecchio, assolutamente
zoomorfo e dotato di comandi sovradimensionati e presumibilmente in arancio
fluorescente per un'ottima visibilità, altri non è che un PESCE ed ogni parte funzionale
è subordinata alla forma, e non viceversa; l'impugnatura è una pinna lobata, il mirino una
coda frastagliata, l'oblò stagno il muso, persino il logo Canon diviene una livrea da pesce
tropicale di barriera corallina, ciprinodonte fotografico che avrebbe stupito il mondo e che
invece è rimasto una semplice maquette funzionante per la solita ottusità del marketing,
storica firewall ad ogni tentativo di volo (siamo sempre nei primissimi anni '80).




Un'altro prototipo assolutamente fresco che ben incarna la vena irriverente e senza vincoli di Colani:
questa subacquea denominata Frog appare una sorta di scuba-scooter che pare idealmente
trascinare il fotografo verso gli abissi con eliche invisibili; i comandi sono a ghiera rotante stagna
e posizionati alla base delle due appendici posteriori e dei due bulbi anteriori, che chissà quali
diavolerie dovevano incorporare; anche in questo caso è un design nato dal foglio bianco, senza
concetti e pregiudizi ma non privo di un attento studio funzionale che è rimasto nel limbo delle
occasioni perdute.

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