IL  FILTRO  ROSSO  SCURO  IN  RIPRESA

E  LE  SUE  CONTROINDICAZIONI





05/01/2007


Molti bianconeristi, approcciando la fotografia di paesaggio, non resistono alla tentazione
del filtro di contrasto di facile effetto:  un filtro rosso scuro tipo 25A, R60 o simile lascia
passare soltanto le frequenze del rosso e dell'infrarosso, quelle ad onda più lunga e quindi
più penetrative nella foschia atmosferica percepita sulla distanza, il che consente un magico
colpo di spugna e garantisce una penetrazione spaziale quasi surreale, con i soggetti all'orizzonte
perfettamente leggibili e delineati; questo filtro accentua ulteriormente l'effetto scenico abbassando
il blu del cielo fin quasi al nero (il rosso è blu-negativo, e non lascia passare le frequenze
corrispondenti al verde-blu, scurendo i dettagli generati da questi colori), evidenziando per
contrasto le nuvole presenti; tutto bene, quindi? Non direi, e lo stesso Maestro del paesaggio
monumentale in bianconero, che non occorre citare, consigliava caldamente di accontentarsi
di un filtro giallo chiaro, solo per separare i toni di cielo e vegetazione. Perchè? vediamo con
un esempio pratico.


Scattai questa fotografia in provincia di Siena il 19 ottobre 1997, utilizzando una Leica M6 caricata a T-MAX 400
e dotata di Summilux-M 35mm f/1,4 Aspherical chiuso ad f/9,5, al quale avevo applicato in cascata sia un filtro
polarizzatore (precedentemente orientato a vista) sia un filtro rosso 25A, entrambi appartenenti alla serie Cokin A
e montati nell'apposito portafiltri; l'azione combinata del polarizzatore col filtro rosso ha sortito l'effetto voluto, cioè
mantenere una leggibilità calligrafica fino all'orizzonte, tuttavia la stampa finale è sgradevole; per quale ragione?

Il filtro rosso scuro taglia tutte le frequenze di luce verde-blu diretta o indiretta (riflessa): una logica conseguenza è che
sia le ombre (illuminate indirettamente dalla luce blu del cielo) sia la vegetazione (che riflette luce verde) risultano
marcatamente sottoesposte e prive di dettaglio, presentando nella stampa zone completamente tappate, nere; questo
effetto può sortire qualche vantaggio in immagini particolari che vengono valorizzate da un'esasperazione del grafismo,
ma non in questo caso, e l'elevato macrocontrasto dell'ottica da stampa (un Leitz Focotar 50mm f/4,5 usato ad f/8) ha
fatto il resto... Fra l'altro, l'assorbimento selettivo del filtro ha causato anche un appiattimento nella resa tonale nella
terra lavorata, creando zone troppo uniformi nonostante tre esposizioni differenziate nella stampa (39" - 62" - 90")




un dettaglio della stampa: il filtro rosso scuro ha tagliato la riproduzione delle ombre
(illuminate dalla luce indiretta del cielo, azzurra), abbassandole fino ad una zona totalmente
priva di dettagli... Un'altra considerazione sempre ignorata dai fotografi riguarda la resa
ottica dell'obiettivo in luce monocromatica rossa: praticamente tutti gli obiettivi, se utilizzati
in queste condizioni, presentano un MTF molto più basso rispetto alla media della luce bianca,
fornendo una nitidezza letteralmente irriconoscibile rispetto alle condizioni standard (ed il discorso
diametralmente opposto vale per il filtro verde, col quale l'ottica ha di solito un picco MTF molto
superiore a quello garantito con lo spettro completo; naturalmente questo divario aumenta con
l'incremento di focale, passando dai grandangolari ai teleobiettivi)

 

Pertanto, prima di sparare il filtro rosso in prima linea, osservate con mente distaccata il soggetto,
e se sono presenti vaste aree di vegetazione o ampie zone d'ombra provate a previsualizzarle
molto abbassate, praticamente nere, e decidete di conseguenza: in molti casi un filtro arancio o
giallo sarà più che sufficiente; se proprio si vuole un effetto di facile presa, tanto vale utilizzare
il polarizzatore, che garantisce un assorbimento omogeneo su tutto lo spettro e non causa questo
genere di inconvenienti.





M' ILLUMINO  D'ARGENTO