BIANCONERO  CON  LEITZ  ELMAR  5cm  f/3,5 - f/2,8 :

ASSAPORARE  IL  PROFUMO  DEL  TEMPO





08/01/2008


I normali Elmar da 5cm-50mm di focale hanno rappresentato la spina dorsale del sistema Leica
dalla nascita fino agli anni '60 (non pochi utenti, passati alla M3 dai corpi a vite, proseguirono
imperterriti con gli Elmar f/2,8 o addirittura f/3,5, snobbando i moderni Summicron f/2), tanto
che nel 1995 fu loro concesso di vivere una terza giovinezza con la riedizione rivista e corretta
per il corpo macchina celebrativo M6J, una versione f/2,8 passata poi alla produzione di serie.

Se sfrondiamo l'Elmar di tutto questo indiscutibile allure e lo consideriamo per quello che è, troveremo
solo una buona interpretazione del Tessar e nulla più, con i pregi (indiscutibili) ed i limiti di questo
tripletto modificato; naturalmente l'Elmar ha contribuito a creare il concetto stesso di fotocamera
35mm da reportage ed ha scritto la storia e descritto il costume di buona parte del '900, ma per
un Leicista dei giorni nostri - anno 2008 - che si accinga a rimetterlo in servizio qual è l'approccio
 mentale giusto, cosa è lecito che si aspetti ed in quale contesto globale può inserirlo per evidenziare
la sua personalità?

Naturalmente non ha senso utilizzare un Elmar f/3,5 od f/2,8 primo tipo con emulsioni a colori o
bianconero dell'ultima generazione, caratterizzate da grana finissima, eccellente acutanza e grande
saturazione (le prime): non si farebbe altro che rimarcare impietosamente i limiti ottici rispetto ai ben
più moderni obiettivi cui siamo abituati; secondo me la chiave di lettura giusta consiste nel rivisitare
la tipica resa del tempo, con immagini granulose ed afflitte da una certa soglia di velo; darei quindi la
preferenza a pellicole di alta sensibilità e vecchio stile come la TX, sfruttando rivelatori che incrementino
l'effetto grana (ideale sarebbe stato il classico Rodinal); anche i soggetti andrebbero scelti sulla stessa
riga, evitando dettagli che inquadrino cronologicamente l'immagine in modo esatto, senza temere il
controluce (il classico ritratto in quasi-silouhette accanto alla finestra) ma accettando il tipico flare
come parte integrante della resa "storica" degli obiettivi; proseguendo nell'omogeneità di flusso,
è anche possibile stampare i negativi montando lo stesso Elmar da ripresa sull'ingranditore, prassi
comune agli albori del sistema e seguita per anni da molti fotografi Leica; naturalmente tutto questo
non è in pieno contatto col freddo raziocinio, ma certe sottili sfumature che alitano sui nervi scoperti
sono, in definitiva, impagabili: a tale riguardo voglio ricordare e giustamente celebrare l'esperimento
messo in atto alcuni lustri fa da Maurizio Rebuzzini, quando eseguì delle macro spinte di pregevole
nitore formale al carter superiore di una Leica M utilizzando un banco ottico di grande formato ed
 un ottica self-made costituita da un otturatore centrale sui cui aveva avvitato proprio un Leitz Elmar:
impagabile Maurizio!

Voglio infine sottolineare il grande trasformismo dell'Elmar che ben si adattava alle numerose
trasfigurazioni cui un'utenza ricca di idee ma povera di pecunia lo obbligava, paludandolo di
di volta in volta come obiettivo da ripresa, da stampa, da proiezione, il tutto senza fare un plissè.

 



La storia del normale Elmar in una foto che utilizzai per particolari auguri natalizi;
tutti condividono una struttura ottica nata agli albori del '900

 



la fattura essenziale e sostanzialmente povera dell'Elmar f/3,5 a vite:
più sostanza che forma

 

la finitura satinata cromo sarà anche inquinante ma ha un fascino retrò ed un'eleganza
innegabili; i tre Elmar con i relativi tappi cromati ritratti assieme ad un'altro squisito
accessorio Leitz d'epoca, un telemetro a base corta FOKOS




un vecchio Leitz Focotar per ingrandimento, utilizzato in una delle due stampe che seguono



Ecco due stampe bianconero che risalgono al 1994, ricavate da negativi che avevo esposto
con una Leica III F BD del 1951 ed i due obiettivi Elmar da 5cm in versione f/3,5 ed f/2,8,
utilizzando un film di alta sensibilità rivelato in Rodinal per accentuare ancor più la grana e
restituire una resa col sapore del "35mm" d'epoca, sgranato e non calligrafico: credo che
sia questo il vero ambito che attualmente inerisce questi "cimeli" gloriosi...




Una festa paesana, orpelli del tempo che fu, nessun riferimento
cronologico preciso: la foto potrebbe avere 40 anni; la grana
grossa e la riproduzione dotata di un certo vigore ma priva di
risoluzione tagliente occhieggiano alle foto dei nostri padri
(riproduzione da stampa)

Leica III F BD - Leitz Elmar 5cm f/3,5 @ f/8-11   stampa con Leitz Elmar 5cm f/3,5 @ f/8

 




la resa tipica dell'Elmar evidenziata dal dettaglio ingrandito
(riproduzione da stampa)

 


un castello sforzesco sulla vena del gesso, pochi dettagli
che tradiscano uno scatto inquadrato negli anni '90
(giusto una piccola antenna televisiva....), grana grossa
ed una stampa d'aspetto "datato": contesto ideale per
un Leitz Elmar
(riproduzione da stampa)

Leica III F BD - Leitz Elmar 5cm f/2,8 @ f/8-11   stampa con Leitz Focotar 50mm f/4,5 @ f/8

 




buon macrocontrasto, risoluzione elevata ma non eccellente, gamma tonale
inferiore ai Gauss tipo Summicron:  è quanto si legge dal dettaglio ingrandito
della stampa precedente
(riproduzione da stampa)


In buona sostanza, è senz'altro possibile lavorare in bianconero con i vecchi Elmar
ma occorre ricontestualizzarli ed assecondarli, senza pretendere da loro di reggere
il passo con i campioni moderni: non sarebbe giusto e nemmeno sensato.

(foto e stampe di Marco Cavina)


M' ILLUMINO  D'ARGENTO