IL  CONGLOMERATO  DI  RICHTHOFEN  DELL'ANISICO

(TRIAS  INFERIORE-MEDIO),  CAUSATO  DALL'EROSIONE  DELLE

SEQUENZE  WERFENIANE (SCITICO,  TRIAS  INFERIORE)  ESPOSTE

DURANTE  L'EMERSIONE  PER  ATTIVITA'  TETTONICA  (OROGENESI

MONTENEGRINA)  DELLA  ZONA  ALPINA,  ORA  IN  AFFIORAMENTO

SOTTO  LE  CORONELLE  (PASSO  COSTALUNGA - PASSO  NIGRA,  TRENTO)



23/01/2011

 

Ho l'abitudine di trascorrere periodi di vacanza "attiva" in Val di Fassa, e sebbene lo scopo principale di questi intermezzi siano la fotografia e la cura della forma fisica, non dimentico le antiche passioni infantili, oggi realtà lavorativa quotidiana, e non manco di annotare le curiosità geologiche che incontro durante le escursioni: proprio una lunga e piacevole camminata in quota mi ha permesso di individuare una zona, a circa 2.335m di altezza, dove il Richthofen Konglomerat (conglomerato di Richthofen) risulta chiaramente esposto nella giacitura originale.


BREVE  ANTEFATTO  SULLA  GEOLOGIA  DOLOMITICA  E  FASSANA

Facendo ammenda anticipata per i miei arrugginiti rudimenti di geologia fassana, si può semplificare la natura delle sequenze dolomitiche locali nel modo seguente, dal basso verso l'alto:

1) basamento di fìlladi quarzifere molto antiche deposte nell'era archeozoica, ampiamente rimaneggiate nel Paleozoico (azione pneumatolitica, alte temperature per intrusioni vulvaniche, sollevamenti legati all'orogenesi Ercinica del carbonifero, poi erose depositando clasti e nuovamente sommerse); questi clasti generarono una struttura a conglomerato composto da fìlladi e quarzo, nota come Verrucano Alpino (inizio del Permiano);

2) Piattaforma Porfirica Atesina, bancone di rocce eruttive (tufi, pordifi, porfitiri), depostasi nel Permiano Inferiore;

3) Arenarie di Val Gardena, deposte nel Permiano medio dopo la trasgressione marina in seguito alla subsidenza della Piattaforma Porfirica Atesina;

4) Formazione a Bellerophon del Permiano superiore, marne e calcari marnosi legati ad una facies litoranea o lagunare con fossili rappresentati da Gasteropodi (fra i quali i fossili-guida Bellerophon Ulrici, Bellerophon Sextensis e Bellerophon Peregrinus), lamellibranchi e brachiopodi;

5) Formazione marnoso-arenacea degli Strati di Werfen, analoga al Werfeniano tedesco, ed appartenente allo Scitico, piano iniziale del Triassico (circa 250 - 245 milioni di anni fa); è un orizzonte di notevole potenza, mediamente 300m con punte da 400m, con fossili ben documentati fra i quali il noto lamellibranco Claraia Clarai (fossile guida degli strati di Siusi) e l'ammonite Tirolites Cassianus;

6) nel passaggio da Scitico (Trias inferiore) ad Anisico (base del Trias medio) l'orogenesi Montenegrina sollevò parzialmente la piattaforma dolomitica, esponendo gli Strati di Werfen dello Scitico in vari punti, sollevati come isole sul resto della zona emersa; l'erosione produsse clasti che precipitavano in mare dalle ripide coste e diedero vita al Conglomerato di Richthofen (245 - 243 milioni di anni), oggetto di questa elementare discussione;

7) nell'Anisico inferiore, subito sopra all'orizzonte del Conglomerato di Richthofen, si depositarono anche sedimenti neritici basati su calcari e marne, arenacee o meno, variamente colorati, denominati Strati a Dadocrinus Gracilis per la presenza di entrochi disarticolati dell'omonimo crinoide, oltre a molluschi analoghi alla fauna werfeniana;

8) bancone di dolomie con potenze medie di 50-100m deposto nell'Anisico medio-superiore e denominato, nella zona specifica che ci riguarda oggi, Dolomia del Serla;

9) nel successivo piano del Trias medio, il Ladinico (237 - 228 milioni di anni), l'area dolomitica presenta una spiccata eteropìa di facies, con rocce generate in ambienti differenti ma formatesi contemporaneamente l'una accanto all'altra e che si trovano tuttora allo stesso livello senza aver subito alcuna dislocazione tettonica; nell'area di nostro interesse la formazione corrispondente è la Dolomia dello Sciliar, un bancone dolomitico che costituisce gran parte dei famosi massicci locali, come Catinaccio, Sella, Sassolungo e Sciliar.

Non vi tedio ulteriormente in quanto abbiamo già descritto le facies che includono il nostro conglomerato di Richthofen!


INQUADRAMENTO  GEOGRAFICO

L'area in cui ho trovato il Conglomerato di Richthofen perfettamente esposto in situ si trova nel bancone dolomitico che sovrasta la linea ideale che collega il passo di Costalunga col passo Nigra (ricordo che il passo di Costalunga è facilmente raggiungibile sulla statale della Val d'Ega, provenendo da Vigo di Fassa o da Nova Levante); tale bancone comprende la cresta de Majare, la Roda del Vael, il Teston del Vaiolon, la Sforcela e le Coronele; proprio lungo la linea del costone, all'altezza del passaggio fra il Werfen (Scitico, Trias inferiore) e l'Anisico (Trias inferiore-medio), due rifugi contrapposti (il "Paolina", 2.195m, e lo "A. Fronza alle Coronelle", 2.339m) sono collegati dai sentieri n° 552 e 549, che si snodano mantenendosi  sovente  sull'interfaccia Scitico-Anisico: proprio in vista del secondo rifugio, a pochi metri dall'edificio, il conglomerato di Richthofen risulta esposto in parete e perfettamente riconoscibile.

 

Scorcio del sentiero 552 presso la conca di Rigolet, sotto la cresta de Majare: la grafica mette in evidenza le sequenze di Werfen (Scitico, Trias inferiore), perfettamente esposte.


Come anticipato, dopo la deposizione delle potente sequenza degli strati marnoso-arenacei di Werfen, l'azione tettonica dell'orogenesi Montenegrina sollevò parzialmente la piattaforma dolomitica, esponendo le sequenze werfeniane in modo completo (come in val di Fiemme) o solo limitatamente alla loro sommità (come in questo caso); le porzioni emerse apparivano come grandi "isole" caratterizzate da coste e fondali spioventi, dalle quali precipitavano in mare i clasti detritici dovuti all'erosione degli strati di Werfen esposti; ecco uno schema riferito a questo contesto.

 

Questa fase di emersione parziale è significativa ed anche emozionante, dal momento che rappresentò come "la prova in bianco" in attesa della successiva e definitiva orogenesi che diede vita ai celebri Monti Pallidi; le frecce rosse indicano il flusso di clasti e detriti continentali che precipitavano dalle ripide coste e che generarono l'inconfondibile conglomerato.

Il primo geologo che diede notorietà a questa particolarissime intercalazioni, mute testimoni di eventi così lontani e colossali, fu Ferdinand Von Richthofen (1833-1905), studioso che all'epoca scrisse un interessante trattato sulla geologia nelle Dolomiti (Richtohofen F.F. von [1860]. Geognostiche Beschreibung der Umgegend von Predazzo, Sanct Cassian und der Seisser Alpe in Süd-Tyrol. Justes Perthes, Gotha, 327 pp.); tre anni dopo la sua morte questo conglomerato venne dunque associato al suo nome.



Visto dal passo Costalunga, ecco il bancone dolomitico oggetto della nostra attenzione, dominato dalla celebre Roda del Vael; sulla destra è visibile il rifugio Paolina, dal quale si snoda il sentiero 552 (che poi confluisce nel 549), consentendoci di passeggiare sull'interfaccia Werfen/Scitico - Anisico; la grafica mette in evidenza le successioni, dalla sommità della formazione Werfeniana fino al grande banco della Dolomia dello Sciliar.

 

Mia moglie Rita in sosta sul sentiero 549, sotto le Coronele, in una frana di massi del Ladinico provenienti dagli spalti sopra di lei.

 

Immagine satellitare della zona; il punto in cui il conglomerato di Richthofen affiora a livello di sentiero è situato a pochi metri dal rifugio "A. Fronza alle Coronelle", posto sotto il pas da le Coronelle al congiungimento fra il sentiero 550 (che scende da detto passo, proveniente dalla conca del Vajolet) ed il sentiero 549; la zona è accessibile sia a piedi dal rifugio "Paolina" (circa 8km fra andata e ritorno, senza considerare l'ascesa in quota dal passo di Costalunga) sia con più comodo impianto di risalita diretto, posto lungo la via per il passo Nigra.


Un dettaglio molto ingrandito che mostra il rifugio e la zona dove il Conglomerato di Richthofen risulta facilmente visibile; i tag satellitari si riferiscono al punto esatto evidenziato dalla grafica.


Il rifugio "A. Fronza alle Coronelle" visto da sopra, lungo il sentiero 550 che scende dal pas da le Coronele; il Conglomerato di Richthofen affiora a sinistra della foto, alla base dell'ultima erta di pochi metri che porta sulla terrazza superiore del rifugio stesso.

 

Sovrastato dagli imponenti banconi di dolomia ladinica della forcella di Davoi, il Conglomerato di Richthofen dell'Anisico affiora in tutta evidenza presso il rifugio.


MORFOLOGIA

Il Conglomerato di Richthofen fotografato in parete ed in dettaglio su alcuni campioni franati poco lontano; l'origine clastica continentale ed il veloce trasporto appaiono evidenti dalla sua struttura. I Conglomerati di Richthofen, solitamente, hanno una potenza ridotta ed è piuttosto difficile trovare un orizzonte dove siano chiaramente esposti, come in questo caso.

Al di là delle sue intriganti caratteristiche estetiche, questa formazione è estremamente interessante proprio in quanto testimone delle prime "prove di emersione" delle future Dolomiti, e devo confessare che, trovando sul ciglio del sentiero numerosi blocchi erratici franati dalla parete, non ho resistito all'indole di collezionista di minerali e fossili (passione coltivata fin dai 9-10 anni di età) ed ho zavorrato lo zaino con circa 15 kg di conglomerato... Considerando che avevo già in spalla una borsa fotografica stracolma (altri 11kg) ed un buon cavalletto al seguito, posso assicurare che i chilometri a piedi per il ritorno sono serviti anche come buon allenamento per le gambe, il che non guasta mai!

(Marco Cavina)





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