MARCO  E  PHOTOSHOP:  SIMBIOSI  DI  LUNGA  DATA

 

 

Attualmente la fotografia digitale è una procedura ormai consueta ed ampiamente diffusa, ma gli esordi pionieristici non sono stati così facili: le prime versioni di Photoshop erano limitate, gli hardware dei computer di alta gamma erano incredibilmente costosi ed in ogni caso insufficienti alla bisogna, gli hard-disk troppo piccoli, la calibratura dei colori aleatoria, gli scanner per film ancora primitivi ed incapaci di leggere bene in zone ad alta densità, per non parlare del costo e delle modeste prestazioni delle prime, vere fotocamere digitali...

Ho vissuto tutto questo in prima persona, e recentemente ho calcolato di avere trascorso operativamente su Adobe Photoshop nei vari release (dagli anni '90 fino ad oggi, 15 Dicembre 2011) un tempo compreso fra 20.000 e 22.000 ore, e mi strappa un sorriso quando giovani Adobe Guru mi inviano newsletters per invitarmi a corsi di Photoshop se, anagrafe alla mano, già utilizzato tale software quando loro erano fanciulli o poco più...

Stesso discorso per l'interfaccia analogico/digitale: i primi esperimenti, ricordo, li effettuai su processore 286 (poi upgradato a 386) con scanner manuali monocromatici e ridicolo driver di gestione Iphoto Express, su macchine la cui RAM era palesemente insufficiente ed andava potenziata a caro prezzo, accontentandosi peraltro di hard-disk nell'ordine di 40 - 85 Mb (si, megabytes...).

Quella di Photoshop è stata una lunga evoluzione e, per celebrarla, vi propongo gli splash-in di tutte le versioni lanciate dagli esordi fino ad oggi (ripeto, Dicembre 2011); giova ricordare che il primo release trovava posto in un floppy-disk...

 


Anche gli scanner film, dotati di gamma estremamente limitata, fornivano scansioni molto crude e con ombre tappate, forzando le quali compariva solamente rumore di fondo; la reazione più logica, quindi, era quella di elaborare pesantemente le immagini, da un lato per urlare questa nuova identità di foto numerica, così distante dal tradizionale (oggi il trend è inverso, il mimetismo) e dall'altro per mascherare con la post-produzione fantasiosa i tanti limiti della scansione... Quella che segue è una delle mie prime elaborazioni, ottenuta partendo dalla scansione di una diapositiva (Velvia 50) realizzata nel 1992 fotografando mio figlio Michelangelo, di pochi mesi, con una Leica R4 e l'Apo-Macro-Elmarit-R 100mm f/2,8 a piena apertura; l'elaborazione doveva proprio soddisfare le finalità appena descritte, ovvero nascondere il rumore di scansione nelle ombre.

 


L'immagine che segue è un'altra scansione da film che ho realizzato negli anni '90; la diapositiva originale immortala Mika Hakkinen al suo primo anno in McLaren mentre esce a piena potenza dalla variante bassa del circuito di Imola, il 17 Maggio 1996; il digitale era ancora una primizia ed infatti l'immagine di partenza l'avevo realizzata secondo la "vecchia scuola": Nikon F2 con Nikkor AiS 300mm f/4,5 IF-ED pre-focheggiato su un punto della pista, scattando in manuale con 1/500" ad f/5,6 (esposizione anch'essa misurata sull'asfalto); considerando l'impiego di attrezzature completamente manuali e l'utilizzo di uno scanner assai limitato, a quei tempi risultati come questo mi vedevano già soddisfatto: c'era il piacere - precluso fino ad allora - della gestione personale al 100% nella foto a colori.



L'immagine che segue, realizzata ad inizio degli anni '90, testimonia invece il primo, timido accorpamento di livelli diversi da me realizzato in Photoshop, approfittando dello sfondo scuro che facilitava l'operazione ed unendo al Sole che tramonta (MTO 1100mm f/10,5) la sagoma della Luna (MTO 1100mm f/10,5 + duplicatore di focale); oggi immagini simili fanno sorridere ma 20 anni fa, abituati ai limiti dell'analogico, sembrava di toccare il cielo con un dito...

 



L'immagine seguente, risalente a metà anni '90, la realizzai accorpando le scansioni di due diapositive realizzate rispettivamente con il Leica Elmarit-R 60mm f/2,8 macro e lo Zeiss Distagon Contax 18mm f/4: la brillantezza era già soddisfacente ma la brutalità ed il rumore nelle basse luci ci ricordano l'anzianità dello scanner adottato...

 


In questa fase fanno la loro comparsa le prime carte inkjet realmente fotografiche, con emulsione ad asciugatura rapida ed in grado di supportare elevate risoluzioni; in abbinamento ad una stampante Epson Stylus Color 740 (fresca di Photokina 1998 e subito acquistata) riuscivo a realizzare stampe di buona qualità con le quali ottenni vari riconoscimenti a concorsi fotografici, anche con immagini non necessariamente elaborate bensì fotorealistiche, il che costituiva un indicatore eloquente sugli sviluppi futuri... All'epoca (1998) utilizzavo Photoshop 5.0 su un Pentium II 450 MhZ con 256 Mb di RAM, 8 Mb di RAM video, lettore DVD + masterizzatore CD (!), hard-disk da 8,4 Gb, monitor da 17" di alta gamma, tavoletta e mouse in parallelo, scanner film e scanner piano in cascata SCSI e stampante USB: conservo ancora questo hardware, che all'epoca costò l'equivalente di 6 mensilità standard ma riusciva a gestire con sufficiente agilità le scansioni da diapositiva che ottenevo con il Canoscan 2700F a 10 bit.

Questa ulteriore immagine risale al 1999 e rappresenta il mio primo tentativo volto ad abbinare la scansione di un'immagine analogica con un file ottenuto direttamente in digitale (parte alta: Nikon Coolpix 950, una vetrina di notte con 1" di posa; parte bassa: Leica R7 + Elmarit-R 35mm f/2,8 + Velvia, monumento a Francesco Baracca, scansione desaturata; ombra simulata in Photoshop CS5); naturalmente la dimensione assoluta è limitata dal file digitale utilizzato, appena 1.600 x 1.200 pixel...


 

All'esordio del millennio le reflex digitali con sensore APS-C raggiunsero finalmente una risoluzione sufficiente e, grazie alla grande superficie unitaria dei singoli fotodiodi, il rapporto segnale/rumore era incomparabilmente migliore rispetto a quello delle pur costose compatte digitali disponibili fino ad allora; l'immagine/montaggio che segue è stata realizzata allora, (2002) utilizzando una delle primissime Nikon D100 arrivate sul mercato.

 


Questa nuova generazione di apparecchi superava i limiti della scansione da film con gli hardware amatoriali del tempo e permetteva di sperimentare senza eccessive limitazioni tecniche; l'immagine che segue è un esperimento ludico del 2003, un gioco realizzato per verificare il potenziale connesso al file di questa nuova generazione di reflex digitali.


Sempre con la Nikon D100, nel 2003, realizzai l'immagine che segue, destinata ad una brochure di telai per bici da corsa, ancora ed ovviamente con il supporto del "fido" Adobe Photoshop, nel frattempo arrivato al release 7.0.





Il resto è storia di ieri: nuove macchine, nuove evoluzioni di Photoshop, hardware informatici modernissimi... La foto digitale è finalmente arrivata al termine della fase adolescenziale, permettendo di visualizzare ciò che vogliamo senza timori reverenziali, come dimostrato dall'immagine che segue, realizzata a metà anni '10 impiegando tutti frames derivati da scatti fotografici (la Terra, ovviamente, non era farina del mio sacco :-) )

 

 

Ed anche simpatici "giochetti" come quello seguente diventano di facile esecuzione: lo scatto originale è stato eseguito sul tavolo della cucina, utilizzando la luce ambiente proveniente dalle finestre.

 

 

Mi ha fatto piacere ripescare nel paniere delle memorie e spolverare queste vecchie immagini, ricordando anche l'ostracismo forte e reiterato (tuttora presente) che la fotografia numerica ha dovuto affrontare per affermarsi ed il lungo processo di apprendistato che ciascuno di noi ha giocoforza intrapreso per dominare questa nuova dimensione visiva, attendendo pazientemente che giungesse all'attuale stato dell'arte e districandosi in un terreno nuovo dove non esistevano informazioni certe e tutorials rassicuranti: almeno nei primi tempi, si era come bambini impauriti alla scoperta di un linguaggio  misterioso e, per certi versi, ostile.

 


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