FEDE,  SPERANZA,  CARITA' :

UN  COMMOVENTE  STRALCIO  DI  AUTENTICHE

RELAZIONI  UMANE  IN  QUESTI  TEMPI  SCIAGURATI

01/01/2008

 

Come rito benaugurale all'inizio del nuovo anno voglio condividere con voi un piccolo scampolo
della mia vita, un episodio che ci fa riflettere sui veri valori e sul significato delle interazioni fra
persone, brutalmente banalizzato e stereotipato dalla filosofia di vita attualmente in auge; il
leit motiv della storia si rifà alle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.

 



Questo piccolo ciondolo in oro di bella fattura, realizzato da epigoni della grande tradizione orafa napoletana,
è il soggetto della nostra storia; esso incarna meravigliosamente, in chiave partenopea, il simbolo delle tre virtù
teologali: la fede (identificata dalla croce di Cristo), la speranza (incarnata dall'ancora, simbolo di uomini e mariti
fuori in mare, al lavoro) e la carità (abbinata al caritatevole cuore di Gesù)


Un necessario preambolo: come molti sanno, nella mia "vita diurna" gestisco un negozio di pietre dure
che si trova proprio dinnanzi al nostro storico ospedale civile, costruito nel 1752 sulle rovine di una
rocca di fine '300, all'interno della cinta muraria medievale; la presenza di reparti d'avanguardia e molto
specializzati fa si che fra i clienti occasionali capitino a volte anche "forestieri" provenienti da regioni
lontane, giunti in città per assistere qualche congiunto ricoverato in questi reparti.

Nel corso di uno noioso pomeriggio reso livido dal cielo coperto, entrò nel mio negozio una piacente signora di mezza
età fasciata in un tailleur lezioso, sul cui volto ormai stanco testimone di una giovanile bellezza spiccavano i lividi segni
del pianto e dell'insonnia; la cadenza del suo eloquio gentile era inconfondibilmente partenopea. La signora appariva
visibilmente prostrata ed in preda ad una inquietudine palpabile, e con alcuni, confusi giri di parole mi fece capire che
le interessavano alcune di quelle pietre cui vengono attribuite particolari "virtù" contro jella, malocchio et similia;
naturalmente io non sono un ciarlatano che approfitta di soggetti in visibile stato di alterazione psicologica, ed anzichè
sbattere sul banco la mercanzia cercai di farla sfogare, per mettere a fuoco meglio la situazione.

Oh, la signora aveva davvero bisogno di parlare con qualcuno, rovesciò sul banco un'intera vita interiore sempre
tenuta a freno; fra singhiozzi e silenzi imbarazzati sciorinò la sua triste storia: una giovane e bellissima sposa rifiutata
dalla suocera che l'aveva sempre osteggiata; in un delirio semi-lucido la signora sostenne che la suocera le avrebbe
aggiunto qualcosa al pasto corroborante consumato subito dopo aver dato alla luce suo figlio, una sorta di "maleficio"
che le avrebbe poi condizionato tutta la vita a seguire: il marito con gravissimi problemi di salute la costrinse ad un'odissea
fra nosocomi di ogni sorta mentre anche lei aveva sofferto patologie d'ogni risma.

Naturalmente quando si parla di fatture, jatture e malocchio io sono assolutamente scettico, tuttavia ritenni che lasciarla
finalmente sfogare con qualcuno fino in fondo sarebbe stato senz'altro salutare per il suo stato emotivo, ed ascoltai
di buon grado; alla fine portò una mano al collo e mi mostrò questo piccolo ciondolo, spiegandomi il suo significato
ed aggiungendo che era stata la sua unica ancora di salvezza dalla depressione estrema e dalla follia in tutti questi anni.

Al termine del racconto ero naturalmente molto turbato ed amareggiato per la triste storia che la signora aveva avuto
il coraggio di condividere; ovviamente non cercai di venderle nulla, magari spacciandolo per rimedio miracoloso, e mi
limitai a farle dono di un ciondolo di Ambra del Baltico da portare al collo sul 5° chakra, spiegandole che tale procedura
è considerata dai guru della cristalloterapia un rimedio eccellente per la depressione; cercai anche di farla ragionare,
sostenendo come non fosse logico che una donna procurasse volontariamente dolore e guai al proprio figlio, alla nuora e
indirettamente al nipote, esortandola anche a scrollarsi di dosso la plumbea cappa di ossessioni sotto cui, nel tempo, si
era letteralmente sepolta.

La signora parve molto rinfrancata dall'attenzione che le era stata rivolta e dagli ultimi consigli: spalancando un
inaspettato sorriso mi strinse a lungo le mani ringraziando ripetutamente con la foga trascinante della gente del Sud;
quando uscì dal negozio ero a mia volta stranamente sollevato, e mi augurai che questo inaspettato incrocio fra due
orbite casualmente tangenti potesse generare qualcosa di positivo.

Qualche settimana dopo, sempre nel tardo pomeriggio, la signora tornò nel mio negozio, per informarmi che il marito
aveva concluso le sue terapie e che avrebbero lasciato la città; il suo umore era decisamente più allegro e volle
confidarmi che aveva riflettuto molto su quanto le avevo detto, convincendosi delle mie ragioni e trovando un rinnovato
slancio di ottimismo; congedandosi per uscire, quasi distrattamente mi chiese se non avessi trovato il suo famoso
"amuleto" d'oro sul pavimento del negozio, dal momento che lo aveva perduto; disse questo senza fare una piega,
aggiungendo che ormai aveva superato quella fase, e non si curava della perdita.

Naturalmente non avevo trovato il suo ciondolo, e così riferii; seguì un altro, caloroso saluto e la signora sparì; pochi
minuti dopo, passando accanto alla posizione in cui lei si trovava mentre ci davamo commiato, vidi sul pavimento il
famoso pendente d'oro con i tre simboli di fede, speranza e carità: avevo spazzato personalmente il pavimento poche
ore prima ed ero ben certo che l'oggetto non fosse mai stato sull'impiantito del mio negozio fino all'ultima visita della
signora.... Mi piace pensare che lo abbia fatto cadere appositamente affinchè lo trovassi e lo conservassi, dopo averla
in qualche modo liberata da una dipendenza durata due decenni, un tributo ad una voce amica giunta inaspettata nel
momento del bisogno.

E' bello immaginare che, con tante persone che vivono a strettissimo contatto come muri verticali, senza comunicare
alcunchè, due sconosciuti si siano intesi al volo; ho messo il ciondolo d'oro assieme agli oggetti che saranno testimoni
di una vita e che - spero - mi faranno chiudere gli occhi per l'ultima volta col sorriso.

 




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